CAPITOLO VENTISEI

4.2K 115 17
                                    




"Aiutare le donne ad essere eleganti, questa era la nostra missione; a tirar fuori l'ombelico sono capaci tutti".

Micol Fontana


Ormai siamo in viaggio da un'ora e ci siamo scatenati così tanto a ballare e cantare che sono esausta.

<<Ragazzi ho bisogno di una pausa>>, dico lasciando andare di peso la testa contro al sedile, <<voi continuate pure con le vostre perfette performance>>, gli dico vedendoli dallo specchietto che continuano a muoversi a ritmo.

<<Quanto manca?>>, domando ad Alexandre che, in silenzio, è concentrato sulla strada.

<<Siamo quasi a metà strada>>, si volta verso di me, <<sei stanca?>>.

<<Un po', la macchina per me è come un sonnifero, è già un miracolo che non mi sia addormentata subito>>, sorrido.

<<Prova a dormire, credo che anche ai due piccioncini si stiano scaricando le batterie>>, seguo il suo sguardo e vedo Pierre che canta con gli occhi socchiusi.

<<No, rimango sveglia, così ti faccio compagnia>>.

Lui mi guarda, senza dire nulla allunga il braccio e mette la mano sulla mia coscia. Basta quel leggero sfiorarsi a farmi stare bene, metto la mia mano sopra la sua e lascio che le nostre dita si incrocino.

<<Penelope>>, sento qualcuno chiamarmi e scuotermi delicatamente.

Apro gli occhi e davanti a me c'è il mio vicino di casa.

<<Mi sono addormentata>>, biascico dispiaciuta.

Fortuna che volevi rimanere sveglia a fargli compagnia.

<<Ho visto>>, mi prende in giro lui, <<vieni siamo arrivati. Pierre e Thomas stanno già entrando>>.

Slaccio la cintura e dopo essermi stiracchiata metto la giacca e scendo.

<<Brr, qui fa ancora più freddo>>, mi stringo nel caldo tessuto.

Alexandre dietro di me mi abbraccia e muove le mani sulle mie braccia per scaldarmi.

<<Va meglio?>>, la distanza tra le sue labbra e il mio lobo è così minima da farmi venire la pelle d'oca. Basta questo gesto a farmi dimenticare del freddo.

<<Sì, sì certo>>, mi affretto a dire.

Apre il baule, prende il suo borsone e la mia valigia e ci avviamo verso il vialetto che porta alla baita.

La struttura è leggermente illuminata, non riesco a vedere bene con il buio, ma si capisce che la facciata è fatta di pietre dalle sfumature chiare, porta e finestre sono in legno verde salvia ed è circondata da alberi e fiori.

<<La mia princesa>>.

Alzo lo sguardo e vedo il mio amico corrermi incontro, mi alza di peso e mi fa fare una piroetta.

<<Max>>, gli do un bacio sulla guancia.

<<Mi mancavi sai?>>.

<<Anche tu>>.

Il mio lunatico vicino di casa fa un colpo di tosse, <<avete ancora tanto, avrei freddo>>, dice scocciato.

<<Entra, ci penso io ad accompagnare questa bella donzella>>.

Lo fa apposta a stuzzicarlo, si diverte a farlo arrabbiare e ammetto che la cosa diverte un po' anche me.

<<Andiamo>>, cerco di non far vedere il mio sorriso.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora