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"Basta fare i capricci! Te le compra lo zio Luca le racchette e ci giochiamo insieme. Possiamo andare o dobbiamo arrivare al mare stanotte?"- sbraitò Luca.
Presi Grace per mano e la condussi in macchina. Io presi posto accanto al conducente.
"Se continui ad assecondarla giuro che litighiamo"- pronunciai a denti stretti.
"Ma se tu eri straviziata da piccola! Io non avevo mai gli ultimi modelli di giocattoli, quindi è giusto che voglia darli a lei"- mi spiegò lui, calmo.
"Luca, sono contenta che tu le voglia bene, però non sei tu il padre"- ribattei.
"Greta, e non ti attaccare ai maroni! Il padre dov'è? Non lo vedo!"- iniziò a scaldarsi, aumentando la velocità del veicolo.
"Mamma, zio! Non litigate, posso fare a meno delle racchette"- disse Grace, preoccupata.
Taccui e Luca si accese una sigaretta; alzai gli occhi al cielo infastidita.
I sensi di colpa mi stavano divorando ed ero intrattabile.
Quando il mio ragazzo posò una mano sulla coscia scoperta mi irrigidii, benché il suo fosse un gesto di pace.
Lo osservai mentre fumava e, nonostante fossi contraria, non potei evitare di pensare a quanto fosse sexy.
"Senti Luca...devo dirti una cosa"- sul punto di sputare il rospo, mi resi conto dell'impatto di una notizia del genere, soprattutto alla guida e in presenza di una bambina.
"Dimmi"- pronunciò, guardandomi di sbieco.
"Ad ottobre mi laureo"- sorrisi.
"Lo so, me lo ricordo"- mi disse di rimando.
"Tu quand'è che hai smesso di studiare?"- gli chiesi, per deviare ancora.
"Sono stato bocciato due volte in prima superiore, così ho lasciato la scuola. Poi, per fortuna, con l'aiuto di mia madre e facendo dei lavoretti, mi sono pagato la scuola privata e ho preso il diploma: maturità scientifica" [nda, www.vanityfair.it] - mi spiegò lui.
"Ah, però! Non sapevo che avessimo un giovane intellettuale tra noi"- lo presi in giro.
"Ma che! La scuola privata costa e ti dà solo un'infarinatura, quasi a dirti: la prossima volta impari a sfruttare i soldi delle tasse che paghi"- disse lui, tra il serio e l'ironico.
Mi voltai verso Grace e notai si fosse addormentata.
Allungai una mano verso i pantaloni di Plaza, per recuperare una sigaretta e lui sussultò.
"Amò, però alla guida niente porcate, abbiamo pure la bambina dietro, eh. Non mi pare il caso, su dai"- partì in quinta.
Lo guardai e scoppiai a ridere, scuotendo poi il pacchetto di carta.
Accesi una sigaretta e, una volta aperto il finestrino iniziai ad aspirare meccanicamente.
Azionai la musica nell'impianto radio e mi beai di quell'attimo di serenità.

Sdraiati sul lettino, del tutto adagiati l'uno all'altra con le gambe ingarbugliate tra loro, mentre Grace giocava sotto i nostri occhi con la sabbia, intraprendemmo un discorso diverso dal solito. Più introspettivo.
"Sai perché mi sei sempre piaciuta?"- mi chiese sorridente, di punto in bianco, guardandomi intensamente negli occhi e spostando qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Scossi la testa, emozionata come una bambina nel saperlo.
"Ovviamente l'occhio vuole la sua parte e quando venisti con Erika a prendermi in aeroporto rimasi estasiato, quasi mi convinsi totalmente sul permanere a Milano. Poi nelle varie situazioni ti studiavo e avevo colto alcune cose, alcuni dettagli.
Le persone mi trattano in modo diverso da quando guadagno, io non ho più fiducia in nessuno. Sono un ragazzo paranoico, senza autostima. Ho problemi di rabbia, attacchi di panico. Ma tu mi calmi, sempre. Tu sei già un pochino coinvolta nel mondo dello spettacolo, i soldi li hai di nascita: da me non avresti voluto niente per convenienza.
Dopo ti ho conosciuta meglio e mi sono totalmente innamorato della tua cocciutaggine, del tuo avere le palle, del tuo stile, del tuo fondoschiena, delle tue labbra, dei tuoi occhi e del tuo sorriso; del tuo essere eternamente incasinata, che mi fa sentire utile, della tua solarità e della tua sensualità.", terminò il suo monologo.
Mi nascosi nell'incavo del suo collo, in imbarazzo come accadeva di rado e presi a lasciargli una scia di baci, lambendo e succhiando a momenti alterni.
"Greta?"- mi richiamò lui.
Mugugnai, per farlo proseguire.
"Io ti amo"- pronunciò lui.
Lo stomaco fu attraversato da una fitta e lo contrassi per la sensazione, il mio sorriso spuntò spontaneamente.
Lo guardai negli occhi, quei suoi occhi castani che tanto amavo e lo baciai con pudoroso trasporto, per dimostrargli quanto gli volessi bene anche io.
"E tu? Non ti dichiari, non mi dici niente su quanto io sia figo?"- incalzò, provocandomi.
Non gli avrei detto di amarlo, ma abbozzai qualcosa nella mia mente per poi parlare: "Tu sei bello e sai di esserlo, ma io all'inizio non ti notavo affatto, sei il fratello della mia migliore amica, sei più piccolo e non cercavo relazioni serie. Poi la tua insistenza mi ha fatto cambiare idea, mi son detta «perché no?» e non mi pento. Soprattutto, anche se dici di avere problemi con la gestione delle situazioni, e so che che è vero, ti ammiro tantissimo per aver reagito straordinariamente alla scoperta di Grace"- gli sorrisi e lo abbracciai. Sollevò il busto e fece i grattini alla testa della biondina- "ma come potrei non adorarla! Anche se... fosse stata figlia di un altro sarebbe stato meglio. Sono consapevole del sex appeal che Gionata esercita su di te, ho strapaura che possa succedere qualcosa tra voi due"-ammise, sconsolato.
Rimasi zitta, carezzandogli i capelli.
La situazione fu salvata da Grace che desiderava fare un bagno.
La prendemmo per mano entrambi e passammo una buona mezz'ora in acqua, che non era comunque abbastanza a detta di Grace.
La giornata trascorse in fretta e la spontaneità del rapporto di noi tre mi faceva sorridere e, oltretutto, mi faceva vedere la maternità in una prospettiva diversa: avere un compagno di vita, pronto a sostenerti per ogni passo del cammino alle press con vostra figlia sarebbe stato del tutto positivamente diverso.
Diverso dal rinnegare una figlia e sballottolarla a destra e sinistra, come se la cicogna avesse sbagliato e dovesse rifare il viaggio. Il senso di colpa mi divorava per ogni questione.
Mi assopii sul petto di Luca, inspirando il suo persistente profumo e godendomi il caldo piacevole e non asfissiante, sentendo il sole baciarmi e abbronzarmi.
Riponevo in questo ragazzo la mia pace interiore e contraddittoriamente ad ogni esperienza passata, non riuscivo ad accogliere il fatto che dovesse continuare con il tour estivo e stare lontano da me, proprio da me che avevo sempre cercato di tenere lontani gli affetti per paura di soffrire.
Alzai il capo dal suo petto, feci leva sulle mie braccia, arrivando a guardarlo negli occhi, soffermandomi sulle iridi nocciola.
«Luca, ti amo anche io. Tanto.»

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora