•XIII•

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"Quando un'alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l'anima è malata."
(Roberto Gervaso)

Mi avvinghiai a Francesco, stringendo le mie cosce attorno ai suoi stretti fianchi. Il principe non sapeva bene dove mettere le mani, apprezzai il fatto che non me le avesse messe proprio sul sedere. Oscillai su di lui, inclinando la testa all'indietro cosicché le punte dei miei capelli sfiorassero l'acqua calda. Poi ci fu un enorme "ciaf". Qualcuno era caduto in acqua. Io e Francesco ci voltammo di istinto verso la fonte di quel rumore e ci accorgemmo di un ragazzo a faccia all'ingiù in acqua, galleggiante come un cadavere. Il principe non ci pensò su e mi spostò, lanciandosi verso quel povero ragazzo. Rimanemmo tutti con il fiato sospeso, finché il suo corpo non venne portato a riva. -Sta bene, è solo ubriaco marcio.- Esclamò Francesco, dando a quel ragazzo qualche colpetto sulle guance pallide.
-E quindi il principe, mh?- Sobbalzai e portai la mano sul cuore. Mi voltai e Lorenzo era accanto a me. L'acqua mi arrivava appena sotto il seno, mentre a lui appena sopra le mutande. -Cosa? Che te ne importa?- Ribadii, stizzita. Sapere che mi stava giudicando, non mi piacque per niente. Parlava proprio quello che mi aveva trattata come una delle tante da limonare e via? Lo vidi alzare le mani al cielo, facendo spallucce. -Era una domanda. Hai la coda di paglia?-
Io ridussi gli occhi a due piccole fessure, fissandolo. -Forse la coda di paglia ce l'hai tu.-
-È inutile che provi a fare la dura, quando quello che vuoi è solo fare quello che hai visto prima.- Indicò con la testa la ragazza con cui si si era divertito qualche attimo prima. Mi salii la nausea nel sentirlo parlare di me come un oggetto senza sentimenti. -Sei proprio piccolo così.- Avvicinai pollice ed indice, mostrandogli cosa intendevo e mi voltai, per andare verso Francesco. Lo sentii sghignazzare, ma ignorai il fatto che mi stesse prendendo in giro. Se mi avesse lasciato in pace, non lo avrei pensato e non ci sarei restata male per quello che mi aveva detto. Luce, guarda Francesco! Pensa a lui! E così feci, prendendogli la mano. Tremava. -Perché tremi?-
Lui scosse la testa con un sorriso incerto. -Ho avuto paura fosse, beh...fosse morto.-
Io annuii, mordendomi le labbra. In effetti lui era la carica più alta dentro a quelle grotte, ci avrebbe rimesso lui più di tutti e sicuramente vedere qualcuno morirti davanti non era una bella esperienza. -Ce ne andiamo?- Sussurrai. Francesco mi rivolse uno sguardo quasi dispiaciuto. -Devo aspettare che si svegli per portarlo al castello.- Un incredibile senso di delusione mi colpì. Finalmente sarei potuta stare con lui in pace e subito qualcosa si era messo fra di noi.
-Vestiti, ti riaccompagno io al Gala.- La voce profonda di Lorenzo fece un'eco breve. Sussultai. -No, grazie.- Risposi frettolosamente. Francesco, invece, non sembrò essere della mia stessa opinione. -Dai, Luce. È un'ottima idea! Non vorrai essere rapita da qualche pervertito?- Alzò un sopracciglio, sospirando. Io roteai gli occhi al cielo e mi lasciai convincere. Sicuramente fare un breve tratto di strada con quello stronzo sarebbe stato meglio che trovarmi mezza moribonda in un fosso melmoso. Mi vestii e legai i capelli in una coda bassa, cercando di darmi un tono. Se mia madre mi avesse vista con solo una ciocca fuori posto, sarebbe andata su tutte le furie e non avevo nessuna voglia di farmi il sangue amaro per una sciocchezza. Uscimmo dalla grotta e l'aria pizzicò la mia pelle umida. Rabbrividii e Lorenzo mi guardò. -Vuoi la mia giacca?- Storsi la bocca, cercando di capire dove fosse l'inganno. -No, sto bene così.-
Lui fece spallucce. -Come vuoi.-
Tra di noi calò il silenzio e cominciammo a sentire qualche animale correre tra l'erba alta intorno a noi. Percepii anche qualche rana gracchiare, speravo soltanto di non schiacciare uno di quegli animaletti con i miei tacchi vertiginosi. -Sei fidanzato con quella ragazza?- Dissi, per poi pentirmene subito dopo. Arrossii fino alla punta dei piedi, mordendomi la lingua. Lorenzo, invece, scoppiò a ridere di gusto. Lo guardai, confusa. -Se sapessi come stanno davvero le cose, non diresti così.- Tirò un calcio a un ciottolo di pietra, sbuffando. Io rimasi in silenzio per qualche attimo, facendo girare i meccanismi del mio cervello. -Cosa intendi?- Non avrei voluto sapere di più della sua vita, ma qualcosa dentro di me mi spingeva a indagare e a conoscerlo meglio. Era sempre stato meschino con me, tranne quella volta che mi aveva salvato dalle grinfie del Re. Lorenzo si bloccò e sospirò, guardando il cielo scuro. C'erano poche nuvole quella sera, si potevano osservare bene le stelle. -Credi di essere l'unica intrappolata dalla volontà dei tuoi genitori? Io ho dei doveri in quanto duca, soprattutto se il Re dovrà abdicare a favore dei suoi parenti.- Disse quest'ultima frase con quasi disgusto, aveva un'espressione mai vista prima. Sembrava come sconfitto, arreso all'idea di non poter essere chi voleva. Immediatamente mi sentii in colpa per tutte le volte che mi ero lamentata per avere avuto una vita completamente gestita dalla mia famiglia. La mia vita non era certo paragonabile alla sua, lui apparteneva alla corte, era sotto gli occhi di tutti e uno sbaglio avrebbe rovinato la sua esistenza e quella della sua famiglia. Io ero una semplice ragazza molto ricca, i cui genitori avevano saputo gestire bene le proprie proprietà e i propri soldi, non appartenevo certo a quel mondo così austero. -Non capisco, cosa c'entra con la ragazza?-
Lorenzo sbuffò, sembrava quasi arrabbiato con me. -Cristo, Luce! Apri gli occhi! Tu puoi scegliere con chi stare in fin dei conti, no? Hai persino il principe a farti la corte. Io? Io invece? Non sono io a decidere con chi passerò la mia triste vita.- Aveva il respiro appesantito. Mi guardai le punte dei piedi, imbarazzata. -Nel frattempo...- Schioccò la lingua sul palato. -mi diverto con chi posso.- Alzò le spalle.
-Che significa "nel frattempo"?- Lo incalzai, camminandogli più vicino. Lui girò la testa di scatto, aggrottando la fronte. -Prima che mi sposi.-
Portai le mani sulla bocca più che spalancata dallo stupore. Se non avessi visto come mi guardava, con due occhi di fuoco e la certezza di avere il futuro già deciso, avrei pensato mi stesse prendendo in giro. Deglutii, osservando le sue mani scompigliargli i capelli. -Ma...ma è già stato tutto deciso?-
Lui annuì, abbassando la faccia per poi nasconderla tra le mani. Alzò lo sguardo e fece un sorrisetto stanco. -Tutto. Sapevo che sarebbe andata a finire così. Nessuno vuole che faccia la fine dei miei fratelli.-
Mi mordicchiai le labbra, ancora non avevo chiara a pieno la situazione. Però capii che si riferiva al fatto che i suoi fratelli, più grandi di lui, sebbene avessero superato i trentacinque anni già da un pezzo, ancora non si erano sposati e soprattutto non avevano ancora procreato. Quel fatto faceva discutere molto la corte, perché non attribuiva certo serietà alla famiglia. Ma non capivo perché Lorenzo fosse l'unico tra di loro a essere stato obbligato a sposarsi. -Ma se il Re abdica o muore c'è Francesco.- Pronunciai quelle parole in fretta. Lui ridacchiò, con amarezza. -Funziona così solo nelle favole. Nessuno ti ha spiegato cosa succede dopo la morte di un Re?- Alzò un sopracciglio, tirando un altro calcio ad un sasso. Io scossi la testa. -Quando il Re abdica o muore inizia una gara.- La parola gara fu incorniciata da due virgolette con le dita. -Non è obbligatorio che sia il figlio a seguire le orme del padre, anzi il nostro Re è proprio il cugino del Re precedente, nonostante il vecchio Re avesse ben quattro figli.-
Annuii, ancora confusa. -E cosa succede nello specifico? Scusa, ma a lezione Reale a scuola non ero mai molto attenta.-
-Viene istituita una giuria Reale, che avrà il compito di scegliere il futuro Re. Ci saranno dieci giorni di tempo, dove ogni persona scelta per concorrere alla corona dovrà affrontare una serie di prove. Prima si inizia da quelle teoriche, poi quelle pratiche. Ci allenano da quando siamo bambini.-
Lo guardai con stupore. Quel lato della monarchia non lo conoscevo proprio e dubito che ce lo avessero insegnato a scuola. -"Ci"?-
-Sì. Tutti i membri maschili e femminili proposti dalle famiglie di corte.-
-E tu sei quello prescelto dalla tua.-
Inspirò ed espirò. -Già.-
In quel momento capii il perché dei suoi sbalzi di umore e di quella corazza che si era accuratamente costruito su di sè. Provai un po' di pena per lui e dentro di me mi sentii di perdonarlo per come mi aveva trattata. -Per questo nel bosco sei scappato?- Domandai, con gli occhi che mi luccicavano dalla curiosità. Lui puntò i suoi su di me, inclinando leggermente la testa per guardarmi meglio. Restò così qualche secondo, che sembrò un'eternità. Mi morsi le labbra in attesa della sua risposta. Non sapevo perché tenessi tanto alla sua opinione su di me e non avrei dovuto sperare che dicesse che gli piacevo.
-O no, non ti illudire. Non avevo semplicemente voglia di continuare. Quando voglio divertirmi so bene chi scegliere.-
Le lacrime mi salirono agli occhi. Insieme ad esse mi montò una grande rabbia, mista a delusione e imbarazzo. -E perché allora mi hai baciata?- Gridai quasi. Lui alzò gli occhi al cielo. -Ma davvero dai tutta questa importanza a due che si scambiano solo saliva?- Disse, aprendo la bocca in un sorriso glaciale. Decisi di non scompormi, se avessi fatto una scenata avrei dato troppa importanza ad un bacio che non era contato niente nemmeno per me. Sì, certo Luce. Racconta altre cazzate. -Hai ragione, e poi non è stato nemmeno gran che. Per la cronaca Francesco ci mette più lingua.- Gli sorrisi, facendo un piccolo inchino schernitorio. Poi lo superai e procedetti verso il castello, imprecando in tutte le lingue del mondo, ma solo nei miei pensieri, non volevo che sentisse quanto fossi furiosa. Se per lui non valevo niente, io dovevo comportarmi di conseguenza. Il mio polso venne stretto in una morsa e con uno scatto mi fece voltare. Aggrottai la fronte per il dolore, ma passò presto. Lorenzo mi prese per il mento e mi schiacciò a sè con una mano sulla mia schiena. Il respiro mi si fermò e il cuore cominciò a battere più forte. Cercai di dimenarmi per togliermi da quelle braccia forti, ma lui non si spostò di un millimetro. In lontananza si potevano vedere le luci del castello. -Vuoi che ti dimostri ancora chi sa cosa fare con questa?- Tirò fuori la lingua, facendole fare uno strano movimento rotatorio. Il piercing si mosse all'unisono. I miei occhi furono ipnotizzati da quelle labbra. Assottigliò quelle due linee e fece un sorriso, che mostrò le fossette ai lati delle guance. Deglutii a fatica, sentendo la bocca secca. -Che c'è? Ti ho tolto le parole di bocca?- Mi strinse ancora di più a sè, per poi far scendere la mano sulla mia natica destra e strizzarla. Trasalii e ansimai. Aveva fatto proprio il contrario di come Francesco si era comportato con me nella grotta, cioè in modo gentile e delicato, senza scadere nella volgare strizzata di chiappe. Lorenzo non si era fatto problemi a palpeggiarmi e stuzzicarmi, provocandomi con la sua lingua. Io sarei dovuta fuggire e soprattutto mi sarei dovuta indignare per quel gesto, ma non seppi far altro che restare lì appesa al filo delle sue labbra perfette. Improvvisamente mi lasciò andare. La mia testa cominciò a elaborare quello che era successo, proprio quando il mio corpo non fu più attaccato al suo. -E meno male che Francesco sa come prenderti, guarda senza baciarti che reazione ti faccio.- Mi strizzò l'occhio, alludendo semplicemente al fatto che lui si sentisse superiore al bis-cugino. Poi fu lui a procedere oltre, senza dire altro. Io rimasi ferma, in piedi, intontita per quello che era appena successo. Mi guardai le mani e tremavano come mai avevano fatto prima. Mi asciugai il sudore dalla fronte e respirai con calma. Perché avevo reagito così? Davvero un paio di occhi e di labbra sapevano farmi sciogliere in un brodo di giuggiole? Scossi la testa, avrei voluto dimenticare quei momenti, perché da una parte lui mi faceva incazzare e lo odiavo, dall'altra con solo il tocco delle sue mani sapeva farmi dimenticare tutto quello di negativo che provavo per lui. È una strada pericolosa, lui non ti vuole. Ti usa per i suoi giochetti contorti. Toglitelo dalla testa! In effetti era promesso sposo a chissà quale giovane nobil donna e aveva chiaramente detto che aveva soltanto intenzione di giocare con le donne che incontrava. Per fortuna io non ero il suo gioco.

***Nota autrice***
Ciao! Spero che vi stia piacendo questa storia! Ci tengo veramente tanto ai miei nuovi personaggi, fatemi sapere cosa ne pensate😍❤️🙏🏻

Grazie per ogni stellina, significa molto per me!❤️

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora