"Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso."
(Fëdor Dostoevskij)
L'auto prese qualche radice massiccia e facemmo un salto incredibile, che mi fece battere la testa sul tettuccio. -Non stiamo andando troppo veloce?- Gracchiai, mentre mi reggevo con una mano alla maniglia della porta e con l'altra al seggiolino. Ettore rise. -Preferisci essere presa da quelli lì?- Fece segno con il mento verso lo specchietto retrovisore e mi accorsi che un'auto ci stava sempre alle calcagna. Roteai gli occhi al cielo. -E dove siamo diretti?-
-Meglio se non lo sai.- E si chiuse in un silenzio che mi mise non poco terrore. Tremai all'idea di finire proprio alle cascate, famose per essere luogo di numerosi suicidi. Erano altissime, da quello che raccontavano, ed estremamente pericolose. La sorella di mia mamma, mia zia, per gioco da bambina aveva voluto esplorarle, ma inciampò proprio sulla cima di esse e rotolò giù. Il cadavere non fu mai ritrovato. Improvvisamente ci fu una frenata, il mio corpo venne sbalzato in avanti, spiaccicandosi sul seggiolino davanti. La mia guancia si schiacciò contro il tessuto ruvido del poggiatesta e imprecai. Ettore scese in fretta e furia, aprì la portiera dietro e mi prese letteralmente di peso. -Dobbiamo continuare a piedi, non ci passano le auto di qui.-
Mi accigliai, dicendomi che fosse impossibile che in un bosco non ci potesse passare un qualsiasi mezzo, c'erano i sentieri per quello. Gli andai dietro e feci, poi, l'errore di guardare alla mia destra. Deglutii a fatica e mi aggrappai a Ettore, con la paura di poter cadere da un momento all'altro. -Ma...ma questo...è un burrone altissimo.- Balbettai, procedendo con passi di piombo. Lui annuì, strattonandomi leggermente. -Non c'è tempo per aver paura, ci stanno inseguendo, dobbiamo correre.- La parola "correre", secondo il mio cervello, cozzava con il fatto che stessimo camminando sulla cima di un burrone alto chissà quanti metri e pieno di chissà quanti rami spezzati, rocce appuntite e animali pronti a maciullarci vivi. Non ebbi il tempo, però, di protestare che Ettore si mise a correre sul serio, trascinandomi con sé. -Tra poco incontreremo Lorenzo e...- Aveva il fiatone, doveva correre per due persone in pratica. -Eloise e dovremo fare una cosa che non ti piacerà molto.- Chiuse la bocca per gettare giù la saliva. Oltrepassammo un albero il cui tronco aveva un diametro incalcolabile, dieci persone ad abbracciarlo non sarebbero state abbastanza. Passammo sotto ad un tronco spezzato, sopra cui erano nati muschi e licheni e dove una lunga fila di formiche trasportava briciole di non seppi cosa. Dentro di me stavo collassando, eravamo in un bosco sperduto e dimenticato da Dio, dove sapevo bene che sarebbe terminato con una delle cose che più mi terrorizzava: le cascate. Raggiungemmo quella che sembrava una costruzione in pietra che oramai stava andando in malora, pareva essere una sorta di cancello, che nessuno doveva oltrepassare. Nonostante fosse mezzo distrutto era sempre molto alto e saltare non sarebbe bastato per superarlo. Ettore si fermò davanti ad esso e prese un bel respiro, sbatté le mani fra di loro e si diede forza. Mise una mano su una roccia e poi un piede e continuò così fino alla sommità, dove poi si sedette con una gamba che pendeva da una parte e l'altra dalla parte opposta. Guardò in basso e io stavo ridendo per il nervoso. Forse stava scherzando, se pensava che mi sarei arrampicata come lui, era matto. -Ettore, non ce la faccio. Non so nemmeno da quanto non alzo un misero peso da 2 kili.- Brontolai, mentre l'ansia prendeva il sopravvento. Lui allungò un braccio. -Basta che ti arrampichi fino a qui, poi afferri il mio braccio e ti sollevo io.- Sospirai e mi dissi che o facevo così o sarei finita nelle mani del Re. Puntai il piede su di una roccia sporgente e mi diedi una spinta, poi l'altro piede più in alto e con la mano mi aggrappai ad una sorta di enorme chiodo. Raggiunsi, con non poca fatica, il braccio di Ettore. Lui mi tenne stretta e mi aiutò a raggiungerlo sulla sommità. -Era proprio necessaria questa sorta di muraglia? Quanto è lunga?- Domandai, cercando l'ossigeno come se avessi corso una maratona. Lui annuì, scuotendo la testa. -Chilometri e chilometri. In realtà nessuno sa dove finisca, il bosco è enorme. Per farti capire, il bosco Grigio è dieci volte più grande del bosco Nero.-
Trasalii. -E perché il Nero è più pericoloso?-
Il ragazzo dai capelli biondi si morse il labbro inferiore, per poi strusciare le mani piene di polvere e muschio sui pantaloni. -Perché di notte è popolato da animali che amano cibarsi di noi.- Poi sorrise e mi fece girare dalla parte da cui saremmo dovuti scendere. -Adesso un bel salto, mi raccomando ginocchia piegate.- Non feci in tempo a dire di "no", che mi spinse di sotto. Atterrai sulla schiena rotolando, qualche foglia, insieme alla terra, mi finì in bocca e poi nelle narici. Tossicchiai, togliendomi quelle schifezze intrappolate anche tra i capelli. Mi guardai dietro ed Ettore era perfetto, in piedi e senza nessun residuo di terra sulla faccia. Bella figura che hai fatto, Luce. Mi alzai in piedi con il suo aiuto, mi accorsi che stava cercando di trattenere una risata. -O Signore! Ridi pure, anche io mi sarei sbellicata dalle risate.- Il ragazzo allora scoppiò in una risata fragorosa, che coinvolse il suo intero corpo. Si piegò letteralmente in due. -Sei andata giù come un sacco di patate, nemmeno hai provato a non sbattere la faccia. Avessi avuto il telefono, ti avrei fatto sicuramente un video.-
Risi anche io. -Piantala! E vediamo di muoverci.-
-Sei così carina, anche se puzzi di terra bagnata.- Roteai gli occhi al cielo. -Ettore, non parliamo più di questo piccolo incidente di percorso.- Lui mimò il fatto di chiudersi la bocca con una chiave e annuì.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
