"Nessuno è felice senza avere un'illusione, le illusioni sono necessarie alla nostra felicità quanto le cose reali."
(Christian Nestell Bovee)Tornammo a casa ed io mi fiondai nella mia stanza da letto. Chiusi la porta a chiave, mi poggiai con le spalle ad essa, facendo scivolare le dita tra i miei capelli pieni di micro-glitter, e scoppiai a piangere. Quel pianto conteneva tutta quella rabbia che avevo provato nel sentirmi così insignificante e piccola di fronte ad un uomo privo di senno. Perché non avevo reagito? Perché mi ero fatta trattare in quel modo, sbattuta per terra come uno straccio sporco? Le lacrime non finivano di scendere e i singhiozzi non si calmavano. Avrei voluto spaccare tutto il mondo, ma mi ritrovavo con le spalle contro la porta, rannicchiata sul pavimento, ancora più triste e delusa da me stessa. Mi tolsi le scarpe col tacco e le lanciai in fondo alla stanza, fecero un bel volo vista la distanza tra la porta e l'enorme finestra della parete opposta. Mi strappai anche quel vestito da migliaia di denari e cominciai a respirare normalmente. Camminai frettolosamente fino al letto e presi in mano il cellulare. Giacomo mi aveva chiamata già tre volte. Non avevo voglia di sentirlo, mi sentivo abbastanza in colpa per ciò che era successo quella sera, sicuramente un'altra discussione, in cui avremmo sofferto entrambi, non mi avrebbe aiutata. Così chiamai la mia amica Alice. Rispose al secondo squillo, aveva la voce di una che era stata appena svegliata. -Luce, è successo qualcosa?-
Spiegai per filo e per segno quello che era accaduto, parlando con così tanta foga da essersi seccata la gola dopo nemmeno cinque minuti. La mia amica aveva provato ad intervenire, ma la mia necessità di sfogarmi non tollerava interruzioni.
-Posso parlare adesso?- Intervenne, dopo qualche secondo di mio silenzio, Alice. Io presi un bel respiro e risposi di sì. -Non è certamente colpa tua se un vecchio psicopatico ha deciso di punto in bianco di farti del male. Per giunta di fronte a tutta la corte. Se ci fossi stata io gli avrei tirato un bel gancio destro, dritto su quel pacco raggrinzito. Ma nessuno ti ha aiutata? Nessuno ti ha difesa? Che razza di persone esistono?!- Avevo omesso un piccolo particolare...l'intervento di Lorenzo. Mi stava così antipatico che, anche se aveva fatto uno dei gesti più belli e dolci del mondo, non avevo voglia di santificarlo. Sicuramente mi aveva aiutata per un suo tornaconto, che poi avrei capito in futuro. -Ehm no, qualcuno c'è stato...-
-Ah ecco! E chi?-
Sbuffai, rotolandomi dall'altra parte del letto, mettendomi su un fianco. Sobbalzai dalla paura, volando di sotto dal letto. -LORENZO!-
-Perché urli il suo nome? Non sono sorda...e come ti avrebbe aiut...- La interruppi frettolosamente. -Ti richiamo domani mattina, notte.- E le riattaccai in faccia. Nel frattempo le mie gote erano diventate due enormi pomodori. Il riflesso dello specchio mi ricordò che indossavo soltanto un reggiseno color carne ed un tanga abbinato ad esso. In più i miei capelli erano un disastro, completamente scompigliati e secchi per la pasta di glitter che ci era stata spalmata sopra. Imprecai. -Cosa ci fai qui? Nella mia camera?!- Gridai, mentre ero ancora distesa per terra, nascosta dal letto. Iniziai a sentire puzzo di fumo. -Spengila subito! Mia madre capta il puzzo di fumo da chilometri.-
-Tua madre sa che sono qui.-
-Ma non ti ho visto entrare.-
-Ho un passo felpato niente male.- Scherzò. Sorrisi anche io. Decisi di alzarmi in piedi, in fin dei conti era come se fossi in spiaggia in costume. -E questa era la tua biancheria rossa?-
-Per fortuna non ho fatto come voleva quel viscido e stronzo del Re. E no! Non ho paura di chiamarlo così. Che mi arrestino pure!- Incrociai le braccia sul petto con la faccia imbronciata. Lorenzo alzò le braccia. -Sono l'ultimo a poterti dare lezioni morali.-
Mi morsicai le labbra, confusa. -Allora? Perché sei qui?-
Lui si voltò di spalle e aspirò dalla sigaretta, tenendola tra il pollice e l'indice. Una nuvoletta di fumo si sparse intorno a lui. -Volevo sapere come stavi.-
E mia madre ti avrebbe lasciato entrare? Questa è bella, pensai. -Grazie del pensiero, sto bene.-
Si girò verso di me con un sopracciglio alzato. Aveva dei tratti così particolari, delle labbra carnose da far invidia alla mia amica Keita. -Sì e io sono mago Merlino.-
Alzai gli occhi al cielo. -Questo non giustifica il tuo piombare in camera mia, consapevole che sarei potuta essere nuda!-
-Peccato.-
-Cosa?-
-Che non ti ho trovata nuda.- Mi strizzò l'occhio, facendomi la linguaccia. Il suo piercing brillò sotto le luci delle lampade accese sui miei due comodini.
-Sono già stata oggettificata abbastanza stasera.- Mi diressi verso l'armadio e indossai la prima vestaglia che trovai sotto mano. Lorenzo si stava guardando intorno, incuriosito. -Davvero leggi questa roba?- Prese uno dei miei libri dalla libreria alla sua destra e sghignazzò. Lo alzò in aria per farmi vedere a cosa si riferisse.
-Che c'è di male?-
-Ma è un libro senza trama, una storiella da quattro soldi.-
-Mi piacciono le storie d'amore che finiscono bene, hai qualche problema?- Camminai con passo pesante verso di lui e glielo strappai di mano. -Fatti gli affari tuoi.-
Lui sorrise tristemente, rimettendo il libro dove lo aveva preso. Poi andò verso la mia scarpiera. -Ma vuoi girarti tutta la mia stanza? Cosa cerchi?-
Lorenzo si bloccò e mi guardò. -Hai un posacenere?-
Strinsi i pugni lungo i fianchi, quasi sul punto di dare di matto. -Non fumo, quindi no.-
-Perfetto.- Andò verso la mia finestra e la aprì. Gettò di sotto il mozzicone e richiuse. -Problema risolto.- Concluse. Io, con gli occhi fuori dalle orbite, corsi verso di lui. Mi ribolliva la rabbia nelle vene. -Ora scendi, vai in giardino, raccogli il mozzicone e lo butti nel posacenere a casa tua.-
Si mise a ridere. Io invece non scherzavo. Mi sistemai dietro di lui e cominciai a spingerlo. -Vai, ora!- E continuai. Lorenzo mi osservò con aria divertita, soprattutto perché non si stava spostando di un millimetro. -Lorenzo, dico sul serio!-
-Okay, okay. Va bene!- Lo vidi uscire dalla mia camera e dopo un minuto raccogliere la sigaretta. Aprii la finestra. -Mettitela in tasca, mamma non deve vederla.- Bisbigliai. Lui alzò la testa e si fermò. -Cosa te ne frega cosa pensa tua madre di me, mica siamo fidanzati.- Ribatté, tornando in casa. Io riflettei che in effetti aveva ragione, non dovevo preoccuparmi per come si comportava o per cosa faceva, non ero nessuno per giudicarlo e lui non era niente per me.
-Eccomi.- Tornò. Si tolse il giacchetto di pelle nera, lanciandolo sul letto. -Che si fa stasera?- Esclamò, strofinandosi le mani. Io mi chiusi ancora di più nella mia vestaglia, guardandolo con incertezza. -Perché parli al plurale? Noi non faremo niente insieme. Tu andrai a casa tua e io dormirò.-
Lorenzo sbuffò, seccato dalla mia risposta. -Sono venuto fin qui per farti stare meglio.-
-Ma io non te l'ho chiesto.- Alzai le spalle. Il suo sguardo si incupì, passò un'impercettibile ombra tra le sue iridi chiare. Scossi la testa per togliermi i brividi di dosso.
-So come ci si sente a essere trattati in quel modo. Io ho sempre desiderato che ci fosse qualcuno con me dopo le botte, qualcuno che mi facesse dimenticare il dolore e la vergogna.- Aveva chinato la testa. Giurai di aver visto i suoi occhi luccicare. Mi sentii immediatamente in colpa per come gli avevo risposto. Ero stata una vera stronza. -Lorenzo, io...mi dispiace.-
Lui alzò la mano. -No, sono io che ho sbagliato. Mi sono fatto prendere dai ricordi e ho pensato...lascia stare.- Raccolse in fretta il giacchetto di pelle e uscì dalla stanza. Gli corsi dietro, ma lui era già uscito. Mi affacciai dalla finestra e urlai il suo nome. Sentii solo il rombo del suo motore e poi silenzio. Sbattei i piedi per terra e mi detti almeno cinquecento volte della cretina. Come avevo fatto a non capire che quello che mi era successo era stato una sorta di déjà-vu per lui? Lui lo aveva vissuto con suo padre per anni. Mi buttai sul letto e urlai contro il cuscino. Mi sentivo così strana quando ero con lui, lo odiavo da morire, mi faceva sentire in colpa come nessun altro e al tempo stesso la sua risata mi dava sollievo. Mi addormentai con mille pensieri in testa.-Potevi rispondermi.- Giacomo mi si era affiancato proprio all'entrata dell'Università. Cercai di ignorarlo, ma aveva ottime capacità di stalkeraggio.
-Non voglio parlarti.-
-Luce, sono il tuo fidanzato!- Urlò con voce acuta. Io scossi la testa. -Non più. Avvisa tu mia madre, comunque.- Ribattei, in modo particolarmente acido. Lui non si scompose. -Beh, se vuoi saperla tutta, ieri sera mi ha chiamato e mi ha raccontato cosa ti è successo.- Mi frenai improvvisamente. -Cioè ti ha detto tutto? Ma che cazzo di problemi avete?!- Continuai a camminare, risoluta verso la mia aula.
-Sì! Siamo preoccupati per te, lei vorrebbe che noi passassimo un po' di tempo insieme e inoltre vorrebbe che...-
-Che cosa? Queste cose le vuole lei, non tu! Smettila di fare la sua bambolina con i fili, non mi ricordo come si chiamano accidenti!-
Giacomo mi prese per il braccio ed io mugolai per il dolore. Quella mattina avevo riscontrato un bel livido circolare tutto attorno al mio braccio e qualche puntino rosso. Improvvisamente qualcuno mi prese per lo stomaco e mi sollevò in alto.
-Non senti che le fai male?!- Ancora lui.
Appena tornai in piedi sulle mie gambe, mi voltai verso Lorenzo. -Ma sei matto?-
-Tu non sei normale.- Intervenne Giacomo, toccandosi la spalla. Probabilmente Lorenzo lo aveva spinto via. -Cosa c'è tra di voi?- Continuò il mio ex ragazzo. Lorenzo mutò espressione, parve seccato da quella domanda. -Niente. Non c'è niente.- Mi guardò fugacemente e poi ci superò, andando chissà dove. Non capii a pieno quell'atto così insensato. Sapeva che Giacomo non mi avrebbe mai fatto del male, perché si comportava in quel modo?
-Certo che sta proprio male quello.- Commentò Giacomo, strofinandosi ancora la spalla dolorante. -Mi ha quasi spaccato la spalla.-
Roteai gli occhi verso il cielo, infilando le mani nelle tasche dei jeans. -Se tu stessi alla larga da me, non ti succederebbe.-
-Perché sei diventata così cattiva con me?-
Sbuffai. -Perché ho finalmente capito che non stavo insieme a Giacomo, ma insieme a mia madre e Giacomo.-
Lui deglutì a fatica, senza trovare risposta alla mia insinuazione. Sospirai e iniziai a camminare ancora verso la mia aula. Questa volta lui non mi seguì, anzi rimase impalato nel mezzo al corridoio, come se gli avessi svelato una verità mistica. Quella sua reazione non fece che confermarmi quanto pensavo, lui non mi amava per chi ero, ma per cosa rappresentavo: una moglie perfetta con soldi a sufficienza per vivere una vita di lusso. Mia madre in lui ci aveva trovato un accordo per le miniere di mio padre e anche un buon ragazzo da darmi in marito. Avevo la nausea al solo pensiero del progetto di vita che era stato creato per me, proprio come era successo a mia sorella. Io non volevo finire come lei.
-Ei, Luce!- Una mia compagna di corso mi venne incontro, sventolando un foglio super colorato. Le sorrisi e mi fermai. -Ci sarai alla festa di stasera? Si farà nel bosco qui vicino, dove c'è quello Chalet famoso...-
-Uhm...sì, ho presente. A che ora?-
-Dopo le dieci. Allora sei dei nostri? Il ricavato dei drink andrà all'associazione per i diritti degli animali.- Mi parlò entusiasta della sua iniziativa e non potei rifiutare di fronte a quegli occhi così grandi e speranzosi. Lei andò via, contenta, e il mio sguardo si posò su Lorenzo, poco più lontano da me. Anche a lui stavano proponendo la stessa festa, ma lo vidi scuotere la tessa, disinteressato. Sospirai e mi infilai nell'aula per ascoltare la lezione. Non faceva che ritornarmi alla mente l'immagine di Lorenzo che veniva strozzato, in pratica, dal Re, senza battere ciglio. Sembrava abituato. Non aveva nemmeno versato una lacrima, né ceduto sotto alla stretta sempre più forte di quel vecchio arrogante.
-Ehm, scusa?- Qualcuno picchiettò sulla mia spalla destra. Mi voltai e vidi tre volti fissarmi. Le avevo riviste nel mio corso, ma non sapevo proprio chi fossero. -Sì?-
-Quel ragazzo che era con te...è il tuo ragazzo?-
-No!- Risposi subito e le facce di quelle ragazze si illuminarono dalla gioia. Capii quello che stavano cercando di fare e di chi stessero provando ad informarsi. Non seppi perché, ma il mio stomaco raggelò e la mia mente si annebbiò. -Perché?-
-Come si chiama? Stasera speravamo di incontrarlo alla festa.-
Io annuii, consapevole del fatto che lui fosse uno che attirava l'attenzione. -È cugino del Re.- Le ragazze cominciarono a ridere e a starnazzare, quella notizia le aveva rese felici il doppio. -Si chiama Lorenzo ed è single, o almeno credo.-
In effetti non mi ero mai informata sul suo stato sentimentale. Scossi la testa. E nemmeno ti deve interessare Luce!
-Speriamo venga alla festa!- Esclamò una di loro.
-Già.- Sussurrai appena.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...