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"Cazzo, Gionata me la pagherai!"- lo sgridai agguerrita.
"Dai Grè, non fare la pesante e aiutami a vestirmi"- sdrammatizzò.
"ma perché non me lo hai chiesto?"- sbottai, stando davanti al suo armadio e lanciando i vestiti per lui selezionati sul letto.
"Perché non avresti voluto! Grace vai dai nonni, dì loro che siamo impegnati"- ordinò alla figlia.

"Buonasera a tutti gli ascoltatori di radio 105! Oggi abbiamo un ospite abituale, il nostro Sfera Ebbasta e un'ospite insolita, Greta Mancini. Non so, come dovrei presentarti? Vuoi farlo tu Gionata?"- il conduttore radiofonico fece la premessa, passando poi la parola al rosso.
"Ciao a tutti, sku sku. Greta...chi è Greta?
È la mia vicina di casa da quando ho memoria, in primis"- ridacchiò lui, imbarazzato e cercando di non affrontare direttamente la questione. Il che era alquanto inutile dato che sapeva di che carattere fosse questa intervista.
"Dai, a parte gli scherzi... Greta è seriamente la mia vicina di casa da una vita, perciò la madre si è occupata di me all'occorrenza e viceversa mia madre con lei. Da questo sono iniziate le nostre avventure"- mi guardò e mi sorrise.
"Buonasera"- presi parola-"inizialmente eravamo amici "occasionali", per così dire. Infatti, essendo del sesso opposto e avendo quattro anni di differenza lui prediligeva altre compagnie, preferiva giocare con gli altri bambini del quartiere"- precisai.
"Sì, è vero, ero a casa vostra perché avevate sempre le merendine di marca e gli abbonamenti ai canali TV fighi"- rise lui.
"Spiegateci, come mai questi comfort in una casa popolare?"- incalzò Moko.
"Senza ostentare nulla ovviamente, ma i miei sono di famiglia ricca. Sono praticamente i pariolini di Roma, i miei nonni erano tutti imprenditori. Mia madre è laureata in giurisprudenza e esercita come avvocato e mio padre poi è diventato carabiniere e per il suo lavoro ci siamo trasferiti a Ciny, i miei, io e mia sorella. Ero appena nata, credo"- feci mente locale e poi annuii per confermare.
"Questi giorni le foto spopolano, come siete arrivati a Grace?"- domandò l'uomo.
Io e Gionata ci guardammo per capire chi dovesse parlare.
"Beh, insomma eravamo cresciuti, lei era figa, io anche e per poca attenzione ne è uscito un bambino"- continuò a fare l'imbecille Gion.
"Oh, non è che sia una cosa così spicciola.
Crescendo ci eravamo avvicinati sempre più, Sfera veniva sempre a prendermi a scuola, pranzavamo insieme perché tanto a casa mia non c'era mai nessuno, mia sorella rimaneva sempre in biblioteca o da qualche sua amica. Perciò passavamo veramente tantissimo tempo insieme. Credo che la scintilla sia scattata quando si espose troppo mentre un ragazzo della sua compagnia mi faceva il filo, da lì è iniziato tutto"- ricordai sorridendo sinceramente.
"Era la mia ragazza anche se nessuno lo sapeva, nemmeno lei. Ero cotto di lei, ma al tempo ero molto insicuro. Non mi sentivo alla sua altezza né fisica né economica e quant'altro. Poi Greta mi piaceva molto anche caratterialmente: quando mio padre morì eravamo piccoli, ero in terza media e lei in quinta elementare. Ai miei occhi era praticamente una bambina, mi lasciò un bacio dolcissimo sulla fronte, alzandosi sulla panca della chiesa. Poi quando crebbe davvero, intorno al 2010, iniziò tutto perché lei ottenne il permesso di uscire, ma solo se si fosse mantenuta in contatto con me in serata e tornata con me a casa."- concluse Gionata.
"Sono sorpresa dal fatto che lui ricordi molti particolari, quasi commossa."- dichiarai emozionata.
"Come si è comportato Sfera quando ha saputo della nascita di vostra figlia?"- chiese volendo arrivare al cuore della questione.
"Lui sarebbe stato pronto ad accettare qualsiasi mia scelta, io ci credevo e ci credo ancora; non avrebbe privato il nascituro di un papà. Poi però ci pensai: non avrei voluto abortire, al contempo non me la sentivo di crescere un neonato, io stessa ero una bambina. Non volevo nemmeno tagliare la strada a Gionata che stava iniziando a sfondare nel mondo del rap; inevitabilmente la nascita di un bambino lo avrebbe ostacolato.
Optammo per l'adozione. Era, però, una sorta di taboo non tanto per la mia famiglia quanto per me: non me la sentivo di affrontare il periodo di gravidanza con gli occhi puntati addosso, magari in classe o al supermercato... Presentai questo disagio alla mia famiglia e la loro proposta fu di scendere a Roma da mia nonna, ma sarebbe stato lo stesso, perciò decidemmo insieme che sarei andata in Svizzera con mia sorella. Lì avviammo le pratiche di adozione e ancor prima che mettessi alla luce Grace, conobbi Thomas e Monika, i suoi attuali genitori." - rivelai buona parte dei particolari.
"Io, però, non ero d'accordo: non avevo ancora i soldi per poter vivere in Svizzera e non era nei miei piani non vederla per più di nove mesi. Stavamo ancora insieme, era il mio primo amore e io la amavo tantissimo, mi sembrava davvero impossibile starle lontano per così tanto tempo, soprattutto tenendo in conto che avevamo passato tutta la vita in simbiosi"-ammise Gio, un po' rammaricato.
"Poi quando vi siete rincontrati?"- continuò fulmineo Moko.
"Allora, Grace è nata a settembre 2012, Gionata venne una settimana prima della nascita a trovarmi e rimanemmo insieme fino al giorno decisivo. Tornai in Italia però dopo essermi sgonfiata e tutto, quindi... credo per Natale, sisi"- risposi facendo due conti.
"È tutto"- sorrise Gionata, facendo poi la linguaccia per non uscire troppo dal ruolo di trapper.
"Credo che sia tutto chiaro su questa vicenda. È bene averne parlato perché ho letto dei commenti veramente cattivi sotto il tuo post, Sfera! Spero davvero che le malelingue si fermino dopo questi chiarimenti. Noi tre ci salutiamo, ma voi ascoltatori rimanete sintonizzati!"- concluse finalmente il conduttore.
Salutammo a microfoni aperti e dopo qualche convenevole andammo via.
"È stato pesante riaffrontare tutto ancora una volta, eh?"- chiesi al rosso, una volta entrati in macchina.
"Mah, serio oh! Sono un fascio di nervi! Ci sta una fumata"- propose lui, ammiccando.
"Ma se io non fumo!"- lo ripresi.
"Eh, ma oggi è un giorno speciale", mi corruppe.
Alla fine cedetti e nascosti in una via fumammo uno spinello.
"Torniamo in macchina, ti porto in un posto"- mi soprese e gli sorrisi.
Eravamo giunti all'hotel Bulgari, nei pressi del Duomo. Come sempre Sfera non aveva badato a spese.

Aprimmo la porta della stanza prenotata con la card magnetica e la visione mi lasciò estasiata. Prevalevano tinte chiare e all'angolo c'era una jacuzzi.
"Ho lasciato il cellulare in macchina, arrivo subito"- pronunciò Gionata.
Esplorai ancora un po' la camera e mi addentrai nel bagno. Era arredato meglio di casa mia, poco ma sicuro.
Era pulitissimo e questo era ciò che contava di più.
Posai le mie cose sul letto quando tornai indietro.
Decisi di fare una doccia per smaltire la tensione dell'intervista e iniziai a prepararmi per l'azione.
Mi svestii e rimanendo in intimo aspettai che l'acqua arrivasse a temperatura.
Quando mi resi conto di aver dimenticato gli asciugamani di là la jacuzzi attirò nuovamente l'attenzione.
le tende della vetrata erano messe ai lati,ma l'idea di essere vista da qualche curioso mi attraeva.
Piegata su me stessa, ci misi un po' a capire come farla funzionare.
Sentii bussare alla porta e scattai.
Gionata fischiò scherzosamente quando aprii e lo lasciai passare.
Tornai vicino alla vasca idromassaggio e vi entrai.
Mi privai degli ultimi indumenti ormai fradici e iniziai a fare la schiuma con i saponi dalle fragranze eccezionali.
"Aspe, faccio una storia"- disse Gionata, alzando per la prima volta lo sguardo dal cellulare da quando era entrato.- "o forse meglio di no".
Ridacchiai, scuotendo la testa, ma la fece ugualmente.

sferaebbasta's story
📍 Hotel Bulgari
@gretamancini

"Voglio usarla anche io"- disse lui, rimanendo in pochi secondi a petto nudo

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"Voglio usarla anche io"- disse lui, rimanendo in pochi secondi a petto nudo.
Tolse le scarpe e i jeans ed entrò a farmi compagnia.
In modo prevedibile prese a schizzarmi.
Mi davano fastidio le gocce in faccia, perciò mi girai di schiena, piegando le ginocchia sul fondo.
"Fammi un massaggio, va' "-gli ordinai, alzandomi di poco.
"Cazzo, ma sei nuda"- esclamò. Mi girai verso di lui e mi soprese vederlo imbarazzato.
"Beh sto facendo un bagno, direi"- spiegai con aria sufficiente.
Si avvicinò alle mie spalle, azionando i polpastrelli.
Sentii una presenza poco dopo e, per quanto fosse la mossa più sbagliata, indietreggiai col bacino istintivamente.
Tutto poi venne da sé; Gio iniziò ad allungare le mani verso il collo e verso il seno, prendendo quasi a massaggiarlo spudoratamente.
Le sue mani finirono anche sulla base della schiena, dove veniva sparsa l'acqua gettata dall'alto dalla sua mano.
Quando per davvero i suoi palmi si trovarono sui miei seni, gemetti senza ritegno.
"Questo non dovevi farlo"- disse con la voce roca e irriconoscibile.
Fece flettere la mia schiena e mi tenne ferme le mani dietro essa.
Di lì a poco mi sentii penetrata nel più brutale dei modi.
Entrava con spinte forti e decise, ma senza essere violento, semplicemente molto passionale.
Se mi veniva spontaneo alzarmi un po', mi spingeva verso il basso e mi sculacciava. Quello faceva male, ma il dolore non aveva spazio in quel momento.
Eravamo rapiti dalla situazione.
Mi girai in un attimo di pausa. Gli misi le mani sulle spalle e legai le gambe al suo bacino. Mi penetrò nuovamente e iniziai letteralmente a rimbalzare sul suo membro.
Presi il suo capo tra le mani, tenendolo fermo, e mi soffermai ad osservare il suo volto sfigurato dal piacere. La pelle scura, Gli occhi a mandorla, le ciglia lunghe, il naso all'insù con il suo piercing, le labbra schiuse, il petto che si dilatava velocemente ad ogni respiro. Era un dio greco. E proprio come un dio sembrava infinitamente vigoroso: mi sollevò sul bordo della vasca e azionò la sua lingua contro il mio clitoride.
Era avido, marcava il territorio e nel giro di pochi minuti mi portò al paradiso.
"Buon compleanno"- mi sussurró all'orecchio.
Uscì dall'acqua e cerco di tirare su i boxer bagnati, ma con difficoltà, sparendo poi in bagno.
Per lui poteva anche essere il miglior regalo fatto e probabilmente lo era, ma mi ero cacciata in un mare di guai.
Iniziavo a pensare a Erika e Luca.
"Io me ne vado, prendi la pillola, non vorrei replicare la gravidanza".
Sentii la porta della camera sbattere e improvvisamente il panico mi assalì.

Pardon per gli errori, non ho avuto sbatti di rileggerlo essendo parecchio lungo il capitolo.

29/12/2019

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora