"Mentre l'orgoglio vince, le persone si perdono."
(Giuseppe Di Lascio)
Camminai avanti e indietro nella mia camera da letto, nervosa. Era ormai mezzanotte passata e ancora non mi ero messa il pigiama né infilata sotto le coperte. Ero piena di energia per qualche strano motivo, le mani mi pizzicavano per la rabbia e avrei voluto urlare talmente forte da farmi sentire da quell'imbecille di Lorenzo. Avrei dovuto sbollire tutta quella furia, altrimenti non mi sarei mai addormentata. Il giorno dopo avrei dovuto studiare come una pazza e poche ore di sonno sicuramente sarebbero state controproducenti. Afferrai il cellulare e il portafoglio e scesi le scale di casa, facendo molta attenzione a non farmi sentire né da mia madre né da mia nonna. La servitù, invece, poteva accorgersi di me, che sgattaiolavo via, quanto voleva, erano miei amici, non avrebbero fatto la spia. Corsi nel cortile posteriore della villa e camminai diretta verso l'altalena della mia quercia preferita. Gettai a terra portafoglio e telefono e mi lasciai ondeggiare, piegando la testa all'indietro, fregandomene dei capelli che strusciavano per terra. L'aria era abbastanza fresca, avrei dovuto mettermi un golfino in più.
Qualcosa o qualcuno mi spinse per la schiena, proiettandomi decisamente in alto con l'altalena. Trattenni il respiro, spaventata, mentre il mio corpo sferzava l'aria. Appena tornata indietro, frenai con i talloni e scattai in avanti, voltandomi solo per un attimo. Ecco, in quell'attimo vidi i capelli scuri e leggermente riccioluti di Lorenzo. Il mio cuore fece un balzo. Lui si mise a sedere al mio posto, accennando ad un sorriso quasi triste. Buttai giù la saliva e aprii bocca per parlare, ma lui alzò due dita, intimandomi di stare in silenzio, per poi piegarle in avanti e farmi segno di avvicinarmi. Mi guardai furtivamente alle spalle e ridussi gli occhi a due piccole fessure. Non mi convinse quel suo atteggiamento. E poi cosa ci faceva nel mio giardino? Alzò un sopracciglio per enfatizzare il fatto che mi stesse aspettando. Misi un piede avanti l'altro e lo raggiunsi. Avevo il respiro corto, tremavo dall'ansia e per una particolare elettricità che si era impadronita del mio corpo. Quando fui proprio davanti a lui, mi accorsi che stava sorridendo. Subito pensai che mi stesse prendendo in giro, forse aveva pensato che, come una sottona qualsiasi, mi sarei avvicinata a lui se me lo avesse chiesto. Cosa che avevo fatto, in effetti. Incrociai, allora, le braccia sul petto e mi maledissi per essere uscita in giardino in piena notte. -Se hai voglia di scherzare e ridicolizzarmi, non è la serata giusta. E poi cosa ci fai qui? È proprietà privata.- Alzò i suoi occhioni su di me, risucchiando il labbro inferiore. Distolsi lo sguardo, quel gesto mi aveva provocato calore nelle parti più intime. Avrei dovuto scacciare via quelle sensazioni in sua presenza. -Cercavo te.- Fece spallucce, facendo scorrere le mani su e giù lungo le corde dell'altalena. Io deglutii a fatica, osservando quanto fossero lunghe le sue dita. -Me? Non ti è bastato già nel bosco? E poi dopo le grotte? Mi hai già insultata abbastanza.- Sbuffai. Lui arricciò il naso. -Già.- Si limitò a dire. -Ma c'è qualcosa che mi spinge a venire da te.- Dovetti non aver sentito bene le sue parole, aveva appena detto che qualcosa lo spingeva verso di me? -Se hai voglia di fare qualcosa sotto le lenzuola, scordatelo. Ma scordati proprio di me.- Ribattei, stizzita.
-È questo il problema, Luce.- Sussurrò con voce roca. Non aveva mai smesso di guardarmi, uno strano luccichio aveva reso le sue pupille soprannaturali sotto il riflesso di quei piccoli lampioni, sparsi un po' in tutto il giardino. -Che problema?- Chiesi, confusa. Perché parlava in maniera così enigmatica? -Che non riesco a toglierti dalla mia fottuta mente.- La mascella per poco non mi arrivò ai piedi. Forse aveva bevuto troppo e mi aveva scambiata per un'altra, non c'erano altre spiegazioni plausibili. -Lorenzo, tu stai delirando.- Scoppiai in una risata nervosa, indietreggiando. Aveva strinto le corde talmente forte da fargli sbiancare le nocche. Quello sguardo diventò talmente ipnotizzante da rendermi nervosa e su di giri. Stava serrando la mascella, come qualcuno che si stava trattenendo dal fare qualcosa di cui si sarebbe, poi, pentito. Mi morsi le labbra, osservandomi intorno. Non sapevo cosa fare e soprattutto come reagire a quelle parole. Era vero? Con lui non si era mai sicuri. Avevo la testa che mi scoppiava dalle mille domande, eppure scelsi di stare in silenzio. -Non sto delirando. Sono serio.- Aveva un tono così profondo e vibrante da avermi provocato un incendio in ogni parte del corpo; stavo sudando dal caldo, nonostante lì fuori non facesse per niente caldo. -Stasera ti ho vista con Francesco.- Cambiò discorso e i suoi occhi si staccarono da me, girovagando per il giardino. Quella tensione, che avevo provato fino a pochi attimi prima, si sciolse non appena io non fui più l'oggetto delle sue attenzioni. Mi paragonai ad un pesce che era stato rimesso in acqua, libero di poter nuotare senza che il respiro gli mancasse. -Sì, e quindi?- Cercai di mantenere un tono dignitoso, ma quelle parole risultarono abbastanza ridicole con la mia voce acuta. -Quindi a lui piaci.-
Alzai le sopracciglia, confusa. -Per fortuna.-
Le sue mani si strinsero di nuovo alle corde, per poi rilassarsi ancora. -A te piace?- Riportò il suo sguardo su di me, squadrandomi da capo a piedi. Sembrava più una domanda inquisitoria che una semplice curiosità. -Sì, molto.-
-Perché?- Controbatté subito. Mi lasciò spiazzata. -Perché mi tratta bene, è sempre gentile con me, mi fa molti complimenti e ci tiene a me.-
Sghignazzò. -Bla, bla, bla. Le solite storielle. Quelle non sono motivazioni valide e soprattutto non trasmettono di certo un tuo sentimento.-
-Perché dovrebbero? Ci conosciamo a mala pena.-
Si alzò di scatto dall'altalena. Quest'ultima ondeggiò in avanti e indietro per un bel po'. Si avvicinò a me con passo felpato, mentre io indietreggiai. Non sapevo quali intenzioni avesse. -Anche io e te ci conosciamo da poco, ma tra noi è tutt'altra storia. No?- Corrugò la fronte e con una lunga falcata si portò proprio davanti a me. Sollevò una mano e tolse i capelli dalle mie spalle. Poi mi soffiò con delicatezza in faccia, spostando una ciocca ribellatasi alle altre. Rabbrividii nel sentirlo così vicino. Quelle sensazioni riuscivo a provarle solo con lui, dovetti ammetterlo a me stessa. Francesco non mi faceva lo stesso effetto. Con Lorenzo c'era un altro tipo di elettricità e di complicità, mi scaldava parti del corpo che avevo dimenticato persino di avere. Abbassai lo sguardo, il suo era troppo intenso per poterlo sostenere. -Luce, Luce...Luce.- Era come se avesse leccato la lettera "L" del mio nome: mi fece restare col fiato sospeso. Inspirai ed espirai, mentre lui si fece ancora più vicino e letale. Non avrei resistito a lungo, il mio cervello era andato già in pappa. Rialzai lo sguardo e lui mi sorrise, si crearono subito due fossette ai lati della bocca, che adorai. Mi sfiorò con il pollice la guancia, seguendo con gli occhi ogni lineamento del mio volto. Sembrava completamente catturato da me. Volevo così tanto che mi toccasse così sempre, ogni giorno. Un soffio di vento sospinse il suo profumo verso le mie narici e mi inebriò i sensi. Chiusi per un attimo gli occhi e sperai soltanto una cosa: che mi baciasse. -Cristo, come faccio?- Esclamò a denti stretti. Riaprii gli occhi e i suoi erano iniettati di puro desiderio, incollati sul mio seno. Mi accigliai e guardai in basso, in quel momento mi ricordai che l'unica cosa che mi ero tolta, una volta tornata a casa, era stato il reggiseno. Infatti i miei capezzoli si erano inturgiditi per il freddo. Arrossii violentemente e tentai di coprirmi, ma le sue mani furono più veloci delle mie e me le bloccò. -Non sono un adolescente, che non ha mai visto un paio di tette.-
Beh, dalla sua espressione di prima non l'avrei proprio giurato. La magia di quell'atmosfera, però, svanì. Mi resi conto di quanto fossimo vicini e di quanto fossi stata idiota. Allungai la distanza tra di noi e ripresi fiato. -Lorenzo, sei fidanzato. Cosa stai facendo? Ti sposerai, cazzo!-
Lui alzò gli occhi al cielo. -Non me lo ricordare.- Tornò sui suoi passi, andandosi a sedere sull'altalena. Percepii il suo umore mutare, sembrò rattristito. Mi fece pena. Decisi di fare qualche passo in avanti. -Mi dispiace avertelo ricordato in maniera così...-
-Da stronza?-
-No. Avrei detto più "diretta", ecco. Ma è la verità.- Lui fece spallucce, come se la cosa non gli interessasse. -È una situazione seria. Non puoi andare a letto con una diversa ogni sera per "divertimento", metterai su famiglia con Eloise prima o poi.-
Alzò lo sguardo su di me, impietoso. -Chi te l'ha detto che mi scopo una diversa ogni sera? Quell'imbacuccato del principe?-
Balbettai, senza sapere cosa dire. In effetti lo avevo accusato e non sapevo niente della sua vita. Mi ero soltanto basata su delle impressioni, che, tra l'altro, in parte mi aveva dato anche lui. -No, no. Cioè sì, ma lui non c'entra nulla.-
-Non vado a letto con la prima che mi capita, prima cerco di conoscere una persona.- Disse a denti stretti. Mi vergognai di averlo accusato in quel modo.
-Scusa, non volevo offenderti.-
Lui fece aleggiare in aria la mano, come per spazzare via le mie scuse, che non gli interessavano. -Come mai non eri a letto, a proposito?- Cambiò repentinamente discorso, schiarendosi la voce. Io mi strofinai le mani sudate sui jeans, presa alla sprovvista da quella domanda. Se gli avessi detto che ero nervosa e arrabbiata per colpa sua, avrebbe capito che provavo qualcosa per lui, anche se ancora non sapevo cosa. -Così, senza motivo.- Mentii. Lui annuì, senza aggiungere altro. Io decisi di mettermi a sedere alla base della quercia, poco distante da lui, seduto sull'altalena. -Quell'altalena la costruì mio nonno. Il legno della tavola dove c'è sopra il tuo sedere è di un'altra quercia, la quercia che mia nonna aveva nella sua casetta di campagna.-
Lorenzo sorrise. -Il mio culo si sente onorato.- Scoppiai a ridere, apprezzando il suo lato più sarcastico. -Gliela fece quando si fidanzarono, avevano appena quindici anni. Se guardi sotto...- Mi alzai in piedi, spolverando i pantaloni sporchi di terra. Camminai verso di lui e lo feci alzare. -...se guardi qui, c'è scritto "al mio per sempre amore". Sì, lo so, non è il massimo della sintassi, ma mia nonna mi ha sempre detto che era una frase che si dicevano spesso da ragazzini.- Sorrisi nel ricordare i miei nonni, avevano sempre fatto di tutto per me, anche se spesso non me ne rendevo conto. Mi luccicarono gli occhi per l'emozione e Lorenzo mi prese, improvvisamente, per le spalle. Mi fece alzare e mi catturò il viso tra le mani, coprendolo quasi del tutto e strizzandolo. Si fiondò sulle mie labbra, poi, inaspettatamente, risucchiando ogni mia energia. Rimasi inerme, a farmi baciare in quel modo così disperato da parte sua. Poi portai le mani sul suo viso e mugolai mentre la sua lingua si intrecciò con la mia. Mi afferrò dal sedere e mi sollevò da terra. Strinsi le mie cosce attorno ai suoi fianchi e lui mi portò fino al tronco della quercia, per farmici poggiare con la schiena. Non aveva mai staccato le sue labbra dalle mie. Infilai le mani nei suoi capelli e poi mi staccai, premendo la sua faccia sul mio collo. Sentii le sue labbra schiudersi e richiudersi, succhiando la pelle nuda. Poi passò la lingua umida su quel pezzetto di pelle risucchiata e grugnì in maniera eccitante. Tenni gli occhi chiusi per tutto il tempo, sperando che tutto quello non fosse un sogno. La pelle sfrigolava dall'elettricità, sentivo la tensione nei muscoli e le farfalle nello stomaco. La sua mano strinse e si chiuse attorno al mio collo, il suo indice premette contro la gola. Percepii il metallo del suo anello. Afferrai il suo polso e gli feci capire di stringere ancora di più. Lui mi guardò stupito e mi sorrise con malizia, passando la lingua sulle labbra già umide. Deglutii con forza e premetti i miei fianchi contro di lui, non volevo che si spostasse nemmeno di un millimetro. La sua bocca poi ritornò alla mia, indugiando sul labbro inferiore, succhiandolo con voracità. Mugolai e ansimai, sentendo il piacere concentrarsi tutto in basso. Tutto ciò che era a contatto con lui pulsava e bruciava, era un tormento. -Devo fermarmi.- Riuscii a bisbigliare. Lui si fermò. Aveva il respiro affannoso, i capelli scompigliati e gli occhi pieni di eccitazione. Avrei voluto tuffarmi ancora su di lui, ma nel mio cervello si accese un barlume di ragione. -Perché?- Disse soltanto. Mi staccai da lui e tornai in piedi, cercando di riprendere fiato. -Hai appena tradito Eloise.-
I suoi occhi si spensero. La sua faccia si trasformò in una maschera impassibile. Mi spaventò vederlo così. -Non sta a te giudicarmi.-
-Come pensi possa fidarmi di uno che sta per sposarsi e che tradisce la sua futura moglie con me?-
Sbuffò, imprecando. Tirò un calcio ad un pezzo di legno per terra. -Non l'ho deciso io!- Gridò.
-Ma ormai è cosí.- Sussurrai, fui sul punto di piangere. Troppi sentimenti si erano mescolati quella sera, non riuscivo più a sopportare niente. -Vattene adesso.- Pronunciai quelle parole con un nodo alla gola. In realtà avrei voluto dirgli "resta con me tutta la notte", ma non era possibile. In quel mondo e a quelle regole non era possibile.
-Con piacere.- Finse un inchino e mi guardò con disgusto, per poi fare dietro front e scomparire nell'oscurità.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
