CAPITOLO TREDICI

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"Hai una vita molto più interessante, se indossi abiti unici".

Vivienne Westwood


Cammino avanti e indietro per la stanza con passo nervoso, la telefonata con Lucas mi ha lasciato l'amaro in bocca, e un sacco di rabbia da sfogare.

Non mi basterebbero dieci ore con un sacco da box tra le mani per sfogare tutto il nervoso che sento.

Certo che non basterebbero, visto che non sai nemmeno come si mettono due guantoni da box.

Era per modo di dire, non stancarmi proprio adesso.

Quando stavamo insieme non si faceva mai sentire, ma per insultarmi e litigare il tempo è riuscito a trovarlo. Sono così delusa da lui, da noi, da com'è finita la nostra storia, dal mondo in cui mi ha parlato poco fa. È tutto un casino, e l'unica cosa di cui ho bisogno adesso è non pensare.

Chiudo gli occhi e immagino di essere sdraiata su un'infinita distesa di erba, avvolta dal profumo di aria fresca di montagna, coccolata dal rumore degli animali al pascolo, dei ruscelli che scorrono limpidi e del cinguettio degli uccellini che volano danzando nel cielo. Sorseggiando un buon vino, mangiando un panino e circondata dai miei amici per perderci in dolci e spensierate chiacchiere.

Come se mi avessero letto nel pensiero, sento il campanello suonare. Apro gli occhi e abbandono la bolla felice che stavo immaginando nella mia testa.

Avvolta nella mia calda tuta nera come il mio umore, corro ad aprire.

Il sorriso perfetto di Pierre e i biondi capelli di Aubree mi aspettano alla porta.

<<Ciao ragazzi, venite. Fate come se foste a casa vostra>>, li invito ad entrare, mostrandogli dove appendere le loro giacche.

<<Fuori di qui fa davvero freddo, è la serata perfetta per chiudersi in casa al caldo>>.

Guardo i ragazzi e mi viene da sorridere vedendo che siamo tutti e tre vestiti completamente di nero, sembra quasi che siamo pronti per un funerale.

<<Ci siamo messi d'accordo senza saperlo?>>, indico i nostri vestiti.

<<Il giorno dopo una grande serata, non riesco ad indossare altro che una comoda tuta>>, sorride Aubree.

<<Penny tu come ti senti, con tutto quello che hai bevuto ieri mi aspettavo di trovarti con la testa nel water>>, mi scherza Pierre.

Come dargli torto, ieri sera hanno visto il peggio di te.

Non è assolutamente vero, sono rimasta nei miei limiti.

<<Strano ma vero, mi sento bene. Ho un leggero mal di testa, ma non mi posso lamentare. Ho dormito praticamente tutto il giorno, dopo aver fatto la doccia sono crollata a letto, ho recuperato quasi del tutto le energie>>.

<<Io sono stata svegliata da questo imbecille. Avevo dimenticato la suoneria sul cellulare, ed ha rovinato il mio pisolino. Sto seriamente pensando di bloccare il suo numero, tutte e volte che voglio dormire vengo disturbata da lui>>, si lamenta in modo teatrale.

<<Iniziavo ad avere fame, e volevo compagnia. Sab non mi ha risposto, così ho ripiegato su di te>>, lo dice in modo così sincero che non riesco a trattenere una risata.

<<Grazie! Bell'amico. Mi hai cercata soltanto perché nessun altro ti rispondeva. Almeno tienitele per te queste cose>>, Aubree si finge dispiaciuta, ma si capisce che sta solo cercando di far sentire in colpa Pierre.

<<Su, non fare così. Sai che ho un cuore di ghiaccio e non riuscirai a farmi dispiacere>>, risponde lui buttandosi di peso sul divano.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora