CAPITOLO TRENTACINQUE

3.6K 114 6
                                    




"Un abito dovrebbe essere stretto abbastanza per mostrare che sei una donna e sufficientemente morbido da provare che sei una signora"

Edith Head





Siamo arrivati al Cirque e Sab sta ancora piangendo per l'emozione.

<<Vi rendete conto? Mi ha chiesto di sposarlo, sotto la Tour Eiffel, alla mezzanotte dell'ultimo dell'anno con i fuochi d'artificio in sottofondo ed i miei migliori amici accanto a me. Se è un sogno non svegliatemi, vi prego>>, dice a me e Pierre.

Mi avvicino a lei e con il pollice raccolgo l'ennesima lacrima che le sta scivolando veloce sul mento.

<<Sono felicissima per te, per voi>>, la stringo forte a me, e mi godo questa coccola per qualche secondo.

<<Max lo sapeva, perché ti ha distratta giusto un momento prima, e si mandava degli sguardi strani con Marcus>>, dice pensieroso il nostro amico.

<<Anche Alexandre>>, aggiunge lei.

Ecco perché sono usciti a cena soltanto loro tre l'altra sera, mi domandavo come mai non avessero chiesto a tutti i ragazzi, ora ho la risposta.

Se ci ripenso è stata una cosa davvero dolce da parte di Marcus, chiedere l'aiuto dei suoi amici, e fare la proposta davanti a noi è stato ancora più bello.

Chissà se a te arriverà mai.

A noi intendi. Non abbiamo fretta vocina nella mia testa, facciamo le cose con calma.

Entriamo nel locale dopo aver aspettato quasi venti minuti in fila di fuori, stasera c'è tutto prenotato e la gente è arrivata in massa dopo i fuochi d'artificio della mezzanotte.

Quando metto piede all'interno rimango ancora più senza parole rispetto che al solito. Il profumo fruttato che ormai riconoscerei anche ad occhi chiusi mi accoglie, e noto subito che hanno cambiato un sacco di cose.

Ci sono dei tavolini più grandi tra i divanetti e le poltrone, dove hanno messo delle bottiglie di champagne, e dove ci sono impilati i bicchieri, un po' alla Grande Gatsby. I camerieri e le cameriere sono vestiti anni venti, ma sempre collegati al circo, con abiti corti, baffi e cappelli.

Al centro dove c'è la pista per ballare ci sono decine di palle da discoteca che scendono, e nell'angolo una band è vestita da band jazz.

<<Meraviglioso>>, sussurro tra me e me.

<<Parli di me?>>, il mio ragazzo mi fa sussultare dandomi due piccoli pizzicotti in vita. Ero così presa dal contorno che non l'ho visto arrivare.

<<Alexandre!>>, urlo spaventata.

<<Che succede?>>.

<<Mi hai fatto prendere un colpo>>, piagnucolo.

Una delle cameriere ci porta al tavolino riservato per noi, proprio tra la pista ed il bancone, la posizione perfetta per non perderci troppo di vista con gli altri.

Mi siedo accanto a Max e Pierre, che stanno bisticciando perché il bell'argentino dice di essere più elegante del mio migliore amico.

<<Bonbon, diglielo pure tu! Io sono molto meglio>>, si indica con fare vanitoso.

Alterno lo sguardo da uno all'altro, quando fanno così mi fanno morire dalle risate, e so già che chiunque dei due sceglierò, l'altro farà una scena teatrale per lamentarsi.

<<Siete entrambi bellissimi>>, introduco la mia scelta, <<ma questa sera devo dire che il completo di Max è un pochino più elegante, il mio punto va a lui>>, rido.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora