•XXVI•

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"Folle è l'uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto."
(William Shakespeare)

La mano iniziò a tremare così tanto, che la luce cominciò a sembrare ad intermittenza. Un po' come quando si andava alle feste e le luci stroboscopiche ti davano alla testa. Giravo su me stessa, sperando di non vedere due occhi gialli riflettere la luce della torcia. Sospirai e, dopo essermi assicurata che non ci fosse niente nei dintorni, proseguii, mentre tenevo stretto sotto il braccio il fucile di mio padre. Dai Luce, ci sei quasi. Diedi un'altra occhiata alla mappa e mi accorsi che avrei dovuto girare non appena avessi incontrato un cartello con su scritto "Bosco Nero", ma non c'era niente che somigliasse ad un cartello o ad un rimasuglio di quel maledetto segnale. Cominciò a salirmi l'ansia, forse avevo sbagliato strada e ero dalla parte opposta rispetto a dove dovevo trovarmi. Ansimai e strinsi tra i denti la torcia, guardando meglio la cartina. Quella stupida cartina, non ci si capiva niente. Soprattutto io che avevo l'orientamento di un bambino di due anni. Trattenni un urlo di frustazione e pesticciai i piedi per terra, avevo preso il sentiero sbagliato. Ero stata una cretina. Dovevo tornare indietro all'albero rosso e percorrere la strada opposta. Mi voltai e la torcia mi cadde per terra, spengendosi. -Cazzo...- Mi accucciai per cercarla, ma i flebili raggi di luna non potevano certo aiutarmi molto. Mossi con incertezza le mani tra le foglie, consapevole che avrei toccato qualche piccolo animale, magari solo lombrichi e formiche. Speravo soltanto non fossero ragni, avrei veramente potuto urlare. Finalmente la trovai. La presi in mano e la accesi, immediatamente sentii un rumore dietro di me. Mi irrigidii. Sembrava fosse qualcosa che camminava sopra ai rami e alle radici secche degli alberi. Qualcosa di grosso. Pensai velocemente a cosa fare e l'unica idea che mi venne in mente fu quella di nascondermi dietro a uno di quegli enormi alberi. Mi avvicinai, quatta quatta, a un tronco e mi ci misi dietro, respirando il più piano possibile. Naturalmente ero consapevole che qualsiasi animale fosse, mi avrebbe fiutata da chilometri, ma cercai di dimenticare quel particolare per non andare nel panico. In quel momento mi resi veramente conto in che casini mi ero appena messa. Non ne se sarei uscita viva. Improvvisamente qualcosa passò davanti a me, a corsa. Strizzai gli occhi e mi accorsi che era una figura maschile. Lorenzo! Uscii da dietro l'albero e gli corsi incontro, con il fucile che sbatteva sulla mia gamba, arrivandogli alle spalle. Non appena fui vicina, sentii un tonfo sordo e poi le mie gambe volarono all'aria. Picchiai prima la schiena e poi la testa. Mi resi a mala pena conto di qualcuno che si piegava su di me, imprecando a voce alta. -E questa chi è?- Chiese. Qualcuno in lontananza gli rispose, ma il fischio continuo delle mie orecchie mi impedì di sentire. Mi presero per un braccio e mi misero in piedi. Mi strofinai la fronte, dove sentivo qualcosa di umidiccio. Probabilmente sangue. La rabbia mi ribollì nelle vene. -Porca troia, mi avete quasi ammazzata!-
-Chi cazzo sei?- Intervenne uno, puntando la sua piccola torcia sulla mia faccia. Chiusi istintivamente gli occhi e mi coprii con le braccia. -Abbassa quel coso, così mi accechi.- Lui fece come dissi. -Chi siete voi piuttosto?-
Percepii i due spazientirsi. -È pericoloso questo bosco già di giorno, non è molto furbo avventurarsi persino di notte.-
-Potrei dire la stessa cosa di voi.- Ribattei, indietreggiando.
