23.

1.2K 48 6
                                    

Mi svegliai lentamente, passando da uno stato di dormiveglia a uno stato di coscienza totale.
Il caldo di luglio era asfissiante e feci per spostarmi un po' più in là, verso un lembo di materasso più fresco, ma realizzai in qualche secondo che c'era un motivo per cui percepivo tanto calore: Luca dormiva in una posizione a mio parere parecchio scomoda e infatti teneva il collo piegato per adagiare il capo sul mio petto e stava tutto rannicchiato.
Allungai un braccio verso il comodino e afferrai il cellulare: erano le ore otto e ventisette.
Scivolai via dal letto e quando Luca mugugnò mi piegai per dargli un bacio sulla fronte e poi gli carezzai il volto.
Silenziosamente cercai nella cabina armadio una cinta che indossai per sblusare la maglia usata durante la notte e poi calzai anche le Nike.
Mi aggirai per la cucina e poi per il salotto in cerca delle chiavi di casa di Luca e una volta trovate le misi in borsa assieme agli indumenti del giorno prima.
Scesi in strada velocemente e cercai il bar più vicino, chiedendo ai pochi passanti.
Una volta trovato il bar che faceva al caso mio, presi quattro cornetti e poi feci il percorso di pochi minuti prima ma al contrario.
Tornai a casa di Luca e, mentre mangiucchiavo il mio croissant, preparai per lui un bicchiere con del succo d'arancia e misi il dolce nel microonde.
Mi guardai intorno per assicurarmi che tutto tornasse e impugnai il cellulare per scrivere a Luca che stavo andando via e gli lasciai le istruzioni per la colazione.
A Gionata scrissi invece di essere in procinto di arrivare.
Stanca di camminare e comprendendo di essere in un quartiere troppo distante dalla metro, prenotai un Uber dall'applicazione e recuperai il tempo che avrei perso ad ogni fermata.
Aprii la porta d'ingresso e l'intera casa sembrava silenziosa.
Procedetti per la zona notte e in camera di Gio non c'era nessuno, ma continuando a camminare udii delle risate provenire dal bagno.
Entrai nella stanza interessata e vidi il rosso tinto con la faccia impiastricciata dalla schiuma da barba e Grace che massaggiava il viso del papà.
Mi schiarii la voce per attirare l'attenzione e interuppi gli schiamazzi.
"Mamma!"- esclamò Grace vedendomi incontro, con le mani sporche ben in vista.
"No! Stai a cuccia, datevi una sistemata e venite di là, ho preso i cornetti"- scherzai.
Tornai in cucina e sistemai la colazione nei piatti, presi del succo di frutta e i tovaglioli e misi su il caffè.
Sentii la suoneria che segnalava l'arrivo di un messaggio.
Era da Parte di Luca: "grazie ammò".
Sorrisi e dopo avergli inviato un cuore posai il cellulare.
Nel frattempo arrivarono Grace e Gionata, che ancora schiamazzavano.
Mangiammo tutti insieme e proposi di andare all'acqua park.
La proposta venne accolta con entusiasmo da mia figlia ma non fu altrettanto per il mio amico.
"Nono, al massimo potrei chiedere se posso affittare l'intera struttura"- scosse il capo lui, con disappunto.
"Ma sei coglione eh? Ma poi dimmi: che divertimento c'è a stare da soli in un luogo estesissimo?! Andiamo in una villa con la piscina o direttamente al mare a questo punto."- mi stavo scaldando.
"Ma decido io qua, non rompere le palle"- ritrattò lui.
"Vattene con il tuo fidanzatino, ci sto io con mia figlia come sto facendo sempre! Non vedo una figa da una settimana!"- aggiunse adirandosi.
Sospirai, cercando la calma:"-Allora, innanzitutto Luca, se ti riferisci a lui, non è il mio fidanzato e mai lo sarà; seconda cosa è stato lui a tenere la bambina quando sono corsa da te perché è quello che faccio sempre, spacco il mondo in due pur di esserci per te anche per la minima puttanata! E comunque si nota che non scopi da anni! Vaffanculo Gionata, tu non decidi proprio un-"- mi interruppi improvvisamente quando sentii Grace singhiozzare.
Mi avvicinai e realizzai che il proposito di usare un linguaggio appropriato era andato a farsi fottere, anzi benedire.
"Non litigate, possiamo anche rimanere a casa"- piagnucolò la biondina.
La abbracciai e lanciai uno sguardo a Gionata.
"Nono, andiamo in villa, chiamo Tano ed altra gente."- assunse un tono smielato lui.
Invitai Grace a mettere il costume da bagno, preparai ciò che le serviva e poi pensai a me.
Mentre stavo mettendo il pezzo superiore del bikini guardandomi allo specchio, sentii bussare alla porta socchiusa, che venne spalancata pochi secondi dopo.
"Ti aiuto io"- disse Gionata, camminando nella mia direzione.
"Mi dispiace Greta, non penso realmente ciò che ho detto, è che...io sono geloso di Luca. Da quant'è che non ti vedevi con un ragazzo per un tempo prolungato? È strano sapere che c'è un altro uomo nella tua vita oltre me. Invitalo a stare con noi oggi, Grace gli si è anche affezionata. Scusami ancora"- soffiò sul mio collo e osservò la mia reazione nel riflesso dello specchio.
Gli misi una mano sul viso e gli carezzai la guancia, lui seguì i miei movimenti, curvò la testa ad incastrare la mia mano tra la sua scapola e la mascella e ci lasciò un bacio.
"Tranquillo Gio, nessuno raggiungerà mai l'importanza che hai per me. Con Luca non so cosa sto costruendo, sai che ho paura di prendermi delle responsabilità. Stai tranquillo, per tutto, e grazie."- gli lasciai un bacio sulla fronte e uscii dalla camera, ma lui mi seguì a ruota.
Presi il cellulare e scrissi a Luca.
", vieni in piscina con noi? Se sì, porta una cassa di birra. A Grace farebbe piacere rivederti un'ultima volta".
Rilessi e spedii; la risposta non tardò ad arrivare.
"Farebbe piacere a Grace, eh?"
Risi, mi aveva trovata con le mani nel sacco.
"Stronzo, hai capito che intendo. Ci sei?"- digitai, replicando.
"Non so, non ho ancora sentito ciò che voglio sentirmi dire😈"
"Va bene Luca, rimani a casa tua. Comunque ti ho fregato la tua cinta preferita stamattina, non penso la riavrai"- lo ricattai.
"Okay, manda la posizione e arrivo."
Sapevo avrebbe funzionato.
Ordinai a Giona di dare un'occhiata alla bambina e mi guardai intorno, assicurandomi ci fosse tutto l'occorrente per la giornata e il ragazzo aveva infatti provveduto a prendere i teli mare e i braccioli precedentemente comprati per Grace.
Una volta pronti tutti ci recammo nel garage e poi partimmo.
Mia figlia non smetteva di parlare di qualsiasi cosa le venisse in mente e ad un certo punto le si ruppe la voce.
Gionata fissò lo sguardo nello specchietto retrovisore e io mi voltai verso i sedili posteriori.
"Io non me ne voglio andare"- esordì spiazzandoci.
Gionata deglutì così forte da intuire la sua azione senza nemmeno guardarlo e maledissi mentalmente Grace per star mandando in fumo la sicurezza che avevo cercato di infondere nel rosso.
Sarebbe stata una giornata lunga.

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora