CAPITOLO VENTISETTE

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"La moda dovrebbe rappresentare una via di fuga, non una prigione."

Alexander Mcqueen


La faccia di Pierre quando ci vede scendere le scale mano nella mano è a dir poco divertente. È un misto tra felicità, sorpresa, voglia di urlare, voglia di riempirmi di domande e di correre da Sab in cucina a riferirle tutto.

<<Buongiorno>>, urla troppo eccitato.

<<Giorno>>, rispondo a voce bassa, mentre Alexandre si limita a fare un cenno con la testa.

Senza dire nulla mi trascina letteralmente a tavola e si siede allo stesso posto di ieri.

<<Muoio di fame>>, borbotta più a sé stesso che a noi.

Davanti ai miei occhi c'è la colazione più abbondante della storia. Pancake, brownies, croissant, panini salati, pasticcini, fette con le varie marmellate e creme, succhi, cappuccini e chi più ne ha più ne metta.

<<Max sbrigati o cominceremo a mangiare senza di te>>, urla Marcus, mentre con gli occhi sta già mangiando il croissant caldo davanti a lui.

<<Arrivo, arrivo>>, si lamenta ed entra nella stanza con tutta la calma del mondo, seguito da Ryan che era sul divano.

Si siedono e subito guardano me e il ragazzo accanto a me con un sorriso malizioso, ci risiamo.

Per non lasciargli il tempo di parlare dico la prima cosa che mi passa per la testa.

<<Chi ha preparato tutto questo? Mi sembra di essermi svegliata in paradiso>>, dico.

<<Max ha ordinato tutto nella pasticceria qui vicino>>, mi spiega la mia amica.

Il festeggiato addenta un pancake e sbadiglia, <<sto invecchiando ragazzi, mi sono svegliato da poco ed h già sonno>>, piagnucola.

<<La prossima volta dormi invece che rompere i coglioni>>, Alexandre non si lascia sfuggire l'occasione di insultarlo.

<<Non volevamo disturbare ragazzi>>, ride Ryan, <<la porta non era chiusa>>.

<<Se mi dai la cazzo di chiave forse>>, risponde scocciato.

<<Alt, di cosa state parlando?>>, Pierre il curiosone si intromette subito.

Thomas lo guarda e gli dice di non impicciarsi, ma lo conosciamo tutti troppo bene, e sappiamo che non smetterà di fare domande finché non otterrà le risposte che vuole.

<<Stamattina siamo entrati in camera di Vincent nel momento sbagliato>>, ridacchiano come due quindicenni.

<<Vi hanno interrotti mentre...>>, <<NO>>, urlo per fermalo prima ancora che finisca la frase.

<<Si stavano "solo" coccolando, diciamo>>, cerca di tagliare il discorso Max.

<<Perché io mi perdo sempre le scene migliori?>>, borbotta il mio amico ed io lo guardo male.

<<Avete ancora tanto?>>, sbotta il mio vicino di casa.

Tutti loro sanno che non gli piace che si parli di lui, lo stanno stuzzicando e rischiano che la cosa vada a finire male.

<<Ok, ok. La smettiamo>>, risponde il festeggiato, poi mi fa un occhiolino come per scusarsi, a quanto pare si vede quanto sono in imbarazzo.

La mia amica si avvicina a me, <<dopo mangiato io e te facciamo una passeggiata nel bosco, voglio sapere tutto>>, sussurra.

Grazie al cielo la colazione continua in tutta tranquillità, e nessuno torna più sul discorso di prima.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora