CAPITOLO TRENTADUE

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"Io sono una specie di ninfomane della moda che non raggiunge mai l'orgasmo."

Karl Lagerfeld


Tengo Alexandre a braccetto, sta ancora nevicando e con questi tacchi rischio di finire con il sedere a terra e non mi va di passare questa giornata speciale in ospedale.

Potevi metterti delle scarpe più adatte.

Queste si abbinavano meglio, non discuteremo di questo.

Le strade di Parigi si stanno tingendo di bianco, i passanti camminano con il naso all'insù e nell'aria si sente profumo di neve, un odore che mi mancava davvero tanto.

<<Andiamo con questa?>>, domando quando lo vedo avvicinarsi alla sua auto da sogno. Darei qualsiasi cosa per poterla guidare anche solo un minuto, ma visto quanto la ama non ci provo nemmeno a domandarglielo.

<Certo>>, mi risponde guardando la carrozzeria nero metallizzato. Sono pronta a scommettere che guarda più la sua macchina con amore che me.

Forse sei un po' esagerata.

Non credo, li vedi gli occhi a cuoricino che ha?

In effetti.

Lascio i regali sui sedili posteriori e tengo la torta di mele appoggiata sulle gambe, non voglio rischiare che si rompa durante qualche dosso o qualche curva.

<<Siamo stati bravi, non siamo per niente in ritardo>>, dico.

<<Anzi, pure in anticipo>>, mi batte il cinque.

Accende il motore e con lui parte anche la radio, dove si sentono canzoni natalizie in sottofondo.

Prendo il cellulare e vedo che Sab mi ha scritto un paio di messaggi, le serve aiuto per scegliere l'outfit. Nella prima foto indossa un abito nero con dei tacchi rossi, mentre nella seconda foto una tuta con il pantalone a palazzo color petrolio, che le sta a pennello, ovviamente voto quella e lei mi risponde che concorda con me ed era anche la sua preferita. Al pranzo incontrerà l'intera famiglia di Marcus, zii e cugini compresi, ed è molto nervosa.

Il telefono suona per l'ennesima volta e il mio ragazzo si gira verso di me.

<<Sei ricercata oggi>>, dice incuriosito.

<<Già>>, rispondo distratta ed apro la chat.

"I genitori di Thomas verranno a pranzo da nonna Bebe, sono così nervoso che non riesco ad allacciare i bottoni della camicia".

Sorrido immaginandolo che corre come un pazzo avanti ed indietro nella stanza, come fa ogni volta che è agitato.

"Stai tranquillo Pierre, lo sai che ti adorano. Anche se non ti vedono da anni non è cambiato nulla. Fai dei lunghi respiri e pensa a qualcosa di bello".

"Se invece mi odiassero?".

"Non dire stupidaggini, tutte le persone che ti conoscono ti vogliono bene".

Sbuffo rileggendo quello che ha scritto, come può pensare una cosa del genere? Tutti amano Pierre, è la persona più dolce del mondo.

"Sapevo che saresti riuscita a tranquillizzarmi. Ora torna dal tuo principe. Buon Natale bonbon, ti voglio bene".

Gli rispondo che anche io gli voglio bene, in realtà scrivo soltanto "ti voglio bene", odio dire "anche io" perché sembra di voler accontentare la persona con cui si parla.

<<Pianeta terra chiama Penelope>>.

Mi giro verso il mio vicino di casa che sta sventolando una mano davanti alla mia faccia.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora