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"Resta qui stanotte, ascoltami"-si buttò sul divano di casa sua Fede, mentre Gianni cucinava.
"Non ho mai litigato con mia madre, figurati che palle litigare con mia nonna" - mi lamentai ancora, evidenziando il fatto che alla fine volere o volare dovessi trasferirmi.
"Io mi sono scocciato di dirlo in continuazione. Quando vuoi porta la tua roba qui e trasferisciti" - mi zittí Federico, che delle mie parole sempre uguali non ne poteva più.
"Quanto hai detto che paghi qui l'affitto?"-domandai bevendo un sorso di birra dal suo bicchiere, prendendoglielo dalle mani.
"Ma che te ne frega quanto pago? Non si fanno queste domande ad una signora" - finse una voce femminile - senza avvicinarsi nemmeno un po'- per eludere la domanda.-"Metti i soldi per fare la spesa e siamo pari" - concluse.
"Dopotutto è solo per un altro mese e poi torno su" - riflessi. "Non ci credo che è già tutto quasi finito. Mi fa male il cuore a pensarci. Mi sono innamorata di Roma, profondamente" - esternai i miei pensieri, buttandomi a peso morto sul divano, stendendo le gambe e posando la testa sulla spalla del mio amico.
Smanettai su Instagram e poi, girandomi di scatto, fissai Franco.
"Che ti è preso?" - mi domandò allarmato.
"La storia di Luca! Guarda bene oh" - girai il telefono verso di lui.
Lui osservò l'immagine che ritraeva Luca con un calice in mano e una ragazza al suo fianco, che abbracciava affettuosamente e nel mentre aveva il viso rivolto verso una bambina bionda. La mia bambina.
Mia figlia Grace era con Luca e io nemmeno sapevo fosse in Italia.
Per di più lui era con una tipa a caso.
"No, non ho capito il problema? Il punto è che non si beve davanti ai bambini?" - chiese confuso.
"Ma tu sei cretino, oh!" - lo rimproverai.
Gianni ci avvisò che la cena era pronta -che poi era la loro cena, per placare la fame chimica- ma comunque si avvicinò a noi.
"Mbeh che ci fa Plaza co' 'a pischella tua?" - si domandò perplesso lui.
"No, mi sono perso totalmente, sono ancora poco lucido" - ci fece ridere Federico.
"No fra, semplicemente eri poco lucido quando Tony ci ha parlato di Greta e della figlia che ha con Sfera Ebbasta "- gli ricordò con nonchalance.
Io li guardai incredula:
"Ma non ho capito, invece di pensare a ficcare fate gossip? Ma vi sembra il caso? Io ora smuovo il mondo!" - iniziai a gesticolare e a urlare, scattando in piedi, sotto gli occhi un po' allibiti dei due.
"Innanzitutto avviso gli assistenti sociali che devono avvisare sempre entrambi i due genitori di qualsiasi avvenimento che riguarda il minore in affidamento. Poi telefono quella testa di cazzo di Gionata e vi giuro su quello che più vi è caro che gli rompo così tanto le palle che stanotte non dorme per i sensi di colpa. E per ultima cosa ma non per importanza, io non so come, ma mi metterò in contatto con Luca e niente mi impedirà di incazzarmi anche con lui. No, io prendo il treno e torno a casa perché devo risolvere e devo urlare faccia a faccia"- mi mancava il fiato per aver parlato a raffica e al contempo mi girava la testa per quanto energicamente avevo gridato.
Composi il numero di Gionata e quando mi rispose la mia arrabbiatura raggiunse le stelle.
"Hey piccola, da quanto tempo che con ci sentiamo eh?!" - aveva bevuto sicuramente e in sottofondo si sentiva la musica ovattata.
"Per quanto mi hai appena detto, mi hai fatto ricordare anche il motivo! C'è qualcosa che devi dirmi?" - chiesi in fibrillazione.
"Non lo so? Forse ho raggiunto qualche disco di platino?" - si domandò, completamente spaesato.
Non riuscii nemmeno a elaborare la sua frase che urlai un "ma sei coglione?" dritto nel microfono del telefono.
Mi chiusi nella camera di Federico e lasciai i due a mangiare.
"Gionata" - la mia voce si era notevolmente abbassata, rotta dal pianto. Il nervosismo era troppo e dovevo sfogarmi in qualche modo.
"Piccola, che succede?" - prese a impensierirsi.
"Gio, so che Grace è lì, a Milano... Perché non mi hai avvisata? Tu sei a ballare, lo sento. Ma lei dov'è? L'hai lasciata sola?" - cercai di esprimere con calma il mio dissenso, perché se avessi continuato a urlare lo avrei soltanto indisposto.
"Avevo un appuntamento con un discografico di Universal e voleva familiarizzare. Grace non è sola, sta con Luca ed Erika, hanno detto che non c'erano problemi a tenerla" - mi spiegò.
"Gionata, ha tre nonni quella bambina e due zie. Perché cazzo l'hai lasciata da Luca che appena la bambina si addormenterà lui si scoperà quella tipa delle storie?! Non posso crederci, davvero... Sembra non ti importi niente del sangue del tuo sangue!" - tornai a gridare, analizzando nuovamente la situazione.
"Un attimo, non ti sento bene forse. In che senso scoparsi un'altra? Mi hai rifiutato per lui e ti tradisce? Io gli spacco la faccia altro che lasciargli mia figlia!"- si inviperí lui, senza reale diritto di farlo.
"Gionata! Innanzitutto non stavamo insieme da anni io e te, semplicemente appena hai visto che mi stavo ricostruendo una rete di affetti, hai sentito il bisogno di importi e rovinare tutto! E poi, sono fatti nostri. E ricordati che il primo ad avergli spezzato il cuore siamo proprio noi "-sottolineai amareggiata, tornando con la mente al giorno in cui più mi sono sentito viscida.
"Accompagno Grace a Roma quando vuoi se non sei tu a salire, comunque"- cercò di correre ai ripari.
Sussurrai un flebile "grazie" e riattaccai.
Aprii whatsapp e cercai la chat con Luca, che ormai non era più tra le prime. Infatti, trovai solo vari messaggi da parte mia che nemmeno erano stati visualizzati.
Digitai velocemente:
Ciao Luca, sperando che almeno tu legga questo messaggio (anche solo dall'anteprima) ti scrivo. Stai attento a Grace e dedicati solo a lei. Non ti distrarre e non farle mancare niente. Non farle fare amicizia con quella scalatrice sociale e non dirle che è la tua nuova ragazza perché non può accettare dei cambiamenti ogni volta che ci vede. Falla mangiare sano e se succede qualcosa di brutto rivolgiti a persone affidabili.

Fissai lo schermo e improvvisamente tutti i messaggi arretrati vennero visualizzati.
Subito digitò qualcosa che mi sorprese.
Aveva ventidue anni e dovevo leggere quella roba.

«Cioè tu sai dirmi solo questo? Ma cazzo, ovvio che tratto bene Grace, è come una figlia per me! C'è una tipa con me e per quanto tu possa saperne magari ora è qui che me lo succhia, invece tu mi parli formalmente come fossi un libretto d'istruzione.»
Se avessi mantenuto la calma in quell'occasione, avrei potuto essere accolta in paradiso a bocca aperta.

Luca, sono settimane che ti scrivo e non rispondi mai... Ormai ho capito cosa vuoi dirmi, cosa non hai saputo dirmi per mancanza di coraggio. L'ho sempre saputo che sei solo un ragazzino, davvero. Cresci e non illudere le persone, che fai una figura migliore.

Inviai il messaggio e non aspettai nemmeno una risposta prima di lasciar stare il telefono e buttarmi sul letto, supplicando Federico di chiamare Beatrice.
"Fedeeee, dai!" - gridai ancora, immedesimandomi proprio in una bambina capricciosa e iniziando a fissare un punto a caso del soffitto.
Ripresi a piangere, realizzando quanto la delusione continuasse a crescere.
Solo dopo aver sentito la porta d'ingresso sbattere Federico mi raggiunse e si stese al mio fianco carezzandomi i capelli.
"Dai, bionda, dimmi cosa posso fare per te" - cercò di essere d'aiuto.
"Fede voglio ballare e fumare fino allo sfinimento" - mi girai a guardarlo, strizzando gli occhi per le lacrime che mi offuscavano la vista.
"Eh tesoro mio, io posso iniziare a girare e puoi azionare lo stereo senza preoccuparti del rumore" - cercò di fare il possibile.
"No, scherzavo, non posso fumare perché non reggo un cazzo" - decisi, pensandoci.- "Hai mai avuto una delusione così grande?" - chiesi, fossilizzandomi ancora sugli eventi recenti.
"È un fenomeno più frequente di quanto pensi... Gre, più entri nell'ottica dell'andare avanti e prima ci riuscirai. Hai parlato con Sfera Ebbasta?" - si interessò lui.
"Sì, domani gli scrivo di scendere con la bambina" - riflessi, appuntandomi mentalmente di ricordarmi.
"Scommetto che è bellissima come te: me la immagino castana ma con gli occhi chiari"-iniziò a fantasticare e chissà che nella sua mente non avesse già composto qualcosa di poetico.
"Peccato che io sia bionda con gli occhi scuri, però ci hai azzeccato" - mi fece ridere, finalmente.
"Eh, ma io intendevo proprio i tratti. Secondo me il naso, gli zigomi, le labbra... sono a tua immagine e somiglianza" - parlò tracciando con le dita il mio profilo e sistemandosi facendo leva sul gomito.
"Greta sei bellissima, di una bellezza rara e non solo esteticamente. Mi piace molto la tua compagnia, veramente. Non so perché il tuo ex ti abbia trattata così ma non credo dipenda da te."- mi circondò con l'altro braccio non impegnato a sorreggere la testa.- "Vieni qui, se vuoi rimango con te stanotte" - mi rassicurò.
"Fede non puoi fare così con me" - lo avvertii, sussurrando quasi.
"Fare come?"-e si spostò su di me, guardandomi fisso negli occhi, aspettando una mia risposta.
"Non approfittarti di me in questo momento e non inquinare la chimica che c'è tra noi" - lo supplicai e altre lacrime scesero, ad indicare la mia profonda fragilità.
"Greta, io non posso vivere con il rimorso di non aver fatto determinate cose. Non fa per me. Tra un mese torni a Milano e io non voglio avere il pensiero di non aver fatto questo" e mi baciò.
Ed era ciò di cui avevo bisogno. Amore gratuito, senza impegno e senza illusioni. Ma amore e non opportunismo.
Federico si lasciò un po' andare, facendo maggiormente aderire i nostri corpi.
Gli carezzai il viso e osservai i suoi bellissimi occhi. Gli stampai un altro bacio sulle labbra.
"No Fede, non mi va" -lo avvertii.
"Non farei mai niente senza che tu mi dia la piena approvazione, tranquilla. Il mio unico interesse è che tu stia bene."-. mi rassicurò affettuosamente, baciandomi ancora e mordendomi il labbro.
Le mie mani affondarono nei suoi capelli, lievemente mossi e soprattutto morbidi.
" Se vuoi puoi cambiarti e mettere tutto ciò che vuoi. Domani portiamo tutte le tue cose qui."- mi lasciò libera di fare come volessi.
Mi alzai, spaesata e confusa, e dall'armadio presi una felpa pulita.
Presi il cellulare e andai in bagno per lavarmi i denti, con quello che ormai era il mio spazzolino personale in quella casa.
Aprii instagram e c'era un'altra storia di Luca, con un estratto di "Love yourself" di Justin Bieber.
«And I've been so caught up in my job, didn't see what's going on
But now I know, I'm better sleeping on my own»
Luca dormiva meglio solo? Beh, lo diceva solo perché forse era difficile sostituirmi, ma io avevo già che mi voleva bene.
Tornai a letto e Federico si era liberato dei suoi Levi's, mettendosi i pantaloni del pigiama e una t-shirt.
Mi rifugiai nell'incavo del suo collo e mi addormentati completamente esausta, mentre le sue labbra si posavano ripetutamente sulla mia fronte, cercando di calmare me che ancora ero irrequieta.

28/01/2021

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora