•XLIX•

1K 32 0
                                        

"L'unico modo per avere un amico è esserlo."
(Ralph Waldo Emerson)

Il suo telefono squillò, facendoci sussultare. Aprii lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco la stanza e cosa stessi facendo. Guardai in basso e Lorenzo aveva la testa appoggiata sul mio ventre, i capelli scompigliati sopra la mia pelle nuda, un braccio disteso lungo il corpo e l'altro vicino alla sua faccia . Lo sentii sbadigliare e tentare di raccogliere il telefono, poco più in là rispetto a lui. -Pronto?- Disse, con voce sensualmente roca. Le parti basse mi pizzicarono, ma le ignorai. Poi scattò improvvisamente in piedi, infilandosi le dita tra i riccioli. -Ma dici sul serio?-
Trattenni il respiro. La sua faccia sembrava una maschera di terrore e sorpresa ed io ancora non avevo acquisito le mie piene facoltà, ero ancora mezza addormentata. Me ne stetti in silenzio, senza chiedergli cosa fosse successo. La chiamata accese i toni sia di Lorenzo che di chi stava dall'altra parte della cornetta. Poi riattaccò e imprecò con gran voce. Gli feci segno di fare silenzio o mia madre ci avrebbe sentiti, ma lui sembrò fregarsene. -Hanno trovato il vecchio Re.-
Strabuzzai gli occhi. Una strana sensazione piacevole inebriò il mio corpo, facendomi sentire le scintille in tutte le sue estremità. Finalmente l'incubo stava per finire e sarei stata libera di uscire e godermi la vita. Tuttavia l'espressione di Lorenzo non prometteva per niente bene. Mi accigliai e lui alzò la mano in aria. -Lo hanno trovato morto.-
Sussultai. Istintivamente presi le lenzuola e le portai al petto, stringendole. -In che senso? È...è morto?-
-Sì.-
-Chi l'ha ucciso?-
-Sicuramente non uno di noi. Io non avevo dato il permesso di ucciderlo, lo volevo vivo e vegeto. Qui c'è lo zampino di qualcuno al di fuori del reame o comunque qualcuno che non ha obbedito alle parole del Re.- Tirò su con il naso. -Devo andare a corte adesso. Devo assicurarmi che quel pezzo di merda sia davvero morto e capire chi l'abbia fatto fuori.- Sospirò, per poi tirare un pugno forte al muro. Sentii distintamente il tonfo e strinsi gli occhi. -Così ti fai male.- Sussurrai. Lui scosse la testa. -Devo far partire le indagini. Ho una brutta sensazione. Ho paura che...lascia stare.- Si grattò la nuca, osservandomi in tralice. -Tu resti qui, comunque.-
Spalancai la bocca, stupita. Non vedevo l'ora di uscire e smettere di essere segregata in casa e lui aveva il coraggio di rinchiudermi ancora? -Non ci penso nemmeno!-
-Luce, per favore.- Si massaggiò le tempie. -Non cominciare...-
-Senti, Lorenzo, sono stata chiusa in questa prigione dorata per giorni e giorni. Non ho più voglia di stare ad aspettare che qualcuno di voi venga ammazzato o che qualcuno venga a rapirmi.- Sentenziai, con sguardo deciso. Lui roteò gli occhi verso il cielo. -E dove vorresti andare? Finché questa situazione non è risolta, non posso rischiare di lasciarti libera.-
Sbuffai. -Ma la minaccia principale è morta!-
-Ma che ne sai se chi l'ha ucciso ha in mente qualcosa di peggiore per te? È strano che sia stato fatto fuori così facilmente, quando io e il mio esercito lo cerchiamo da settimane.-
Rimasi in silenzio a riflettere. In effetti i conti non tornavano. Come poteva essere morto, anzi essere stato ucciso, così in fretta? Un reame intero lo stava cercando e seguendo da settimane e qualcuno era riuscito ad arrivare talmente vicino a lui da ammazzarlo? Qualcosa non tornava davvero.
-Francesco che fine ha fatto?- Domandai. Un dubbio si era insinuato nella mia mente. Era come un tarlo e diventava sempre più forte. Lorenzo alzò le sopracciglia e si voltò lentamente verso di me. Aveva le braccia incrociate sul petto. Si era fatto fare un nuovo tatuaggio, una scritta in latino: "per aspera ad astra". -Non lo sento da giorni, perché?-
-E la Regina?-
-È chiusa nei sotterranei del castello.-
Mi morsicai le guance. Lui strabuzzò gli occhi e prese in tutta fretta il telefono dalla tasca. Compose un numero e parlò quasi subito. Poco dopo pesticciò per terra e imprecò nuovamente ad alta voce. -Non c'è più. È riuscita a fuggire. Perché cazzo non sono stato avvisato prima?-
-Come ha fatto?-
-Qualcuno l'ha aiutata dall'interno.- Rispose. Poi ci guardammo negli occhi all'unisono ed annuimmo contemporaneamente. -Francesco.- Pronunciammo quel nome insieme, caricandolo di sorpresa e di delusione inaspettata. -È stato lui per tutto questo tempo.- Buttai la schiena all'indietro, la mia testa colpì il cuscino morbido. Lorenzo fece qualche passo verso di me. -Ora capisco come abbiano fatto a raggiungerti e spararti. Come sapevano ogni nostra mossa.- Si portò le mani alla testa. Io mi misi a piangere. Stavo provando un dolore così forte da superare quasi le ferite da arma da fuoco che si erano da poco rimarginate. Uno dei nostri amici più cari si era rivelato una delle spie e dei nemici più subdoli della storia. Aveva fatto anche la parte della vittima, di colui che non aveva più genitori e che era l'unico buono della famiglia. Gli avevo creduto e avevo provato pena per lui.
-La mela non cade lontana dall'albero.- Dichiarò Lorenzo, riprendendo il telefono in mano. -Che fai?- Chiesi, sollevando di nuovo la schiena. -Mi devo assicurare che i nostri dubbi siano reali. Lo sto chiamando.-
Con il fiato sospeso aspettai che Francesco rispondesse. Il mio cuore era salito in gola.
-È staccato.-
Buttai fuori tutta l'aria che avevo trattenuto. -È strano, risponde sempre.-
-Stamattina ci avrei dovuto parlare.- Lorenzo cominciò a camminare in avanti e indietro, facendo roteare tra le dita il cellulare. Era completamente nudo, i suoi pettorali erano tesi così come le sue spalle. Si vedeva che era preoccupato e che quello lo stava lacerando da dentro. -Forse ha aspettato che avessimo la notizia di suo padre morto per sparire nel nulla.- Pensai ad alta voce. Lui annuì e si apprestò a raccogliere i vestiti sparsi per terra. -Vado al castello, tu vieni con me.-
I miei occhi si illuminarono. -Hai cambiato idea?-
-No. Però so che se Francesco si presentasse a casa tua, tutti lo farebbero entrare e sarebbe per te un pericolo, finché non constatiamo se è innocente o colpevole.-
Annuii con forza e mi alzai dal letto, per vestirmi. Mi chinai per raccogliere le mutande e i calzini e Lorenzo mi strizzò una natica, per poi carezzarmela dolcemente. Sorrisi senza farmi vedere.

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora