26.

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Guardai negli occhi Grace, gli stessi identici di Gionata. Aveva l'espressione triste. In realtà sembrava che tutti e tre stessimo per andare in guerra con la consapevolezza di non ritornare.
Estrassi dalla mia borsa l'album di foto che avevo preparato per lei, glielo mostrai e poi glielo misi nello zainetto che aveva dietro le spalle, con la raccomandazione di guardarlo a casa quando era sola.
Avevo allegato una copia della lastra dell'ecografia e alcune foto nei corridoi dell'ospedale il giorno della sua nascita.
Le avevo reperite a casa mia con l'aiuto di mia madre, che aveva stretto Grace per un'ultima volta forse troppo forte ma era giusto così.
Erano foto toccanti e non volevo piangesse in aereo davanti a tutti, chissà cosa avrebbe pensato la gente.
Gionata si abbassò alla sua altezza, tenendosi in equilibrio su un ginocchio.
"Allora, amore, ricordati ciò che ti ho detto: nessuno può prenderti in giro, non curartene, lavora su te stessa e presto si vedranno le prove che sei migliore di quei bulletti; continua a studiare; ho messo il numero di casa tua nella lista priorità: chiamami per le cose serie e non esitare a scrivere a me o alla mamma per qualunque cosa, tranne per le cose esageratamente sceme, eh! Ricordati che tra una settimana e mezza è il compleanno della mamma. Detto questo, credo di aver finito...mh no, mi raccomando non fare la femminuccia!"- concluse Gionata.
La biondina rise e annuì contenta.
"Vieni qui, amore"- la attirò a sé e anche se Grace non poteva vederlo a Gionata era scappata una lacrima.
Io invece la presi in braccio e lei si avvinghiò a me come un koala.
"Hai sentito papà? Puoi sempre contattarci. Non fare i capricci con Monika e Daniel, mi raccomando comportati sempre bene e studia.
Ti voglio tanto bene, ci vedremo presto piccolina."- sentii la mia spalla umida e capii che stesse piangendo.
Feci cenno a Gionata di avvicinarsi e anche lui si aggiunse all'abbraccio.
La voce di una collaboratrice di volo avvertì che il gate era aperto.
Misi Grace per terra e con una mano dietro la schiena la spinsi verso Thomas.
Alla fine avevamo deciso di non accompagnarla fino all'aeroporto di Lugano.
Si voltò indietro almeno tre o quattro volte e Thomas le carezzava il capo.
Quando fu fuori dalla nostra visuale io e Gionata senza proferire parola ci prendemmo per mano e ci dirigemmo a bordo della sua auto.
Per tutto il tragitto in macchina piansi e non sapevo nemmeno il perché: avevo trascorso sette anni o poco meno senza di Grace e, seppure avevo rivolto spessissimo un pensiero a lei,
non avevo mai sentito la sua mancanza.
Ora, però, sapevo mi sarebbe mancata ma non era per quello che piangevo.
Forse era perché ero consapevole del fatto che lei non sarebbe mai stata mia figlia e presto Daniel e Monika avrebbero chiesto di adottarla definitivamente; inoltre pur volendo riconciliare i pezzi con Gionata lui non sarebbe stato presente e mi resi conto della fregatura di aver fatto successo.
Infatti, iniziai a pensare ai rapper italiani diventati padri e potevo contarli sulle dita di una sola mano e io ero intrappolata in quel giro: le persone che frequentavo erano Gionata, Luca, Elia, Diego, Mirko o Mario e altri amici che di professione facevano gli artisti.
Non avevo compagni di università perché col tempo avevo dovuto riconoscere chi si avvicinava per approfittarne e chi no, e i secondi erano pochissimi.
Forse qualche amicizia delle superiori, ma quando mancai il terzo anno di superiori, appena era impossibile nascondere il gonfiore della pancia anche con i soliti maglioni larghi, e per parte del quarto fu difficile reinserirmi al ritorno. Parlavo per lo più con i ragazzi e comunque la cosa finiva lì perché ero fottutamente radicata ai miei amici che ogni giorno si facevano il mazzo tra scenari poco raccomandabili e lavori part-time per riuscire a sfondare nel mondo della musica.
Era impossibile uscire da quel giro perché una persona comune non avrebbe retto i ritmi di un tour, dei festini, degli instore e quant'altro e non so se avrei mai incontrato qualcuno che mi avrebbe stregato a tal punto da mollare la mia vita.
Ora, comunque, per me c'era Luca e mi diedi mentalmente una manata sulla fronte per stare con un ragazzino.
Con questo flusso di coscienza riuscii a calmarmi e, stressata e angosciata, mi addormentai con il tocco rilassante della mano di Gionata sulla mia coscia, anche se a sua detta continuai a singhiozzare ancora per un po' in dormiveglia.
Passammo da casa sua e prendemmo ciò che ci serviva, compresi i miei libri e poi ritornammo rispettivamente io a casa mia e lui da sua madre.
Sul pianerottolo ci salutammo con un lungo abbraccio, ma senza fiatare.
Mia madre captò a primo impatto il mio umore e mi invitò a sedermi e a parlare con lei se ne avessi avuto voglia; nel frattempo si mise ai fornelli e mi preparò della pastina che era buonissima anche se eravamo in pieno luglio.
Esausta, dopo aver pranzato andai in camera e dormii tutto il pomeriggio.
Mi alzai soltanto quando, verso le 18, mia madre iniziò nuovamente a trafficare in cucina per preparare da mangiare a mio padre che era da poco tornato da lavoro.
La vescica mi scoppiava e andai in bagno. Mi lavai il viso e feci attenzione a non osservare il mio riflesso allo specchio perché sapevo poi che l'immagine sarebbe stata terribile e mi lavai i denti.
Andai in cucina e mentre camminavo verso il frigorifero mio padre seduto con le spalle rivolte a me girò appena la testa e mi carezzò una mano.
Gli sorrisi appena, ma questa compassione mi addolorava.
Bevvi una lunga serie di sorsi e poi tornai furtivamente in camera.
Presi il cellulare e trovai un messaggio da parte di Luca.
"Come stai? È andato tutto bene?"
Risposi impulsivamente.
"Luca sono a pezzi, ho un fottuto bisogno di te"
Lo inviai e riposai il cellulare, lanciandomi poi sul materasso, in preda alle lacrime.


Buona sera raga!
È stato difficile scrivere questo capitolo, ma spero vi sia piaciuto!
Fatemi sapere con un commento.
Aggiornerò quando TUTTI i capitoli saranno arrivati ad almeno VENTI stelline e quando questo capitolo avrà un tot di pareri.
Ci vediamo alla prossima❤🔥

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora