"E ora che ne sarà del mio viaggio?
Troppo accuratamente l'ho studiato
senza saperne nulla.
Un imprevisto è la sola speranza.
Ma mi dicono ch'è una stoltezza dirselo."
(Eugenio Montale)
Mi girai e rigirai nel letto. Inspirai profondamente e il profumo di Lorenzo mi inebriò i sensi. Sospirai, guardando il soffitto nella piena oscurità di quella stanza. Stavo dormendo tra le lenzuola del ragazzo di cui ero, o almeno credevo, innamorata e lui nemmeno c'era. Sbuffai. Strinsi il tessuto fresco tra le mani e lo scossi. Non riuscivo a prendere sonno, sapevo che quella notte Lorenzo ed Ettore sarebbero andati in avanscoperta nel bosco Nero, tra i mille pericoli che quel luogo nascondeva. Temevo potesse accadere il peggio. E se il Re e i suoi avessero organizzato un'imboscata e Lorenzo e gli altri venissero fatti prigionieri? O peggio, uccisi?
Sollevai le coperte e misi i piedi nudi sul pavimento. Mi alzai e prima mi infilai le pantofole e poi una vestaglia. Camminai fino fuori al corridoio. Due uomini, armati fino ai denti, mi bloccarono la strada. -Dove sta andando, signorina?-
Deglutii. -A bere un po' di latte caldo.-
-Alle due di notte?- Si accigliò uno di loro. Mi strinsi nelle braccia. -Non riesco a dormire.-
-Veniamo con lei.-
-No, faccio da sola. Ma grazie.-
I due si scambiarono un'occhiata. -Sono ordini del Re.-
Sollevai lo sguardo in alto. Lorenzo aveva proprio pensato a me, sorvegliata in ogni momento. -Vado a prendere solo un po' di latte...vi prego.- Non avevo proprio voglia di essere osservata in tutto e per tutto.
Uno di loro annuì e tolse di mezzo la carabina. Sorrisi. -Faccio il più in fretta possibile.- Gracchiai, correndo via. Scesi le infinite scale, diretta alla cucina più piccola del castello. Svoltai l'angolo, riconoscendo le pareti decorate con spighe di grano, e trattenni a stento un gridolino. La luce era accesa e seduta su di uno sgabello vi era la figura di una donna, china in avanti con l'aria assorta. Feci per tornare indietro, ma questa si voltò. Riconobbi a stento il suo volto, non era truccata per niente e potevo scorgere ogni ruga e ogni cicatrice, che abilmente riusciva a coprire con fondotinta e correttore durante la giornata. -Vieni pure, non mi vergogno.-
Deglutii a forza e camminai con passo incerto in avanti. -Non riesci a dormire?-
-No.- Risposi, senza aggiungere altro. Poi mi sembrò un'interazione poco carina e sospirai. -Sono venuta a bere un po' di latte caldo.-
La donna si voltò completamente, con un mezzo sorriso. Abbassai lo sguardo sulle sue mani, le quali stringevano proprio una tazza di latte fumante. -Questo mi dimostra che siamo imparentate sul serio.- Rise. Io mi irrigidii, mi ero dimenticata, per un attimo, il fatto che suo fratello fosse mio padre. Distolsi lo sguardo. -Scusa, è ancora una notizia fresca per te, immagino.- Annuii soltanto, per poi dirigermi verso uno dei frigoriferi. Aprii il primo e trovai subito il latte parzialmente scremato che tanto amavo. -Com'è?-
La donna buttò giù il liquido caldo e mi sorrise amorevolmente. Mi resi conto delle due fossette ai lati delle guance, proprio come spuntavano a me quando allargavo le labbra. -Marcus?-
-Sì, lui.-
-Mio fratello è fantastico. In realtà ho sempre pensato fosse gay, perché non mi ha mai presentato nessuna sua ragazza durante la nostra adolescenza...poi è andato a studiare negli States e non l'ho più visto per circa dieci anni. È tornato e, boom, ha lasciato un bel ricordo di quel ritorno.- Sorrise, allungando la mano con la tazza verso di me. Si stava riferendo a me, evidentemente. -È stato al mio fianco per qualche anno durante il regno di mio marito, ma poi ci sono stati degli attriti che lo hanno allontanato definitivamente da corte.- Sospirò. -Mio marito odiava il fatto che mio fratello fosse più intelligente di lui.- Mi strizzò l'occhio. Mi leccai le labbra umide. Accesi il fornello e misi a scaldare il latte. -E come ha conosciuto mamma?-
-O, la tua mamma...era la più bella ragazza del liceo dove andavamo io e mio fratello. Tutti volevano stare con lei, studiare con lei, conoscerla. Persino io ero attratta da tua madre, era carismatica.- Bevve un sorso. -Poi si è rovinata da adulta.- Sghignazzò.
-Ah ecco, perché io l'ho conosciuta come una bacchettona, seria e rigida.- Commentai, scherzando. La Regina annuì con fervore. -Guarda che quel suo lato c'è sempre stato. Per un periodo delle scuole veniva chiamata "il sergente".- Si mise a ridere al pensiero, tappandosi gli occhi stanchi. -Marcus era perso per lei...ma lei ha preferito il bel laureato in economia.- Fece spallucce. -Sono scelte di vita. Sbagliate, ma sempre scelte.-
-Ma con mio padre, cioè con Arturo...- Mi faceva strano chiamare mio padre per nome. -Ci ha fatto una figlia, mia sorella.-
-Sì, non dico non fossero innamorati i tuoi, ma con Marcus era un'altra storia. E infatti...- Alzò lo sguardo su di me, ammiccando. Quella storia mi ricordava tante trame di film romantici, dove la protagonista è innamorata dell'uomo della sua vita, ma poi sceglie ciò che la famiglia vuole, vivendo una vita che non vuole. -Sono stati i miei nonni a non volerla far stare con Marcus, vero?-
La donna sospirò, poggiando la tazza sul bancone. Guardò davanti a sé, persa nei pensieri. Restammo in silenzio per qualche minuto. Improvvisamente sentii puzzare di bruciato, mi girai e vidi il latte bollire. Imprecai e spensi il fornello. -Merda...- Versai il liquido caldo come l'inferno nella tazza di porcellana del servito primaverile, assicurandomi che quella pellicola disgustosa che si era creata restasse attaccata al pentolino e non alla tazza, e mi sedetti accanto alla Regina.
-Non so se sono stati i tuoi nonni a non farla sposare con mio fratello, ma qualcuno l'ha fermata.-
Sospirai, soffiando poi sul fumo. -E lei, nonostante la sua esperienza, voleva comunque farmi sposare con Giacomo.-
-Chi è Giacomo?-
Sghignazzai. -Nessuno adesso. Un amico.-
Lei fece spallucce. -Comunque sei fortunata, bimba mia. Tuo padre ha saputo amministrare bene le aziende dei tuoi nonni e vi ha messo al pari di tanti nobili, pur senza titolo. Non è da tutti.-
Annuii. -Lo so, ma per fare quello non è mai stato a casa.-
La Regina tossicchiò. -Per questo tua madre ha ceduto a mio fratello. La solitudine, quando si è in compagnia, è molto peggio di quando soli lo si è effettivamente.- Buttò giù il latte. -Ti senti non amata, non voluta, completamente invisibile e ormai destinata a restare tra quelle quattro mura per sempre con qualcuno che nemmeno vedi mai, con cui non hai dialogo o che persino ignora la tua presenza.-
Ebbi l'impressione che stesse parlando di se stessa. Percepii la sua voce cambiare tono, diventare più roca, quasi spezzata dall'emozione. -Fa male, fa male sentirsi soli, quando soli, soprattutto, non si è. Ti corrode da dentro, ti strappa pezzi di anima ogni giorno, finché non ti abitui alla solitudine e ti fai nuove conoscenze, che vanno soltanto a rimpiazzare i vuoti che hai dentro.-
Restai in silenzio durante tutto il suo monologo, sentendomi come partecipe del suo dolore. Tirò su con il naso. -Quindi, sì, capisco tua madre e non la biasimo se per una volta ha ceduto ai suoi piaceri.-
Mi morsicai le labbra. Non sapevo cosa pensare, perché ancora non avevo metabolizzato il tutto. Non sapevo se essere arrabbiata con lei o se provare a capire il suo punto di vista. Il fatto era che mi aveva nascosto la verità per più di vent'anni e ha avuto il coraggio di dirmi chi era mio padre davvero, soltanto quando è stata messa a rischio la mia vita.
Tutto d'un tratto sentimmo una gran confusione provenire dal salone principale. Scattai in piedi e così la Regina, che mi prese per il polso. -Resta qui, vado a vedere che succede.-
Si allontanò da me e uscì dalla cucina. Nel frattempo il cuore mi era salito in gola per l'ansia. La Regina rientrò correndo, aveva la faccia stravolta. -Ci stanno attacando! Dobbiamo correre nei sotterranei.- Mi afferrò entrambe le mani e cominciammo a correre, mi guardai indietro come se la scena fosse stata a rallentatore. Tre guardie ci vennero dietro e alle scale, che portavano ai sotterranei, ci aspettavano altre cinque guardie. -Per di qua, mia Signora.- Uno di loro ci mostrò la strada.
-Avete avvisato il Re di questo?- Urlò la Regina, scendendo velocemente le scale. Io le andai dietro, senza capire veramente nulla. Non facevo che pensare al fatto che se il vecchio Re fosse entrato, mi avrebbe cercata per farmi chissà cosa. Fummo condotte nelle prigioni. Le sorpassammo e giungemmo davanti a una porta, alta forse un metro. Guardai la Regina che annuì. -Dopo questa porta ci sono delle imbarcazioni che ci porteranno fuori dalle mura del castello, in salvo.-
-Ma Francesco? È al piano di sopra.-
-Ci raggiungerà presto.-
Arrivammo di fronte a tre barchette, ormeggiata su una specie di lastra di cemento armato. Ondeggiavano sopra l'acqua di quella specie di caverna. Piccole lanterne illuminavano l'ambiente umido. Una delle guardie mi aiutò a salire e la Regina si posizionò dietro di me. Ci diedero in mano un remo ciascuno. -Mi raccomando, con forza e decisione altrimenti non vi muoverete nemmeno.-
La donna annuì e mi diede una pacca sulla spalla. -Loro ci verranno dietro. Non ti preoccupare, ho provato milioni di volte fughe come queste, nel caso in cui attaccassero il castello.-
Sospirai, mentre l'ansia stava per prendere il sopravvento. Sentivo la tachicardia oltre alle parole, la percepivo nel petto. Sarei potuta esplodere come una bomba o svenire da un momento all'altro.
Spinsi il remo contro l'acqua e con forza lo tirai indietro, l'imbarcazione oscillò, ma ci muovemmo. -Dobbiamo andare dritte.-
Annuii, guardandomi indietro. Gli uomini armati ci stavo dietro, due di loro avevano i fucili puntati davanti ai proprio occhi per precauzione. Navigammo fino all'esterno della galleria, il castello stava proprio sopra di noi. Quella doveva essere una delle uscite nascoste.
-Ecco, ci siamo quasi. Appena vicine alla riva, ci dobbiamo lanciare in acqua e nuotare fino a quel piccolo molo. Con le barche ci vedrebbero.-
-C...cosa? Buttare? Ma ci saranno cinque gradi fuori!-
La Regina sbuffò. - O questo o la morte.- Disse risoluta. Diede un colpo forte di remo e poi lo lanciò in acqua. -È ora!- Si alzò in piedi e di istinto si buttò nel fiumiciattolo, cominciando a nuotare. Notai che anche le guardie avevano fatto lo stesso. Chiusi gli occhi e inspirai, poi presi il coraggio a due mani e mi gettai in acqua. Il tuffo fu come una sfilza di coltellate in tutto il corpo, il freddo penetrò velocemente nella mia calda carne e i denti cominciarono a sbattere gli uni contro gli altri senza ritegno. Nuotammo fino al piccolo molo, fui aiutata a salire. Ogni bracciata era stato come portare dieci chili sulla schiena, estenuante. Mi misi a sedere sul palco in legno e tossii. -Ci fermiamo qualche secondo...poi...- La donna prese fiato. -Ce ne andiamo. Siamo vulnerabili qui.-
-Signora, consiglio di andare adesso. Il vecchio Re conosce bene il passaggio segreto sotterraneo.-
La donna a tale notizia imprecò. -Non ci avevo pensato!- Si alzò a fatica. Mi tese la mano. La guardai con tristezza. Non ce l'avrei fatta, era troppo per me.
-Luce, non ti arrendere adesso.-
Respirai velocemente e annuii. Presi la sua mano e mi sollevai in piedi. Tossicchiai per il freddo e per l'acqua che era entrata in pancia. Saremmo morte di ipotermia se non ci fossimo tolte da quella notte gelata.
Cominciammo a correre di nuovo, gli uomini ci condussero attraverso il piccolo bosco adiacente al castello. -Poco più in là ci sono le auto.- Urlò uno di loro, dopodiché stramazzò sul terreno, senza vita. Gridai, balzando all'indietro. Andai a sbattere contro la Regina, che mi tenne salda. -Cazzo.- Disse sottovoce. Improvvisamente altri due caddero a terra, dopo aver sentito il rumore di due spari. Gridai ancora, cominciando anche a piangere, in preda al panico. Erano appena stati uccisi tre uomini davanti ai miei occhi. La paura mi stava facendo tremare come mai aveva fatto prima. Gli altri soldati ci spinsero velocemente contro il suolo, facendoci appiattire. La donna cercò la mia mano, ma era chiusa a pugno contro il petto. Le lacrime non smettevano di scendere e non riuscivo più nemmeno a respirare. Sarei morta quella notte.
Gli spari terminarono. Una delle guardie ci fece sollevare appena per camminare dietro ad un gruppo di arbusti. Mi appoggiai proprio al suo braccio, ma poi il suo corpo divenne un macigno e cadde per terra, portandomi con sé. La mano rimase incastrata sotto al suo peso. Iniziai a tremare tra le lacrime e i sussulti, senza riuscire a fermare i brividi e i conati di vomito. La mia testa aveva smesso di funzionare, era completamente in preda alla confusione. Non potevo credere di essere sul punto di morire, non me lo meritavo. Era ancora troppo presto.
-Ci stanno sparando!- Gorgogliò una delle guardie, caduta a terra con due buchi in pieno petto. Urlai, portandomi una mano alle orecchie, scuotendo la testa. Non poteva essere vero, era un incubo, stava tutto per finire.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Dragoste{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
