CAPITOLO TRENTAQUATTRO-seconda parte

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Metto i tacchi e mi guardo allo specchio prima di uscire dalla stanza. Dopo il pomeriggio intenso e pieno di emozioni, siamo rimasti a poltrire sul divano, e mentre lui dormiva come un bimbo, sono sgattaiolata in bagno per cominciare a prepararmi. Non so come sia possibile ma alla fine è riuscito comunque ad essere pronto prima di me.

<<Posso entrare?>>, urla annoiato dal salotto.

<<Ancora un minuto>>.

<<E cosa ti cambia?>>, lo sento sbuffare.

<<Ti ho detto che è una sorpresa. Quando sarò pronta uscirò>>.

Sistemo i capelli e faccio una giravolta. Sono davvero soddisfatta del mio outfit, anzi di tutto l'insieme.

Ho lasciato i capelli mossi sciolti, legando i ciuffi davanti in due trecce e per dare un tocco di classe da "sera dell'ultimo dell'anno", ho applicato dei glitter con la colla apposta sulla riga nel centro.

Il pantalone in paillettes oro rosa mi fascia le forme alla perfezione, ed ho inserito il fondo leggermente ampio nel laccio delle scarpe bianche dal tacco dodici, stringate alla caviglia. Per completare il tutto ho messo un body bianco in seta molto scollato sul davanti ed ho dato un tocco di luce con la collana che mi ha regalato il signor Carlos. Appoggio il cappotto bianco lungo sulle spalle, prendo la pochette della stessa tonalità dei pantaloni, e sono pronta per uscire.

Abbasso la maniglia e appena metto piede fuori dalla stanza trovo già gli occhi di Alexandre che mi fissano. Fa correre lo sguardo su tutto il mio corpo, guardandomi a bocca aperta.

<<Non che avessi dubbi, ma sei stupenda>>, mi viene in contro e prende la mia mano per farmi fare una piroetta.

Lui guarda me ed io guardo lui, che come sempre è bellissimo.

Ha pettinato i capelli all'indietro, lasciando cadere solo un ciuffo sulla fronte e la barba incolta gli dà quel tocco in più che lo rende ancora più bello.

Indossa un pantalone beige elegante, con la camicia bianca inserita all'interno. Le scarpe sono marrone scuro, abbinate a delle bretelle come accessorio. Sul divano c'è il suo nuovo cappotto marrone ad aspettarlo.

<<Nemmeno tu scherzi>>, mi stringo più forte a lui.

<<Dovresti dire anche tu che non avevi dubbi a riguardo>>, finge di guardarmi male.

<<Sai che odio le bugie>>.

Mi allontano da lui a passo svelto, perché ormai lo conosco bene e so che quando lo stuzzico me la fa pagare con il solletico.

<<Non potrai scapparmi per sempre>>.

Siamo ai lati opposti della grande tavola in salotto, ad un suo passo io mi muovo nella direzione opposta.

<<Tregua. Ti prego, facciamo una tregua. Siamo già in ritardo>>, lo imploro.

Allungo la mano della sua direzione, mantenendo la distanza, e pochi secondi dopo lui fa lo stesso.

<<Tregua. Ma solo perché ho fame>>.

Diffidente lo raggiungo e lui mantiene fede al patto, mano nella mano scendiamo a prendere il taxi.

Sull'auto scorrono canzoni dall'atmosfera natalizia, e intorno a noi il paesaggio è ancora imbiancato. Le luminarie si riflettono sulla neve, ed è uno spettacolo difficile da eguagliare.

Arriviamo al ristorante e troviamo già tutti i nostri amici ad aspettarci.

<<Vincent, è mai possibile che tu sei sempre l'ultimo?>>.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora