CAPITOLO VENTI-seconda parte

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Una strana sensazione di caldo mi fa svegliare improvvisamente, apro un occhio e capisco subito dove mi trovo. La grande finestra sopra alla testata del letto illumina i muri bianchi, il profumo di legno dei mobili misto a quello legnoso e floreale della fragranza che sta diventando forse la mia preferita in assoluto, mi fa capire esattamente dove mi trovo.

Il braccio di Alexandre mi circonda la vita, la sua gamba sopra alle mie, la schiena contro al petto nudo e muscoloso e il suo viso tra i miei capelli.

Mi chiedo come faccia a respirare.

Siamo avvinghiati l'uno all'altra e il calore della sua pelle accoppiato a quello del piumone mi sta facendo sudare.

Cerco di sfilarmi dalla sua presa per togliermi le coperte ma appena mi muovo mi stringe ancora di più e rannicchia il volto nell'incavo del mio collo, facendo un dolce sospiro quando trova la posizione giusta.

Non so come io sia finita qui, l'ultima cosa che ricordo è di essermi addormentata nella sua auto, deve avermi portata dentro in braccio. Muovo il braccio libero e noto di indossare una delle sue felpe, dovevo essere davvero stanca se non mi sono svegliata nemmeno mentre mi cambiava.

Riesco a scostare il piumone da una gamba, non indosso i pantaloni perché appena compio il gesto sento il fresco dell'aria nella stanca raffreddarmi la pelle, darmi un leggero senso di sollievo, e sento gli occhi diventare di nuovo deboli.

<<Penelope>>, sento sussurrare al mio orecchio.

<<Mmh>>, non ho la forza di aprire gli occhi, sono troppo stanca.

Ancora stretta a lui lo sento lasciarmi dei piccoli e umidi baci sul collo nudo.

<<Sveglia nanetta>>, prova a richiamare la mia attenzione per la seconda volta.

<<Ho sonno>>, biascico.

Percepisco la sua risata sulla mia pelle, infila la mano sotto alla felpa e disegna dei cerchi con il pollice sulla mia pancia.

No. Il solletico no.

Senza aprire gli occhi comincio a contorcermi sotto al suo tocco, e a ridere a crepapelle lasciandomi sfuggire qualche urletto.

<<Al... Alexandre>>, urlo tra le risate.

<<Ora che so che sei sveglia posso smettere di tormentarti>>, le sue mani si stoppano, ma non abbandonano la mia pelle.

<<Come sono arrivata qui?>>, socchiudo leggermente gli occhi nonostante la fatica, e mi giro verso di lui, senza sfilarmi dalla sua presa.

Dalla fessura vedo che mi sta guardando e sorride.

<<È una storia davvero divertente in realtà>>.

<<Non prendermi in giro>>, piagnucolo.

Lui mi lascia un bacio sulla fronte, un gesto tanto semplice quanto intimo. Amo questo genere di baci dati da lui, mi sento piccola ai suoi occhi, come se fossi un fiore da proteggere.

Non per rovinare l'atmosfera, ma non credi che dovreste parlare per capire cosa diavolo siete l'uno per l'altra?

So che lo dovrei fare, ma ti prego, sparisci e non rovinarmi questo momento.

<<Sei buffa quando fai questa smorfia>>.

La smorfia "vattene dalla mia testa stupida e odiosa vocina"?

Apro un occhio per guardarlo male, me ne pento subito e torno ad accoccolarmi al suo petto.

Inalo il suo profumo, è incredibile come odori così tanto di buono anche di prima mattina.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora