CAPITOLO SEI -seconda parte

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Il viaggio in taxi con il mio ragazzo è stato il più imbarazzante della storia, nessuno dei due ha aperto bocca, consapevoli che quella breve corsa non sarebbe bastata a chiarire i nostri innumerevoli problemi. Non ci siamo nemmeno rivolti per sbaglio uno sguardo, io guardavo fuori dal finestrino, fingendo di ascoltare la melodia passata alla radio e lui non ha staccato gli occhi dal suo cellulare.

Sapevo che venire al Cirque si sarebbe rivelata una pessima idea, e la prima conferma la sto avendo già ora. Non abbiamo fatto in tempo a mettere piede qui che mi sono ritrovata seduta tra Lucas e Alexandre, il destino si diverte a farmi impazzire.

Mi siedo sul divanetto cercando di rimanere il più distante, per quanto possa essere possibile, dai due ragazzi ai miei lati. Cerco di non sfiorarli nemmeno per sbaglio, ma loro non mi rendono le cose semplici.

Lucas si avvicina al mio orecchio, <<carino questo locale, non ti mancava uscire insieme?>>, il suo fiato sul mio collo non mi provoca nessuna sensazione, zero, e la cosa non mi tranquillizza per niente.

<<Già, è davvero bello qui>>, rispondo secca.

Il ginocchio del mio vicino di casa sfiora la mia gamba, sono sicura che non l'abbia fatto apposta, si è mosso in modo quasi impercettibile, ma sento subito i brividi percorrermi la schiena. Stacco di scatto la mia gamba e posso giurare di aver visto per un secondo il sorriso spuntargli sul viso.

Inizio a pensare che tu abbia le allucinazioni.

Veniamo interrotti dalla cameriera che viene a prendere gli ordini, prendo il mio solito cosmopolitan, non potrei festeggiare la perfetta uscita dell'inaugurazione con altro.

<<Certe cose non cambiano mai>>, mi sorride Lucas mentre mi sfiora con il pollice la mano appoggiata sul cuscino del divanetto.

Ricambio il sorriso ma non dico nulla.

Indosso ancora il cappotto, mi sto sciogliendo come neve al sole, ma cerco di sopportare perché per spogliarmi dovrei muovermi, e muovermi equivale ad avere un contatto con i ragazzi accanto a me.

Arrivano i drink e Pierre alza il suo per dare inizio ad un brindisi.

<<Brindiamo alla magnifica riuscita di questa giornata. A Penelope!>>, alzano tutti il bicchiere verso il centro, sorrido sfoderando il sorriso più sincero che possa fare, <<grazie ragazzi, io non so davvero cosa dire, siete fantastici>>, trattengo una lacrima di felicità che cerca di fuoriuscire, in questo momento nonostante tutti i problemi, mi sento davvero fortunata.

<<Allora, Alexandre, come sono uscite le fotografie?>>, domanda Pierre.

<<Quando saranno stampate e incorniciate lo vedrai>>, alzo gli occhi al cielo quando lo sento rispondere in quel modo. Stronzo.

Però lo stronzo ti piace.

No! A me non piace Alexandre, piacere è una parola grossa, non può piacermi una persona che nemmeno conosco.

Oh sì, certo, meglio dire che il tuo corpo si surriscalda ogni volta che gli sei vicina.

Non continuerò questa sorta di conversazione con te, vocina nella mia testa.

<<Andiamo Pierre, lo sai che "Alexandre non mostra mai i suoi lavori finché non sono finiti">>, dice Ryan imitando la voce del ragazzo accanto a me come per prenderlo in giro.

<<Hai ragione>>, risponde l'altro prima di scoppiare in una risata.

Ridiamo tutti per la bellissima imitazione fatta da Ryan, tranne colui che non ride mai, ovvio.

A Parigi ho capito cos'è l'amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora