"Non so nemmeno che sentimento fosse, davvero, so solo che ce n'era tanto."
(John Green, Colpa delle stelle)
Lorenzo mi fece salire sulla sua moto, passandomi in fretta e furia un casco. Avevo il fiatone e non riuscivo più a connettere per bene. Perché stavamo fuggendo? E da chi soprattutto? Forse proprio dalla Confraternita? Vidi il ragazzo tirare fuori dalla tasca una chiave e poi un telefono. Senza nemmeno pensarci su lo gettò a terra con forza e poi lo pestò con il tacco del suo stivale. Si sentì un forte "crack" ed io guardai sbalordita i resti di quel cellulare, a bocca aperta. Puntai i miei occhi impauriti su di lui, che, in risposta, fece spallucce. -Al massimo ho perso qualche foto di te, che fai qualcosa e non ti accorgi di me.-
Mi accigliai, mentre la sua mano si protese verso di me per aiutarmi a salire sulla moto. -Foto di me?-
-Già.- Sospirò, per poi accendere il bolide. Il rombo profondo del motore e la sgassata mi fecero sussultare sul sellino e per poco non scivolai di lato. La sua mano si piantò sulla mia coscia per evitare che cadessi. Le sue dita forti si conficcarono nella mia pelle e le vene del suo braccio si gonfiarono insieme ai suoi muscoli definiti. Mi leccai le labbra, senza nemmeno rendermene conto, e lui inspirò con forza, per poi schiarirsi la voce. -Ti ho fotografata qualche volta, perché mi piaceva vederti sorridere di soppiatto, quando tentavi di fare la dura con me.-
Trattenni il respiro, spalancando gli occhi. Le mie guance si imporporirono. Sentii i brividi scorrere in tutto il corpo e l'adrenalina eccitarmi. Ogni volta che il mio sguardo si posava su di lui nel mio stomaco avvenivano cose strane, farfalle che svolazzavano, brontolii e una forte sensazione di calore. Era quasi come se avessi l'ansia, un'ansia piacevole però. -È da maniaci.- Commentai, borbottando. Non volevo fargli vedere quanto mi aveva impressionato quella sua uscita. Lui sorrise e si morse un labbro. -Lo so.-
La moto viaggiò probabilmente a più di cento all'ora, non mi sentivo più la faccia dal vento che l'aggrediva in continuazione. Ad ogni curva pregavo di non cadere rovinosamente per terra e di non ritrovarmi con qualche ossa rotte nel corpo, sarebbe stata una tragedia e poi avevo già passato un bel po' di tempo in ospedale. Ci inoltrammo, ad un certo punto, in una stradina sterrata, abbastanza in pendenza. Ai lati di questa strada si ergevano alberi non molto alti, ma con le chiome veramente ampie, attorno a cui tronchi si avvolgevano piante infestanti, abbastanza simili alla comune edera. Non appena mi accorsi che avrebbe svoltato proprio nel piccolo bosco, le mie braccia si serrarono attorno ai suoi fianchi e schiacciai la faccia sulla sua schiena, stringendo e strizzando gli occhi per la paura. Sentivo il cuore battere dentro il petto fin troppo bene. Percepii la risata di Lorenzo, sicuramente schernitoria, e allora gli diedi un piccolo pizzicotto sulla pancia, incontrando soltanto addominali contratti. Un brivido di piacere partì dalle punte dei piedi e salì vorticosamente fino alle punte delle mie orecchie. Avvampai e per fortuna lui non poté vedermi, sarebbe stato imbarazzante. Eccitarsi per una tartaruga? Sì, lo avevo fatto.
La frenata fu brusca, tutto il peso del mio corpo cadde addosso a lui, che si piegò in avanti. Lui sistemò la moto e mi aiutò a scendere, cercando di trattenere una risata. Era evidente quanto fosse divertito dalla mia notevole tendenza ad essere imbranata in qualsiasi cosa. -Se vuoi ridere, fallo pure.- Roteai gli occhi al cielo. Lui scosse la testa e il sorriso si spense. Aveva la testa leggermente inclinata in basso e i suoi occhi fissi su di me. Cominciò a scuoterla e si passò la lingua sui denti. -Non ho proprio voglia di ridere in questo momento, se vuoi saperlo.- Improvvisamente si lanciò su di me. La sua mano destra si chiuse attorno al mio collo e mi spinse a sbattere contro la moto, facendomi piegare la testa all'indietro. L'altra sua mano si ficcò sotto la maglietta e subito dopo sotto al reggiseno. Le sue dita avvolsero il mio seno e lo strizzarono. Un profondo e gutturale suono salì dalla sua gola e qualcosa di caldo avvolse le mie parti intime. Strinse ancora di più il collo, fino a quasi farmi mancare il respiro. Allora la sua mano, con uno strattone incredibilmente potente, ma che a lui sembrò una semplice mossa da nulla, mi strappò il reggiseno, che scivolò via. Immediatamente i miei capezzoli turgidi toccarono il tessuto sottile della maglietta e Lorenzo strinse gli occhi, inspirando profondamente. -È da tutto il viaggio che volevo farlo.- Sussurrò. Si chinò sulle ginocchia, alzò gli occhi su di me. Avevo le gote infiammate e la testa completamente andata in confusione. Sentivo soltanto le mie orecchie ovattate e il cuore pompare sangue al doppio della velocità normale. Il vento spostò i miei capelli e li fece ricadere sul petto. Lui grugnì e con entrambe le mani mi tirò giù i pantaloncini. Con i pollici carezzò il pizzo fine delle mutandine e avvicinò la faccia al mio pube. La sua lingua si insinuò sotto al leggero tessuto e cominciò a creare piccoli cerchietti, che diventavano sempre più grandi e sempre più umidi. La sua lingua scivolava avanti e indietro, spostando le mutande ad ogni movimento. Trattenni il respiro non appena si avvicinò al clitoride, ma si fermò. Aprii gli occhi, quasi amareggiata. Mi prese in maniera abbastanza violenta per i fianchi e mi mise a sedere sul sellino della moto. Si leccò le labbra e con un movimento repentino tirò via l'unica cosa che lo separava da me. Si abbassò sulle ginocchia, piantò entrambe le mani sulle mie cosce interne e le spalancò. Avvicinò la faccia alla mia intimità e aprì la bocca, tirando fuori la lingua. Vidi la saliva luccicare su di essa e mi trovai a pensare di volerla dappertutto, in ogni singolo pezzo del mio corpo. Sentii i muscoli del basso ventre contrarsi per il desiderio e lui sembrò accorgersene. La sua lingua si posò sulle mie labbra esterne e salì dal basso verso l'alto, coprendo l'intera superficie, lasciandola umida e calda. Poi con la punta penetrò leggermente e dovette tenermi ferma con le mani per non farmi cadere. Gettai la testa all'indietro, mentre il piacere saliva e scendeva, andando a tempo con i movimenti di quel muscolo così potente. Poi iniziò a stuzzicare il clitoride, lo avvolse con delicatezza, roteandovi attorno. Poi lo baciò e lo leccò con più vigore. Riportò la lingua più in basso e risalì nuovamente, questa volta aumentando la velocità e la vigorosità. Mi sfuggì un gemito e lui socchiuse gli occhi nel sentirlo. Quasi come se fosse arrivato al limite anche lui. Allora si alzò in piedi, piegò la schiena verso di me. Si inumidì le labbra, per poi stringerle tra i denti. Sollevò la mano in aria e carezzò con delicatezza i miei lineamenti. Infine prese medio e anulare e li leccò, per poi conficcarli dentro di me. Prima fece una leggera pressione all'esterno, massaggiando le grandi labbra, poi scivolò più internamente, aiutato dal fatto che fossi già eccitata da morire. Era piegato su di me, che avevo le gambe semi aperte, chiuse intorno ai suoi fianchi. Poggiò il braccio accanto a me e cominciò a muovere le dita in su e in giù, in maniera sempre più veloce e sempre più profonda. Trattenni un urlo e lui sorrise. La mano con cui si reggeva passò dal sellino a strizzare il mio collo. Il piacere stava montando sempre di più dentro di me, strinsi le cosce attorno alla pretuberanza che riuscivo a percepire. Sospirò ed emise un eccitante rumore gutturale, cercò disperatamente le mie labbra, chiudendo le sue sulle mie. Mi baciò come fosse stata la prima volta, in maniera così passionale e sfrenata. Percepii il sapore della mia intimità e mi eccitai ancora di più, mentre le sue dita uscivano fuori ed entravano dentro ad una velocità disarmante, carezzando con pressione le pareti interne. Ogni volta mi sembrava il punto di non ritorno. Mise dentro un altro dito ed io urlai. -Cazzo, non fare così.- Disse con voce roca. Aprii la bocca, come se mi mancasse l'aria. Sentivo il cuore in gola e ormai ero vicina all'apice. Vederlo in quel modo, piegato su di me, con la lussuria stampata in faccia, gli occhi che gli brillavano, la voglia che aveva di penetrarmi. Venni. Scoppiai in un meraviglioso piacere e la mia testa cadde all'indietro. Sentii la sua bocca chiudersi sul mio bocciolo e dargli l'ultimo bacio. Poi mi sostenne mentre tremavo. Non avevo mai provato qualcosa di così intenso. Sentivo quanto volesse farmi stare bene e quanto amava fare quello che mi faceva. Mi prese letteralmente in collo e mi fece distendere sull'erba. Raccolse le mutande da qualche parte e me le rimise, mentre io ancora stavo riprendendo il respiro. Poi mi fece indossare i pantaloni e si distese accanto a me. La sua mano cercò la mia.
Inspirai profondamente e poi girai la testa. Lui mi stava guardando. Aveva un bel sorriso stampato in faccia. Arrossii nel vederlo così coinvolto, aveva gli occhi lucidi. Aggrottai la fronte, quando mi parve cambiare umore. Strinse la mia mano con forza e si avvicinò a me. Poggiò la testa sul gomito, guardandomi. Trattenni il respiro. Le sue dita passarono attraverso le ciocche scomposte dei miei capelli e sorrise. -Hai sempre i capelli arruffati.-
Sghignazzai. -Mi hai presa alla sprovvista.-
Lui annuì. -È la cosa migliore, no? Non aspettarselo.-
Mi morsi le labbra. -Penso...penso di sì.-
Avevo un'ansia terribile lì di fronte a lui. Capii che era dovuta alla paura che riniziasse tutto da capo, lui che mi ignorava, io che mi arrabbiavo e così via. Una morsa terribile attanagliò il mio stomaco. Il terrore di non vederlo più o di trovarlo da qualche parte...morto. Dal calore che avevo provato fino a quel momento, sentii un terribile gelo. Lui si rabbuiò, guardandomi. -Che hai?-
Sospirai. -Niente di che. Penso soltanto.-
-A che pensi?-
Mi morsicai le labbra. -A come andremo a finire.-
Lui annuì, sempre fissandomi. -Io credo di amarti, lo sai?-
Il mio cuore si fermò, ogni singolo battito cessò. Il respiro si incastrò in gola. Spalancai gli occhi e rimasi immobile. Avevo sentito bene? Forse le mie orecchie mi facevano sentire cose che avrei voluto effettivamente sentire. Stavo sicuramente delirando. Buttai giù la saliva, ma rimasi in silenzio. Non lo guardai nemmeno. -Ei, hai capito cosa ho detto?-
Io feci un breve accenno con la testa. -E allora perché non rispondi?-
Feci spallucce, ancora scioccata. In quel momento mi resi conto che diceva sul serio. Non potevo crederci, non poteva essere vero. Dopo tutto quel tempo passato a battibeccare, tira e molla e tira e molla, finalmente lui confessava di provare qualcosa per me?
-Sono...ehm...sono abbastanza sorpresa.-
Lui si rotolò sulla schiena. Sospirò. -Mi aspettavo un'altra risposta sinceramente.- Disse con espressione delusa.
Mi sollevai di scatto sulla schiena. -No, scusa. È che...cioè non me l'aspettavo da te. Mi hai sempre trattata un po' così e insomma...-
Lui chiuse gli occhi. -Non so dimostrare bene quello che provo. Non l'ho mai dovuto fare davvero.-
Mi morsi le labbra, sentendomi tremendamente in colpa. Con tutto quello che aveva passato da piccolo con suo padre forse era normale per lui non essere così caloroso e carino con gli altri. Si era costruito una corazza per proteggersi e quelle parole erano la prima breccia verso il suo vero stato emotivo. -Io penso di provare qualcosa per te da quella volta al Mc, quando hai tentato di offrirmi dell'erba.- Roteai gli occhi al cielo e lui scoppiò a ridere. -Era del fottuto tè, Luce.- Sospirò. -Se ti avessi voluto vendere qualcosa del genere, non mi sarei fatto scrupoli.- Si morse le labbra. -E lo sai.-
Annuii, sentendomi improvvisamente libera di ogni corda che mi teneva lontana da lui nel mio immaginario. Mi piegai per baciarlo e lui mise la mano intorno alla mia nuca per farmi più vicina a sè, ma lo squillo del mio cellulare ci fece sussultare. Lui sbarrò gli occhi. Cademmo nuovamente nel pieno della realtà. Tutti i problemi, l'ansia, la paura, il dover fuggire ci piombarono addosso e iniziai a sentire freddo. -Non hai gettato via il telefono come me?- Io scossi la testa. Ero stata una stupida. -Guarda chi è.-
Con la mano tremante afferrai il cellulare e gli mostrai lo schermo. -Cazzo, numero sconosciuto.- Mi prese di mano il telefono e lo lanciò contro il tronco di un albero. Si alzò in piedi e mi aiutò a fare come lui. Spazzammo via l'erba e la terra rimasta sui pantaloni e mi incalzò nel farmi salire sulla moto più in fretta che potevo. -Ci dobbiamo togliere da qui. Sanno dove siamo.-
Con il cuore in gola mi agganciai il casco e passai le braccia attorno a lui. Mi strinsi per ricercare quel calore di poco prima e mi lasciai coccolare dal leggero tepore che la sua pelle emanava. -Chi? Chi lo sa?- Il rumore dello scoppiettio del motore coprì la mia domanda, che fu portata via dal vento.
***NOTA***
Mi dispiace di non riuscire a pubblicare più spesso. Sinceramente è un periodo abbastanza complicato per me e per la mia famiglia e inoltre ci si è messa anche di mezzo la sessione di esami. Vi prometto che appena sarà passato questo periodo un po' buio, tornerò a pubblicare più spesso. Grazie per il supporto, le stelline, i commenti e i messaggi. Grazie, grazie davvero!❤️❤️
Eleonora.❤️
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
