CAPITOLO TRENTADUE- seconda parte

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Quasi mi ingozzo con il cibo quando la vedo entrare nervosa nella stanza. Alterno lo sguardo da lei al mio ragazzo, pregando il cielo che questo sia tutto un fottuto incubo.

<<Tesoro perché non ti metti seduta e bevi un bicchiere d'acqua? È Natale>>, dice dolcemente Adeline, e nella sua richiesta leggo tra le righe che la sta implorando di non rovinare tutto proprio oggi.

<<Non me ne frega un cazzo se è Natale o Pasqua, rispondimi>>, urla senza staccare gli occhi dal fratello.

La signora Colette mette una mano sul cuore, sembra dispiaciuta di vederli litigare, ma è come se per lei fosse la dura normalità.

<<Ci sono ospiti, avrete tempo di parlarne>>, il tono del signor Romane è piatto, mi fa quasi venire i brividi.

Alexandre in tutto ciò tiene lo sguardo fisso nel vuoto, sta cercando di mantenere la calma e di controllare il respiro. Non stacca la mano dalla mia coscia, come se questo minuscolo contatto gli servisse per rimanere concentrato e non esplodere.

Lentamente faccio scivolare le mie dita tra le sue e appena si incrociano lui stringe forte la presa.

<<Ospiti? E l'ospite sarebbe lei? È tutta colpa sua se siamo in questa situazione. È arrivata dal nulla e sta rovinando la mia vita>>, sbotta con cattiveria.

Non riesco a guardare nessuno e tengo gli occhi sul cibo nel mio piatto, mi sento totalmente fuori luogo in questo momento, vorrei soltanto scomparire.

Perché è così cattiva con me? Perché dire queste cose?

<<Chiudi quella bocca>>, dice a denti stretti il ragazzo accanto a me, sta chiudendo così forte i pugni che le nocche sono diventate bianche.

La fatica che sta facendo per trattenersi dallo sbottare dev'essere immensa, gli tremano le mani e so che fa tutto questo per me e per sua madre.

<<Ti ha fatto il lavaggio del cervello>>, urla lei come una pazza, <<quando cazzo avevi intenzione di dirmi che hai cambiato studio? Rispondi cazzo>>.

La situazione le sta sfuggendo di mano, sua madre si asciuga una lacrima, si potrebbe vedere il dispiacere sul suo viso anche dalla luna.

<<Aubree non ne parleremo ora>>, risponde il fratello.

<<E quando allora? Quando questa ti darà il permesso di parlare?>>, mi indica e sputa queste parole come se fossero un veleno.

A questa frase Alexandre si allontana da me, scatta in piedi e le si avvicina.

<<Stai attenta a come parli, stai molto attenta>>, le punta il dito senza toccarla.

<<Credi di farmi paura?>>, fa uno stupido sorriso lei.

<<Adesso stai esagerando>>, Christophe si alza e si avvicina alla figlia, <<se sei venuta qui per rovinare a tutti la giornata puoi tranquillamente tornare da dove sei venuta>>.

Prende il figlio per le spalle e cerca di allontanarlo.

<<Ti prego, fallo per tua madre e per Penelope, non lo vedi che è spaventata?>>, gli sussurra quando lo sposta, cercando di non farsi sentire da tutti noi.

Vedo la fatica che sta facendo a trattenersi, soprattutto perché Aubree nel frattempo continua ad urlare cattiverie su di me e sul suo nuovo progetto di lavoro, stuzzicandolo davvero troppo.

<<Aubree finiscila ora>>, sbotta Colette.

<<Vi state facendo tutti imbambolare da lei, aprite gli occhi. Cos'ha di così speciale?>>, gesticola velocemente. Non capisco cosa l'abbia spinta oggi ad essere così nervosa, sembra quasi ubriaca, il problema è che invece è fin troppo sobria.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora