"Colui che chiede è stupido per un minuto, colui che non chiede è stupido per tutta la vita."
(Confucio)
Keita suonò al campanello. Urlai ad Alice di aprirle.
-Mio Dio che orrore!- Esclamò dopo aver constatato che io e la mia amica Alice avevamo optato per un paio di jeans e un top per la festa. Keita era abituata ad altri tipi di eventi, dove la gonna doveva essere perentoriamente più lunga delle ginocchia. Infatti quella sera indossava un prezioso vestito celeste, ricamato con piccoli fiorellini di tessuto e un paio di scarpe col tacco basso. Alice si mise a ridere, subito dopo averla squadrata per bene. -Keita, andiamo nel bosco, non al Gala del principe.-
-A proposito, la prossima settimana c'è davvero il Gala del principe.-
Sospirai. -Non voglio più sentire parlare di Gala.- Alice si accorse del mio stato mentale e cambiò discorso. -Keita, a queste feste ci sporchiamo un casino e ci si ubriaca.-
-Parla per te.- Sentenziai, facendo una smorfia disgustata. -Non fare la santarellina proprio adesso.- Ribattè la mia amica, alzando gli occhi al cielo. -Ti devo ricordare...-
Alzai una mano per zittirla, sorridendo.
-E cosa mi metto?- Continuò Keita.
Arrivate vicino al bosco, Alice parcheggiò la sua auto sul ciglio della strada, accanto a tutte le altre parcheggiate lì vicino. Scendemmo e un terribile puzzo di fumo ci colpì. -Meno male il ricavato doveva andare all'associazione per i diritti degli animali. Un falò del genere allontanerà più animali che altro.- Commentò la mia amica, chiudendo la sua auto. Ci incamminammo in un sentiero, segnalato da qualche palloncino, poco visibile, legato agli alberi. -Certo che potevano metterci qualche lanterna.- Disse Keita, guardando stranita quelle decorazioni poco funzionali. Sghignazzai, proprio mentre il mio piede affondò nel fango. -Che schifo!-
Alice scoppiò a ridere e mi aiutò a pulire la scarpa sull'erba umida di quella sera. -È stata una pessima idea venire qua.- Mugugnai, stringendomi nella felpa calda che avevo addosso. Keita non rispose, ma dalla sua espressione si poteva ben notare quanto fosse a disagio in quell'ambiente così lontano dalla sua reggia privata. -Anche voi sentite questo odore? Sembra dolciastro...- Io e Alice ci scambiammo un'occhiata d'intesa e ci mettemmo a ridere. -Ma dove hai vissuto fino ad ora?- Chiese, ironicamente, la mia amica. Keita sembrò in imbarazzo, aveva abbassato lo sguardo.
-Dai, Alice. Nelle nostre suntuose ville non ci insegnano che odore ha una canna. Comprendi che non è proprio tra le prime lezioni che ci impartiscono.-
-Una...una canna? Abominevole!-
-Perché non l'hai provata.- Scherzò Alice. Sollevai gli occhi al cielo e incitai le mie amiche a procedere oltre, altrimenti ci saremmo perse il brindisi di inizio. Arrivammo giusto in tempo, stavano consegnando bicchieri di carta a tutti noi. "Mi raccomando, poi buttalo in quel cestino, non a terra" continuavano a dire ogni volta che lasciavano uno di quei bicchieri nelle mani di qualcuno. Furono dati anche a noi e poi ci fu versato dello spumante. -Vi fidate di questa roba? Non è che poi ci drogano?- Sussurrò Keita. Keita aveva partecipato a poche feste che non fossero Regali o di organizzazione nobile, tutte le volte era eccitata di parteciparvi, ma poi, una volta presente nel bel mezzo del divertimento, una sorta di paura e di diffidenza la facevano desistere dal goderselo veramente. -Tu aspetta che lo abbiano bevuti quelli che te l'hanno dato.- Le strizzò l'occhio Alice.
-O sennò fai come me, lo passi a qualcun altro.- Alzai le spalle. Keita convenì con me che sarebbe stata l'idea migliore. -Che noiose.- Commentò Alice. -Allora dateli a me.- Ce li strappò di mano e butto giù tutto in un sorso. -Guarda che non ho voglia di riportarti a casa e trascinarti per le scale.-
Alice sbuffò. -Ti ricordo quando tu hai baciato quel gran pezzo di figo, che se lo ri-incontro te lo faccio vedere, visto che manco ti ricordi chi è da quanto eri ubriaca.-
-Ero solo un po' brilla! Non me lo ricordo perché è scappato subito dopo.-
Keita sorrise. -Magari lui ti conosceva.-
-Dubito. La toccava come se l'avesse vista per la prima volta. Posso giurare di aver visto scintille tra loro.- Alice aprì e chiuse le mani più volte, mimando i fuochi d'artificio.
-È già brilla.- Dissi, levandole dalle mani i bicchieri.
-Vado a cercare qualcosa da sgranocchiare. Keita, per favore, resta con lei e controlla che non prenda altri bicchieri pieni di chissà quale alcool scadente.- Keita annuì e condusse Alice verso la legna che ardeva al centro del bosco. Io mi diressi, invece, verso un tavolo con sopra una tovaglietta in carta rossa e chiesi al ragazzo dietro di esso di farmi un piattino con patatine, pop corn, corn dog e salatini. Gli pagai il prezzo del buffet e cominciai a girarmi intorno per individuare dove fossero le mie amiche. Improvvisamente sentii una risata molto familiare. Mi avvicinai a due ragazze, che stavano parlando tra di loro, e mi nascosi dietro, per poco non feci cadere il mio piattino. Allungai la testa dietro di loro e vidi Lorenzo, appoggiato ad un albero, con una gamba piegata e l'altra dritta in terra e con una birra stretta tra le dita. Aveva davanti a sè due ragazze molto carine, una indossava dei semplici jeans strappati sulle ginocchia, l'altra un vestito abbastanza carino. Avevano entrambe i capelli lunghi fino al sedere, sembravano gemelle. Misi in bocca un pop corn e strizzai gli occhi. Lui non ci sarebbe dovuto essere a quella festa. Cosa ci faceva lì? Se fossi passata dietro agli alberi avrei sicuramente ascoltato la loro conversazione, ma se mi avessero beccata avrei fatto una grande figura da spiona e sarei passata da quella che era interessata a Lorenzo. Ed io non lo ero di certo. Quindi drizzai la schiena e vidi Keita con Alice. Camminai in fretta verso di loro. -Perché corri?-
-C'è Lorenzo.-
-Dove?- Le mie amiche si voltarono entrambe.
-Non vi girate! Si nota un casino che lo state guardando.- Arrossii, pesticciando i piedi per terra. Alice mise in bocca uno di quei corn dog.
-Ma è con due ragazze.-
-E quindi?- Domandai, abbastanza stizzita. Vidi Alice mutare espressione all'istante. I suoi occhi uscirono fuori dalle orbite e un pezzo di corn dog le finì di traverso. Cominciò a tossire in modo molto rumoroso ed io le passai un bicchiere d'acqua. Ormai tutti erano girati a guardarci, compreso Lorenzo. -Grazie.- Disse Alice, dopo aver deglutito con forza.
-Che è successo? Perché hai fatto quella faccia?- La incalzai. La vidi diventare rossa fino alla punta delle orecchie. Lei scosse la testa. -Niente. Niente.-
Keita cambiò discorso. -Ma non si balla a queste feste?-
-Finché non arriva il dj no.- Sollevai le spalle, senza dare ulteriori spiegazioni. Mi voltai, in maniera molto discreta, e vidi che Lorenzo non c'era più. E nemmeno le due ragazze. Aguzzai la mia vista e perlustrai la zona, ma di loro non c'era traccia. Keita sembrò notare il mio grande interesse per quel "bosco". -Si è addentrato nel bosco.-
-Con quelle due?-
Alice alzò un sopracciglio. -Perché ti interessa tanto?-
Sbuffai, incrociando le braccia sul petto. Una leggera brezza spostò le sottili ciocche di capelli dalla mia faccia e mi fece rabbrividire. -Non mi interessa.-
-A me sì!- Esclamò Keita improvvisamente. -Ho voglia di fare qualcosa, se non possiamo ballare.- Ondeggiò i suoi fianchi e mi diede una leggera spintarella. Io alzai gli occhi al cielo, indietreggiando. -Non ci penso nemmeno morta!- Alice e Keita mi presero per il braccio e cominciarono a trascinarmi, io puntai i piedi nella terra bagnata e mi opposi. Le mie amiche continuarono, finché non cedetti. -E va bene, ma appena lo troviamo veniamo subito via.-
Annuirono in sincrono e accesero le torce dei telefoni. L'interno del bosco era estremamente buio e spaventoso, sicuramente sarebbe stato meglio vedere dove mettere i piedi. Ci andentrammo in uno dei numerosi sentieri e l'oscurità calò in pieno su di noi. -Ho paura.- Sussurrai. Alice mi fece segno di stare zitta. Mi aggrappai alla cintura della mia amica e continuammo a camminare. -Cazzo, si è scaricato il cellulare.- Si fermò tutto di un tratto Alice. Io inciampai su un pezzo di legno e caddi con le ginocchia per terra. Imprecai e con la mia torcia guardai i pantaloni. Si erano strappati proprio sul ginocchio destro, dove mi ero ferita. Guarda quel sangue gocciolare sui jeans e imprecai ancora. -Ragazze, dobbiamo tornare indietro.- Silenzio. -Ragazze, non scherzate. Mi sono fatta male, torniamo al falò.- Ancora silenzio. Le mie amiche avevano camminato senza accorgersi che io non ero dietro di loro. Puntai la torcia davanti a me, ma non vi era traccia di nessuno. Il terrore si impadronì del mio corpo, le gambe cominciarono a tremare e percepii un peso doloroso sullo stomaco. Avevo una paura tremenda del buio, soprattutto se mi trovavo in mezzo ad un bosco pieno di chissà quale animale pericoloso, pronto a mangiarmi viva. Gridai "aiuto", ma niente. Decisi di ripercorrere i passi per tornare indietro, ma, non appena mi voltai, mi accorsi che non avevo idea da che parte fossimo arrivate. Sollevai il cellulare per chiamare le mie amiche, ma non c'era segnale. Di bene in meglio! Guardai alla mia destra e alla mia sinistra, poi guardai verso il cielo e vidi la colonna di fumo del falò. Scelsi di andare verso il fumo, mi avrebbe portata in salvo. Feci i primi passi, calpestando le foglie secche e i ramoscelli umidi per le piogge che c'erano state in quei giorni, e pensai a quale tipo di animale feroce avrei potuto incontrare. Per l'orso non avrei avuto chance, per un lupo nemmeno. Ero spacciata. Fui sollevata di peso e il respiro mi si bloccò. Il cuore mi salì in gola e aprii la bocca per urlare, ma una mano la tappò. Cercai di mordere la carne e di dimenarmi, ma chiunque mi stesse rapendo aveva una forza sovraumana. Fui, poi, messa a terra. Indietreggiai con la bocca aperta e la paura iniettata nelle mie vene. Un fascio di luce della luna illuminò il volto del cretino che mi aveva appena spaventata e tirai un sospiro di sollievo. Poi un'incredibile rabbia mi risalì dalla pancia alla testa e sentii il mio corpo prendere sempre più calore. Le orecchie mi pulsavano e la testa mi faceva male. -Ma dico...ti sei bevuto il cervello?!- Gridai, stringendo i pugni lungo i fianchi. -Stavo per avere un infarto!-
Lorenzo rise di gusto, facendo spallucce. -Tu mi segui e io mi vendico.-
Corrucciai la fronte. -Ma cosa te lo fa pensare? Egocentrico.-
-Le tue amiche che mi hanno incontrato e detto cosa stavate facendo.- Schioccò la lingua sul palato, facendo un passo verso di me con un sorrisetto fiero. Io deglutii, vergognandomi. Alice e Keita mi sentiranno!
-E perché sei qui?-
-Erano spaventate. Mi hanno detto che ti avevano persa nel bosco.-
-E sei venuto a cercarmi?-
Si accese una sigaretta. Puntai la torcia verso di lui. Aveva un cappotto nero elegante e lungo. Mise una mano in tasca e il cappotto si spostò leggermente. -Sì. Qua si aggirano i lupi.-
Sgranai gli occhi. Sui lupi ci avevo azzeccato.
-Allora torniamo al falò.- Mi voltai e camminai verso il fumo. Lui si schiarì la voce, tossicchiando.
-Alice mi ha riconosciuto.-
Mi fermai.
-Sa cosa ho fatto.- Continuò. Io mi voltai lentamente con espressione confusa. -Cosa avresti fatto?-
Aspirò dalla sigaretta e fece uscire una nuvola di fumo dalle narici. -Tu non lo sai?- Inclinò la testa di lato, questa volta quello confuso era lui. -Non...non lo sai.-
Io alzai le spalle, incerta. -Io non sto capendo a cosa ti riferisci.- Lui si avvicinò di scatto, con due falcate fu davanti a me. Gettò a terra il mozzicone, seguii con lo sguardo la sigaretta e aprii bocca per dirgli di raccoglierla, ma il suo pollice si poggiò sul mio labbro inferiore e la voce mi morì in gola. Aveva la testa piegata in avanti per guardarmi. A mala pena arrivavo alle sue spalle, anzi proprio nemmeno mi ci avvicinavo. Trascinò il pollice da una parte all'altra delle mie labbra, sfiorandole. Mi pietrificai. Il cervello mi era andato in pappa. Aveva un profumo divino, di una marca che conoscevo sicuramente. Chiusi gli occhi sotto quel tocco e inspirai con forza. Poi la sua mano scivolò dietro la mia nuca e l'altra si posò sul mio collo, per poi stringerlo. Mi fece inclinare la testa all'indietro. Aprii gli occhi e vidi i suoi occhi, sotto al chiarore argenteo della luna, cangiare dall'azzurro al blu ghiaccio. -Così fragile, da poterti spezzare con un bacio.- Bisbigliò, serrando ancora di più le sue dita sul mio collo. Mugolai, ma in senso...buono. Quel mio verso gli diede l'impeto di schiudere le sue labbra sulle mie. Tremai sotto al suo tocco. D'istinto portai la mano sul suo cuore e mi accorsi che era impazzito. Strinsi il suo cappotto e mi feci coinvolgere da lui. Avevo le farfalle nello stomaco, la testa leggera e vuota. Non pensai a nulla se non alle sue labbra carnose, affamate delle mie. Si aggrovigliò i miei capelli su una mano e li tirò, la mia testa scattò all'indietro e le sue labbra si posarono sul collo. Succhiò la mia pelle e mi diede dei piccoli morsi, che mi fecero gemere. Infilai le mani tra i suoi capelli e lui mi prese in collo, sollevandomi dal sedere. Camminò fino ad un albero lì vicino e mi sbattè contro di esso, continuando a baciarmi con veemenza. Sembrava così affamato e desideroso di me. Mi toglieva il fiato sentire le sue lunghe dita carezzare i miei fianchi. Quel bacio così ardente mi fece dimenticare chi ero, tutti i miei problemi e le mie ansie. Mi sentii così coinvolta, eccitata e bella. Non faceva che mordicchiarmi e poi leccarmi, trascinandomi in un vortice di sensazioni mai provate prima.
-Lorenzo!- Si staccò improvvisamente. Mi rimise in piedi con la testa completamente confusa. Avevamo entrambi il fiatone e un aspetto che non lasciava spazio ad equivoci. Un ragazzo alto quanto me si diresse a passi pesanti verso di lui. Mi guardò per un attimo e fece un'espressione disgustata. -Un'altra? Se lo scopre il Re, ti fa fuori!-
La mia mente rimase ferma al "un'altra". Lorenzo sospirò, riavviandosi i capelli scompigliati. Si aggiustò il cappotto lungo e annuì. Non mi degnò nemmeno di uno sguardo. -Accompagnala al falò. Ci troveremo lì.- Sentenziò, scomparendo, poi, nell'oscurità. Un incredibile imbarazzo cominciò a farsi strada tra i miei sentimenti. Avevo ancora il fiato sospeso per quello che era successo. Tutto così improvviso e inaspettato, perché era successo? Perché non mi aveva nemmeno concesso una parola? Sentii anche una grande delusione attorcigliare il mio stomaco.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Любовные романы{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
