Avevo il fiato corto e le vesciche sui piedi. Ogni volta che buttavo giù la saliva, mi sembrava sempre che dei pezzi di vetro appuntito la perforassero e la graffiassero fino alla bocca dello stomaco. La mia gola era arida come il deserto. -Per quanto ne abbiamo ancora?-
-Sei tu che sei voluta venire.- Ribatté Ettore, piegando davanti a sé un ramoscello verde, ricoperto di una strana peluria naturale. Rabbrividii e ci passai sotto. Nel frattempo Lorenzo stava brandendo un'enorme ascia, con la quale spaccava e spezzava in due i rami o le radici più robuste, senza battere ciglio, come se lo facesse ogni giorno della sua vita senza durare fatica. Sollevava il braccio muscoloso e con un colpo faceva fuori mezza vegetazione. -Sono venuta con voi per aiutarvi.- Sottolineai, per poi roteare gli occhi. Lui sbuffò. -Sapessi almeno fare qualcosa...-
-Ettore, ce l'hai con me?- Sbottai, mentre con il piede cercavo di non pestare quella che mi sembrava una enorme pozza di fango e chissà altro. Lui scosse la testa. -No, sono solo stufo di andare per i boschi a cercare non si sa cosa e con la paura di essere uccisi da un momento all'altro.- Mi rivolse un finto sorriso e proseguì davanti a me. Mi morsicai le labbra e annuii. -Ti capisco.-
Non rispose. Allora affrettai il passo e raggiunsi Lorenzo, che si stupí nel vedermi a fianco a lui. Aveva la fronte sudata, contro la quale si erano appiccicate delle ciocche ricce e scure. Sghignazzai e cercai di toglierle, tirandogli indietro i capelli. -Ecco, adesso sembri più serio.-
-Voglio sembrare uno cazzuto.-
-Lo sei.-
-Lo devono sapere anche i miei nemici.-
Tossicchiai. -I nostri nemici.-
Lorenzo scosse con veemenza la testa, tagliando di netto un pezzo di liana penzolante. -Sono il Re, se attaccano il Reame attacano me direttamente.-
Mi accigliai. -Ma nessuno ha attaccato nessuno.-
-Non ancora. Ma presto succederà qualcosa, me lo sento.-
Mi grattai il naso e sbuffai. Stava iniziando a mancarmi il fiato di nuovo. Camminava troppo veloce per me, non riuscivo a stargli dietro. Tutti i soldati che erano con noi non sembravano stremati quanto me. -Spero soltanto che i nostri dubbi su Francesco siano infondati.-
Lui sospirò, guardandomi per un attimo. -Lo spero anche io.--C'è qualcosa qua!- Uno dei soldati, poco più indietro di noi si era addentrato più ad est, per poi scomparire nella folta vegetazione. Io e Lorenzo ci scambiammo un'occhiata veloce e, nel mentre, Ettore ci spinse a correre. Dunque misi un piede davanti all'altro e mi feci condurre dagli altri verso quella che pareva una radura. Lorenzo spostò le enormi foglie davanti a noi e spezzò qualche ramo oscillante, tranciandolo con l'ascia. Davanti a noi si presentò una piccola baracca in legno, il cui tetto stava cadendo a pezzi. Da una parte era completamente ricoperta da muschio e piante rampicanti, mentre dall'altra stava letteralmente marcendo. -Andate dentro e poi ditemi.- Ordinò Lorenzo, guardando due dei suoi sottoposti. Questi scattarono e corsero dentro. Io mi guardai intorno e mi accorsi che alla mia destra si apriva un impercettibile sentiero, probabilmente attraversato a piedi da qualcuno. Feci segno a Lorenzo di guardare, ma i due soldati fecero presto ritorno. Uno di loro si avvicinò a lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Avevo il cuore in gola, dovevano aver trovato qualcosa per forza. Lorenzo strabuzzò gli occhi e scattò in avanti. Come un soldatino procedette verso la casetta abbandonata e mi fece segno di restare al mio posto. Io annuii e guardai Ettore. Quest'ultimo stava scuotendo la testa. -A cosa pensi?- Domandai.
-Che sarà un altro buco nell'acqua.-
Mi morsi il labbro inferiore e decisi di abbassarmi sulle ginocchia, attendendo il ritorno di Lorenzo e degli altri due. Misi le mani sotto al mento e sospirai. L'erba intorno a noi era bassa, al contrario di quella che avevamo attraversato fino a poco tempo prima. Anzi, sembrava un prato che era appena stato tagliato da un tosaerba professionale. Sbadigliai e Ettore mi guardò. -Che c'è?-
-Sei già stanca?-
Guardai il cielo. -Un po'.-
Lui sghignazzò. -Non sei fatta per le missioni di questo tipo.-
-No. Non sono fatta per le missioni in generale.-
-E perché vieni sempre con noi allora? L'ultima volta ci hai rischiato la pelle.-
Abbassai lo sguardo sui fili d'erba, riflettendo. Nessuno mi aveva chiesto come avevo passato quegli attimi, quei piccoli istanti mentre prendevo consapevolezza di essere appena stata colpita da proiettili veri. Non era il mio mondo, si vedeva, e nemmeno volevo farci parte. La violenza era per me inconcepibile, ma quando serviva cercavo di non tirarmi indietro.
-Vi seguo, perché mi sento in parte in colpa.-
Ettore sghignazzò, come se quello che avevo appena affermato fosse stato una barzelletta. -Tu? E tu che c'entri? Non è colpa tua se il vecchio Re aveva qualche rotella fuori posto.- Gonfiò le guance, per poi sgonfiarle. Mi fece sorridere. -Sei stata solo una vittima, Luce.-
Incrociai le dita tra di loro, nervosamente. Non riuscivo a smettere. -Ma mi sento così in colpa...- Fui sul punto di mettermi a piangere, quando Lorenzo apparve da dietro la casa. La sua espressione dura mi mise quasi paura. Non mi guardò, i suoi occhi ricaddero immediatamente su Ettore al quale fece cenno di raggiungerlo. Il ragazzo mi guardò e poi andò dal suo amico.
Sospirai e mi guardai intorno, finsi qualche sorriso ai ragazzi e alle ragazze che stavano bisbigliando tra di loro, ma la verità era che mi sentii molto a disagio in mezzo a persone che erano nate per combattere e scontrarsi. Passò qualche minuto e tutti fecero ritorno. Ettore era sbiancato, sembrava non reggersi in piedi. Gli corsi incontro, prendendolo sotto braccio. Mi faceva pena, cosa mai aveva visto? Lorenzo mi prese improvvisamente per il gomito e mi spostò lontana dalla calca dei soldati. Mi accigliai, confusa. -Che sta succedendo?-
Lui strinse le labbra in una linea sottile e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Imprecò ad alta voce e tirò anche un calcio ad un sasso lì vicino. Mi guardò e i suoi occhi trasudarono disperazione. Sentii ogni singola parte del corpo informicolarsi e la mia testa diventare più leggera. -Lore...-
-Luce...-
-Cos'hai visto? Cosa c'è lì dentro?- Dissi con il fiato sospeso. Sentii l'ansia invadere il mio corpo e un forte mal di testa prendere forma. Lui scosse la testa, socchiudendo gli occhi. Era stravolto, raramente si faceva vedere in quello stato. Alzò, poi, la testa e mi guardò. Aveva gli occhi lucidi. -Francesco è morto. Lì...- Prese un bel respiro. -C'è la sua testa.- Distolse immediatamente il suo sguardo. Improvvisamente un forte mal di stomaco mi fece piegare in due, sentii le budella attorcigliarsi e il sudore freddo invadere la mia fronte. Chinai la schiena dietro di me e vomitai tutto quello che avevo mangiato. Mi sforzai talmente tanto da sentire la gola andare in fiamme e le lacrime scendere sulle guance. Lorenzo mi sostenne da dietro, raccogliendo i miei capelli. Mi alzai e con il polso pulii quei residui che potevano esserci. Potevo immaginare la mia faccia rossa e gonfia, le vene del mio collo pulsare e gli occhi lacrimare come non mai. -Non se lo aspettava nessuno, piccolina.- Sussurrò, in maniera incredibilmente dolce. Pose la sua mano destra sulla mia fronte e poi mi avvicinò a sé, stringendomi contro il petto. Scoppiai a piangere ancora di più, bagnandogli la casacca in verde mimetico. Mi carezzò i capelli increspati e bisbigliò delle parole, che, lì per lì, non capii bene. Francesco non c'era più. Mi sentivo così in colpa...avevo pensato così male di lui e adesso lui non era più con noi. Mi risalì in gola tutta la bile e sentii Lorenzo chiudere il suo braccio attorno a me con ancora più forza. Mi lasciò una scia infinita di baci sulla testa e poi mi spinse a guardarlo negli occhi. Quel suo azzurro cristallino sembrava essere scomparso, sostituito da una coltre di nebbia e velata ira. Aveva la mascella serrata e i muscoli in tensione, riconoscevo quanto fosse arrabbiato. Anzi era proprio infuriato, percepivo dentro di lui la voglia di spaccare qualcosa, di cercare il colpevole e, allo stesso tempo, di proteggermi. -Troveremo chi sta dietro a tutto questo e giuro su Dio che lo impalo.-
Sussultai. Quelle parole furono come schegge di ghiaccio in pieno inverno. Annuii, mio malgrado. -Non era lui la spia...il colpevole.- Dissi a bassa voce. Lorenzo fece schioccare la lingua sul palato. -Lo so. Qualcuno ha cercato di incastrarlo e poi ha pensato bene di farlo fuori.-
Con il dorso della mano asciugai le guance bagnate. -Ho paura.- Presi un respiro profondo. -Ho paura che raggiunga anche te e che tu non ci sia più come...come lui.-
Il ragazzo si incupì, per poi gonfiare impercettibilmente il petto. -Si mettesse contro di me, se ne ha il coraggio. Nessuno ha mai provato a battermi e se ci ha provato, ha perso. Spero soltanto arrivi quel giorno e lì la mia vendetta sarà così dolce.- La lingua aveva accarezzato la parola "dolce", sembrava quasi una vipera. Era tranquillo, dentro di sé sapeva di essere il prossimo bersaglio, ma a lui non importava nulla. Era pronto a tutto e non vedeva l'ora di scontrarsi con chi si celava dietro a quelle morti. Lo stesso che aveva tentato di uccidere me.
-Non voglio che tu ti metta in pericolo...-
Con due dita sollevò il mio mento. -Piccola, sono il Re. Sono sempre sotto attacco.-
Lo guardai con la testa leggermente inclinata all'indietro per poterlo osservare meglio. Fece un piccolo sorriso, amaro. -E mi piace.-
Strabuzzai gli occhi e lui mi diede subito le spalle. Impartì qualche ordine ai ragazzi che erano vicini alla casetta e poi tirò fuori una cartina sgualcita. Fece due grossi cerchi in due aree presenti su quella carta e disse ai suoi soldati di fare attenzione, perché dopo quella piccola foresta sarebbe iniziato il bosco Nero. Rabbrividii nel sentir nominare ancora quel fatidico bosco. Tutto era veramente iniziato per quella corsa assurda alla corona, quella sete di potere e quelle stupide regole senza senso. Se fossimo stati in un mondo normale, non ci sarebbero stati Re e Regine, corone, potere assoluto, nobili e volgo. Spesso e volentieri Alice mi raccontava del paese da cui veniva sua madre, dove non esisteva la monarchia, che era stata abbattuta anni prima dopo una grande rivoluzione da parte del popolo. Lì vivevano tranquilli, nessuno uccideva per mettersi in testa un cerchio d'oro con incastonate pietre preziose e decori in filigrana. Sognavo una vita diversa da quando ero nata. Non mi sentivo a mio agio con bustini stretti fino a farmi mancare il fiato e giovani uomini e donne pronte a servirmi ad ogni ora del giorno. Non mi sembrava giusto spargere sangue per ottenere il comando di un Reame, tutto somigliava ad una sorta di involuzione. L'uomo avrebbe dovuto imparare ad adattarsi all'ambiente, evolvendo, andando avanti e migliorando, non facendo passi indietro e tornando all'era della pietra. Perché non poteva essere tutto più semplice? Lorenzo poteva essere un mio compagno di università di cui mi ero innamorata, magari la sua famiglia faceva un lavoro normale, magari potevamo andare al cinema oppure a mangiare un gelato nella nostra prima uscita. E invece, sebbene il nostro primo incontro fosse stato proprio in uno dei posti più moderni e normali, abbiamo continuato a vederci di soppiatto a feste in maschera, balli di corte o dentro a stanze con enormi lampadari da migliaia di soldi e tappeti persiani dal valore inestimabile.
Restai ferma, con i piedi sull'erba increspata, aspettando che qualcuno mi dicesse cosa fare. Percepii il profumo inconfondibile di Ettore e mi voltai. -Ti porto al castello.- Sentenziò.
Chiusi le mani a pugno. Tentai di restare calma, ma, in quelle condizioni e dopo quello che avevo scoperto, non era per niente facile.
-Voglio restare qui. Ogni indizio potrebbe farci capire chi ha ucciso Francesco.- Le mie parole fecero trapelare una voce tremolante, che non mi sarei aspettata. Tossicchiai per darmi un tono. Ettore alzò un sopracciglio e sospirò. -Te lo faccio dire dal tuo amato ragazzo.-
-Non è il mio ragazzo.-
-Tu sei innamorata, ma lui no. È sempre la stessa storia.- Alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Rimasi pietrificata dalla sfacciataggine con cui mi aveva sputato in faccia quel suo pensiero. Forse mi aveva colpito così tanto perché era vero? Io non avevo confessato ciò che provavo per Lorenzo, ma credevo fosse palese a tutti ormai. Invece lui fuggiva da me in continuazione, poi tornava e cercava di farsi perdonare e, non appena sentivo il mio cuore aprirsi di nuovo a lui, scappava ancora. Non ci speravo più molto. Quella intensa verità si aggiunse al dolore che già provavo, lo stomaco mi faceva così male dall'ansia e dallo stress che stavo provando. Avrei voluto tornare a casa, chiudermi in bagno e piangere in silenzio, con le ginocchia strette al petto e i capelli appiccicati alla faccia bagnata dalla sofferenza. Sentii stringermi il cuore non appena Lorenzo si voltò nella mia direzione. Ettore gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio e lui stava annuendo. Buttò giù la saliva e diede una pacca sulla spalla all'amico.
Attorcigliai le dita tra di loro e attesi.
-Perché non vuoi andare via?-
-Voglio stare qua.-
-È troppo pericoloso. L'assassino potrebbe sempre essere nei paraggi.- Aprì una mano per evidenziare il suo discorso. Io scossi la testa.
-Per questo voglio restare.- Lui piegò in avanti la schiena, raggiungendo la mia faccia. Deglutii. -No.- E rialzò la schiena.
-Non decidi tu per me.-
Sbuffò. -Te lo devo ricordare ancora? Sono il tuo Re.-
Spalancai la bocca, arrabbiata. -Ah! Adesso vuoi fare la parte di chi comanda? Dovrei eseguire un tuo ordine?-
Si passò una mano fra i capelli e roteò gli occhi al cielo. -Luce...io...Cristo!-
Incrociai le braccia sul petto, sollevando il sopracciglio destro. Non mi sarei mai fatta mettere i piedi in testa. -Luce, per favore.- Allungò una mano per toccarmi la guancia, ma la scacciai via. Vidi un impercettibile sorriso delinearsi su quelle labbra perfette e per poco non cedetti. -Ti prego, piccola Luce. Ti prego, non posso vivere tranquillo se so che sei in pericolo. Te lo chiedo per favore, davvero...torna al castello con Ettore.-
Quelle parole mi destabilizzarono. Mi aveva appena chiamata "piccola Luce"? E per di più sembrava veramente disperato. Gli stava a cuore la mia vita così tanto? Non seppi come reagire. -Ma...tu...perché?-
Fece un passo avanti. Sentii l'elettricità tra noi intensificarsi e i nostri visi si trovarono a pochi millimetri tra di loro. Il suo naso sfiorò il mio e potetti respirare ancora il sapore delle sue labbra. Le sue dita scivolarono ai lati delle mie mani, che penzolavano inerti lungo il mio corpo. Le strinse e incastonò i suoi occhi azzurri nei miei. Il suo respirò si stabilizzò e sembrò quasi andare a ritmo con il mio. Eravamo soltanto io e lui, in preda ad un fresco venticello e alle nostre emozioni, che ruotavano attorno a noi come uragani.-Perché mi sei rimasta solo tu.- Deglutì e il suo pomo di Adamo scivolò giù. Trattenni il respiro mentre il cuore cominciò a battere sempre più forte. Mi avrebbe mai detto che mi amava allora?
![](https://img.wattpad.com/cover/253037091-288-k797895.jpg)
STAI LEGGENDO
Eppure fuggo •A royal love story•
Roman d'amour{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...