•XXIII•

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"La vita è ciò che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti."
(John Lennon)

Francesco mi prese per mano e mi fece roteare su me stessa. Sembrava al settimo cielo e purtroppo la mia mente maledetta mi fece pensare che quella gioia fosse dovuta alla sua convinzione nel vincere il premio finale. -Vuoi proprio prendere il posto di tuo padre, eh?- Domandai retoricamente. Lui si rabbuiò. -In realtà non lo so.- Quelle parole mi lasciarono di stucco. -Io non sono mai stato molto convinto di voler succedere a mio padre. Sai, lui si è fatto la nomea del Re severo, del Re giusto con gli amici e spietato con i nemici. Non mi sento molto alla sua altezza.-
Sbuffai. -Stiamo parlando dello stesso che stava per picchiarmi davanti ad una marea di gente?- Mi pentii poco dopo di aver detto quelle parole e notai nei suoi occhi qualche scintilla di dispiacere. Mi morsi le labbra, nervosamente. -Scusa, so che è sempre tuo papà.- Mi strinsi nelle spalle. Lui scosse la testa e mi fece sedere sugli scalini in marmo del giardino. Immediatamente sentii il freddo di quella pietra sotto al sedere. -No, hai ragione. È uno stronzo quando ci si mette, ma mi ha cresciuto lui in pratica. Mia madre è sempre stata fuori reggia.- Poggiò le mani più indietro sullo scalino e si piegò all'indietro. I pochi raggi del sole, che potevano filtrare dalle nubi, illuminarono qualche ciuffo biondo dei suoi capelli. Era davvero bello. -Vedo che a genitori cattivi siete messi bene.-
Alzò un sopracciglio. -Siete?-
-Uhm, sì. Tu e i tuoi bis-cugini.- Mormorai, sperando che non mi chiedesse di Lorenzo. Ma lui sembrò riflettere sulle mie parole. -Ah lo zio di papà! Lui sì che è uno schifo. Ha sempre avuto un odio incondizionato per Lorenzo, nessuno ha mai capito perché.- Mi ferii sentire quelle parole, che non confermarono altro che ciò che il ragazzo dagli occhi celesti mi aveva detto. -Rodolfo una volta ha dovuto chiamare i soccorsi...Lorenzo aveva la mandibola fratturata in due punti e da un occhio non ci vedeva più.- Trattenni a mala pena il vomito. Quei particolari così intensi mi fecero venire la nausea e a stento riuscii a rimandare indietro le lacrime. -Era così crudele?- Lui annuì, guardandomi. Ero visibilmente sconvolta. -Ma tranquilla, l'ultima volta che ci ha provato è stato lui a finire al pronto soccorso.- Rise. Io mi immaginai la furia di Lorenzo e la sua voglia di riscatto nei confronti del padre. Ma cosa aveva fatto per essere stato il bersaglio preferito di quella bestia? -Cambiamo argomento? Mi sto rattristando troppo.- Disse, grattandosi la nuca. Io tirai su col naso e feci cenno di sì con la testa. -Come ti trovi con le sfide?- Domandai, omettendo apertamente il fatto  che volessi sapere se lui era a conoscenza o meno di ciò che suo padre e il mio avevano messo in atto. Francesco fece una smorfia a metà tra il compiaciuto e il divertito. -Sono abbastanza sicuro che qualcuno abbia messo lo zampino per avvantaggiarmi.- Confessò. Poi mi osservò e sorrise. -Ma non saprei proprio chi.- Sgranai gli occhi, non era palese che fosse stato il Re in persona? Mi mossi insicura verso di lui. -Io so chi c'è dietro a tutto questo.- Bisbigliai e Francesco corrucciò la fronte. -Tuo padre e mio padre.- Lui sobbalzò, ma non mi parve proprio preso alla sprovvista. Si morsicò l'interno della guancia e poi mi guardò. -Lo sapevo, cazzo! Mi sembrava strano che Arturo fosse venuto qui stasera, di solito contatta mio padre al telefono.- Si alzò in piedi. Fece due passi in avanti e poi piegò la testa da un lato e dall'altro. -Chi altri lo sa?- Chinai la testa, avvampando. Francesco si avvicinò a me, prendendomi per il mento. -Lorenzo, vero?-
Sgranai gli occhi, curvando in basso le sopracciglia. -Come...come hai...?- Lui sospirò, drizzando la schiena. Sorrise. -Beh, forse perché ti sta sempre appiccicato?- Non seppi se fosse arrabbiato, deluso o persino felice di dirlo. Io me ne stetti in silenzio. -Luce, non ti devi preoccupare di lui. Ci ha sempre provato con qualsiasi ragazza di cui io mi invaghissi. Lo fa sempre e il più delle volte la ragazza ci casca e poi lui la lascia. È una sorta di gioco perverso che fa con me da quando siamo adolescenti, ma non me la prendo mai più di tanto. Prima o poi arriverà la ragazza che amerà solo me.- Fece spallucce, scostandosi il ciuffo biondo dalla fronte. Mi guardò con gli occhi di chi sperava fossi proprio io quella ragazza. Un senso di delusione e di colpa si impadronirono di me, avevo di fronte il ragazzo più buono e dolce del mondo e io mi ero presa una cotta per la persona più indecisa e enigmatica che conoscevo. Se lui aveva detto che Lorenzo faceva così con tutte le sue ragazze, probabilmente io ero soltanto quella di turno. Quella da sedurre e poi abbandonare. Rabbrividii. -Luce, tutto bene? Ti vedo strana.- Si rimise a sedere accanto a me. Scossi la testa, non me la sentivo di parlare ancora. Raccolsi dalla tasca il telefono e composi il numero di Alice. -Ti dispiace se faccio venire qui la mia amica? Non so se l'hai conosciuta, ma è la mia àncora di salvezza quando non mi sento molto bene.- Feci spallucce. Lui mi sorrise dolcemente. -Certo, fai pure. Mi piace avere compagnia.-

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora