"Non sarà mai tardi per cercare un nuovo mondo migliore,
se nell'impegno poniamo coraggio e speranza."
(Lord Alfred Tennyson)
Ero stata affidata ad Ettore ancora una volta, lui doveva sempre farmi da babysitter quando mi trovavo in una situazione di pericolo. Il più delle volte Lorenzo era impegnato a salvare mezzo mondo o a proteggere quella dannata corona luccicante, non aveva tempo per starmi dietro ed io ero troppo ingenua ed inesperta per potermela cavare da sola. I soldati posizionarono le loro armi sulle torrette sopra di noi e gli arcieri tesero le corde dei loro archi, finemente ricamati da artigiani del paese. Il fiato era sospeso, aspettavamo soltanto un attacco da un momento all'altro, un boato o magari qualche sparo, ma la foresta sembrava più silenziosa del solito, quasi pacifica e rassicurante, nonostante sapessimo bene che dietro ai suoi cespugli si celavano uomini e donne pronti a tutto, persino ad uccidere per Marcus. Il cuore si strinse in una morsa dolorosa non appena alla mia mente balzò il nome del mio padre biologico, colui a cui non importava niente che dentro alla rocca contro cui stava per combattare si trovava sua figlia. Strinsi le labbra e pensai che almeno mia madre, mia nonna e le mie amiche erano in salvo, quello era ciò che contava in quel momento. L'altro problema era capire se Lorenzo stava bene e se aveva paura, lui era nato come guerriero. Tirato su come un vero combattente, pronto a tutto, molto fisico, ma anche molto razionale. E pensare che ci eravamo conosciuti davanti ad uno stupido McDonald un giorno come tanti altri...e adesso lui era il Re ed io una povera deficiente che non sapeva nemmeno sparare con una pistola. Mi diedi una botta sulla testa, non appena mi si accese una lampadina. Corsi in fretta contro Ettore e gli domandai se avevano un megafono da prestarmi. Di solito li usavano per annunciare nuovi ordini nell'esercito. -Che ci devi fare?- Grugnì Ettore, con le sopracciglia completamente inarcate. Sbuffai e roteai gli occhi. -Ce l'avete o no?-
Lui si accucciò e, da sotto un mobiletto di legno, tirò fuori un megafono rosso. Cominciai a saltellare come una bambina che aveva appena scartato una nuova caramella e glielo strappai di mano. Lui non fece in tempo a chiedermi cosa avevo in mente, che io cominciai a correre per il corridoio. Mi guardai intorno e mi resi conto che c'erano enormi arazzi a ricoprire le pareti della roccaforte, peccato fossero quasi tutti strappati e mezzi erano venuti giù, quasi sgretolati. Cominciai a salire le scale in pietra, facendo ondeggiare il megafono tra le mani, che mi sbatteva contro la gamba ogni volta che il mio piede poggiava su uno scalino diverso. Superai una schiera di giovani soldati, che stavano discutendo animatamente tra di loro e mi catapultai su delle ragazze, che mi sembrava di aver già visto. -Sapete dov'è Lorenzo?-
Loro si voltarono di scatto, guardandomi dalla testa ai piedi. Non mi sarei mai aspettata un atteggiamento del genere da parte di loro. -E tu saresti?-
Stavano palesemente fingendo di non conoscermi, dato che mi avevano più volte visto insieme a lui, soprattutto prima di venire alla roccaforte. -Sono la...una sua amica.-
-Anche noi, ma non andiamo a rompergli le palle in un momento cosí.-
Sospirai. Ecco altre stronze gelose. -Sono la sua cazzo di ragazza, se non vi dispiace vorrei sapere dove sta il mio ragazzo.- Incrociai le braccia sul petto, mentre la mia testa mi stava dicendo di non fare la stupida e di smetterla di essere arrogante. Ma avevano iniziato loro a guardarmi male. -Sai quante lo hanno detto e quante poi sono scappate piangendo.- Disse una ragazza poco più alta di me, con una lunga coda di cavallo bionda. -Sai quanti ragazzi lo hanno fatto con me?- Ribattei, per poi dare loro le spalle. Avrei potuto aggiungere qualche altra parolaccia, ma avevo deciso di contenermi perché la mia idea doveva avere la precedenza su quel gruppo di invidiose. Corsi verso una stanza, che speravo desse sulla facciata principale, dove sicuramente Lorenzo era con i suoi generali. Mi affacciai dentro, ma era vuota, stramaledettamente vuota. Solo un tavolo con due sedie a lato, di cui una per terra e una finestra polverosa. Uscii da lì e camminai verso la stanza accanto, feci così per almeno i successivi dieci minuti, sempre con la speranza di vedere quel ciuffo riccioluto comparire davanti a me. Continuai disperatamente, ma di Lorenzo non vi era traccia. Mi fermai ad un angolo e presi qualche respiro mancato, pensando ad una soluzione. La mia mente si illuminò come un faro fa in piena notte, così ripresi a correre, ma questa volta scesi le scale della roccaforte e mi diressi verso una delle torrette, che erano sorvegliate principalmente dagli arcieri. Mi feci strada tra di loro ed arrivai nel punto in cui più soffiava il vento. I miei capelli volarono in avanti e un terribile tanfo, probabilmente polvere da sparo o olio bollente, colpì le mie narici. Starnutii un paio di volte e guardai in basso. L'esercito di Marcus ci aveva già raggiunti, schierando i migliori nelle terze file. Marcus era a cavallo, su un bel cavallo bianco. Contro le mie previsioni si trovava nella prima fila, con chi doveva combattere per primo. Deglutii nel vederlo. Aveva un'armatura molto spessa, quasi medievale e un fucile enorme che gli pendeva da una gamba. Io non aspettai di prendere coraggio e afferrai il megafono tra le mani tremanti, poggiandolo sul muricciolo sotto di me. Presi un bel respiro e urlai. -Marcus, padre...ti prego arrenditi! Finiamola qui, è inutile combattere!-
Improvvisamente un agghiacciante silenzio calò su di noi, persino gli animali nel bosco sembrarono scomparire. Mi sentii una totale deficiente, cosa credevo di fare? Marcus sollevò lo sguardo e incrociammo gli occhi. Avevamo le stesse iridi e la stessa determinazione. Mi sorrise, stranamente. -Coraggiosa, mh?- Gridò, mentre il soffio del vento freddo portò quelle parole alle mie orecchie. Deglutii. -Sono figlia di mia madre.- Dissi, decisa.
Lui scoppiò a ridere. -Sei anche figlia mia.-
Trattenni il respiro. Non mi aspettavo questa sua affermazione, aveva appena dichiarato di essere mio padre davanti al suo esercito. Chi avrebbe avuto le palle di uccidere la figlia del comandante adesso? -Se pensi che...che sia tua figlia, abbi pietà e cessiamo il fuoco.- Buttai giù la saliva a fatica, la gola era secca e le labbra indolenzite. Ci fu un attimo di silenzio, che fu interrotto da un colpo di tosse. -Ho detto che sei mia figlia, non che avrò pietà per te.- Concluse, mentre il sorriso di prima si spense sulle sue labbra incattivite. La speranza di poter fermare quello scempio morì insieme alla mia consapevolezza di essere avvantaggiata in qualche modo. Che stupida! Che stupida! -Che cazzo stai facendo!- Il megafono mi fu strappato di mano con violenza e qualcuno mi spinse indietro, facendomi quasi cadere a terra. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi chiari di Lorenzo. Un incredibile dolore alla bocca dello stomaco mi fece piegare in due. Avevo paura, stavo iniziando a morire dal panico. -Poteva farti uccidere con un colpo! Ma a cosa cazzo pensavi, Luce?! Cristo!- Urlò, mentre con il suo corpo mi faceva da scudo. Io scoppiai a piangere a dirotto, mentre la sua rabbia sembrava non placarsi. -Quando ho sentito la tua voce sono morto dentro. Ma lo sai cosa si prova a vedere chi si ama esporsi così?! Potevi...cazzo...potevi morire.- Con la mano mi prese un polso e mi strattonò verso di sé. Sbattei la faccia contro il suo petto e continuai a piangere senza pietà. La sua mano si impigliò fra i miei capelli e i suoi muscoli si strinsero forti intorno a me, quasi sollevandomi da terra. Avrei voluto gridare, scappare, buttarmi di sotto, ma qualcosa nella mia testa mi diceva di tener duro per chi ancora mi amava, in primis Lorenzo. Si staccò da me e con i pollici asciugò le mie guance bagnate, i suoi occhi sprizzavano tristezza e la sua fronte era talmente aggrottata che faceva letteralmente paura. -Dovevo proteggerti.- Sussurrò appena, dovetti quasi leggere il labiale.
Tirai su con il naso. -Lo stai facendo.-
-Non come vorrei.- Disse ancora, per poi alzare il mento. Tutto d'un tratto qualcuno mi prese da dietro e fui sollevata da terra. Cercai di protestare, ma la presa era troppo forte e non ce l'avrei fatta. -Lorenzo, che fai? Che succede?- Sbraitai, mentre la paura prendeva il sopravvento. Lui sollevò la testa, ma senza guardarmi. -Ho già perso abbastanza. Andrai nelle segrete con Ettore e altri tre dei miei migliori uomini. Ti terranno al sicuro e in caso di sconfitta, ti porteranno via.-
La testa era andata completamente in confusione e le parole rimbombavano nel mio cervello come proiettili impazziti. -E tu? Che fine farai? Voglio restare!-
Abbassò la testa ed Ettore cominciò a trascinarmi via. Tentai di liberarmi con calci e pugni. Urlai fino a grattarmi via la gola e morsi il polso del ragazzo. -Non farlo! Non lasciarmi da sola! Lorenzo, ti prego!- Gridai ancora, mentre le lacrime inzuppavano la mia maglietta. -Ho bisogno di te, Lorenzo!- Mi dimenai come una forsennata, mentre la figura del mio ragazzo diventava sempre piú piccola.
Scendemmo le scale inferiori della struttura, aiutandoci con delle torce per non rischiare di inciampare. Avevo la gola in fiamme e gli occhi gonfi per le lacrime. Stavo malissimo, avevo persino voglia di vomitare, ma il mio istinto mi diceva di restare in allerta. -Siete dei fottuti stronzi.- Bisbigliai, mentre calciai un pezzo di pietra in basso. Ettore sospirò. -E io che devo dire? Mi affidano sempre a te, come se fossi una cazzo di guardia del corpo.-
-Non l'ho chiesto di certo io.-
-Beh, nemmeno io. Ma il tuo amore ti vuole viva e vegeta e, visto la tua naturale propensione a volerti far ammazzare, ha pure ragione.- Roteai gli occhi verso il cielo. -Vi preoccupate per le cose sbagliate.-
-Lui ti ama. Non sei una cosa sbagliata per lui.-
Sentir dire quelle parole da chi lo conosceva bene mi fecero sentire brividi in tutto il corpo. E se Lorenzo fosse stato ucciso proprio in quella battaglia? Non lo avrei più visto. Buttai giù un enorme nodo alla gola e mi dissi di restare calma, che sarebbe andato tutto bene.
Finalmente scendemmo nelle segrete, che più che segrete somigliavano a vecchie prigioni. In fondo vi era il solito corridoio che portava all'esterno. Speravo soltanto che gli uomini di Marcus non intercettassero anche quell'uscita. -Quanto dista il paese da qui?-
-Almeno due ore di macchina.-
Imprecai dentro di me. A piedi sarebbero state più del doppio. -E come facciamo a fuggire se tutto dovesse andare male? Lorenzo da dove passerebbe?-
Ettore abbassò lo sguardo immediatamente e non mi piacque per niente. Mi avvicinai a lui con tono sospetto. Gli altri uomini erano andati a controllare che le segrete fossero libere, quindi eravamo rimasti io e lui. -Cosa mi nascondi?-
Il ragazzo alzò le spalle, facendo una strana smorfia. Incrociai le braccia sul petto e iniziai a battere, nervosamente, il piede per terra. Quel gesto sembrò urtarlo abbastanza da aprire bocca. -E va bene! Se proprio lo vuoi sapere, se le cose dovessero andare male significa che Lorenzo è già morto.-
Spalancai gli occhi e la saliva si bloccò in gola. -Può...lui può sempre fuggire.-
-È in prima linea, Luce.-
Il respiro accelerò insieme ai battiti del cuore. Il mio cervello non stava elaborando quelle parole così insensate. Una terribile sensazione che avesse ragione si fece strada in me, ma la ricacciai con decisione. -Non ti credo. Non si farebbe uccidere così facilmente.-
-Non ho detto che morirà sicuramente.-
-Ma da come dici...sembra quasi scontato che la battaglia andrà nel peggiore dei modi.- Gli urlai quasi contro. Lui sospirò. -Prendo atto della realtà. Noi siamo poche unità. Marcus ha ai suoi piedi più di mezzo esercito.-
Mi voltai per dargli le spalle. Non volevo farmi vedere piangere un'altra volta. -Non posso sopportarlo.- Gracchiai con la voce spezzata. Ettore sbuffò. -Io vorrei essere lì a combattere con i miei compagni.-
-Vai! Aiuta Lorenzo.-
-Gli ho promesso che avrei badato a te. Mi ha fatto giurare che ti avrei protetta fino alla morte.-
Singhiozzai. -E lui chi lo proteggerà?-
Il ragazzo guardò in alto, per poi spostare di nuovo l'attenzione su di me. -Nessuno.-
Un forte boato ci fece distrarre. Gli altri uomini che erano con noi accorsero a vedere cosa fosse successo. Ci fu un altro forte rumore ed Ettore si avvicinò a me. -Cosa sono questi rumori?- Domandai, ingenuamente.
-Sono entrati dentro.- Disse verso di me. -Hanno portato delle cazzo di bombe.- Si rivolse, poi, verso i suoi compagni lì con noi.
-Non ce la faremo mai contro di loro.- Commentò uno dei soldati, guardando il soffitto sopra di sé. Il mio cuore stava per sbucare fuori dal petto. -Cosa facciamo? Aspettiamo che venga giù l'edificio?- Urlai, spaventata. Il mio corpo tremava dalla testa ai piedi. Ettore scosse la testa, più per pensare che altro. -Dobbiamo assicurarci che l'uscita sia sgombra.-
-Andiamo noi.- Dissero i tre uomini, correndo verso il corridoio davanti a noi. Ettore, invece, tirò fuori dai pantaloni una pistola. -Stammi vicina e non fare cazzate.-
STAI LEGGENDO
Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