-Siamo qui per affari.- Concluse un ragazzo, per poi stringere il mio polso. -Ei! Che fai?! Lasciami andare!-
-Neanche morto. Ormai ci hai visti, vieni con noi.-
Non potevo andare con loro, dovevo trovare Lorenzo e aiutarlo. -No! Me la cavo bene da sola. Guardate che mi metto a urlare!-
-Tanto al massimo ti sentono i lupi.-
Imprecai dentro di me. -Ma cosa ve ne frega di me? Sono solo un peso.-
-Il Re non vuole testimoni.- Sghignazzò un altro. Deglutii a fatica e finalmente capii. Quelli lì avrebbero messo K.O. Lorenzo, seguendo il piano di mio padre e del Re. Lo avrebbero messo in difficoltà o peggio...ma almeno loro sapevano dov'era Lorenzo. Se fossi arrivata a lui gli avrei passato il fucile e si sarebbe potuto salvare. -Va bene, vengo con voi.-
Fui praticamente sempre spinta o trascinata. Avevano un passo veloce e corto ed io non riuscivo a stare loro dietro. Avevo il fiatone e mi mancava l'aria. Camminammo per una decina di minuti, finché i due non mi dissero di fare silenzio e di piegarmi sulle ginocchia, nascondendoci dietro ad un arbusto parecchio grosso. Vidi Lorenzo. Aveva una di quelle bande sulla testa su cui era inserita una torcia. Stava scrutando una mappa simile alla mia, pareva confuso e spaventato. I due accanto a me risero nel vederlo così spaesato e si scambiarono due battute. Poi uno di loro tirò fuori un fischietto. Mi accigliai nel vedere quel piccolo arnese arancione. Poi vi soffiò dentro. Non uscì nessun rumore, nessun fischio. Improvvisamente mi ricordai di come gli animali riuscissero a sentire anche i suoni che l'uomo non era in grado di percepire. Volevano attirare le bestie in quel punto, sapevano che vicino alle tane si aggiravano molti animali. Mi venne da vomitare nel vedere quanta cattiveria era stata messa in gioco. Mio padre me l'avrebbe pagata, se ne fossi uscita viva. Sentimmo in lontananza un ululato, poi un altro e poi un altro ancora. Stavano arrivando. Io stavo tremando dalla paura, ero terrorizzata da quella situazione, ma dovevo reagire se volevo salvare Lorenzo. Il ragazzo dagli occhi ghiaccio, nel frattempo, aveva sentito gli ululati ed aveva imprecato ad alta voce. Non appena mi accorsi che i miei due rapitori si stavano distraendo con un accendino, aprendolo, guardando la fiamma, e poi chiudendolo, mi lanciai in avanti, evitando di sbattere contro l'arbusto. Lanciai un'occhiata indietro e uno dei due cercò di riacciuffarmi. Risi non appena mi accorsi che non ce l'aveva fatta. Sentii abbaiare, erano più vicini. Misi ancora più forza nelle gambe e finalmente raggiunsi Lorenzo. Gli arrivai alle spalle e per poco non gli prese un colpo, si era già messo in posizione d'attacco. -Fermo! Sono io, Luce!-
-Cos...cazz...eh? Luce?! Ma...tu...qui? Ma sei pazza?!- Urlò quasi, mentre mi teneva per la vita. Stava già cercando di proteggermi. Io avevo il fiatone. -Non c'è tempo. Due tipi strani hanno suonato un piffero e adesso i lupi stanno arrivando. Noi...- Ripresi fiato. - Siamo in pericolo. Dobbiamo scappare. Tieni.- Gli passai il fucile di mio padre. Poi mi guardai indietro, quei due ci stavano raggiungendo. Presi la mano di Lorenzo, che era rimasto sconcertato. -Forza, corri!- Urlai e iniziai a fare ciò che avevo detto. Lui mi venne dietro, anche se non aveva ancora detto una parola a riguardo. Scendemmo per un sentiero scosceso, mi stava guidando lui. Svoltò più volte, girando intorno a enormi massi, che sembravano cadere a picco sul sentiero. Scivolammo su qualche roccia, ricoperta di muschio, e ci ritrovammo su uno strato di soffice erba. Sopra di noi c'erano radici di qualche arbusto, che penzolavano sopra la testa. Ci sedemmo, per riprendere fiato. Li avevamo seminati. Avevo la bocca secca. -Non ci seguono più.- Ansimai, mentre il petto faceva su e giù. Lorenzo si alzò in piedi e scrutò oltre le radici. C'era silenzio, a dimostrazione del fatto che quei due non erano più alle nostre calcagna. Tirai un sospiro di sollievo quando si rimise accanto a me. I raggi della luna stavano proprio illuminando l'erba davanti a noi, la cui umidità rifletté la luce su di noi. Mi guardò, scuotendo la testa. -Ma che ci fai qui, piccola Luce?-
Abbassai lo sguardo. Nonostante la situazione assurda, riusciva a farmi imbarazzare. Quel "piccola" mi aveva smosso qualcosa dentro al cuore. -Ti salvo il culo.- Risposi e lui scoppiò a ridere, piegando la testa verso la terra dietro di lui. -Perché?-
-Non è giusto che tu paghi per gli egoistici desideri di due malati di potere. Dovevo fare qualcosa...- Sussurrai le ultime parole. Lui mise la mano sulla mia coscia, pizzicandomela appena. -Sì, ma questo è più che fare qualcosa.- Disse con voce roca. Io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso dalla sua mano sulla mia coscia. Ero ipnotizzata. Sarà anche stata l'ansia che aveva cominciato ad abbandonare il mio corpo. -Luce, perché?-
-Ti ho appena...-
-Luce. Perché?- La sua mano raggiunse la mia e la strinse con vigore. Mi morsi le labbra. -Perché...perché...-
Mi tappò improvvisamente la bocca e drizzò le orecchie. Si mise in ginocchio velocemente e guardò tra le radici penzolanti. Si rimise frettolosamente al suo posto. -Sono qui. Fai silenzio e se ne andranno.-
-Ma chi? I lupi o quelli di prima?-
Mi fece segno di zittirmi subito e così feci. Sentimmo calpestare il suolo sopra di noi e qualche bisbiglio indecifrabile. Qualcuno tirò un calcio ad un tronco di un albero. Capii soltanto uno di loro due dire "torniamo indietro". Finalmente se ne andarono. Lorenzo mi prese per un polso e mi strattonò vicino a lui. Non protestai. Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi fece poggiare la testa sulla sua. Piegò, poi, la sua di testa sulla mia. Restammo così, in silenzio, per qualche minuto buono. Avremmo dovuto aspettare che i due uomini si fossero allontanati abbastanza da noi per poter scappare. Le sue dita solleticavano e carezzavano le mie, disegnando cerchi e linee rette in continuazione. Sarei potuta restare tra le sue braccia per ore, anche in una situazione pericolosa come quella.
-E tu perché non ti sei ritirato? Sul serio, senza la scusa del dovere.-
Lui sospirò. -Volevo dimostrare a mio padre che non sono inutile.- Fece spallucce. -Sono stupido io che cerco ancora la sua approvazione.- Presi il suo volto tra le mie mani. -No, non dire così. Non sei stupido. È normale che tu cerchi di farlo ricredere. Non è normale, semmai, un padre che critica e picchia il figlio.-
Mi baciò.
Si lanciò con così tanto impeto che i nostri denti si scontrarono. Fui presa alla sprovvista, ma, passato il momento, ricambiai. Intrecciai le mie mani tra i suoi riccioli e immediatamente smisi di sentire freddo. Il mio corpo fu pervaso dal tepore di quelle sensazioni. Sentii le fatidiche farfalle nello stomaco. Il sul bacio sembrò voler prosciugare tutte le mie forze. Poi si staccò. Ripresi aria. -Dobbiamo andare.- Mormorò, scostando i miei capelli dalla faccia.
-Ti sembrerà assurdo, ma mi sarebbe piaciuto restare.- Lui aggrottò la fronte. -Per poi essere sbranati vivi? No, grazie.- Si alzò in piedi e tutta la magia di poco prima scomparve. Si era volatilizzata insieme alla sua voglia di toccarmi. Prima del bacio non faceva altro che cercare il mio contatto fisico, adesso faceva fatica a sfiorarmi. Buttai giù quel boccone amaro, pensando fosse dovuto alla paura per la sfida. Mi fece segno di seguirlo, in silenzio. Per precauzione presi dalla tasca lo spray al peperoncino della mia amica, visto che ormai ero disarmata. Probabilmente non avrebbe fatto indietreggiare una bestia del bosco, ma mi dava più sicurezza.
Attraversammo il bosco con estrema cautela, tendendo le orecchie verso gli ululati e le foglie secche calpestate. Un gufo volò basso sopra di noi e per poco non mi prese un colpo. Deglutii con rumore e Lorenzo si girò a guardarmi. -Come facevi a sapere che ero qui?-
-Il GPS ti dava vicino alla tana.-
Imprecò. -Sapevo che c'era una fottuta tana, quei bastardi!- Proseguì a camminare. Gli stetti dietro a passo svelto. -Non sapevi che ti avrebbero lasciato lì?-
Scosse la testa. -Mi avevano detto che sarei stato vicino al fiumiciattolo, non di certo vicino alla cucciolata dei lupi.- Strinse i denti. -Cazzo, pensavo di morire sì, ma non per colpa di un branco di teste di cazzo.-
Annuii, sebbene non potesse vedermi. -Sono venuta per questo.-
-Non dovevi. È pericoloso e ora devo badare anche a te.-
Quell'atteggiamento mi irritò e non poco. -Io ti vengo a dare una mano e tu mi ripaghi così? Lo sai che se non ti avessi avvisato prima, adesso saresti carne per i lupi, vero?- Sollevò le spalle. -E quindi? Nemmeno fossi Xena, la principessa guerriera. Dovrò proteggerti ora.-
-Guarda che mi aspettano Alice e Keita all'imbocco del bosco.- Sghignazzò con ironia. -E tu davvero pensi di essere in grado di tornare indietro e trovare le tue amiche? Lo sai vero che il bosco di notte è tutto uguale?-
Mi zittii. Non aveva tutti i torti, ma io non ero andata lì per farmi salvare da lui, semmai il contrario. -Cristo, Lorenzo! Tu e la tua arroganza.-
-Non è arroganza, è razionalità. Me la sarei cavata, combatto da quando ho imparato a camminare. Mio padre mi lasciava nelle radure da solo, a otto anni, e io dovevo uscirne vivo a tutti i costi. L'umiliazione sarebbe stata peggiore della morte.- Sputò per terra. Potevo sentire la sua rabbia diffondersi intorno a noi. Era un ragazzo così tormentato dai suoi fantasmi. Non riuscivo a non pensare a quanto dolore provasse per suo padre, a quanto aveva subito e quanto ancora provasse a farsi valere davanti a lui. Gli ululati adesso erano dietro di noi. Lorenzo si irrigidii e mi prese per una mano, spostandomi davanti a lui. -Tu cammina, io ti sto dietro.-

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora