CAPITOLO QUATTRO

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"Quando una donna veste bene, sa che l'uomo la considera attraente come se non indossasse niente"

Christian Dior


Alexandre appoggia il suo corpo a me mentre con le mani continua a tenermi bloccata, le nostre bocche non si staccano nemmeno per un secondo.

La sua bocca si apre e la sua lingua cerca la mia, e io non mi lascio desiderare. È un bacio passionale, intenso al punto da farti mancare il fiato, lo sento ansimare quando gli mordo il labbro inferiore. Le mie mani giocano con i suoi capelli, con il suo collo, le sue mani si abbassano, mi cingono la vita e mi attirano più vicino a lui.

Si stacca da me per un momento e mi guarda, fa un sorriso malizioso e inizia a baciarmi il collo, con le mani gli prendo il viso e ricomincio a baciarlo, ancora più intensamente di prima. La sua bocca sa di alcol e di menta, le sue mani si spostano sotto al blazer, mi accarezza la pelle, mi stuzzica, mi pizzica delicatamente e sale fino a toccare il pizzo della bralette. Le mie gambe tremano, sembrano gelatina e le sue braccia mi sorreggono, mentre la strana sensazione allo stomaco si è rivelata essere le famose farfalle che sembrano volteggiare alla velocità della luce. Dovrei fermarlo ma lo lascio fare, lo sento premere contro di me e vorrei che il tempo si potesse fermare.

Alexandre mi tocca i capelli, li tira delicatamente fino a farmi ansimare, con la bocca mi tortura il collo, lo bacia, lo succhia, lo morde. Non voglio che smetta e lo tiro sempre più vicino a me, sento il suo petto gonfiarsi ad ogni respiro, ma tutto si blocca quando il mio cellulare inizia a squillare.

<<Non rispondere>>, dice con la sua bocca poggiata alla mia.

<<Dev'essere Pierre, gli avevo detto che l'avrei avvisato una volta arrivata a casa>>.

Alexandre alza un sopracciglio, <<sei in ottime mani, nessuno ti farà del male>>, ride e ricomincia a baciarmi, io non rispondo al cellulare e mi lascio baciare, ma non fa in tempo a smettere che ricomincia a squillare. <<Devo rispondere, si starà preoccupando>>, a malincuore mi stacco dalle sue labbra, mentre con le mani non smette di torturarmi sotto al blazer.

Tolgo il telefono dalla tasca e guardo il display. Lucas.

Sento la terra crollare sotto ai piedi, mi stacco da lui, <<io... io devo andare>>, dico, fermo un taxi che per mia fortuna stava passando e salgo senza guardarmi indietro.

Me ne sono andata con la coda fra le gambe, ho fatto una stupidaggine. Lo sento chiamarmi dal marciapiede, ma non lo ascolto e appena chiudo la portiera scoppio a piangere, cosa pensavo di fare? Io non sono una traditrice, odio chi tradisce. I sensi di colpa si fanno sempre più forti, Lucas continua a chiamarmi ma io non riesco a rispondere. Gli mando un messaggio per tranquillizzarlo così smetterà di chiamare.

"Sono già nel letto perché sono molto stanca, ti richiamo domani. Buonanotte"

Quando arrivo a casa corro in bagno a struccarmi, le lacrime mi stanno sciogliendo il trucco e mi bruciano gli occhi. Mi cambio e mi metto a letto.

Nonostante il senso di colpa mi stia uccidendo una parte di me vorrebbe tornare indietro a mezz'ora fa, vorrei sentire ancora quella sensazione che ho provato tra le braccia di Alexandre. Scaccio il pensiero, mi copro e chiudo gli occhi, sento ancora il suo profumo sulla mia pelle, mi addormento in pochi minuti coccolata dal ricordo delle sue labbra sulle mie.

Mi sveglio di soprassalto quando sento un rumore provenire dal pianerottolo, guardo fuori e vedo la porta del mio vicino sbattere con forza. Torno a letto, la sveglia segna le 5:36, ho ancora qualche ora per dormire.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora