CAPITOLO CINQUE-seconda parte

3.4K 124 13
                                    




Sento la sveglia suonare, guardo il telefono e sono le sei del mattino.

Mi ero promessa che stamattina sarei uscita a fare una corsa per smaltire la tensione ma adesso vorrei solo non lasciare mai più il mio bellissimo e caldissimo lettino.

Mi alzo controvoglia e vado in bagno a lavarmi faccia e denti. Faccio una coda di cavallo alta e vado alla cabina armadio trascinando le gambe come uno zombie.

Evito di guardarmi allo specchio perché sono abbastanza sicura che mi spaventerei, immagino già il mio viso gonfio, pallido e con due splendide occhiaie ben visibili.

Indosso un paio di leggins neri, felpa e giacca anti vento nere con le adidas fucsia. Prima di uscire mangio una barretta alla frutta secca, non vorrei svenire proprio oggi che ho un sacco di cose da fare.

Appena metto piede fuori dal palazzo sento la pungente aria autunnale pizzicarmi le guance, chiudo la cerniera della giacca fino al limite per ripararmi il più possibile. Si sente che oggi è domenica, Parigi è più silenziosa rispetto che in settimana, inizio a correre verso il parco vicino a casa e alzo il volume della musica che suona nelle mie orecchie.

Il parco è abbastanza pieno di gente che, come me, si è alzata presto per fare un po' di esercizio mattutino. Credo che per tutti il trauma sia solo l'alzarsi dal letto, ma quando poi inizi a correre e a sentire il corpo più leggero e la mente più libera, la fatica viene ripagati all'istante.

Sono sempre stata una ragazza che preferisce di gran lunga andare a correre da sola che in compagnia, detesto parlare perché mi fa affaticare il doppio, infatti in Italia quando Lucas si univa a me sapeva che non doveva assolutamente parlarmi, correvamo per un'ora uno accanto all'altra senza proferire parola. Lucas, ormai non lo sento da giorni, domani prenderò la situazione in mano e lo chiamerò.

Mi abbasso per allacciare la scarpa prima di farmi male inciampandomi. Che stupida mi sono dimenticata di fare il nodo doppio.

<<Oh scusami non volevo urtar... Penelope...>>, alzo lo sguardo verso la voce che mi sta parlando.

<<Ciao... Marcus, giusto?>>, mi sento in imbarazzo, ma la mia memoria con i nomi è veramente inesistente, e avendolo visto soltanto una volta non sono sicura che il suo nome sia questo.

<<Si esatto>>, mi sorride, sembra imbarazzato anche lui.

Forse perché la sua morosa al locale ha tirato fuori gli artigli come se lui non fosse in grado di parlare da solo.

Probabile, ma alla fine non era così male. Sembrava... simpatica.

Senza accorgerci iniziamo a correre fianco a fianco, adesso mi sento ancora più a disagio, non so se correre e stare zitta o se dire qualcosa.

<<Pierre mi ha detto che oggi c'è la tua inaugurazione>>, deve aver percepito anche lui la strana situazione che si stava creando.

Avete presente quando ho detto che odio parlare quando sono a correre? Ecco, non l'avessi mai detto. Ma non mi sembra educato andarmene senza rispondere.

<<Oh, sì. Sarà oggi alle 17>>, non gli faccio domande per non allungare il discorso.

<<Lo so, io e Sabrina verremo. Quando si parla di moda lei è in prima fila>>, il sorriso che nasce sul suo viso quando pronuncia quelle parole lascia trasparire quanto dev'essere innamorato della sua ragazza. Sembrano davvero una bella coppia.

<<Sono contenta che verrete anche voi, spero che vi divertirete>>.

<<Senti io... io volevo scusarmi per l'altra sera. Sai Sabrina è molto gelosa, e a volte tende a fare una cattiva impressione. Ma credimi, quando la conoscerai meglio capirai che è una delle persone più buone al mondo>>, non sembra molto a suo agio, ma posso capirlo.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora