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Rieccomi dopo tanto tempo con un capitolo mediocre. Mi rendo conto di quanto i tempi di pubblicazione siano lunghi, ho scritto 39 parti in più di due anni. Ringrazio con tutto il mio cuore e nel modo più sincero possibile chi ancora legge. Un bacio, enjoy.

"Ma perché sbaglio sempre a fare questo collegamento?" - domandai a Erika, disperata mentre esponevo la mia tesi di laurea.
"Se magari smettessi di fissare le foto in cui mio fratello è taggato." - sbuffò lei, stanca e ormai più preparata di me sugli argomenti stampati sui molteplici fogli di carta.
Alzai lo sguardo, sofferente. "Ma chi cazzo è questa tipa che gli sta vicino?"
"Ma riprenditi, sorella. Da quanto tempo ti fai questi problemi? Studia!" - mi rimproverò nuovamente.
"Vado a prendere l'acqua" - dissi, usando la prima scusa che mi fosse venuta in mente.
Tornai su quella foto, squadrando la bionda accanto a Luca in quella foto. Guardai i commenti, alcune ragazze li "shippavano", come si diceva in gergo.
Lasciai un like, come a dire "ti osservo".
Guardai il suo profilo e, leggendo la sua bio in cui erano elencati vari trapper, capii fosse semplicemente una bellissima fan.
Respiro di sollievo.
Continuai a controllare le notifiche del cellulare sfruttando il tempo di quella piccola pausa che mi ero concessa prima di tornare a studiare.
Una notifica di Facebook, che rimandava al gruppo della mia facoltà, attirò la mia attenzione.
Una collaboratrice amministrativa aveva pubblicato un avviso di sollecitazione per iscriversi ad un bando.
Lessi in breve il motivo per cui esso era stato indetto: si trattava di uno stage che consisteva nella compresenza in un liceo romano.
Requisito: una laurea. Ce l'avevo? No, ma probabilmente a breve ne avrei avuta una.
Scaricai il pdf e iniziai a leggerlo, chiamando Erika al mio fianco.
Certamente i requisiti minimi erano tanti, ma insegnare sarebbe stato il mio sogno perciò tentare non avrebbe causato danni.
Avrei affidato quei documenti al commercialista di famiglia, dovevo concentrarmi solo e soltanto sulla seduta di laurea imminente, a inizio ottobre, appena due settimane prima della scadenza del concorso.
Erika decise di andare via da casa mia per lasciarmi studiare meglio.
Io, però, continuavo a rigirarmi i pollici e constatai che fosse più opportuno fare una pausa con i fiocchi piuttosto che rimanere a fissare il vuoto, rimanendo comunque improduttiva.
Feci un salto in bagno, mi lavai i denti e misi il rossetto e il mascara.
Andai poi in camera mia, tolsi la maglia oversize e la sostitui con un top e dei jeans mom fit. Presi le scarpe e le misi saltellando mentre raccoglievo in giro la borsa e le chiavi di casa.
Mi diressi in stazione per prendere la metro e andare a Milano centro.
Contemporaneamente mi arrivò un messaggio di Luca che mi chiedeva cosa stessi facendo e se fossi libera per incontrarci . Ci accordammo per vederci a fare aperitivo.
Lo inquadrati mentre aspettava già fuori dal bar, con gli occhi sul telefono. Per quanto spiattellasse nelle interviste di non usare molto il cellulare, il ciò era una cazzata: non pubblicava molto e non faceva videoreport della sua vita ma aveva 22 anni ed era normale che lo usasse molto.
Nonostante ciò, alzò lo sguardo proprio quando ero a pochi centimetri da lui e mi osservò a lungo, dall'alto al basso, focalizzandosi sul modo in cui i miei fianchi ondeggiavano.
Alzò gli occhiali da sole sui capelli e mi circondò il busto per poi poggiare saldamente la sua mano su un fianco.
Aveva gli occhi stanchi e sussurrò a malapena un "buongiorno" con la voce roca. Non era difficile immaginare che si fosse svegliato da poco e che quella fosse la prima parola della giornata.
"Ciao amore"-pronunciai io, ben più sveglia e, a dir la verità, entusiasta di vederlo.
Ultimamente il nostro rapporto si era rivelato stabile, ma non piatto, anzi; era pur sempre passionale e acceso sotto l'aspetto affettivo e mentale. Passavamo sempre del tempo insieme, ma non in modo soffocante: ci vedevamo per aiutarci, che fosse per lo studio o in studio per registrare, che fosse per non sembrare troppo rigida nell'esposizione della tesi o che fosse per correggere un'espressione troppo dialettale all'interno di un testo. Se la sera non potevamo vederci per stanchezza o per impegni con amici, ci preoccupavamo di vederci la mattina stessa o quella successiva.
Stavo iniziando seriamente a innamorarmi di lui, a tal punto da non guardare più molto gli altri uomini. Il rapporto con Gionata era radicalmente cambiato, non traspariva più la complicità di qualche periodo prima. Fortunatamente la cosa non aveva dato eccessivamente nell'occhio: da quando Gionata e Erika avevano troncato quasi sul nascere la loro relazione, Luca era contento di non vedere così spesso colui che aveva illuso la sua sorellona, soprattutto se doveva vederlo in tanta confidenza con me.
Il mio ragazzo si avvicinò ad una cameriera chiedendo un posto più appartato e fummo accontentati.
"Che hai fatto oggi?" - mi chiese teneramente Luca.
"Ho studiato con tua sorella, poi mi sono distratta e ho accannato"- gli spiegai.
"Cosa ti ha distratto?" - si informò.
"Vorrai dire "chi?"... Ovviamente il mio amante"-dissi con una certa convinzione nella voce e nell'espressione.
"Non è divertente, Gré. Comunque, a proposito di «accannare», devo scendere giù a Roma a giorni." - mi informò.
Mi focalizzai fin troppo sul modo in cui aveva detto «Gré», poi acquisii l'informazione.
"Che devi andare a fare?" - indagai prontamente.
"Vado a farmi distrarre anche io dall'amante" - sorrise sghembo, credendo di avermi colpita ed affondata.
Mi guardai attorno e c'era della gente relativamente vicina a noi, perciò anziché dire ad alta voce ciò che avevo pensato, presi il cellulare e digitai un messaggio nella chat di Whatsapp con Luca.
«Ma che ti ricordi il nome di quello che quando mi scopa mi dice che nessuno mai gli ha succhiato il cazzo così bene? »
Lui inizialmente non capiva, poi quando posai il telefono sul tavolo e lo guardai silenziosamente dando spazio all'ascolto della sua vibrazione, lui capì di dover leggere il messaggio.
Boccheggiò per qualche secondo, poi deglutí, mentre io giocherellavo con la cannuccia tra le labbra.
"Ora mi focalizzerò su quel vecchio lì in fondo, altrimenti mi alzerò con una gamba in più" - scherzò sfacciatamente. - "Comunque, c'è un live di Noyz e sono tra gli ospiti. Vuoi venire?"
"Così riuscirai a farmi venire una volta tanto..." - lo sfottei, forse in modo troppo pesante.
"Gré, onestamente... sarò contento di far venire qualcun'altra."
"Ohhh, la tocchi piano. Comunque sì, ci vengo. Oggi proprio mi sono imbattuta nella possibilità di iniziare ad introdurmi nel mondo del lavoro a Roma" - gli confessai tutto d'un fiato.
"Lavorare a Roma? Voglio dire okay, sarei felice per te, ma vengono tutti a Milano in cerca di fortuna."- espresse lui le sue considerazioni.
"Il bando era per una scuola nella città di Roma, amò."- lo guardai diritto negli occhi, allungando la mano sul tavolo e prendendo la sua. "Se vincessi in graduatoria per me sarebbe un'esperienza troppo importante."- precisai.
"Okay, hai ragione. Ti porto a Roma e ti faccio conoscere tutti i difetti della città eterna" - si rivelò lui indispettito e ritrasse la mano, prendendo poi le sigarette e iniziando a fumare.
Era ancora solo un'ipotesi e lui reagiva così. Non capivo se sentirmi lusingata o limitata.
"Eh però amò, non è che ogni volta che stai in tour mi metto a fare scenate. Si tratta di lavoro, per di più il lavoro dei sogni. Tu ad ogni data incontri qualcuna che possa dire in giro che si è fatta scopare da Capo Plaza, magari tu gli dai anche modo di concretizzare questa voce."- iniziai a innervosirmi, così presi anche io una sigaretta.
"Ma che cazzo dici, Gré? Rimango anche per settimane con le palle piene quando non sto con te. I ragazzi del team hanno persino paura che possa provarci con loro. Smettila di immaginare che io possa tradirti perché non capiterà mai. Mai." Si sistemò nuovamente gli occhiali da sole in viso e iniziò a smanettare con lo smartphone con una mano, mentre con l'altra ciccava ancora la sigaretta.
Non mi tradirebbe Mai. E io faccio così schifo da averlo fatto.
Mi alzai dal mio posto e da dietro gli circondai il collo con le mani, mentre lasciavo dei baci umidi sul suo collo. Inclinò il capo per guardarmi e sbuffò il fumo verso la mia faccia, in modo provocante. Spense definitivamente la cicca e indicò le sue gambe battendo lì con le mani. Mi sedetti dove indicato e mi strinse forte.
"Ti amo tanto Luca, mi spiace dubitare di te anche se non me ne dai motivo"
"Ti amo anche io Gré, non vorrei mai impedirti di realizzare il tuo sogno, ma immaginarti lontana per tanto tempo mi manda fuori di testa."
Ci baciammo appassionatamente e rimanemmo abbracciati ancora per molto.

4/10/2020

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora