A marylouglowworm e a BlueSkyx_, le mie più grandi fan. 💕
"Non posso andare in luoghi affollati, io sono una star ormai" - mi lamentai, nonostante un ghigno mal nascosto mu avesse tradito.
Greta mi prese per la mano, costringendomi ad alzarmi.
"Luca, è martedì. Nessuno viene nei centri commerciali di martedì."- ribadí nuovamente il concetto, che non sembravo comprendere ai suoi occhi
"Ma io mi scoccio, preferirei rimanere sul divano nella stessa posizione per ore. Che so, al massimo provare diverse posizioni per ore..." - sghignazzai tirandola verso di me mentre ormai era posta davanti allo specchio, scrutando il suo riflesso mentre mettevola gli orecchini.
Sentí certamente la mia presenza sui suoi glutei e per quanto davvero la sua mente volesse concedere attenzione a quel dettaglio - la conoscevo bene- si spostò prendendo la borsa e uscendo da casa mia per prenotare l'ascensore.
Io la guardai ormai arreso e mentre mi infilavalo le scarpe di fretta, in bilico su una gamba, mi guardavo intorno in cerca di chiavi e accessori vari.
"Metto io la musica" - si impose , appena ebbe preso posto in macchina.
"Eh capirai, al massimo metterai una mia canzone. Non è che possa dispiacermi." - minimizzai io
"Ne sei sicuro?" - mi sfidò lei, ignorando le trappate in primo piano sul suo profilo Spotify e mandando in riproduzione l'ultimo album di Mecna
nelle casse stereo della macchina, a cui il suo cellulare era già collegato. Pensarci mi fece pensare a quanto una cosa così sciocca, effimera, potesse invece essere sintomo di intimità.
Come previsto, non c'era molta gente nel negozio: c'erano solo poche coppie di mezza età.
"Luca!"- esclamò, indicandomi un set di tazze, a suo parere bellissimo.
"Greta!" - le feci il verso.
Mi guardò male e aggiunsi:"Dai, non c'è niente di entusiasmante!", per difendermi.
"È soggettivo. Comunque, occhi e orecchie ben aperte: devi aiutarmi a prendere tutto ciò che può essermi utile giù a Roma" - mi raccomandò.
"Gré, ma facciamoci un giro giusto perché ormai siamo venuti qui, compriamo qualcosa che può servirci qui a Milano e ciao. Non è che a Roma i negozi non esistono! Mano in mano compri ciò che ti serve" - le consigliai, più per evadere da quel luogo che per reale fede in quello che avevo detto.
"E così sia! Ma guarda per bene in giro, che a casa tua finisce che non c'è nemmeno l'apribottiglie" - ribatté.
"Eh ma non mi serve! Altrimenti l'avrei comprato, no?" - replicai, logicamente.
"No! L'ultima volta hai aperto la birra con l'accendino" - mi rinfacciò ridendo, strabuzzando gli occhi nel tentativo di rimanere seria.
"Ecco cosa si impara in strada" - le sorrisi sbilenco.
"Ma quale strada? Quella sotto casa?" - mi prese in giro.
"Sí, quella" - continuai sereno, avvicinandola di più a me grazie ad una mano sul suo fianco.
"Secondo me ti serve uno specchio più grande per il bagno" - mi suggerì lei, guardandosi intorno.
"Sì, seguiamo questo percorso" - indicai il cartello che pendeva dal soffitto.
Guardammo nel riflesso dello specchio prescelto, con una sensazione di tranquillità che sicuramente pervadeva entrambi.
"Prendi lo smartphone e scatta una foto" - mi propose e la ascoltai.
Quando, però, spostai il telefono prima che il momento venisse realmente catturato, la foto risultò piacevolmente mossa.
"Ma come abbiamo fatto a spendere duecento euro?" - domandai a Greta quando alle casse automatiche stavamo pagando tutti gli acquisti.
"Sei a Milano da anni ormai e sembra una casa in stato di affitto, non è di certo colpa mia"- mi spiegò teatralmente, reggendo una delle due buste.
"Ma non sto mai a casa, o sto in studio o sto in giro, quando ci sono le festività scendo a Salerno. Ho una casa solo per il letto." - precisai difendomi e prendendo l'altro sacchetto.
"Almeno il letto lo hai sempre usato da quando stai qui." - mi mandò una frecciatina, camminando svelta davanti a me verso l'auto.
"Ma non ho mai portato nessuna a casa mia se non te, che nel mio letto ci sei entrata solo quando ci siamo fidanzati praticamente."- cercai di stroncare la sua gelosia, aprendo la macchina per sistemare gli acquisti nel bagagliaio.
"Voglio crederti" - mi liquidò, giusto per avere l'ultima parola, salendo a bordo.
Seduto anche io, ma alla guida, la osservai e comunque non ero arrabbiato. Ero proprio avvolto da questo alone di positività, probabilmente nemmeno una multa mi avrebbe distolto da quell'umore.
Greta era splendida, nella sua semplicità. Con il solito make up, con un outfit semplice ma d'effetto, con la tipica parlantina e l'espressione accigliata quando era concentrata su qualcosa.
Osservavo le famiglie attorno a noi, le altre coppie e sentivo che eravamo come loro. Non c'era niente che avessimo meno di loro. Ero ormai convinto di amare Greta e lei, seppur avesse dovuto lottare con il suo orgoglio, ricambiava. Insomma, ci amavamo. Dormivamo insieme, scopavamo solo tra di noi, condividevamo i pasti, le serate, gli amici e le riflessioni.
Vivevamo in simbiosi e c'era durante quasi tutte le videochiamate con i miei genitori; c'ero con Grace, c'ero dopo gli esami, c'ero alla laurea, c'ero a casa sua a cena dai suoi.
Quando un suono elettronico mi risvegliò dai miei pensieri, partì nuovamente la musica dal suo cellulare.
Stavolta il brano era "Non mi va/ con te", sempre dello stesso album.
« Il primo giorno che ti ho vista mi sono chiesto quanti anni avessi, perché mi sembravi piccola, ma eri più grande di me.
Te li porti bene, gli anni dico.
Ah, e mi maledico per aver pensato anche di fare il Figo.
Cercavo solo quello, ammetto, ho fatto tipo un po' sofferto, volevo fare un giro in centro, ma senza ricascarti dentro.
E sono finito col cercare il modo, lo charme ed il lessico per farlo un po' ovunque potessimo, a cose più serie ero allergico.
Lo so, sono stato un po' pessimo.
Però ciò che vuoi non è sempre la cosa che vuoi veramente, quando ti accorgi che è quello che vuoi puoi cercarlo davvero per sempre.
E siamo finiti col chiederci dove si comprano i sanitari
Qual è il più comodo dei divani
Quanto è vicino l'alimentari »
La stessa cosa che mi aveva distolto dai pensieri mi riportava con la mente a pochi momenti prima.
Parlai di getto.
"Potrai contare su di me quando sarai a Roma" - precisai, girandomi a guardarla e poi tornando con lo sguardo sull'asfalto.
"Lo so, Lu. Grazie. " - pronunciò e posò la sua mano sulla mia appoggiata al pomello del cambio.
"Non mi hai capito. Quanto tu sarai a Roma voglio veramente esserci, anche fisicamente. Cercherò di venire il più spesso possibile. Non ho molti obblighi lavorativi al momento. L'importante è che scriva e non conta il luogo. Non sto dicendo che conviveremo o chissà cosa, ma ricordati di prendere una casa con il letto matrimoniale. "- le spiegai meglio, argomentando e imboccando nella stazione di servizio per fare rifornimento. -"Non so se resisterò a stare a lungo senza il tuo disordine unito al mio. Non credo saprò stare tranquillo senza te che nel cuore della notte mi carezzi la testa. Non saprei da chi altro trarre ispirazione. Non mi capaciterei della tua assenza in studio e dell'assenza dei tuoi libri, dei tuoi cosmetici in giro; del tuo profumo sui miei vestiti. Non mi andrebbe di comprare il tuo burro cacao solo per sopperire alla mancanza del sapore ed odore di vaniglia delle tue labbra. Non sopporterei una separazione avvenuta per qualche chilometro di distanza, ecco tutto."- le dissi, dichiarando ancora una volta tutto il mio amore.
Greta alzò il viso, fino a quel momento tenuto chino, rivelando un volto rigato dalle lacrime, che lasciavano tracce scure a causa del mascara.
Greta mi prese le mani tra le sue e guardandomi a lungo negli occhi chiamò il mio nome. "Luca"- scandí per bene e con un cenno di consenso la spinsi a continuare - "io ti amo. Ti amo alla follia e non sopporterei neanche io di starti lontana a lungo. Mi farebbe strano non vederti fumare alla finestra o fare un casino quando prepari il caffè. Mi mancherebbe troppo fare serata con te, ubriacarci come due ragazzini e trascorrere tutto il tempo insieme, da soli o in compagnia di altri. Figuriamoci la monotonia di non dover sgridare nessuno perché il bagno sarebbe sempre in ordine, l'armadio troppo vuoto e nessun paio di scarpe tra i piedi. Non ho idea di come possa abituarmi ad addormentarmi con te ancora dentro di me dopo l'ultima spinta. Non so come farò da sola in una grande città e tu devi aiutarmi. L'hai detto tu che posso contare su di te. " - concluse, singhiozzando e tirando su col naso.
" Vié qua"- la abbracciai e mi sporsi verso di lei, baciandole la fronte e carezzandole i capelli per calmarla-"Ti amo anche io."Aggiorno a 20 🌟.
03/12/2020.
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Ne è valsa la pena - Capo Plaza
Fiksi Penggemar#4 in sferaebbasta e #3 in capoplaza il 23/04/2021 Greta e Gionata sono diventati migliori amici quando avevano solo pochi anni e il loro rapporto non ha mai smesso di essere affiatato. Quando il loro più grande segreto non può più essere custodito...