CAPITOLO SEDICI-seconda parte

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Controllo per la quinta volta, o forse di più, di aver letto bene.

Mi sta chiedendo di vederci? È forse un appuntamento?

Mi lascio cadere di peso sullo sgabello e cerco di calmarmi, sembro una ragazzina al primo appuntamento.

E se non fosse lui? Dopo tutto non si è firmato, e tu non hai quel numero.

Di colpo sento tutto l'entusiasmo svanire. Non avevo preso in considerazione questa ipotesi, la domanda è: se non è lui, chi altro può essere?

È uno dei pochi ragazzi di cui non ho il numero, scartando Marcus a priori, l'unico che rimane è Max, e lui si farebbe riconoscere chiamandomi "mi princesa".

Rileggo il messaggio per l'ennesima volta, come se tra quelle poche parole potesse uscire qualcuno a dirmi chi è il mittente.

Non fai prima a chiedere?

È sicuramente più semplice che stare a fissare lo schermo in attesa di non so cosa.

Digito il messaggio ma il campanello mi interrompe prima ancora che io finisca.

Il suono squillante mi fa spaventare tutte le volte, c'è solo una persona che lo usa, è da quando mi sono trasferita qui che dico alla portinaia di bussare, ma sembra che le mie parole le entrino da un orecchio e le escano dall'altro.

Metto il l'iphone nella tasca della felpa e la tiro giù per coprire le cosce, per quanto possibile, mentre apro la porta.

<<Bella felpa>>.

Alzo lo sguardo e davanti a me non trovo la portinaia, ma due occhi color carbone che stanno scrutando ogni centimetro delle mie gambe.

D'istinto cerco di nascondere il mio corpo dietro alla porta.

<<Alexandre! Che ci fai qui?>>, chiedo presa alla sprovvista.

<<Sono venuto a chiamarti. Non hai ricevuto il mio messaggio?>>.

Mistero svelato.

Sapevo che era lui.

<<Oh sì. L'ho letto giusto un attimo fa>>.

Lui fa uno strano sorriso, come se sapesse che in realtà mi stavo scervellando per capire chi fosse stato a scrivermelo.

Allunga la mano e apre la porta, adesso non c'è più nulla a nascondermi dai suoi occhi.

<<Allora, andiamo?>>, dice senza smettere di fissarmi.

<<Dammi un minuto, vado a cambiarmi e ti raggiungo>>.

Non faccio in tempo a girarmi che mi prende per mano e mi attira a sé, chiudendo il mio appartamento alle spalle.

<<Non c'è bisogno che ti cambi, mi piace come ti sta>>, senza sciogliere le sue dita dalle mie, attraversiamo il pianerottolo.

Quando entro rimango letteralmente a bocca aperta, sono per caso finita in una di quelle serie dove ristrutturano case?

Da quello che si può vedere è fatto come il mio, ma gli spazi sono molto più grandi.

Appena dentro c'è un tavolo grandissimo in legno chiaro invecchiato, le dieci sedie sono fatte di paglia blu intrecciata e come centro tavola c'è un vaso di pampas. Sulla destra c'è la cucina, con i pensili bianchi e blu scuri e una piccola penisola grande giusto lo spazio per due sgabelli.

Mentre a sinistra c'è il salotto, il divano è in pelle color cuoio effetto invecchiato, accanto c'è una poltrona in paglia bianca con sopra una coperta blu scura che sembra estremamente morbida, sul muro di fronte c'è appesa una tv così grande che non saprei nemmeno dirne la misura.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora