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Qualcuno ti dà un cocktail, con chi dormi stanotte?
Lo capirai soltanto se lo butti giù
-Scooby-Doo, PTN

"Mi devo vestí bene?" - chiesi a Piero.
"Ullallà, cos'è questo dialetto romano?" - mi prese in giro Federico, seguito da Beatrice.
"Dai, ma rispondetemi!" - mi voltai verso i sedili posteriori dove c'erano i tre, mentre io ero seduta avanti con Gianni alla Guida.
"Ma carcola" - ci pensò su, allungando le vocali- "Nun è che ti devi vestire tutta acchittata, però non è una festa nostra, quindi niente felpe né pigiama. Ci sarà un sacco di gente conoscendo la Dark e conoscendo le dimensioni di casa loro. Non lo so, vestiti un po' da zoccola" - concluse ridendo Piero.
"Sta a scherzà, ovviamente" - si mise in mezzo Fede, dandogli una gomitata.
"Vabbe, dopo se preparamo insieme" - mi garantí Bea, mettendo una mano davanti al viso di Piero per ammonirlo, dato che stava colpendo di rimando Fede.
"Non ho nemmeno voglia, o meglio il modo di venirci... Rimango tutta la sera con Grace e Gio" - mi tirai completamente indietro.
"A che ora arrivano?" - si girò verso di me Gianni, mentre eravamo fermi ad un semaforo.
"Bah, per le 17 e 30 credo. Stanno viaggiando in macchina, perciò non c'è una vera e propria tabella di marcia" - ci pensai su, sbuffando il fumo fuori dal finestrino.- "Queste devono sparire mo che sta la bambina, da quando sto qui fumo tantissimo" - agitai il pacchetto di sigarette.
"Soré, sono già le sei passate" - mi fece notare Gianni indicando l'orologio della macchina.
Presi il telefono dalla borsa e notai le chiamate perse di Gionata.
Lo richiamai e mi disse che, come si poteva immaginare, erano arrivati.
"L'hai trovato l'indirizzo che ti ho inviato?" - domandai, con il telefono tra l'orecchio e la spalla, facendo gli ultimi tiri di sigaretta.
La risposta fu affermativa e, constatando che non fossi in casa, aveva deciso di andare in hotel con Grace e che ci saremmo visti dopo.
"Lo dovevo convincere a non pernottare in albergo" - pensai ad alta voce, mordendomi un'unghia.
"Non c'è posto per lui a casa nostra, forse forse la bambina solo poteva starci" - esordì Franco.
"Mamma mia fratello, un po' di dignità, maschera la gelosia" - lo prese in giro Piero.
Dallo specchietto retrovisore guardai Federico e gli sorrisi, ma lui era in imbarazzo.
"Credo saremmo andati da mia nonna che non ha ancora mai visto Grace dopo la sua nascita. Poi lei adora Gionata, quindi due piccioni con una fava" - ricomposi il mio piano mentale.
"Ma solo a me sta sul cazzo sto tipo? So' sincero" - continuò lui, facendomi ridere.
"Lo posso invitare a casa per cena?" - gli chiesi, riflettendoci su.
"Gretaré, quella casa è tanto mia quanto tua, ti fai troppi problemi. Devi fare come Alessio, che fa irruzione e mi finisce le bire" - ride, nonostante nella prima parte fosse molto serio.
"Dobbiamo fare un discorso su Alessio, già ti avviso"- lo ammonii, riferendomi a quanto gli concedesse di distrarsi.
La macchina rallentò. Io e Federico fummo i primi a scendere e salutammo gli altri che avremmo visto in tarda serata.
"Che mi devi dì su Ale?" - mi chiese appena vicini al portone e intraprendemmo la discussione già salendo le scale.
"Non te lo immagini?" - sbuffai, voltandomi verso di lui, che scosse la testa. - "Non lo capisci forse perché è sempre stato così. Non voglio farti pesare il vostro rapporto, ma avete dieci anni di differenza e per lui sei un padre. Non dico che tu possa vietargli di fumare ma sicuramente non incoraggiarlo. Non farlo distrarre, ha la maturità quest'anno e ha lacune incolmabili perché troppo trascurate."- nel frattempo eravamo entrati in casa e lui si era seduto sulla sedia, poggiando i gomiti sul tavolo e coprendosi il volto con le mani, sospirando e riflettendo.
"Tu lo puoi aiutare?"- mi chiese soltanto e io annuii, avvicinandomi e massaggiandogli le spalle tese da dietro.
"Grazie" - sussurrò con quella voce roca, che tanto mi piaceva- È che il padre è in carcere, la madre sta con un altro uomo e lui vive da sua nonna, non è indomabile, ma non è mio figlio. So, però, che lui conta molto su di me, quindi avrò più cura. Grazie Gré"-mi ripete ancora, pensieroso.
Gli posai un bacio sulla guancia e mi dileguai, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
In camera mia chiamai mia nonna, avvisandola dell'arrivo di Gionata e della bambina.
" Perfetto Greta! Stasera cenate qui, potete rimanere anche a dormire, non ci sono problemi." - annunciò entusiasta.
Ci pensai su e accettai l'invito a cena. In quel modo mi sarei risparmiata l'organizzazione di una cena, avrei evitato che Federico conoscesse Gionata e avrei potuto affidare la bambina a mia nonna, così da riuscire ad andare alla tanto discussa festa anche con Gionata.
Riflessi ancora. Non era la soluzione ottimale mollare mia figlia da una donna con cui, seppur condivideva il sangue, non aveva mai scambiato mezza parola.
Le vesti di genitrice mi stavano strette, ero giovane e volevo godermi la vita. Da quando ero a Roma poi, mi davo alla pazza gioia tra fumo, alcool, gite, esperienze e orari improponibili. Sembrava stessi vivendo l'adolescenza che non mi ero totalmente goduta.
Certe volte vivevo proprio le stesse giornate dei ragazzi del liceo e vedere che Alessio stava con noi quasi tutti i giorni mi faceva capire quanto mi ero persa.
Forse, se avessi abitato a Milano centro, se mio padre non fosse mai stato trasferito nella piccola caserma di Cinisello che vedeva sempre più ragazzini in stato di fermo, allora avrei vissuto meglio la mia età d'oro.
Se non mi fossi trasferita in provincia, dove tutto era più grigio e piccolo, dove i sogni erano più difficili da raggiungere, se non mi fossi rifugiata nello studio per il timore di quella gente, se non mi fossi d'altro canto chiusa nella cerchia degli amici di Gionata e se, infine, non avessi dovuto affrontare una gravidanza tra i 15 e i 16 anni, sicuramente ora sarei sia più matura sia meno paranoica.
Più matura, esatto. Nonostante fossi cresciuta in fretta e anche bene - il contrario non si poteva dire- alla minima occasione di entusiasmo, tornavo bambina e agivo impulsivamente, cacciandomi sempre in qualche piccolo guaio.
Comunque, avrei parlato bene con mia nonna e con Angela e se fossero state d'accordo avrei affidato loro Grace, solo per una sera. Magari a poche ore dalla mezzanotte sarei tornata al suo fianco a dormire oppure mi sarei presentata la mattina con la colazione a letto a svegliarla.
Sì, poteva funzionare.
Anche Gionata era invitato alla festa e in quel modo potevamo condividere un'esperienza positiva dopo un periodo piuttosto lungo di silenzio.
Nel frattempo ordinai a Gionata di passare a prendermi verso le 21 e di portare dei vestiti puliti e il pigiama per Grace, con tutto l'occorrente per passare la notte fuori casa.
"Fede! Aiutami a scegliere qualcosa, Bea non mi risponde su Whatsapp" - lo chiamai in mio aiuto.
Si mobilitò con poco interesse, già sapevo si sarebbe scocciato perciò scelsi già due opzioni.
"Rosso o blu?" - portai in alto le grucce con i due vestiti.
"A primo occhio blu, ma provali" - si appoggiò allo stipite, mentre mi cambiavo nascosta tra le due ante dell'armadio.

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora