39.

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Leggete lo spazio autrice a fine capitolo.

Inarcai la schiena per sentirlo più vicino a me e lui colse al volo il mio gesto per scontrare le nostre intimità e per carezzarmi la schiena da sotto la maglia. Con l'affanno continuavo a baciarlo con trasporto, e non avevo intenzione di smettere.
Percepivo una necessità non trascurabile di sentirlo vicino a me come non mai. Cinsi il suo bacino con le mie cosce che lui afferrò energicamente tra le sue mani, quasi strizzando la carne tra di esse. Rallentai il ritmo dei baci e una volta staccatami lo abbracciai fortissimo, poggiando il mento sulla sua spalla. Feci scorrere la mia mano tra i suoi capelli, fino ad accarezzare con la punta delle dita il suo profilo e l'accenno di barba.
Mi scrutava, mi guardava dritto negli occhi cercando di capirmi. La verità era che un minimo di dolore per ogni pezzo di vita vissuto ed ogni errore commesso sarebbe rimasto per sempre, ma sentirmi così amata e apprezzata da quel ragazzo mi rendeva estremamente vulnerabile. Non mi sentivo così compromessa da un ragazzo nemmeno quando ero alle prese con le prime cotte, nemmeno con Gionata. E ciò la diceva lunga, valutando soprattutto la questione irrisolta e forse mai risolvibile per tutta la durata della nostra vita tra noi due.
Mi baciò la guancia, il profilo dell'orecchio e poi il collo. Lasciò baci umidi e ricorrenti, continui, fin quando prese a succhiare con avidità e nel frattempo scorreva le dita sulle mie forme. Il mio seno divenne oggetto di attenzione e fu quando, dopo essersi sollevato dal mio corpo e dopo avermi abilmente spostata lungo tutto il letto per portarmi in braccio fino al bagno, che io entrai in azione.
Fui io allora a condurre il gioco. Lo guardai dritto negli occhi, mi inumidii le labbra -gesto che sapevo lo facesse impazzire- e attaccai immediatamente il suo collo. Leccai la pelle con insistenza, la superficie ruvida della lingua a contatto con quella delicata ed erogena e delicata del collo gli fece venire la pelle d'oca.
Stava cedendo sempre più e lo capii quando mi fece scivolare lungo il suo corpo-facendomi involontariamente scorrere anche sulla protuberanza rinchiusa nei boxer, azione che lo fece gemere sommessamente - fino a giungere con i piedi per terra.
Girai i tacchi, prendendogli la mano e trascinandolo definitivamente in bagno. Chiusi la porta alle nostre spalle e lo spinsi contro.
Ricongiunsi le labbra e nel frattempo gli sfilai la t-shirt firmata, seguii un percorso immaginario con la bocca, abbassandomi all'altezza della vita, e morsi appena la pelle del ventre. Lambii con dedizione la zona per poi liberarlo dalla cintura e subito dopo feci lo stesso con i jeans.
"Nuovo Amiri come mi sta stretto, lei lo vuole adesso, me lo sfila svelto"
Alzai lo sguardo sul suo viso sorridente e mi chiesi come facesse ad essere così inopportuno.
Abassai con un movimento secco i boxer, beando i miei occhi di una delle più grandi qualità di Luca. Avvicinai la bocca, leccando tutta l'asta e la linea divisoria dei testicoli delicatamente, per poi prendere il membro in bocca e notare che fosse già bagnato. Non avrebbe retto ancora per molto, ma ciò sarebbe stato unicamente a mio favore perché se fosse venuto durante i preliminari rivolti a lui si sarebbe concentrato più a lungo durante i miei.
Succhiai voracemente, mantenendo il contatto visivo per tutto il tempo, tranne per quei pochi secondi in cui dovevo concentrarmi per non lasciarmi sfuggire la situazione di mano (o di bocca) quando spingeva il mio viso sempre più vicino al membro, rischiando di farmi soffocare. Presi il ritmo guidata anche dalle sue mani sulla mia testa.
Le mie erano posizionate ai lati del suo sedere sodo. Dopo cinque minuti di puro piacere, come previsto, venne.
Eppure non sembrava affatto spossato, che è come gli uomini si sentono dopo l'eiaculazione, bensì come un toro davanti ad una stoffa rossa, riuscì in pochi secondi a posizionarmi sul marmo del lavandino.
Mi privò del top sportivo e dei pantaloni della tuta.
Tornò sulle mie labbra, ma non a lungo. Subito dopo, infatti, si spostò sui miei capezzoli, stuzzucandoli piano con i denti e passando poi la lingua, in modo appena accennato in modo da tenermi sulle spine. Spinsi il petto contro il suo viso, incitandolo a fare di più e di meglio, ma evidentemente si divertiva di più a lasciarmi perennemente in sospeso.
In modo non prevedibile e improvviso, mi sollevò quel tanto utile a farmi sfilare di fretta il perizoma e poi violentamente mi spalancò le gambe.
Baciò l'interno coscia, mentre la sua faccia si adattava alla stretta delle mie gambe e i suoi occhi memorizzavano ancora una volta i particolari della mia bocca verticale.
Passò la lingua lungo le labbra, per poi raggiungere quelle più interne e sensibili che si schiusero dinanzi al loro spasimante.
Succhiò avidamente il clitoride alternando le azioni già compiute per variare il ritmo. Il mio corpo ormai vibrava e mi stavo flettendendo come un arco, avvicinando sempre di più con prepotenza e violenza il suo viso alla mia avidità per quanto fosse possibile.
Si sollevò, facendo tornare il suo volto all'altezza del mio. Nel momento stesso in cui il suo periodo refrattario si era esaurito e la sua erezione era tornata in tutta la sua sensualità, infilò due dita nella mia entrata inserendole e togliendole in continuazione, ma per soli pochi secondi. Infatti, non appena gli morsi la schiena, iniziando a succhiare disperatamente quella parte del suo corpo nel tentativo di placare i miei spasmi e i miei gemiti, smise di lavorare su di me, provocando un lamento lungo e rumoroso che non mi preoccupai di soffocare.
"Shhh"- mi zittí, sussurrando nell'orecchio, che poi morse.
Mi sollevò, entrò agilmente dentro di me, con una coordinazione irreplicabile, e tenendomi sospesa, con le mani ben strette sulle mie chiappe camminò verso la doccia.
Si slanciò verso il rubinetto della doccia, rischiando di perdere l'equilibrio e di farmi cadere, non calcolando poi il fattore erotico: i movimenti che le sue azioni producevano stavano martoriando sia me che lui.
Ridemmo per la goffaggine: lo notai che si perdeva nel mio sorriso, perciò tenni fermo il suo viso per poterlo baciare appassionatamente e mentre lo facevo lui mosse la sua mano dal mio gluteo alla mia coscia per mantenermi meglio. Mi stava sbattendo ripetutamente contro le piastrelle del bagno, l'acqua scorreva e rendeva tutto sia più piacevole che più difficile, in quanto la nostra lubrificazione naturale veniva meno.
La veemenza del rapporto mi stava facendo impazzire e sfogai la foga facendo scorrere le mie unghie lungo la sua schiena. Luca emise un grugniti e mi morse la guancia.
Dopo molteplici ed ulteriori spinte, finalmente per i suoi muscoli mi fece toccare terra. Strofinò il mio clitoride con le dita affusolate ed ormai esperte
e quando il mio viso venne completamente sfigurato dal piacere e inarcai la schiena, mentre ritraevo le dita dei piedi per fermare in qualche modo le vibrazioni ininterrotte delle mie gambe, venni accasciandomi a peso morto su di lui, abbracciandolo. Sentii che era venuto nuovamente pochi secondi dopo, schizzando sulla mia pancia.
Continuammo il rituale ricongiungendo le labbra e quando ci staccammo passai un dito sul mio stomaco raccogliendo con il polpastrello il suo sperma.
Lo succhiai davanti ai suoi occhi e lui si abbassò prendendo il sapone e insaponando la mia pelle, ogni lembo.
Un altro round nell'immediato sarebbe stato insostenibile perciò non ci demmo, a vicenda, modo di ricominciare e finalmente dopo circa mezz'ora ci ritrovammo avvolti dagli asciugamani, seduti sul letto.
Discutemmo del programma della serata, prima di partecipare al concerto sul tardi.
"Non voglio prendere la metro, poi è uno sbatti" - disse lui, piegandosi verso la valigia e prendendo un paio di boxer puliti. Fece cadere il telo, mostrando le gambe magre e il sedere marmoreo e li infilò.
"Affittiamo i motorini, così eludiamo il traffico" - proposi.
"Non sapevo fossi così intelligente"
Gli feci il verso e lui si girò ridendo.
Mi alzai, spogliandomi anche io del telo.
Improvvisamente la porta della stanza si aprí e sentii Lollo urlare "che schifooooo", per poi chiudere.
"L'amicizia è quando Greta Mancini te lo farebbe venire duro anche col burqua ma siccome è la ragazza del tuo migliore amico a te fa schifo aver appena visto le tette"
"Luca, cazzo, fagli la ramanzina" - iniziai ad arrabbiarmi ma lui rideva di gusto.
"Plaza cazzo, non è normale che sia entrato in camera! Dove ha preso la card per aprire?" - bofonchiai arrabbiata, vestendomi velocemente con una gonna e un top il cui abbinamento era discutibile.
Uscii di fretta dalla camera, con solo i calzini ai piedi.
Bussai ripetutamente alla porta della camera di Lollo e Ava.
"Lorenzo! "
"Gré, non volevo offenderti, sei bellissima"- sentii urlare, ma la porta era ancora chiusa.
"Lorenzo, apri!" - gridai nuovamente, guardandomi intorno per capire quanto stessimo disturbando.
Francesco aprì, con la stessa espressione sul viso che aveva Luca poco prima.
"Non ridere"-lo rimproverai, spintonandolo e superandolo.
Misi le mani sui fianchi e mentre picchiettavo il piede a terra, scrutavo il viso di Lollo, che evitava immobile il mio sguardo.
"Perché cazzo avevi la card della stanza?" - chiesi.
"perché... insomma, voi due...beh, eravate silenziosi e poi ad un certo punto tu gridavi e dopo ancora zitti improvvisamente e okay era scontato steste scopando però avevo scritto a Luca per capire come organizzarci ma non rispondeva e quindi mi è salito il panico perché ho visto tanti documentari in cui la gente veniva uccisa negli hotel e volevo controllare perciò ho chiesto in reception"- raccontò balbettando e poi parlando tutto d'un fiato.
"Sei proprio un cretino! Comunque ci stiamo vestendo, tra un quarto d'ora ci vediamo all'ingresso."- spiegai con l'espressione dura, girando poi i tacchi.
Rientrai nella stanza mia e di Luca, mi cambiai il top, misi le scarpe e mi truccati al volo.
"Amò, facciamoci una foto!" - mi disse Luca e mi prese per i fianchi.
"Dai, ci sta, però rifacciamo, sembra che stia scrutando l'iperuranio."- mi lamentai ingrandendola.
"Ma chi cazzo vuoi che guardi attentamente le stories, le skippano tutti"
"Certo, i fans vivono in funzione dei tuoi profili social"- gli ricordai.
"Ormai l'ho messa, amore mio"

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora