"Tutto, tutto ciò che so, lo so solo perché amo."
(Lev Tolstoj)
Scivolai su di una roccia ricoperta di muschio e caddi in avanti, portai le braccia a coprirmi la testa e sbattei violentemente il corpo per terra. Sentii un forte dolore irradiarsi dalle ginocchia, guardai velocemente in basso e vidi del sangue sgorgare dalle ferite che mi ero appena procurata. Imprecai e tentai di rialzarmi, aggrappandomi all'erba del suolo marcio sotto di me. Riuscii a mettermi in piedi, ma, non appena allungai la gamba per iniziare di nuovo a correre, il dolore e la vista del sangue mi fecero girare la testa. Tutto ciò che avevo intorno cominciò a rendersi offuscato, colpito da tante piccole stelline gialle e successivamente da puntini neri. Sentii la nausea aggrovigliarmi lo stomaco e poi non vidi più niente.
Ondeggiavo in su e in giù, i piedi erano come panni stesi sul balcone di casa, che si muovevano sospinti dal vento. Le palpebre erano così pesanti e stavo talmente bene che non avevo nessuna voglia di aprirle e farmi colpire dalla luce. Non sapevo dov'ero, cosa stava succedendo. Mi trovavo in un prato verde, talmente verde da somigliare a una enorme distesa di caramelle alla menta, di quelle che ti fanno bruciare la gola e la lingua. Piccoli mazzetti di margherite formavano dei grossi cuori e qualcuno mi stava chiamando per nome. Una figura lontana, scura, aveva la mano alzata. Poi riconobbi il suo sorriso e aprii la bocca per chiamarlo, ma non uscì nessun suono. Strinsi i pugni e tesi il collo, riprovai ad urlare, ma niente. La figura diventava sempre più lontana e sempre più arrabbiata. Le gambe erano diventate due tronchi d'albero, non riuscivo a muoverle e nemmeno più a sentirle. Portai le mani alla gola e cominciai a stringerla, senza volerlo mi stavo uccidendo. L'aria non passava più per la gola, le tempie stavano per scoppiare e i bulbi oculari per sgusciare fuori dalle orbite.
Poi sentii la gota frizzare, una sensazione fastidiosa. Il prato iniziò a diventare una enorme nuvola di fumo, la cornice si stava spezzando, tutto stava implodendo e così anche la mia mente.
-Luce!-
-Luce! Cazzo, apri gli occhi!-
Le parole erano così lontane e poco nitide. Come un rimbombo al di là della collina.
-Sta perdendo troppo sangue. Dobbiamo portarla in ospedale.- Sentenziò Ettore, che aveva la mia testa tra le sue gambe. Aprii gli occhi lentamente e ciò che vidi fu il mento del ragazzo sollevato in aria a guardare una persona in piedi accanto a lui. Richiusi gli occhi.
-In ospedale il Re farà di tutto per rapirla. È troppo pericoloso.-
Sentii passi pesanti avvicinarsi. -Stanno arrivando!-
Qualcuno imprecò, un altro sputò per terra. -Se non la facciamo curare, morirà dissanguata.-
-Come cazzo hanno fatto a colpirla così?-
-Cecchini.- Una ragazza, la cui voce mi era lontanamente familiare, parlò con risolutezza. -Dovevamo aspettarcelo.- Concluse.
Sentii che la mia testa veniva spostata per essere poggiata sopra a qualcosa di morbido. Forse una giacca oppure un paio di guanti.
-Cristo, non so cosa fare.- Ettore aveva cominciato a camminare in tondo con le mani tra i capelli. Lorenzo si era accucciato vicino a me, mi aveva preso la mano. -Luce, mi senti? Se mi senti, stringi la mano.-
Io feci come mi aveva detto. -Ragazzi, ci sente.-
-Come stai? Se senti dolore, stringi la mano.-
Tutti aspettarono con apprensione per qualche secondo. -Non sente dolore. Adesso stringi la mano se sei d'accordo ad andare in ospedale.-
-Che glielo chiedi a fare?- Intervenne Ettore, sbuffando. -È ovvio che voglia essere salvata.-
-Lei sa che lì sarà vulnerabile.-
Io strinsi leggermente la mano.
-Ci vuole andare.- Lorenzo sollevò la testa verso i suoi compagni. -Aiutatemi a trasportarla. Attenti alle ferite, cercate di farla sanguinare il meno possibile.- Sospirò, per poi leccarsi le labbra.
-Josè, vai a prendere la jeep e cerca di avvicinarla il più possibile a dove siamo.- Impartì un ordine ad uno dei suoi soldati, che immediatamente cominciò a correre su per la collina, per poi scomparire. -Ettore, prendi le gambe, mentre voi sollevate il bacino. Al mio tre lo facciamo tutti insieme delicatamente.-
Per fortuna non sentivo dolore, anzi non mi rendevo proprio conto di cosa fosse successo e di come ero finita in quella posizione e in quelle condizioni. Mi ricordavo solo di un enorme prato verde e tante piccole margherite. -Uno...due...e tre.-
Venni sollevata in un batti baleno. La mia testa si piegò indietro, ma Lorenzo la risollevò subito. Aprii leggermente gli occhi e incrociai lo sguardo del ragazzo. Aveva il terrore stampato in faccia, che cercava di nascondere con la determinazione che un Re e un condottiero dovevano avere. Ma io riconoscevo quelle rughette sulla sua fronte e quello sguardo perso nel vuoto. -Ti salveremo, Luce. Ti salverò.- Disse a denti stretti, per poi guardare avanti a sé.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
