•XII•

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"– Alice: Per quanto tempo è per sempre?
– Bianconiglio: A volte, solo un secondo."
(Da Alice nel paese delle meraviglie)

Calò la sera così in fretta che nemmeno me ne accorsi. Erano già le otto passate ed ormai mi ero preparata da un bel po'. La parrucchiera, questa volta, aveva optato per un'acconciatura più sbarazzina, un semi-raccolto con qualche boccolo libero di cadere sulla mia fronte. Mi osservai allo specchio e strizzai gli occhi, guardando quella sottile linea di eye-liner avvolgere i miei occhi grigiastri. -Andiamo?- Mia madre spuntò dalla porta, affacciandosi appena. Indossava un classico vestito rosso, con uno strascico corto e abbastanza sobrio, ornato di pizzo. -La nonna?-
-È già in auto.- Io annuii e guardai un'ultima volta il mio volto riflesso. Ero felice? Me lo chiesi più volte durante il tragitto per arrivare al castello, ma non seppi mai dare una risposta certa e sicura. Lo ero o non lo ero? Cosa mi mancava? Voltai la testa verso il finestrino, osservando come la luna con i suoi raggi lattiginosi illuminasse le enormi distese di grano e poi i campi di fiori e poi le case dei contadini. Inspirai ed espirai, cercando di calmarmi. Avevo una strana agitazione addosso, ero tesa, come se mi fossi trovata su una punta di uno spillo in bilico tra il salvarmi o il bucarmi le piante dei piedi. -Ci siamo.- Esordì l'autista. Scendemmo, come sempre, di fronte al famoso tappeto rosso con i paparazzi ad aspettare il prossimo scoop. La settimana prima ero finita nel quotidiano scandalistico più rinomato del nostro paese, la mia bella faccia con il mascara colato dalle lacrime e il Re con il mio braccio stretto tra le sue ruvide mani. A ripensarci mi salì la nausea.
Fummo scortate nell'atrio e poi condotte verso una sala diversa dall'ultima volta. Questa era più piccola ed intima, era chiaro che il principe avesse invitato solo poche persone. Non appena varcammo la soglia, un incredibile profumo di rose ci colpì. Notammo come tutti stessero fissando il soffitto, così io, mia madre e mia nonna facemmo uguale. Rimanemmo esterrefatte, la nonna aveva sussurrato un "accidenti". -Ma sono vere?- Chiese la mamma, indicando le cascate di rose bianche e rosse che scendevano dal soffitto e ondeggiavano sotto ad una corrente provocata da dei motori impiantati nelle pareti. Insieme alle rose pendevano delle liane avvolte da cristalli meravigliosi. Qualcosa mi toccò la spalla. Mi voltai con ancora gli occhi pieni di meraviglia. Un sorriso genuino si aprì davanti a me. Mi affrettai ad inchinarmi, piegando la testa il più possibile. -Luce, non ce n'è bisogno.- Mi prese la mano con delicatezza e se la portò alle labbra. Vi lasciò un bacio, guardandomi dritta negli occhi. Avvampai in un secondo e distolsi lo sguardo. Quell'attimo durò giusto il tempo di farlo rovinare da mia nonna. -I cugini di suo padre ci saranno stasera, principe?-
Francesco sorrise. -Dipende quali cugini tra i cento che ha.- Poi mi fece cenno con la testa di accompagnarlo. Poggiai la mano sul suo gomito piegato e lo seguii. Il mio cuore batteva all'impazzata, ero emozionata e così confusa che la testa aveva iniziato a girare.
-Hai indossato il mio preferito.- Bisbigliò, avvicinandosi al mio orecchio. Il suo alito caldo mi riportò immediatamente alla sera nel bosco e a ciò che avevo sentito e provato, dalla passione alla rabbia. Scossi la testa per spazzare via quei pensieri. -Ah sì? È bellissimo, l'ho scelto soprattutto per il colore. Nel biglietto c'era scritto che mi avresti detto a cosa pensavi quando lo hai scelto per me.- Continuammo a camminare intorno alla sala, sotto agli occhi di tutti. Ogni tanto Francesco doveva fermarsi, salutare, sorridere e chiedere giusto due cose per rendersi ospitale. -Voglio dirti che il mio regalo rappresenta le scuse che volevo farti per l'atteggiamento di mio padre...-
-O no, Francesco, tu non...- Mi fermò, sollevando una mano in aria. Io non proseguii.
-No, Luce. È stato abominevole, mi vergogno per lui. Un regalo del genere è stato il minimo.- Mi aveva preso entrambe le mani, stringendole nelle sue. -E poi vederti così felice e bella è il regalo che tu stai facendo a me.- Puntò i suoi occhi nei miei. Ancora quella parola, "felice". Per lui lo ero. Forse lo ero. Con lui lo ero?
Tossicchiai per l'imbarazzo. Dopo che mi aveva afferrato le mani, tutta la corte ci stava fissando. Sentivo gli sguardi fulminanti delle giovani figlie di conti e contesse, di duchi e duchesse e così via. Per loro il principe era l'occasione della vita, l'uomo perfetto da sposare. Io sarei stata solo un passatempo, non mi avrebbe mai sposata, non avrebbe nemmeno mai iniziato una relazione con me. Un po' mi dispiacque pensarlo. -Luce, tutto bene? Ti vedo assorta nei tuoi pensieri.- Sfiorò con le sue dita gelide la mia pelle calda. La mia mente trottò verso la notte nel bosco. Flash di quello che era successo mi tormentarono. -Sì, stavo solo pensando che abbiamo gli occhi di tutti addosso.- Il principe sorrise, avvicinandosi ancora di più a me. Poggiò la sua fronte sulla mia. Fui sorpresa da quel gesto, ma non indietreggiai. -Se faccio così, avranno davvero qualcosa di cui sparlare.- Rise. Lo seguii, ridendo di rimando. Ci staccammo ed io voltai la testa verso l'entrata della sala. Il mio cuore si fermò e cominciò a salirmi in gola. Ansimai. Incrociai lo sguardo con Lorenzo. Aveva la faccia corrucciata, come se qualcosa lo avesse irritato. Stringeva i pugni lungo i fianchi, tanto da far sbiancare le nocche. Notai che una delle sue mani era fasciata e attraverso la malandata fasciatura, che sicuramente si era fatto da solo, si intravedeva del sangue. Mi morsi le labbra per aver provato compassione. Lorenzo mi stava guardando ancora, ci stava guardando. Girai subito la testa verso Francesco e gli chiesi di andare a prendere qualcosa da bere. Promisi a me stessa di non parlare, di non guardare, di non pensare a Lorenzo. Raggiungemmo il banchetto e il principe mi preparò un cocktail gustoso, lo sorseggiai, osservandolo. Stava preparando un bicchiere anche per sè. Indossava una sorta di divisa informale, con camicia bianca e corpetto celeste. Gli stavano divinamente. -Allora? A cosa pensavi quando hai scelto questo fantastico vestito?- Sgranocchiai la fragola che mi aveva messo nel drink. Lui si mise accanto a me con aria divertita. Prese un sorso e sorrise ancora. -Ho pensato a quando le tue gote diventano paonazze appena ti guardo e soprattutto quando cerco di farti un complimento. I fiorellini mi hanno fatto pensare alla tua fragilità e alla tua delicatezza. Le perline invece per me rappresentano la tua tenacia e la tua lingua lunga.- Mi strizzò l'occhio. Io abbassai lo sguardo, lusingata da tutte le attenzioni che lui riservava soltanto a me. Mi aveva osservata bene, quello significava che mi guardava spesso. -Mi piaci, Luce. Non ci posso fare niente. Sono in cerca del perché, ma so che sei la cosa più bella che mi sia capitata in questi balli noiosi.-
Rimasi in sospeso, a mezz'aria proprio mentre provai a buttare giù un po' di quel drink. Non sapevo cosa rispondere, era una dichiarazione. Non mi amava, certo, ma era sulla buona strada. Aveva appena confessato che gli piacevo ed io non sapevo cosa ribattere. Io cosa provavo per lui? Lo avevo visto così poche volte. -Francesco, sai che non è possibile, cioè non è proprio legale.- Cercai di riportarlo sulla retta via. Lui scosse la testa con veemenza. Poggiò il bicchiere sul tavolo vicino a noi e drizzò la schiena. Si fece improvvisamente serio. -Non mi importa delle leggi di mio padre.-

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora