30.

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"Erika, dov'è quella testa di cazzo di tuo fratello?"- urlai dall'altra stanza con la chiamata in vivavoce.
"Ma senti, non ti so dire, però credo Ava abbia messo una storia, forse riconosci il luogo"- mi suggerì lei.
Feci come consigliato e subito inquadrai il posto.
Rimanemmo in linea per tutto il tempo della mia preparazione, in cui mi misi in mente di andare a raggiungere Luca con Erika.
Nonostante le altissime temperature di fine luglio misi una t-shirt bianca con sopra una felpa nera cropped e un paio di pantaloncini neri, con i soliti anfibi ingombranti.
Erika passò a prendermi e si congratulò con me per l'intuito quando, giunte a destinazione, intravide parcheggiata l'auto troppo sgragiante del fratello, totalmente diversa rispetto alla sua modesta macchina di piccola misura.
Entrammo nel discopub e subito fummo travolte dal via vai di gente.
Disinvolte ci avviammo al bancone per ordinare della birra.
Appoggiate con i gomiti alla superficie fredda, ci voltammo appena verso la moltitudine di persone, cercando in realtà soltanto poche.
"Grè, sul soppalco. Lollo ci ha viste"- mi informava Erika, passo per passo.
"Continua a parlarmi, fammi ridere"- la esortai.
"Ma che sfaccim agg'a fa cu te?"- disse di rimando, provocando in me una reale risata per la simpatia del suo dialetto.
"Maronn, ma che sta' a fa? Non ti girare, Greta"- mi avvisò inutilmente, dato che feci l'opposto.
Alzai lo sguardo e vidi una ragazza dal fisico perfetto e dai capelli afro che ballava con Luca, strusciandosi su di lui.
Sarei andata a complimentarmi con lui del fatto che rimanesse impassibile, ma per il momento mi sarei dovuta occupare di far capire a quella ragazza che lui era impegnato.
Bevvi l'ultimo sorso di birra, infilai una gomma in bocca e mi destreggiai tra le persone, imboccando poi la scalinata.
Individuai il gruppo e pensai a cosa fare. Mi avvicinai poi alla ragazza, appoggiandole le mani sui fianchi e iniziando a muovermi con lei che però non riusciva ancora a vedermi in viso.
Luca iniziò a squadrarmi, cercando di capire le mie intenzioni e cosa ci facessi lì, soprattutto dopo averlo ignorato per tutto il giorno.
La mora si voltò sorridendomi e continuando ad ancheggiare.
"Scusami tesoro, Plaza è il mio fidanzato, provaci con Lollo"- le dissi con la massima calma, indicandole Lorenzo, che aveva il suo fascino.
La mora si dileguò senza proferire parola, quasi imbarazzata.
Tornai a concentrarmi su Luca.
"Che ci fai qui?"- mi chiese sorpreso.
Gli feci cenno di seguirmi e percorsi di nuovo la scalinata, per poi riuscire ad uscire.
Mi poggiai su una macchina parcheggiata fuori dal locale e accesi una sigaretta.
"Allora?"- incalzò, impaziente, e accendendomi la paglia.
Sorrisi e iniziai a fumare, guardandolo dritto negli occhi, cogliendolo mentre seguiva i miei movimenti attentamente.
"Allora... dovremmo risolvere. Non ti chiederò scusa, Luca, lo dico da subito. Però riconosco di averti mancato di rispetto. Cercherò di migliorare sotto questo aspetto, cercherò di rimanere concentrata su di te. Ma vedi, io non mi impegno mai seriamente e farlo dopo... dopo tanto, troppo tempo è strano: non sempre riesco a comportarmi in modo spedito, naturale, automatico."- terminai in soggezione, sotto le sue occhiate attente e che probabilmente cercavano di anticipare le mie parole.
Mi sottrasse la sigaretta, la posizionò tra le sue labbra e dopo averla fumata fino al filtro la spense sotto la suola delle Nike.
Piano si avvicinò a me, mi posò appena le mani sui glutei e mi sussurrò un "sei perfetta come sei".
Spostò le mani e mi cinse il busto, abbracciandomi e poggiando il capo sulla mia scapola.
Continuò a parlare, nemmeno troppo chiaramente e percepivo i movimenti delle sue labbra sulla mia scapola.
"Devi scusarmi. Scusami se ho fatto intendere cose scortesi, però mo diciamocelo seriamente: tu potresti benissimo fare la modella e io sono un ragazzino qualunque che per qualche strana divinità favorevole ti ha al suo fianco."- terminò girando il capo e lasciando un bacio sul collo.
Presi a fare su e giù con il palmo della mano sulla sua schiena.
Ero molto contenta delle sue parole, apprezzamenti a parte, perché Luca si era esposto più del previsto e non era affatto da sottovalutare.
Alzò il capo e finalmente ci congiungemmo in un lungo bacio, che esprimeva il nostro dispiacere per essere delle teste di cazzo e il nostro volerci sempre di più.
Mi prese per mano e mi condusse nella sua macchina.
Mise in moto e ne approfittai per inviare un messaggio ad Erika e ringraziarla di cuore del favore.
Ci allontanammo parecchio, fino a giungere a un posto piuttosto spopolato. Di lì a pochi metri c'era una rotonda e sempre lì vicino una sorta di muretto panoramico, dalla quale era possibile vedere la città e le sue numerosissime luci.
Scendemmo dall'auto e rimanemmo poggiati sul cofano anteriore a goderci la vista.
Io appissolata su di lui, che aveva le labbra posate sulla mia testa.
Avrei potuto aspettare anche la fine del mondo in quella posizione, percepivo la nostra complicità e ciò mi faceva sentire al settimo cielo.

31/10/19

Ne è valsa la pena - Capo PlazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora