CAPITOLO TRENTUNO-seconda parte

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Ci guardiamo senza dire nulla, ma è come se i nostri occhi si stessero parlando. Sento il bisogno di chiarire con lui al più presto, non mi piace questo limbo dove non so cosa succederà, voglio che tutto torni alla normalità.

Alexandre si abbassa appoggiando i gomiti sulle ginocchia per mettersi alla mia altezza, visto che sono ancora seduta sul tappeto, asciuga la mia lacrima con il pollice ma non proferisce parola.

<<Grazie>>, cerco di dire, anche se sono ancora commossa dalla frase e fatico a parlare.

Rimane così, in silenzio a fissarmi, e d'improvviso mi sento come se tutto in torno a noi fosse svanito.

Nelle sue pozze nere leggo tutto e niente. Capisco che è ancora nervoso, ma allo stesso tempo riesco a leggere tutto l'amore che prova per me.

Un po' contorto.

<<Vieni>>, dice serio.

Si alza dalla poltrona e va verso le scale per salire al piano di sopra. Lo seguo senza dire nulla, non do nemmeno una spiegazione ai nostri amici che ci stanno guardando confusi e curiosi.

Entra nella sua camera e si siede sul letto prendendo la testa fra le mani. Le dita stringono i capelli con tanta forza da vedere le nocche diventare bianche.

Mi avvicino a lui e gli sfilo la presa, il mio tocco sembra tranquillizzarlo all'istante. Mi lascio andare di peso sul letto accanto a lui e gli appoggio le mani sulle ginocchia.

<<Parliamo?>>, domando insicura.

È la prima volta che bisticciamo da quando stiamo insieme, e non so come comportarmi, come affrontare la situazione senza peggiorarla.

Si gira verso di me e mi guarda, di nuovo. Forse aspetta che sia io a parlare, il problema è che la rabbia di poco fa è svanita, ed ora mi sono solo stupida.

<<Non ho voglia di litigare Penelope>>, non è arrabbiato, il suo tono è soltanto stanco.

Abbiamo bevuto entrambi e la cosa di certo non aiuta.

<<Non dobbiamo farlo. Voglio solo chiarire>>, gli spiego.

Fa un cenno con la testa, in risposta, ed io riprendo con il mio discorso.

<<Non avrei dovuto urlarti contro così. Ti ho visto con quella ragazza e non so perché ho iniziato a comportarmi come una ragazzina. Mi sono sentita gelosa e non è da me. So che non avresti mai fatto del male a Killian>>, quando pronuncio quel nome vedo che stringe la presa sul copriletto, in modo nervoso.

<<Non so... non so nemmeno cosa dire. Non sono fatta così, non voglio che tra di noi funzioni in questo modo. Io non... non>>, sono così in difficoltà da non riuscire a spiegarmi. Sento delle lacrime spingere per uscire e le ricaccio indietro facendo un grosso sospiro.

Mi copro il viso con le mani, ho bisogno di fare dei respiri profondi.

<<Calmati>>, prende le mie mani e mi fa girare verso di lui.

D'istinto respiro alla sua stessa velocità e dopo pochi secondi mi sento già meglio. Basta così poco, per farmi tranquillizzare.

<<Ero gelosa Alexandre, e quel genere di gelosia non lo sopporto, non voglio essere così>>, dico in difficoltà.

<<Quella ragazza era mia cugina>>, dice.

Perfetto, ora mi sento ancora più scema.

<<Te l'avrei presentata, ma quando ti ho vista con quello mi sono alzato e l'ho lasciata sola al bancone. Non smetteva di provarci con te, e non ci ho più visto>>.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora