"I due giorni più importanti della vita sono il giorno in cui sei nato e il giorno in cui scopri il perché."
(Mark Twain)
Vidi la stanza girarmi intorno e piccoli puntini luminosi apparire e scomparire davanti ai miei occhi. Le orecchie cominciarono a fischiarmi di nuovo e l'ansia prese il posto del mio cuore. Guardai in avanti e il vecchio Re mi stava fissando con il suo solito ghigno malefico, ai suoi fianchi le due donne avevano l'aria di chi si stava spazientendo. Sentii del rumore dietro di me, poi i passi di qualcuno che indossava un paio di tacchi.
-Signor Re, o meglio, vecchio Re. Mi presento qui in qualità di avvocato difensore della signorina Luce.- Deglutì, camminando davanti a me. Incrociò le mani sul grembo, posizionando in maniera precisa un piede davanti ad un altro. -Le accuse che le sono state mosse contro oltre ad essere ridicole e prive di fondamento, sono assolutamente false.- Il pubblico trasalí e un fastidioso chiacchiericcio cominciò ad inondare il salone. Una delle donne sedute accanto al vecchio Re sbatté il martelletto, riportando il silenzio.
-E questo lei lo sta affermando con quali prove?- Rispose l'uomo, accomodandosi sulla sua poltrona morbida. Io guardai mia madre e lei sorrise candidamente. La conoscevo bene ed ero certa che quello fosse tutto tranne che un sorriso benevolo. Nascondeva del veleno dietro a quelle labbra rosse.
-Speravo che me lo chiedesse...- Si voltò alle sue spalle e il portone del tribunale si spalancò. Una figura alta e prosperosa apparve in tutta la sua bellezza, l'enorme mantello rosso strusciò per terra e la corona brillò sotto ai raggi del sole, che passavano attraverso le piccole finestre verticali, posizionate in alto sulle pareti. La donna, che indossava un vestito che parve essere pesante, cucito con fili d'oro e gemme preziose, raggiunse le prime panche, spalancò le braccia e i numerosi bracciali d'oro massiccio tintinnarono gli uni contro gli altri. Abbassò il suo sguardo su di me e mi strizzò l'occhio. Il pubblico era rimasto esterrefatto, immobile e con il fiato sospeso. L'ultima apparizione della Regina, al di fuori del castello, si era vista soltanto venti anni prima ed io nemmeno me lo ricordavo. La donna, dunque, sollevò la veste e mi passò accanto, posizionandosi proprio vicino a mia madre. Si scambiarono un'occhiata e sorrisero entrambe.
-Regina...- Gracchiò il vecchio Re, spostandosi la toga dal collo, che forse gli iniziò ad essere un po' troppo stretta. Vidi il suo volto diventare rosso.
-Non iniziamo con questi convenevoli. Sono qui per testimoniare a favore di questa ragazza e non ti aspettare che ti chiami "Re", uomo senza palle.-
Spalancai gli occhi e mi voltai per cercare lo sguardo delle mie amiche. Keita si era portata la mano sulla bocca e Alice era rimasta con un'espressione che, se non fosse stato per quel momento, avrei scambiato per pura ilarità.
Il vecchio Re piegò la schiena in avanti, schiacciando la pancia contro il legno della sua scrivania. -Non osare!-
-Non sei più il Re, oso eccome. A differenza tua, finché Francesco non avrà sposato una donna, io sono sempre la Regina.- Afferrò il mantello rosso, portò la mano sinistra sul fiocco che lo teneva stretto sulle sue spalle e lo sciolse. Il tessuto pesante cadde a terra, alzando un enorme polverone. -Sono qui per dirvi che in questi anni vi siete fatti, anzi ci siamo fatti, regnare da un uomo senza scrupoli. Io posso parlare soltanto per la mia esperienza, vi dico soltanto che sono stata esiliata dal castello poco dopo aver dato alla luce mio figlio.- Il suo tono di voce incrementò di intensità. Il vecchio Re si alzò in piedi, con i pugni serrati. Provò a fermarla. -Lui ha allontanato una madre da un figlio! Ha messo il figlio contro a sua madre!- Potetti percepire tutto il dolore che aveva provato in quegli anni, in cui aveva dovuto vivere nascosta da occhi indiscreti, costretta a subire la tirannia del marito. Uomo che era acceccato dal potere, tanto da non volere altro se non quello. -Guardie! Buttatela fuori!-
Uno stuolo di uomini armati si fece avanti. Io mi guardai intorno e mi accorsi che le persone stavano cercando di protestare, credevano alle parole della Regina. Sicuramente il gesto di chiamare le guardie e non lasciar finire di parlare la Regina, non giocò a suo favore.
Mia madre si voltò verso di me. -Ti ha spianato la strada, adesso ti ascolteranno. Cogli l'occasione per vincere.- La Regina venne portata via, mi passò vicino. -Buona fortuna.- E se ne andò.
Quella visita fu così breve, ma anche così intensa. Mi aveva aperto la strada per parlare di quello che era successo e farmi finalmente credere. Il vecchio Re vacillò sul suo posto, aveva le vene del collo gonfie e chiazze rossicce si erano sparse su tutta la sua faccia. Era infuriato. Se quello che aveva detto la Regina non fosse stato vero, non avrebbe reagito così. Tirò in basso la toga e poi puntò il suo sguardo su di me. -Parla!-
Sussultai, abbassando lo sguardo. -Io non ho fatto niente di male. Ho cercato di aiutare un amico che sapevo essere in pericolo. L'ho seguito nel bosco e gli ho consegnato il fucile di mio padre per evitare che venisse mangiato dai lupi o dagli orsi. Io...io non volevo che morisse, soprattutto perché sapevo che la sua vita fosse a rischio.- Intrecciai le dita, nervosamente, tra di loro. Il chiacchiericcio ancora non si era fermato, ma questa volta sembrai essere io la protagonista di quelle chiacchiere. -E come facevi a saperlo? Avevi complottato contro di noi?-
Scossi la testa. -Perché ho sempre saputo del vostro piano! Volevate far vincere Francesco a tutti i costi, pur sapendo che Lorenzo era superiore in qualsiasi prova! Avete tentato di ucciderlo e non ce l'avete fatta.-
Il vecchio Re batté il bugno sulla scrivania, facendo tremare i bicchieri pieni d'acqua sopra di essa. -Queste sono accuse intollerabili!-
-Allora perché casualmente nel bosco sono stata rapita dai vostri soldati? Cosa ci facevano loro, là?-
L'uomo fece guizzare gli occhi verso il pubblico giudicante e si rese conto che quest'ultimo stava credendo alle mie parole. -Stavano ispezionando la zona.-
-Sì, eh? Proprio in quella specifica notte?- Gridai, mentre sentii la gola grattarmi. -E perché avete fatto scendere Lorenzo proprio accanto alla tana degli animali, sapendo che sarebbe stato un suicidio trovarsi lì? Perché Francesco è stato lasciato qualche chilometro più in là?-
Si alzò un forte strepitio tra la gente e il borbottio aumentò sempre di più. -E tu come facevi ad avere tutte queste notizie? Hai organizzato tutto tu, non è così? I miei uomini ti hanno vista cercare di scappare!-
Sospirai. -Lo so, perché ti ho sentito parlare con mio padre!-
La folla si zittì improvvisamente. Guardai mia madre, che aveva annuito. Il vecchio Re rimase in silenzio, impassibile. Le ginocchia mi tremarono per la paura e le lacrime cominciarono a scendere come fiumi in piena, tutta l'ansia e tutto lo stress che avevo accumulato stavano iniziando ad esplodere. Finalmente capii che il problema che mi attanagliava non era tanto il coinvolgimento della corte, ma di mio padre.
-Confermo tutto quello che mia figlia ha detto.- Alzai la testa, con gli occhi gonfi e rossi. Mia madre si era voltata con lo sguardo stralunato. Arturo era appena entrato nella sala. -Mi dispiace, ma non posso più vivere così.- E si mise a sedere su una delle panche più in fondo. Il pubblico, che avrebbe dovuto giudicarmi colpevole o innocente, cominciò a dare di matto. Si scambiavano opinioni, urlavano, scuotevano le mani in aria a destra e a sinistra. Ad un certo punto la porta dietro alla enorme struttura in legno si aprì. Le donne si girarono e trattennero un gridolino di sorpresa. Francesco si fece avanti. Il padre lo prese per un braccio e lo strattonò. -Che cazzo stai facendo?- Il ragazzo lo guardò e si liberò dalla stretta. -Attento a come parli al tuo Re.-
La mia bocca toccò quasi terra. Non mi sarei mai aspettata la sua entrata in scena, ero curiosa di sapere cosa avrebbe detto. E pensare che tutto quel casino era dipeso da me. Mi si attorcigliarono le budella.
-Sono qui, oggi, per aggiungermi tra i testimoni a favore di Luce.- Curvò lo sguardo su di me, accennando ad un sorriso. Ricambiai. -Sono stato vittima di questo uomo per troppi anni. Non me ne sono mai reso conto, finché non sono diventato quello che lui voleva. È crudele, non guarda in faccia a nessuno e posso confermare che sia lui che la sua squadra, composta da uomini e donne di corte, hanno organizzato il tentato omicidio di Lorenzo e hanno fatto sì che prendessi il potere.- Sollevò in aria un foglio di carta ingiallita, sventolandolo. -Questa è la lettera scritta dal vecchio Re in persona alla guardia che mi avrebbe dovuto difendere nel bosco, nel caso qualcosa fosse andato storto.-
L'uomo dalla barba lunga sbiancò visibilmente, vidi la sua vita passargli davanti. Finalmente tutta la verità stava venendo a galla ed io sarei stata libera.
Sentimmo le porte aprirsi nuovamente. Qualcuno tossì. Mi aggrappai al mio piccolo banco e mi guardai indietro. Lorenzo corse verso di me. Non riuscii a metabolizzare tutti quei colpi di scena e il mio cuore cominciò a battere fortissimo e le mie dita a tremare. Sarei collassata, se lui non mi avesse afferrata per la schiena. Si avventò sulla mia faccia e strizzò le mie guance con le sue grandi mani, mi guardò per un attimo negli occhi e poi non capii più nulla. Le sue labbra si scontrarono con le mie e il suo respiro caldo sbatté contro la mia fronte. Percepii tutti i muscoli del suo corpo contrarsi e le mie braccia non ebbero la forza di sollevarsi per abbracciarlo. Poi si staccò, io ero ancora intontita, ma lui mi prese per una mano e mi fece passare dietro la sua schiena frettolosamente. Adesso torreggiava davanti a me. -Quella notte sono stato rapito da due uomini che ho visto anche qua dentro. Hanno cercato di uccidermi con un coltello e poi con una pistola. Per fortuna sono stato addestrato in maniera impeccabile e quelle due mezze seghe non ce l'hanno fatta. Hanno chiaramente detto che il Re mi voleva morto.- Inspirò e poi espirò. -Chiedete pure a loro, torturateli se necessario.- Digrignò i denti, stringendo la sua presa sulla mia mano. -Se non fosse stato per l'intervento della Regina, sarei stato massacrato vivo dai lupi.- Le persone trasalirono e a qualcuno vennero dei conati di vomito. Io ero ancora scombussolata da tutto quello che stava succedendo. In una mattinata il vecchio Re stava per essere fatto, metaforicamente, fuori. Si era messo contro troppe persone per potercela fare. Mi sbagliavo quando avevo detto che contro i poteri forti non ce l'avremmo mai fatta, non dovevo dare per scontato il potere della verità. Le donne, sedute accanto al vecchio Re, si voltarono verso di lui e puntarono il loro dito contro. -Sei tu quello che deve essere incarcerato.- Dissero all'unisono. Francesco poggiò le mani sulla scrivania e sollevò il mento, con aria regale. -Dichiaro Luce innocente e mio padre colpevole.-
Un uomo, che sarà stato sulla sessantina, si alzò dagli spalti sopraelevati, reggendosi sul ripiano davanti a sé. -Se le cose stanno così, dovremmo rendere nulla anche l'ultima prova per la presa della corona. La cerimonia deve essere rifatta.- Gli uomini e le donne accanto a lui annuirono e si trovarono d'accordo. -Non possiamo più considerarti nostro Re.-
Francesco sorrise, stranamente. -O, lo so bene. Io non voglio questa maledetta corona, sono stato raggirato dal volere di chi credevo volesse soltanto il mio bene.- Guardò in basso. Nel frattempo il vecchio Re era come trapassato, gli occhi serrati e la posizione irrigidita facevano quasi effetto. Era consapevole ormai di aver perso.
-Io propongo che venga data a Lorenzo.- Concluse.
Lorenzo si raddrizzò, scuotendo la testa. -Francesco, io credo che tu sia il più adatto a regnare. Io non ho la pazienza...-
Il ragazzo sbuffò. -Hai vinto a quasi tutte le prove, hai dimostrato di essere forte, capace, acculturato e strategico. Io che cosa potrei dare al mio regno?-
Lorenzo si grattò la nuca, chiudendo gli occhi. Mio padre, improvvisamente, si accostò a me. -La corte sapeva bene che avresti vinto tu, per questo ha cercato di sabotarti. Te la meriti quella corona.-
Deglutii a fatica. Come mai mio padre aveva cambiato bandiera così in fretta? Forse si era reso conto che avremmo messo a tappeto la corte ed il Re?
L'uomo tra il pubblico si schiarì la voce. -Noi giudicanti ci riuniremo per decidere quando sottoporre a processo il vecchio Re e individuare i membri della corte coinvolti. Nel frattempo la reggenza andrà a Lorenzo.- I suoi occhi si puntarono sulle due donne vicine all'uomo, la cui dignità era stata appena compromessa. -Voi cosa dite?-
Le due si guardarono, per poi annuire. -Siamo d'accordo.-
Improvvisamente un gruppo di uomini, che prima rispondevano agli ordini del vecchio Re, entrarono nel salone e si diressero verso l'uomo. Fu preso di peso e trascinato fuori. Tutta l'ansia che si era accumulata sullo stomaco, si sciolse e mi sentii liberare da un macigno. Ero salva, ero libera.
Lorenzo si voltò e mi guardò. -Non avrei mai lasciato che ti incatenassero, mi sarei fatto mettere in prigione con te piuttosto.- Sghignazzò.
-Perché?- Bisbigliai, con le lacrime sull'orlo di scivolare via.
-Non è ovvio?- Controribatté. La sua mano passò sopra la mia testa e poi sulla mia guancia, graffiandola leggermente per via degli anelli. -Adesso andiamocene. Prima di iniziare a fare il Re, ho una cosa da portare a termine.-
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
