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aggiorno a 20 stelline, andate a votare anche i capitoli precedenti.

capoplaza ti ha inviato la storia di sferaebbasta.
"?"

Non sapevo cosa inventare, optai così per una mezza verità.
"È il suo regalo per il mio compleanno, siamo stati al resort. Non ne è valsa la pena, siamo stati insieme poco tempo :("
Cercai comunque di esagerare, fingendo di non averlo nemmeno guardato in faccia.
Non che prendendomi da dietro ci fossimo guardati chissà quanto, insomma.
"Giusto il tempo di fare una storia del tuo culo per fare il figo, vabbe."
Visulazzai, ma non risposi. Aveva tutta la ragione del mondo, ne aveva più di quanto potesse pensare, ma mi dava ugualmente fastidio.
Raccolsi le mie cose e feci il check out dall'albergo.
Presi il taxi e mi feci portare a casa.
L'orologio segnava le 19 e se il traffico fosse stato dalla mia parte in mezz'ora mi sarei trovata a casa.
Ero stanca e angosciata, scartai a l'idea di festeggiare in discoteca; avevo visto tutti gli amici in mattinata, oltretutto ora c'era anche Grace.
Mi sentivo davvero strana e combattuta: avrei voluto sputare immediatamente il rospo, ma qualcosa nello sguardo di Gionata mi aveva suggerito di non doverne far parola perché non sarebbe stato pronto ad accettare le conseguenze.
Le conseguenze... probabilmente avrei potuto perdere tutti i miei amici: Erika per aver ferito suo fratello, ma anche per aver tradito la sua fiducia; Luca sarebbe probabilmente rimasto troppo scottato, avrebbe sofferto come un cane all'apprendere la notizia; Gionata si sarebbe sentito tradito e non rispettato, sebbene ci fossimo comportati noi due allo stesso modo nei confronti delle persone con cui avevamo una relazione.
Avrei molto probabilmente scritto a Gionata, perché parlargli faccia a faccia sarebbe stato troppo difficile e, soprattutto, mi avrebbe persuasa e portata dalla sua parte, nonostante pensassi avessimo sbagliato.
Fottuta erba! Mi sono sempre tenuta lontana dalle sostanze per un motivo e ora eccomi qui.
Istintivamente scrissi a Luca di passare da casa a guardare un film insieme a me e Grace se non avesse avuto altro da fare.
Alzai lo sguardo dal cellulare, puntando lo sguardo oltre il parabrezza. Non appena capii di essere quasi giunta a destinazione iniziai a preparare i soldi e dieci minuti dopo ero ad aprire la porta di casa.
Inviai un messaggio sul gruppo della famiglia, chiedendo di Grace che era ancora con mio padre e mia madre.
Luca mi disse che sarebbe stato a casa mia nel giro di poco tempo, il tempo di arrivare.
Mi interrogavo sullo scrivere a Gionata tempestivamente, con il timore di ricevere un messaggio dal contenuto compromettente in presenza di Luca, oppure se aspettare.
Optai per l'attesa, poi proseguii interrogandomi con Luca.
Cosa volevo dalla mia vita? Volevo veramente che lui ne facesse parte?
Luca si era dimostrato nel corso del tempo un ragazzo premuroso e attento, al contempo pieno di virilità, talento e fascino; aveva le sue pecche, era testardo e talvolta scontroso, ma nonostante tutto anche i suoi difetti mi avevano rapita.
Immersa in questo ragionamento, mi spaventai quando sentii il suono del campanello e svogliatamente andai ad aprire.
Oltre la porta c'erano i miei genitori, mia sorella Marta con Grace e infine Luca.
Li salutai tutti, presi Grace per mano e con un cenno mi feci seguire dal moro.
"Amore, lava le mani", dissi premurosa rivolgendomi a Grace e rimanendo a guardarla per assicurarmi che lo facesse.
Mi voltai per cercare gli occhi scuri e bellissimi di Luca, che era appoggiato allo stipite, anch'egli concentrato sulla piccola.
Quando Grace finì la prese in braccio, facendole fare "l'aeroplanino" e poi lasciandomi un bacio sulla mascella.
Vedere Luca con la piccola in braccio era una cosa che mi riempiva il cuore, mi faceva sentire davvero fortunata e felice.
I due continuarono a muoversi e lui poi la posò sull'isola della cucina, continuando a riempirla di attenzioni e domandandole cosa avesse fatto con i nonni.
La ascoltammo, guardandola in quegli occhi magnetici e tra me e me pensai che era giunto il momento di sistemarle la frangia.
Annuivamo a tutto, senza interromperla e contemplando il suo sorriso.
Luca poi iniziò a prenderla in giro, facendole perdere la pazienza, ma poi facendola nuovamente ridere e rivelò una finestrella per un dente caduto.
"Mamma, ho tanta fame"- Grace fece la sua uscita.
"Ti cucino una fettina? Vuoi una mela?"- le proposi, pensando già a rubargliene un po'.
"Oppure prendiamo la pizza"- controbattè Luca, ricevendo un'occhiata non proprio clemente.
"Quando sarai più grande, ti auguro di andare a Napoli a mangiare la pizza, però anche giù da me è ottima"- le disse, atteggiandosi e divertendola.
Nel frattempo la pizza fu ordinata e dopo non molto tempo fu anche consegnata.
Grace ne lasciò metà; prevedendolo non l'avevo ordinata per me.
Si mise a guardare i cartoni e poi si addormentò.
"Andiamo in camera?"- gli dissi annoiata.
"Uouo, che cerchi di dirmi? Invitiamo anche quella gran figa di tua madre?"- mi chiese con una serietà irreplicabile.
"Quanto cazzo voglio che anche tuo padre sia un bell'uomo per potermi vendicare! A proposito, da quanto non senti i tuoi?"- gli chiesi, conoscendo il suo vizio di trascurarli.
"Boh, un mesetto"- ammise grattandosi la nuca con le dita affusolate.
Lo guardai torva, in segno di rimprovero.
"Agli inizi di settembre ho una data a Salerno, sono troppo gasato cazzo!"-rivelò e si lanciò sul letto.
"Allora, com'è andata sommariamente la giornata?"- mi chiese, tirandomi per una mano e facendomi atterrare sul suo petto.
Rimasi col fiato sospeso, non sapevo cosa dire. Inconsciamente ero angosciata e se solo avessi dato spazio ai pensieri per un secondo avrei pianto, non sapendo cosa dire.
"Bene, dai, sono stata parecchio bene stamattina, non vedo quasi mai i ragazzi e un po' mi spiace perché quando erano tutti agli esordi passavamo giornate intere a Calvairate tutti insieme. Ho rivisto Grace e mia sorella, poi. Ovviamente grazie anche a te per esserci e per il regalo, vorrei picchiarti perché non so come ricambiare ma vedrai che qualcosa troverò. Tu oggi che hai fatto?"- gli riproposi la domanda.
"Sono stato in studio questo pomeriggio a fare le prove, dopodomani parto, non conviene più fare avanti e indietro per le date perché sono tutte più a sud. Torno nel weekend"- raccontò, giocherellando con le sue stesse mani.
"Che palle"- sbuffai ad alta voce senza accorgermene.
Luca alzò lo sguardo verso di me e cercò di capire cosa intendevo.
"Dai che dopo cinque giorni sono qua"- mi sorrise e mi abbracciò.
"Mi fidanzerò con un panettiere, così lo avrò tutto per me"- esclamai con il broncio.
"Quelli hanno i turni di notte, non ti conviene. Almeno io a fine giornata ti scopo. e pure forte."- continuò lui.
"Luca! Sei il solito, veramente!"- risi e posai un bacio sulle labbra carnose, poi mi allontanai di poco e iniziai ad osservare quanto fosse bello.
"Domani mi porti al mare?"- gli chiesi, facendogli gli occhi dolci.
"Un giorno ti porto a Salerno, ho passato la mia adolescenza al porto"- rivelò, e per la seconda volta nella giornata tornò mentalmente alla sua città natale.
"È per Grace, dice che vuole andare al mare con zio Luca"- gli comunicai, ridendo.
"Quasi gli sono più padre che zio"- disse e Calò il silenzio.
"Rimani qui a dormire? So che sono solo le ventidue ma sono stanca"- gli proposi, deviando discorso.
Lui scosse la testa e prese parola: "Vado a ballare con gli altri della gang".
Annuii e gli dissi che lo avrei accompagnato alla porta.
Ci salutammo; diedi un'occhiata a Grace e dal divano la portai nel letto con me, dato che quello che aveva usato l'ultima volta era occupata da Marta.
Bevvi un goccetto di alcol per scacciare i pensieri e addormentarmi prima che i sensi di colpa mi divorassero e, abbracciata alla mia piccola, presi sonno.

Bevvi un goccetto di alcol per scacciare i pensieri e addormentarmi prima che i sensi di colpa mi divorassero e, abbracciata alla mia piccola, presi sonno

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15/07/2020

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora