"Non trasformare i tuoi pensieri nelle tue prigioni."
(William Shakespeare)La sera era calata in fretta e il bustino che mia madre mi aveva obbligato ad indossare stava cominciando a tagliarmi la pelle dietro alla schiena. Mi guardai allo specchio lungo della mia ex stanza da letto e osservai come quel bicchiere di champagne, che tenevo in mano, stonasse con le guance ridicolmente rosse che la truccatrice di mamma mi aveva dipinto sulla faccia. Mi appoggiai al mobile di legno massello e sospirai, bevendo un sorso di quel liquido frizzantino. Un brivido dietro alla schiena mi fece tremare, mi voltai di scatto, sicura che ci fosse qualcuno a fissarmi. I miei occhi ricaddero sulla finestra enorme di camera mia, su come le foglie degli alberi ondeggiassero per il vento, sotto la tiepida luce dei lampioni in giardino, e di come ormai fosse inutile pensare a come poter evitare quello stramaledetto ricevimento. Ingurgitai gli ultimi sorsi di champagne e mi feci forza, indossando un paio di sandali con il tacco vertiginoso. Avrei dovuto soltanto scambiare quattro chiacchere con qualche politico viscido fino al midollo oppure rifiutare proposte di matrimonio da facoltosi uomini di alto rango, ma non di sangue nobile, oppure ribattere a battute sessiste, omofobe e razziste da parte di qualche coglione con i soldi fino sopra la testa. Spalancai la porta di camera e beccai Giacomo appoggiato al muro. I suoi capelli corti erano stati tagliati ancora di più, la sua trasformazione in playmobil mi stava facendo paura. -Ei Giacomo.-
Lui mi guardò da capo a piedi. -Sei stupenda, ma puzzi di alcool.- Ci siamo, pensai.
-Ho solo bevuto un flûte di champagne, nient'altro. Tu e mia madre siete fissati che debba bere solo acqua naturale di qualche cazzo di montagna purissima e altissima eccetera...- Lo oltrepassai, innervosita dalla sua uscita da rompiscatole. -Guarda che lo vogliamo per il tuo bene.-
-Già il fatto che tu parli al plurale mi fa ribrezzo.-
Giacomo mi afferò la mano e mi fece voltare. -Sei arrabbiata?-
Sospirai, intravidi nel suo sguardo preoccupazione. Probabilmente temeva che io potessi dire qualcosa ai miei genitori, il che lo avrebbe potuto mettere in cattiva luce.
-No, andiamo o faremo tardi.-Il salone era stato decorato in maniera impeccabile. Mia nonna si era occupata di ingaggiare i migliori fioristi della città, mentre mia madre aveva pensato al catering, alle luci, ai cantanti e a tutto ciò che lei credeva potesse dimostrare ricchezza, potere e nobiltà. Anche se di nobile non avevamo nemmeno il cognome. Un enorme lampadario, inviatoci direttamente da Murano, faceva da padrone al soffitto affrescato e le ringhiere delle due scalinate, che circondavano la sala, erano state avvolte in tulle e micro-cristalli, che riflettevano la luce calda delle lampadine. Giacomo mi prese per il gomito e mi convinse a scendere. Presi un bel respiro e, dopo qualche incertezza, raggiunsi la fine della scala. Al suo termine mi aspettava la nonna, impeccabile come sempre. Indossava un lungo vestito in color carta da zucchero, con uno scialle blu tempestato di diamanti. Aveva i capelli raccolti in uno chignon chiuso tra due bastoncini, anch'essi tempestati di diamanti. -Nonna, sei meravigliosa.-
-Mai quanto te, Luce.- I suoi occhi si posarono su Giacomo e la sua espressione mutò in pieno disgusto. -Ancora qui?- Si limitò a dire. Giacomo aprì la bocca per rispondere, ma la nonna lo anticipò, sventolando la sua mano davanti alla faccia del mio ragazzo, per non farlo parlare. -Luce, ascolta...stasera ci saranno i cugini del Re, sai bene che tuo padre ha bisogno di clienti come loro. Per favore, cerca di sedurre uno di loro.-
-Ma signora! Non può chiedere questo alla mia fidanzata!- Protestò Giacomo. Io divenni rossa come un peperone e abbassai gli occhi. La nonna rivolse il suo sguardo da vipera verso di lui. -Siete sposati?-
-Ehm...no.-
-L'hai chiesta in sposa?-
-No, ma...-
-E allora taci.-Mi diressi subito verso mia madre. -Nonna mi ha ordinato di stare lontana da Giacomo tutta la sera.-
Lei sgranò gli occhi. -E perché mai?-
Mi guardai indietro e vidi che Giacomo aveva già trovato la compagnia di cinque bei ragazzi. -Per via dei cugini del Re.-
-O Signore! Sono dei pervertiti, maleducati, buffoni e altri aggettivi poco nobili! Non ti azzardare ad avvicinarti a loro. Te lo proibisco.-
Scoppiai a ridere. -Ho già passato l'età in cui puoi proibirmi certe cose.-
-Vivi sotto il tetto che ti paghiamo io e tuo padre.-
Sbuffai. -Per poco ancora.-
Mi scoccò un'occhiataccia e poi alzò i tacchi e se ne andò verso un gruppo di donne, vestite in modo tutt'altro che sobrio. Io mi alzai leggermente la gonna e mi diressi verso il tavolo della roba da bere. Afferrai un altro flûte di champagne e cominciai a sorseggiarlo, in preda alla noia più totale. I cellulari erano proibiti a questi ricevimenti e le chiacchere erano incentrate soltanto sugli investimenti, sulla moda e sugli scandali di corte. Non vedevo l'ora di scivolare sotto le coperte e guardare una serie su Netflix. Le porte, improvvisamente, si aprirono e una leggera brezza mi fece drizzare i peli del corpo. Il maggiordomo all'entrata fece un cenno particolare con la mano a mia nonna e lei scattò in avanti, come se al posto delle protesi alle anche avesse avuto due turbo-motori. La vidi fare un ridicolo inchino e gli uomini davanti a lei fecero lo stesso. Dopo qualche convenevole si fecero fare strada dalla nonna e raggiunsero il centro della sala. Dietro di loro c'erano due ragazzi più giovani. Uno di loro si voltò, per guardare la porta d'entrata e lo riconobbi.
Cazzo. Immediatamente mi nascosi dietro al tavolo dello champagne, dando la schiena agli invitati. Non mi avrebbe riconosciuto e sicuramente non mi aveva vista. Strisciai lungo il bordo del lungo tavolo e sgattaiolai vicino ad una statua di un uomo con i gioielli all'aria. -Luce, quanto hai bevuto?-
La mia amica Keita si era affiancata a me. Il vestito oro che portava risaltava la sua carnagione scura e il suo splendido viso era stato arricchito con piccoli diamanti. Le avevano truccato gli occhi in modo divino, due lunghi eye liner dorati le facevano incurvare gli occhi in maniera sublime. Invidiavo la sua bellezza. Quella sera le avevano fatto delle treccine sottili, che avevano chiuso con anellini d'oro brillanti.
-Non ho bevuto molto. Keita, sembri una dea.-
-Una dea nera vorresti dire.- Girò su stessa, facendo svolazzare il meraviglioso vestito, cucito su misura. -Se non hai bevuto, per quale motivo ti ho vista strisciare lungo il tavolo, nascondendoti, con scarsi risultati, dietro ad un calice di vetro?-
Ridacchiai. -Conosco uno di quelli appena arrivati. Cioè non conosco conosco, ma insomma è strano...-
Keita alzò un sopracciglio. -Cioè? Ti sei spiegata malissimo. Va bene che studio giurisprudenza e dovrei saper interpretare le parole, ma così mi chiedi troppo.-
-Quello là...- Alzai il mento verso il ragazzo che avevo riconosciuto.
-Vorresti dire quel figo là!-
Le intimai di fare più piano. -Shh! Se ci sente, sono cavoli! Sì, lui...oggi mi ha dato un passaggio con la sua moto.-
La mia amica scattò in avanti. -Cos'hanno sentito le mie orecchie?! E Giacomino bello?-
Roteai gli occhi. -Eh, non ci avevo pensato.-
-Ultimamente ci hai pensato poco...ti ricordi quello studente che ti sei baciata...- Le tappai la bocca appena in tempo. -Ero ubriaca e mi ha baciata lui.-
Keita fece di sì con la testa, ma non mi dette l'impressione di darmi ragione.
-Bhè, comunque che intendi fare con il figo?-
-È uno stronzo.-
-E questo come lo sai?-
-Non so...a pelle.-
Keita mi strappò di mano il bicchiere e mi diede una spintarella. Due secondi dopo mia nonna era al mio fianco.
-Sono arrivati. Punta sui più grandi.-
Sbuffai. -Ma hanno sicuramente più di trent'anni!-
-E quindi? Forza, vai!- Mi spinse in avanti. Chiesi aiuto a Keita con lo sguardo, ma lei mi mimò di non poterci fare niente. Per fortuna mi scontrai con mia madre. -Luce! Dove vai?-
-A realizzare il piano di nonna.-
Mia madre sbattè un piede per terra. -Tu non ci parli con quei cafoni arroganti. Rodolfo ha avuto la sfacciataggine di dire che il cibo al buffet è buono. Buono?! È eccezionale, squisito, superbo! Buono?! Te lo do io il "buono".- Durante questo suo delirio mi aveva trascinata proprio in braccio a Giacomo. -Tienila d'occhio.-
-Sì, Camilla.- Mia madre si allontanò e io mi dileguai dall'abbraccio di Giacomo. Mi infastidiva solo vederlo. Negli ultimi tempi mi era sembrato solo un giochino messo lì da mia mamma per farmi stare buona.
-Che hai? Non vuoi farti vedere dal ragazzo di oggi accanto a me?-
Mi accigliai e strinsi i pugni lungo i fianchi. -Ma cosa ti passa per la testa? Volevo soltanto evitare di fare tutto quello che mia mamma dice.-
Giacomo annuì e poi puntò i suoi occhi sul ragazzo di quella mattina. -Non credevo che un tipo del genere potesse essere parente del Re.-
-Nemmeno io lo credevo.-
-Gli dona decisamente un look più sportivo, quella giacca è ridicola su di lui.- Mi voltai verso il mio ragazzo e sorrisi. -Sei forse un po' invidioso?-
-Io? Non mi allaccia nemmeno le scarpe.-
Continuammo a discutere e, come sempre, Giacomo finì col parlare dell'Università, di quanti esami gli mancassero alla laurea e di come avrebbe fatto a studiare in Inghilterra dopo la triennale. Infatti lui si sarebbe dovuto trasferire a Londra a settembre e io avrei dovuto seguirlo poco dopo, i nostri genitori volevano che facessimo le stesse esperienze. Ma io volevo fare il mio percorso e non ero nemmeno più sicura di essere innamorata di lui.
-Luce.- La voce di mia nonna interruppe la nostra noiosa conversazione. Sollevai gli occhi al cielo, visto che poteva vedermi solo Giacomo, e mi voltai. I miei occhi si diressero subito allo sguardo magnetico del ragazzo di quella mattina. Aveva i capelli con la riga nel mezzo, ondulati, incredibilmente sexy. Portava un completo blu scuro, la giacca aperta sulla camicia bianca e la mani infilate nelle tasche degli eleganti pantaloni. Era un'altra persona. -Ti presento Rodolfo Della Rotta, il cugino maggiore del Re.- L'uomo, dall'aria di chi aveva sedotto più donne durante la sua esistenza che anni di vita, si era inchinato davanti a me, baciandomi il dorso della mano. Istintivamente avrei sottratto la mano da quella bava non richiesta, ma l'etichetta mi obbligava a sorridere. I miei occhi sfuggirono su Lorenzo e notai un sorriso nascosto tra le pieghe delle sue labbra. -Incantato, bellissima, complimenti.- Mi limitai a stringere i denti in una specie di sorriso.
-Io mi presento da solo, sono Ermenegildo Della Rotta, il cugino più bello.- Aprì la bocca e un tanfo terribile mi fece storcere il naso. La nonna si accorse della mia espressione disgustata e distolse da me l'attenzione. -Il qui presente, invece, è Achille Della Rotta, il futuro marito della signorina contessa laggiù in fondo.- Il nostro sguardo si posò su una ragazza dai capelli corvini raccolti in una elegante coda di cavallo. Non era la prima volta che era stata promessa in matrimonio a qualcuno, chissà perché ogni volta che si avvicinavano alle fatidiche nozze il pretendente fuggiva a gambe levate.
-Io sono Lorenzo.- La sua voce, riconoscibile tra tante, mi fece guardare ancora davanti a me. Accennai un sorriso, ma lui non si scomodò. La nonna parve incuriosita da quella sua presentazione così poco formale.
Io feci un inchino profondo, abbassando lo sguardo. -Non ballerò con nessuno, a meno che non mi scoli una bottiglia intera di Dom Pérignon.- Risi alla mia stessa battuta, ma mia nonna non apprezzò. Mi lasciò un pizzicotto sull'avambraccio e sfoderò un sorriso imbarazzato.
-Questi giovani di oggi!-
Il signor Rodolfo, che a occhio e croce avrà avuto quarant'anni, si fece avanti e prese la mia mano. Giacomo fece, però, un passo avanti e sentii Lorenzo sghignazzare. Il fratello si girò verso di lui e corrucciò le labbra. -Ti diverte qualcosa?-
Lorenzo aprì bocca e mi accorsi che aveva un piercing sulla lingua. Sgranai gli occhi, nessun nobile aveva mai osato farsi un piercing e per giunta così visibile. Le mie gote si dipinsero di rosso e mi morsi le labbra per non ridere. -È solo che lui è il suo ragazzo e tu ci stai provando con la sua donna.-
Giacomo sorrise a quelle parole. Forse pensava che Lorenzo lo stesse difendendo. Ma io ebbi l'impressione che Lorenzo prendesse in giro sia il fratello Rodolfo che Giacomo stesso. Mia nonna, nel frattempo, stava letteralmente ribollendo dalla rabbia. Lei non voleva che si sapesse che io ero già "presa" come diceva lei e ciò mi diede un'immensa soddisfazione.
STAI LEGGENDO
Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...