"Ci sono alcune cose che impari meglio nella calma, e altre nella tempesta."
(Willa Cather)
Il lunedì seguente lo passai a seguire le lezioni in università, cercando di evitare accuratamente il mio ragazzo Giacomo. Non avevo voglia di affrontare una conversazione con lui, non ero pronta ancora. Avevo aperto gli occhi da poco sulla nostra situazione e vederlo, in quel momento, avrebbe scatenato in me sentimenti contrastanti. Raggiunsi le macchinette del corridoio e infilai le monete nell'apposito spazio. Come sempre si incastrarono. Imprecai sotto voce e mi spostai a lato di essa. Mi guardai intorno, per assicurarmi che nessuno mi vedesse, e cominciai a spintonare l'erogatore di merendine. Non si spostò di un millimetro e, anzi, mi feci male io. Parecchio male. Saltellai con una mano a tenermi il gomito, soffrendo in silenzio. Tutto di un tratto qualcuno si piantò dietro di me. Percepii una risata strozzata.
-Serve una mano?- Riconobbi immediatamente la voce. Mi tirai su di scatto e lasciai perdere il gomito dolorante, mi diedi un contegno e mi voltai. Lorenzo era di fronte a me con un paio di chiavi in mano, che faceva girare tra un dito e un altro. Soffiò sul suo ciuffo di capelli neri, che era appena finito sui suoi occhi ghiaccio. Io deglutii a fatica e mi feci da parte. Lui chiuse le mani a pugno e si appoggiò alla macchinetta, poi cominciò a spintonarla. Se non gli avessi detto di fare più piano, avrebbe capovolto il distributore automatico e lo avrebbe fatto cadere a terra, facendoci poi pagare una multa salatissima. -Ecco le tue patatine.- Mi passò il sacchetto e pure il resto. Accennai un sorriso imbarazzato. -Stavo per farcela anche io.-
-Ah sì, se intendi a romperti la spalla hai ragione.-
Roteai gli occhi verso il cielo e afferrai il pacchetto di patatine. -Grazie.-
-Come torni a casa oggi?- Continuò, seguendomi, mentre stavo per rientrare in aula a prendere i libri e lo zaino. Io cominciai a camminare più velocemente, senza rispondergli. Lui si affiancò ugualmente a me. -Hai fretta? Perché non parli? Ti hanno tagliato la lingua?- Corrucciai la fronte e mi diressi proprio dentro l'aula. Superai l'enorme cattedra e mi avventai sul pc, aperto sul mio piccolo banco, e sui libri accatastati nel banco accanto. Salutai frettolosamente qualche collega, che stava fissando, spudoratamente, Lorenzo. Alcune si erano persino messe a chiaccherare di lui, sentivo le loro vocine osannarlo e sussurrare quanto fosse bello. Tutti lo conoscevano, a parte me. Forse perché non mi ero mai interessata del mondo aristocratico. Quando l'ennesimo gruppo di ragazze e di ragazzi ci passò accanto, sbavando letteralmente su di lui, lo presi per la giacca e lo portai fuori dall'aula. Lorenzo sembrò piacevolmente sorpreso.
-Ah la cosa si sta facendo piccante...-
Sbuffai. -Hai attirato l'attenzione del corso intero, ora non mi daranno pace finché non sapranno cosa ci facciamo insieme.-
Lorenzo ridacchiò, riprendendo le chiavi dalla tasca. -Non ci facciamo niente insieme. Perché dovrebbero pensare il contrario?-
Pensai che fosse una persona fastidiosa e inopportuna. -Perché diavolo mi segui?-
-Perché devi scomodare il diavolo?- Replicò velocemente.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi alterai non poco. Lo oltrepassai con lo zaino sulle spalle e mi allontanai a passi pesanti. Vedi se non devo arrabbiarmi proprio oggi per uno che vuole soltanto provocarmi!
Uscii fuori dal portone e una nuvola sopra di me si spostò per fare posto al sole. I suoi raggi mi colpirono in pieno, concedendomi un leggero tepore. Sollevai il viso verso quel leggero calduccio e una voce fastidiosa interruppe quel momento. -Lorenzo, per l'amor di Dio, che vuoi da me?-
Sorrise e la sua dentatura perfetta mi fece quasi effetto. Mi passò per la mente di chiedergli quale apparecchio per i denti avesse usato, ma poi pensai che fosse una domanda abbastanza assurda.
-Prima il diavolo, ora Dio. Fai pace con il cervello.-
Mi spazientii, gonfiando le gote dalla rabbia. -Mi dici cosa vuoi da me?-
-Mi serve un favore.-
Sollevai un sopracciglio, confusa. -Del tipo?-
Strofinò le mani fra loro e ci soffiò dentro. -A te non fa freddo qui fuori?-
Spostai il peso sull'altra gamba e incrociai le braccia sul petto. -Vai al punto.-
Il ragazzo annuì, diventando improvvisamente serio. -Sabato dovrai aiutarmi a stare lontano dal Re.-
Scoppiai a ridere. -Non avevi detto che avevi altri impegni?-
Lui si mise le mani tra i capelli. La manica della sua felpa risalì e notai che inciso sulla pelle aveva un tatuaggio. Sgranai gli occhi. Gli aristocratici non potevano avere tatuaggi. Prima il piercing alla lingua, poi il tatuaggio. E chissà quanti altri tatuaggi e segreti nascondeva. Chissà cosa gli avevano detto i suoi genitori...
-Sono stato, diciamo, gentilmente costretto a partecipare. Mi hanno detto che ho raggiunto l'età per sposarmi.-
Pensai, mentre mi mordicchiavo nervosamente le labbra, che forse non era poi così diverso da me. Entrambi intrappolati da famiglie assetate di potere, inconsapevoli del danno che provocavano ai propri figli.
-E perché devo tenerti lontano dal Re?-
Si strinse con le braccia al petto. -Perché se mi vede, mi presenta quella che sarà la mia futura moglie.-
Spalancai la bocca. -E te l'hanno già scelta?-
-No. Ma il ballo è l'occasione adatta per scegliermela.-
-E tu non vuoi...- Conclusi.
Lorenzo sollevò le sopracciglia, come se avessi detto un'ovvietà. -Mi piacerebbe prima conoscerla e innamorarmi.-
-Non ti facevo così romantico.-
Mi strizzò l'occhio. -E infatti scherzavo. Non mi voglio sposare ora, che senso ha? Devo finire l'università e poi sedurre ancora con qualche studentessa carina.-
La mia faccia si trasformò in puro disgusto. -Sei orribile.-
-Lo prendo come un complimento.- Sorrise. -Allora mi aiuterai?-
Ci pensai su. -E io che ci guadagno?-
Giocherellò con il piercing sulla lingua. -Sei proprio come tua nonna...comunque ti evita di stare con tua madre e tua nonna. Ti pare poco?-
Riflettei che in effetti non era male come idea. Sapere di dover passare una serata intera a sentire i discorsi delle due manipolatrici seriali mi aveva avvilita. -Sì, ci sto.-
Detto questo mi sventolò davanti alla faccia le sue chiavi. Mi accigliai. -Non ci monto un'altra volta.-
Lui sghignazzò. -Non t'ho chiesto niente.-
-Mi stai palesemente sventolando le chiavi della tua moto in faccia.-
Lorenzo fece dietro front. Mi diede le spalle e se ne andò. Rimasi con l'amaro in bocca. Non gli si poteva dire niente, che cambiava umore subito. Quell'atteggiamento mi irritò ancora di più e non seppi spiegarmi il perché di quel suo lunaticismo. Appena arrivato sulla porta si voltò e mi fece un fischio. Sollevai lo sguardo su di lui, stizzita. -A sabato, stronzetta.-
-Fanculo!- Gli urlai contro, ma non abbastanza in tempo da farmi sentire. Nel frattempo mi aveva sentita, però, mezza università e ci avevo fatto una bella figura di m...
Buttai le chiavi di casa sul mobiletto nel corridoio e mi fiondai in camera di Alice. La trovai davanti alla televisione, probabilmente a guardare qualche serie tv. -Quel ragazzo maledetto mi farà impazzire!-
-Chi? Giacomo? Sarebbe la prima volta che ti smuove qualcosa.-
Sbuffai e mi gettai sul suo letto, fissando il soffitto. Aveva attaccato dei poster dei suoi cantanti preferiti persino lì. -No, non lui. Lorenzo.-
Alice mise in pausa la sua serie tv preferita e dedicò tutta la sua attenzione a me. -Adesso sì che è interessante.-
-Oggi mi ha cercata per fargli da spalla al ballo alla reggia del Re.- Alice piegò le gambe sotto il suo sedere e si mise in bocca un lecca lecca, osservandomi con aria assorta. -Ali, tutto bene?-
-Sì, sì! Scusa è che non sono abituata a sentire tanta nobiltà tutta insieme.-
Annuii. -Sì, ma seguimi...cosa devo fare? Mi fa davvero impazzire!-
La mia amica mi carezzò il ginocchio, sorridendo. -Ti fa impazzire perché ti fa provare qualcosa che Giacomo non ti aveva mai fatto provare: rabbia!-
Sollevai la schiena e soffiai fuori l'aria che avevo trattenuto. -Ma non è vero. Mi fa incazzare, mi ribolle il sangue, ma non è bello provare certe cose.- Mi ributtai indietro sul materasso, facendo ondeggiare tutte e due.
-Ma è bello?-
-Chi?-
-Chi!? Lui! Questo Lorenzo.- Alice mi aveva lasciato un pizzicotto sulla coscia, facendomi urlare. -Se non rispondi significa che è bello da morire.-
-Togli il "bello" e lascia "da morire".-
-Luce! Piantala! Forse ti piace...-
Drizzai ancora la schiena, puntando i miei occhi infuocati dritti nei suoi. -Non lo dire nemmeno per scherzo. È la persona più odiosa di questo mondo, mi prende in giro e mi fa vergognare.-
La mia amica ridacchiò. -Almeno non hai detto la solita frase "sono fidanzata con Giacomo, ti pare che mi piaccia uno come lui".-
-Eh stavo per dirlo.-
Alice sbuffò, facendomi capire che si stava irritando. -Però quel ragazzo lo hai baciato...-
-Era la prima volta che bevevo così tanto e nessuno mi ha fermata! Nemmeno me lo ricordo quel bacio.-
-Era un figo da paura, ti teneva stretta stretta e tu sembravi scioglierti dentro al suo abbraccio.-
Mi mordicchiai le labbra, sovrappensiero. Non mi ricordavo assolutamente niente di quel bacio e tanto meno della situazione che lo aveva incoraggiato. Ogni volta che Alice portava alla luce quell'argomento, un forte senso di imbarazzo si impadroniva di me. Le mie gote si dipingevano di rosso. La mia amica se ne accorse e decise di cambiare discorso.
-Non puoi portare me con te?-
-Ma hai sempre detto che odi questo mondo! E poi non posso, devi avere un invito dal Re in persona.- La mia amica alzò gli occhi al cielo e si alzò dal letto, imprecando. -Odio quel mondo, ma mi piacerebbe tanto vedervi in quei bustini così stretti da rendervi dei bastoni da pollaio.-
Scoppiammo a ridere e decidemmo di vedere un film insieme, senza le ansie e le pressioni di quei giorni.
-Non mi hai considerato tutto il giorno.- Giacomo si era presentato sotto casa. Io ero affacciata alla finestra, con addosso una coperta in pile e i capelli raccolti in una crocchia spettinata.
-Giacomo, non ho voglia di parlare adesso...-
Lui mise un piede sul marciapiede e mi fece capire che era nervoso. -Ti hanno vista con Lorenzo. Cosa stai combinando?-
Fui attraversata da una sensazione strana, come se qualcuno mi avesse scoperta con le mani nella marmellata, ma in realtà non avevo fatto proprio niente con Lorenzo.
-È lui che mi segue!-
-Luce, non prendermi in giro. C'è qualcosa tra di voi?-
Mi spazientii. -Ma ti pare? Lo conosco da due giorni nemmeno e per adesso è solo un insopportabile snob.-
Giacomo sembrò credermi. -E perché mi hai evitato oggi?-
Stetti un attimo in silenzio, riflettendo su cosa rispondergli. Dirgli che avevo più di un dubbio sulla nostra relazione mi sembrava troppo affrettato e inventargli una scusa mi pareva troppo infantile. Dovevo ammettere la verità o consolarlo con una bugia? Ero così confusa, vedevo quanto Giacomo fosse preoccupato per me, per noi.
-Cosa dirà tua madre?!- Aggiunse, scuotendo la testa. Ecco, in quel momento il sangue mi si riempì di pura furia. Il cuore mi risalì in gola e le orecchie cominciarono a fischiarmi dall'ira funesta che stavo provando. Cosa c'entrava cosa pensasse mia madre? Non avevo più dieci anni, non poteva interessarsi del suo parere.
-Cosa te ne importa di lei! A te non preoccupo io, a te preoccupa di non avere più il bene stare di mia madre. Bene, puoi andare a quel paese allora.-
Giacomo balbettò qualcosa, ma non seppe rispondere a tono. -Ma...ma non...non è vero!-
-Vatti a fare un giro vai.- Chiusi la finestra, lasciando il mio forse ex ragazzo gridare fuori. Alice mi corse incontro, tendendomi la mano.
-Vedi che a lui interessa solo di accasarsi con te. I soldi rendono cechi gli avidi, e lui mi sembra proprio influenzato da tua madre.-
Abbassai lo sguardo e mi strofinai il collo, dolorante. Mi misi a sedere sul divano e trattenni a fatica le lacrime. -Non c'è niente di vero nella mia vita. È stato tutto costruito ad hoc. Dalla mia relazione, alle mie scelte sui vestiti alle mie frequentazioni.-
La mia amica si sedette accanto a me, avvolgendo con il suo braccio la mia persona. -Forse è tempo di avere la tua rivincita.- Alzai lo sguardo su di lei e la vidi risoluta nella sua affermazione. Qualcosa si accese dentro di me e quell'ansia, che avevo provato fino a quel momento, scomparve.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Roman d'amour{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
