•XXI•

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"La bugia fa poca strada, il bugiardo non sempre."
(Emanuela Breda)

Quella sera avremmo saputo l'esito della quinta prova. La mattina i superstiti delle prove precedenti avrebbero affrontato una sfida di forza fisica e di resistenza. Era stato preparato loro un percorso ad ostacoli, con funi, pozzanghere melmose, pareti da scalare, una prova con l'arco e chi più ne ha più ne metta. Ero più nervosa del solito quel giorno e sapevo bene perché. Sentii bussare alla porta e il cuore mi salì in gola. Entrò mia nonna che fece solo un cenno con la testa ed io capii. Era arrivato. Mi lisciai la camicietta bianca a fiorellini e presi un bel respiro. Nonna mi accompagnò al piano di sotto e poi ci recammo con la mamma all'entrata della villa, dove di solito accostavano le auto. Percepii il suono dell'enorme cancello, in fondo al viale, aprirsi e iniziai a sentire le palpitazioni. Anche mia madre era visibilmente agitata, per l'occasione si era fatta una piega anni '50. La limousine parcheggiò proprio davanti e noi e uno dei nostri maggiordomi aprì la portiera più a sud dell'auto. Una Louboutin si affacciò sulla ghiaina e poi uscì l'uomo dall'espressione più indifferente e seria che avessi mai conosciuto, mio padre. Si abbottonò la giacca aderente e camminò verso di noi. Aveva una fitta peluria sul viso, adeguatamente rasata affinché fosse perfetta. Baciò sulle labbra la mamma, che sciolse la sua tensione tra le braccia di papà. Poi lui si rivolse a me. -Speravo di tornare per il tuo matrimonio.- Disse soltanto, calcando la mano sul fatto che fossi la delusione della famiglia. -Io pensavo proprio di non rivederti invece. L'Africa ti ha annoiato?-
-Tutto il contrario. Se ti portassi con me, sono sicuro te ne innamoreresti.-
Distolsi lo sguardo. -No, grazie.- Risposi a denti stretti. Era partito già da diversi mesi e si faceva sentire sì e no una volta ogni tre o quattro settimane.
-Arturo, finalmente sei tornato. Ci serviva una figura forte come la tua di questi tempi.- La nonna alluse all'abdicazione del Re e alla sorte del potere del paese. -Non vi preoccupate, io e il Re già sappiamo.- Le strizzò l'occhio, per poi superarci. Quella sua frase non mi piacque, mi sembrò che volesse significare qualcosa di nascosto. Poi spalancai gli occhi e mi voltai verso la madre di mia madre. -Sono d'accordo per far vincere Francesco?- Lei alzò le spalle, sorridendo candidamente. Non rispose, ma quel silenzio significò tanto. Avrei dovuto andare a fondo a quella faccenda, Lorenzo non voleva il potere, ma non era nemmeno giusto che Francesco lo ottenesse con l'imbroglio. Alla fine chi avrebbe vinto, avrebbe dovuto regnare a pieni poteri. Fui sul punto di correre in camera per avvisare Lorenzo, ma mia madre mi fermò per un braccio, stringendolo con una certa forza. Sollevai lo sguardo e vidi che aveva gli occhi ridotti a due fessure. -Non ti azzardare a mettere la pulce nell'orecchio a Lorenzo. Tuo padre sa bene cosa fa e lo fa anche nei tuoi interessi.-
-Prendere in giro un reame intero per te è agire nel giusto? E comunque così mi stai solo confermando quello che sospettavo.- Strattonai via il braccio dalla sua presa. -Non pensavo che foste così spietati.-
-Tu prova soltanto a passare dalla parte sbagliata e puoi scordarti l'università e il tuo caro appartamento con Alice, che noi vi paghiamo.- Sgranai gli occhi. -È una minaccia?- Lei scosse la testa. -È un avvertimento.- Corsi via, a pugni stretti. Salii le scale con estrema velocità, entrai in camera, presi la borsa e il giacchetto e mi fiondai sulla prima auto disponibile.
-Vai al castello e non fermarti mai.- Il mio guidatore di fiducia annuì e partì in silenzio. Guardai fuori e notai mia nonna rientrare dentro casa. Mi aveva vista, ma non mi importava.

Appena arrivata in quell'enorme struttura, un signore con il frac mi chiese la casata ed io mi limitai a dire di essere la figlia di chi ha finanziato mezze feste alla reggia. Mi fece passare e procedetti attraverso le diverse sale, mi persi tra le stanze del primo piano, dove c'erano per lo più cucine e cucinotti. Finalmente giunsi davanti all'enorme porta a vetri, che affacciava sul giardino. Anche se più che un giardino era una tenuta di qualche kilometro quadrato. Raggiunsi il pubblico, c'era una gran confusione. Mi alzai in punta di piedi per vedere se riuscivo a scrutare la folta chioma di Lorenzo, ma l'unica cosa che vidi fu un grande cappello, ornato di piume di pavone e fiori dalla provenienza incerta. Mi resi subito conto che era Eloise. Mi avvicinai a lei: si trovava sui primi scalini, vicino a dove si stava svolgendo la prova. -A che punto sono?- La ragazza sobbalzò, toccandosi il cuore. -Oh my God! Mi hai fatto prendere un colpo. Come mai qui?- Alzò un sopracciglio. Io feci spallucce, non volevo dirle il vero motivo. -Francesco è in vantaggio, ma Lorenzo è subito dietro di lui. Adesso sono nel bosco e devono raccogliere dei tronchi di alberto e portarli al centro di quel cerchio. Per ora non è tornato nessuno.- Mi morsi le labbra, con l'ansia a mille. In lontananza vedemmo qualcosa, anzi qualcuno. Strinsi le palpebre per mettere a fuoco ed Eloise raccolse dalla borsetta un piccolo binocolo, decorato in oro e argento. -È Lorenzo! È in vantaggio!-
Le strappai di mano l'aggeggio che aveva usato e volli vedere di persona. Era veramente Lorenzo. Nonostante mio padre, il Re e chissà chi altri avessero tentato di svantaggiare gli avversari del principe, Lorenzo stava vincendo. Una elettricità di eccitazione travolse il mio corpo e si tramutò in un gridolino di gioia. Eloise si voltò verso di me, con espressione confusa. -Lo sapevo.-
Io riportai l'espressione a quella seria di prima e mi maledissi per aver gioito di quella notizia. Mi schiarii la voce. -Cosa?-
Lei sospirò. -Vi ho visti. Lorenzo poi...non ti stacca gli occhi di dosso, è disgustoso. A me non importa se lui prova qualcosa per te, ormai è promesso sposo a me.- Chinò la sua testa su di me, le mie narici furono percorse dal suo profumo pungente. -Ma tu devi smetterla di dargli corda. Abbi rispetto di questo matrimonio.- Mi venne da ridacchiare. -Quale matrimonio? Non mi sembra che Lorenzo ne sua così entusiasta.-
-Lo sarà. O così o la sua famiglia finirà nel baratro. Con tutti i debiti di suo padre non credo possa sottrarsi a una famiglia potente come la mia.- Sorrise e vidi della malignità attraverso i suoi occhi. -Tuo padre lo sa bene.-
Alzai le sopracciglia, sorpresa. Cosa c'entrava adesso mio padre? -O, non fare la finta tonta. Chi pensi abbia organizzato tutto? Inizialmente pensavo che il matrimonio fosse stato voluto con forza dai miei genitori, ma chi ha pressato è stato tuo padre. Ordine direttamente dal Re.- Sghignazzò. Il mondo mi cadde addosso. In quel momento mi fu tutto più chiaro. Le spiegazioni, circa quel matrimonio, da parte di Lorenzo non mi avevano mai quadrato, ma non avrei mai pensato che tutto fosse stato architettato da mio padre e dal suo amico Re. Mi venne da vomitare. Io e Lorenzo eravamo le vere pedine. Ma decisi di concedere a Francesco il beneficio del dubbio, forse lui non sapeva niente di quella situazione. -E perché mio padre lo avrebbe voluto? Cosa gliene importerebbe a lui della vostra unione?- Eloise scoppiò a ridere di gusto, facendo oscillare tra le dita il piccolo binocolo. La gente cominciò a sbraitare mano a mano che comparivano dal bosco i dieci contendenti. -Perché lo vuole tenere lontano da te, stupida. Qualcuno deve avergli riferito della vostra vicinanza.- Fece spallucce. Io sbattei più volte le palpebre. Non potevo credere a quelle parole, mio padre non poteva essere stato così crudele. Mettere davanti ai miei sentimenti i suoi affari. -Ma visto che è amico del Re perché il Re non ha semplicemente eliminato la legge che vieta l'unione tra nobili e semplici cittadini?-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, parve spazientita dalle mie domande. -Ma devo spiegarti tutto io?! Ovviamente perché il tuo caro papino pretende che la vostra famiglia ottenga un titolo nobiliare.- Sollevò le braccia in aria, scuotendo la testa. Quella conversazione finalmente aveva assunto un senso. Tutto tornava. Lo stomaco si chiuse e la testa cominciò a girarmi. Era come sempre...la mia famiglia decideva al posto mio. La sfida terminò e i ragazzi e le ragazze si dileguarono verso diverse zone della reggia. Seguii con lo sguardo il ragazzo dagli occhi ghiaccio ed Eloise fece uguale. La guardai in tralice, non avevo idea di dove lui fosse andato. Lei lo sapeva. -Non ti dirò dov'è.- Esordì, scendendo gli scalini. Io sapevo bene che non me lo avrebbe mai detto, ma seguirla sarebbe stata una buona alternativa. Aspettai che fosse arrivata sull'erba e le andai dietro, camminò lungo le pareti e poi vidi che entrò dentro ad una porticina con su scritto "spogliatoi". Mi fermai, non potevo entrare. Ci sarebbero stati uomini nudi in ogni dove, decisi di attendere fuori. Prima o poi sarebbe uscito. Non mi capacitai di come Eloise se ne fosse fregata del fatto che stava entrando in uno spogliatoio di uomini. Mi sedetti per terra e attesi. Passò una mezz'ora quando la porta si spalancò, uscirono quattro ragazzi che ridacchiavano fra di loro. L'ultimo a uscire fu proprio Lorenzo. Mi assicurai che Eloise non fosse nei paraggi e mi fiondai su di lui, strattonandogli la maglia. Lui si voltò e il suo sguardo rivelò la sua più totale confusione. -Luce! Che ci fai qui? E perché mi stai stalkerizzando?- Sorrise, portandosi sulle spalle il borsone pesante. Io deglutii e gli feci segno di fare silenzio. -È rimasto qualcuno negli spogliatoi?- Lui scosse la testa in segno di diniego. Allora lo presi per un braccio e lo trascinai dentro. -Stiamo per fare qualcosa di cui poi ci pentiremo?- Scherzò, seguendomi. Io roteai gli occhi e mi piantai nel mezzo della stanza. -La gara è truccata.- Affermai.
-Che novità!- Sbuffò. -Non mi dispiace che Francesco vinca, lo sai.- Spostai il peso da una gamba all'altra. -No, no, no! Non hai capito! Anche il matrimonio è un sotterfugio. Più specificatamente un bell'imbroglio messo in scena dal Re e da mio padre. È anche colpa della mia famiglia se ti sposerai contro voglia.- Abbassai lo sguardo. Lo sentii imprecare. Lanciò per terra il borsone e si portò le mani sul volto stanco. -Cioè tu mi stai dicendo che più che la mia famiglia è la tua che mi vuole vedere con uno stracazzo di anello al dito?-
Io feci di sì con la testa e lui tirò una forte pedata al borsone per terra. -E perché?-
-Perché mi vogliono insieme al principe. Perché a loro non frega niente di quello che vogliamo noi. Poi Eloise mi ha detto dei vostri debiti...- Affievolii la voce su quelle ultime parole. Lorenzo annuì, schioccando la lingua sul palato. Mi pentii di averglielo detto in quel modo, ma doveva sapere tutto ciò che c'era dietro al suo matrimonio e a quella gara per prendersi la corona. Gara che non era altro che una stupida facciata. -Diciamo che mio padre e mia madre hanno deciso di investire nel modo sbagliato e adesso siamo al verde. Sapevo già che lui si sarebbe messo d'accordo con il Re per riportare soldi nelle nostre banche.- Sospirò. -Ma non credevo che ci si mettesse nel mezzo anche tuo padre.- Imprecò ancora. -Che situazione del cazzo!- Guardai le sue mani e vidi i tagli provocati dalla prova di quel giorno. Tutta quella fatica per poi non prendere nemmeno il potere. -Cosa facciamo?- Domandai. Lui si mise a sedere su una delle panche, ancora umide per la condensa di tutti quelli che avevano fatto la doccia. -Dobbiamo avvisare Francesco, anche se dubito che lui non sappia già tutto.-
-Non mi mentirebbe mai.-
Lorenzo fece una breve risata sprezzante. -Ti fidi troppo delle persone.-
Feci spallucce. -Di te non mi sono mai fidata.-
Mi guardò e mi sorrise ancora. -Vieni qui.-
Sbarrai gli occhi e mi irrigidii. -Dai, un attimo.-
Feci un incerto passo in avanti. Lui era sempre seduto a gambe divaricate e mi stava fissando. Aveva ancora i capelli un po' bagnati e le maniche della maglietta arrotolate sulle spalle, evidenziando i muscoli ben definiti. Deglutii con forza e procedetti verso di lui.

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora