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LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE.

Un quarto d'ora dopo mi alzai per farmi una doccia e altrettanto tempo dopo ero fresca e vestita.
Scossi Elìa che si era appisolato e educatamente dissi che avrebbe dovuto andarsene perché a breve sarebbero tornati i miei. Semplicemente mi disse che potevo trovarlo da Gionata.
Constatai che fu una cosa inutile quando il mio cellulare vibrò.

Da mamma:
Tuo padre è venuto a prendermi da lavoro. Mangiamo fuori. Tu arrangiati.

Alzai gli occhi al cielo dopo aver letto. Era un bel po' che niente mi irritava. Presi il cellulare e scrissi al mio vicino.

A Gion🔮🛑
Se avete finito di scrivere, sfanculi i ragazzi e usciamo un po'?😇😏

A Erika🐻💘
Tesoro, ci vediamo domani a scuola. Stasera esco con Gionata.😊

Da Gion🔮🛑
Sì, fatti bella: andiamo a fare shopping fin quando chiudono i negozi e dopo andiamo nel privè del nuovo locale.

Erika visualizzò solamente e a Gionata inviai un cuore.
Mi posizionai davanti all'armadio. Avevo troppi capi d'abbigliamento e la cosa mi confondeva.
Scrissi a Gionata che doveva venire lui da me a scegliere cosa dovessi mettere.
Mancavano dieci minuti alle diciannove e Gionata bussò.
《Allora, allora》-mi sorpassò per andare dritto in camera da letto, scontrando la sua spalla alla mia mentre sfregava le sue mani tra di loro.
Si sedette sul letto, cercando di fare abbinamenti.
Mi allontanai per dare un'occhiata al cellulare che avevo riposto sul bracciolo del divano, in soggiorno.
Con un grido gutturale il rosso tinto richiamò la mia attenzione. Mi mostrò soddisfatto la sua scelta.
In fretta mi vestii e truccai, ma impiegai molto più tempo a sistemare i miei lunghi capelli biondi, scegliendo poi di raccoglierli in uno chignon non troppo elaborato.
Mi sentivo bella. 

Nel frattempo Gionata era tornato a casa sua per vestirsi. Non potevo decretare il valore dei suoi indumenti, ma alzai gli occhi al cielo nel vedere il solito paio di jeans con la solita t-shirt.

"Non guardarmi così, tanto la camicia non la metto"-disse con fare ovvio. Sorrisi realizzando che mi aveva letto nel pensiero. La nostra complicità non sarebbe mai svanita, ne ero più che certa.
Quando partiva in tour piangevo, anche se il live in questione si sarebbe svolto a Varese e il giorno dopo a Genova io mi sentivo ugualmente male.
Era sempre reperibile, non mi ignorava mai e, quando non era disponibile, affidava sempre il telefono a qualcuno che mi avrebbe comunicato di non preoccuparmi.
Durante il tour c'erano sempre dei giorni di pausa ma non tornava mai a casa, si godeva il posto in cui aveva suonato o avrebbe dovuto suonare.
Anche quando tornava piangevo, di gioia in quel caso e lo sottraevo a Valentina, la madre.
In quel caso staccavamo la spina da Cinisello, andavamo a Milano e trascorrevamo il week end nella sua lussuosa casa, che non sfruttavamo mai del tutto. Ci godevamo il televisore ad alta tecnologia, il comodo divano, i letti e il bagno.
La cucina rimaneva inutilizzata perché secondo lui non dovevo stancarmi, ma in realtà io ero una frana a cucinare e lui non voleva dirmelo.
Gionata mi risvegliò dai miei pensieri e, come un bambino si attacca alla gonna della madre, io mi attaccai al suo braccio mentre scendevamo le scale.
C'era un Uber grigio ad attenderci che già sapeva dove andare, avendo Gionata proceduto con l'applicazione. Inforcò gli occhiali da sole troppo appariscenti per celare la sua identità.
Ci fermammo in via Montenapoleone e scendemmo dal mezzo. Percorremmo anche via della Spiga e via Manzoni quella sera.
Gionata chiamò qualcuno dello staff e fece portare gli acquisti nella casa di sua proprietà ad Isola, nel grattacielo detto "Bosco verticale".
"Gionata, dei ragazzi si stanno muovendo nella nostra direzione"- lo avvisai e mi fece intendere che fosse intenzionato ad accoglierli.
Trascorsi mezz'ora a vederlo a suo agio mentre firmava qualsiasi superficie, incluse zone epidermiche solitamente nascoste di giovani donne, e scattava foto.
I fan meno esperti domandavano se io fossi la ragazza di cui parlava in "cupido", i veterani erano in cerca di un aggancio per aprire un discorso.
"Scusate ragazzi, ma non mangio dall'ora di pranzo, quindi dobbiamo andare"- annunciai gentilmente.
Presi per mano Gionata che invece spostò il palmo sul mio fianco, cingendomi la schiena con il braccio. Inclinò appena la testa, poggiandola sulla mia e sussurrò un "grazie".
Sapevo si riferisse al tempo passato con i suoi adulatori. Da ragazzina gridavo di odiarlo e di odiare il suo rap e che lo metteva prima di te, che non si meritava manco una parte di tutte le cose
che ho fatto per lui, perciò inizialmente odiavo la sua nuova vita.
A distanza di tempo penso abbia fatto davvero bene a trascurarmi apparentemente.
"Andiamo al Mc?"-domandò alzando il capo.
Ero sicura mi si fossero illuminati gli occhi alla proposta.
"McDrive"-lo corressi-"fai arrivare un'auto"
"Viziata"- alzò gli occhi al cielo.
"Per colpa tua"- scrollai le spalle.

to be continued...

Passate tutti a leggere la storia di katykngl21
Stellinate e commentate, aggiornerò quando ci sarà lo stesso riscontro degli altri capitoli.

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora