CAPITOLO UNDICI- seconda parte

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Il mio sangue si è congelato nelle vene alla stessa velocità con cui il cioccolato caldo si congela al contatto con ghiaccio, Jennifer è dietro a questa porta, Alexandre ha le sue mani su di me, il suo odore è su di me, il segno dei suoi baci è su di me. Se lei aprisse questa adesso sarebbe la fine del mondo, non voglio essere la ragazza che fa litigare una coppia, odio le "rovina famiglie" e non voglio assolutamente fare questo.

Non dovresti startene qui con le sue mani sotto al tuo maglione allora.

Per una volta nella vita do retta all'odiosa vocina nella mia testa, e cerco di allontanare le sue mani dalla mia pelle, ma a quanto pare il mio tentativo fallisce miseramente.

<<Cosa stai cercando di fare?>>, sussurra al mio orecchio mentre stringe la presa su di me.

Le sue braccia forti e muscolose, tanto muscolose, mi circondano la vita, facendomi sentire così piccola. La sensazione che provo è strana, è come se tra queste braccia mi sentissi protetta dal mondo, ma allo stesso tempo so che sto facendo un grosso errore.

<<Alexandre>>, è davvero difficile pronunciare queste parole, <<devi lasciarmi>>.

<<E perché dovrei farlo?>>, sento che sta sorridendo, ma cosa diavolo gli salta in mente? La sua ragazza è a meno di un metro da noi, a dividerci c'è una misera porta.

<<La tua ragazza è qui! Potrebbe trovarci. Io... io non avrei dovuto. Mi dispiace, vorrei poter dare la colpa di tutto all'alcol>>, cerco di parlare il più a bassa voce possibile.

<<Cosa?>>.

Mi giro di scatto con fatica verso di lui e lo guardo male, anche se al buio di questo sgabuzzino non può vedermi.

<<Jennifer è di la e ti sta cercando>>, ripeto.

Il piccolo spazio in cui siamo rinchiusi ci obbliga a stare letteralmente appiccicati, il mio seno è schiacciato contro al suo petto, i nostri volti a pochi millimetri di distanza l'uno dall'altro, e anche se in questo momento dovrei vergognarmi di quello che ho fatto, in realtà vorrei solo continuare. Più lentamente torno nella mia posizione di prima, sarà già difficile da spiegare, è meglio non peggiorare le cose.

<<Alexandre dove diavolo sei finito?>>, la voce così vicina di lei mi fa tremare le gambe. Come spiegheremo questa situazione? Non c'è nulla che io possa dire che possa farci uscire puliti.

Qualcuno abbassa la maniglia dello sgabuzzino, il cuore mi finisce in gola, è questione di secondi. Il mio respiro è così affannato che il ragazzo dietro di me decide di mettermi la mano sulla bocca. Ottima idea così quando ci troverà dirò che sono stata rapita da lui, che sono solo una povera vittima.

Tu hai dei problemi gravi.

La cosa più grave è che sto ancora parlando con te.

La porta si apre leggermente lasciando entrare uno spiraglio di luce. Io mi sento quasi svenire.

Tre...due...uno...

<<Jennifer corri a vedere. Ryan ha preso il microfono e sta cantando a squarciagola, tra un conato di vomito e l'altro>>, la voce di Pierre mi fa sperare che lei se ne vada con lui.

<<Che schifo! Rischio di vomitare anche io se lo vedo, ma non voglio perdermi la scena>>, la porta si richiude, ed io faccio un sospiro così profondo da sentirmi di nuovo viva.

Quel ragazzo si merita una statua. Grazie al cielo è arrivato nel momento giusto, sento ancora le gambe tremare come gelatina, probabilmente se Alexandre non mi stesse tenendo sarei già caduta a terra.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora