"La paura è l'emozione più difficile da gestire. Il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore."
(Gregory David Roberts)
Ettore li aveva già raggiunti, era passato con passo felpato tra gli arbusti e l'erba alta, senza farsi notare. Sospirai e vidi del movimento da quelle parti. Mi appiattii ancora di più verso il suolo e percepii il mio cuore battere fortissimo. Non sapevo cosa fare, sicuramente dovevo aspettare che qualcuno mi dicesse qualcosa. Anche i compagni accanto a me si alzarono e si diressero verso il gruppo di ragazzi e di ragazze poco più in giù, dove si trovavano anche Ettore e Lorenzo. Forse avevano dato loro dei segnali per muoversi, perché io non avevo visto o sentito niente. Mi sollevai sulle braccia e cercai di sbirciare oltre la cunetta in cui ero distesa, ma non riuscivo a vedere bene. Allora mi alzai sui gomiti e poi sulle ginocchia. Mi strofinai via la terra e la polvere dai vestiti e vidi qualcuno farmi segno con la mano. Dovevo andare lì? Non riuscii a capire bene. Strizzai gli occhi per mettere a fuoco, ma non era ancora abbastanza. Decisi quindi di raggiungerli comunque, sarei stata più al sicuro con loro sicuramente. Misi un piede dietro l'altro, scansando le rocce che credevo più friabili o poco stabili e scesi giù per la collinetta. Camminai velocemente sull'erba fresca e feci una piccola corsetta per raggiungere il gruppo. Il mio sorriso si spense non appena arrivai lì. -Che c'è? Perché mi guardate così?-
Ettore stava scuotendo la testa, come se si fosse ormai arreso all'idea che non ne azzeccassi una. -Cristo, Luce. Dovevi restare lì. Stiamo per entrare nella roccaforte.- Lorenzo si era spostato dal suo posto davanti al gruppo per venire verso di me. Abbassai lo sguardo sulle punte dei piedi e arrossii. Evidentemente non avevo capito nulla. -Pensavo di dover venire qui...lassù ero da sola.-
-Ma eri al sicuro.- Intervenne Ettore, sbuffando. -Adesso devi venire con noi, non puoi tornare lassù. Potrebbero vederti.-
Portai lo sguardo su Lorenzo, che aveva le vene del collo in tensione. Era palesemente arrabbiato, a stento riusciva a trattenersi. -Che cazzo, però.- Aggiunse il ragazzo dai capelli neri. Mi chiusi nelle mie braccia, mordicchiandomi le labbra. -Sì, ma non è tutta colpa mia! Mi lasciate da sola, senza dirmi niente. È normale che sia confusa-
-Tu restami dietro.- Ettore aveva puntato l'indice contro di me. -Chiaro?-
-Io attacco per primo, tu entri dopo che vi abbiamo dato il segnale.- Lorenzo aveva parlato, sistemandosi i guanti in pelle.
-Sì. Con lei come faccio?-
-Tu proteggila e basta, al resto ci pensiamo noi.- Poi si avvicinò al suo orecchio, sperando che io non sentissi i suoi sussurri. Mi irritò quell'atteggiamento di iper-protezione nei miei confronti, come se fossi stata una totale imbranata e stupida. -Preferirei che voi restaste fuori. Se entrate, dovrete combattere con le guardie e con lei non ce la faresti.-
-Guarda che ti sento.- Borbottai, incrociando le braccia sul petto. Quella situazione mi stava facendo venire il nervoso. In effetti ero soltanto un peso per loro e non facevano altro che discutere su come proteggermi, difendermi o tenermi fuori dai guai. Non volevo essere una zavorra e poi Ettore era uno dei migliori guerrieri dell'esercito, non poteva essere relegato a me. Sarebbe stato sprecato.
-Perché non facciamo così...- Suggerii, facendo un passo in avanti. -Io resto qui fuori, nascosta dietro a questi cespugli, mentre voi entrate, fate a botte con chi vi pare e poi venite a recuperarmi. In questo modo non avrete problemi con il fatto di dovermi "proteggere".- Ettore e Lorenzo si scambiarono un lungo sguardo, il tutto nel più totale silenzio.
-Non ci penso nemmeno.- Esordì il ragazzo dai capelli corvini. -Ma secondo te ti lascio qui da sola?-
-Prima l'hai fatto.- Alzai un sopracciglio e lui roteò gli occhi al cielo.
-Era per qualche minuto, non certo per ore. E comunque da qui ti avrei vista, se fossi stata in pericolo. Dentro alla fortezza non posso controllarti.-
-So badare a me stessa.- Puntai un piede per terra. Lorenzo si spazientì. -No, non è vero.-
-Sì, invece.-
Ettore si intromise tra di noi, allontanandoci l'uno dall'altro. Lorenzo continuava a fissarmi con determinazione ed io feci uguale, se non peggio.
-Qui devo dare ragione a Luce.- Lorenzo sollevò entrambe le sopracciglia, negativamente sorpreso. -Aspetta...lei si trova più al sicuro qui che dentro a quattro mura piene di uomini armati e abili lottatori. Se si nasconde qua dietro, non corre nessun pericolo.-
-Sono d'accordo.- Carlotta, la ragazza che aveva cercato di mettermi in guardia su Lorenzo, si era fatta avanti, facendo ondeggiare la lunga treccia ramata che toccava il suo sedere a ritmo con i suoi passi. In effetti era proprio bella. Lorenzo la fissò con gli occhi ridotti a due fessure. -Carlotta, chi ti ha dato il permesso di intervenire?-
La ragazza divenne un tizzone ardente e abbassò immediatamente lo sguardo, imbarazzata e a disagio. Non capii il perché le avesse risposto in quel modo e soprattutto come facesse a sapere il suo nome. Quindi i due si conoscevano. Ettore aveva detto che due sere prima la ragazza ci aveva provato con lui. Strabuzzai gli occhi, sorpresa.
-Lore, non essere così stronzo. Dai, quindi cosa decidiamo?- Aveva parlato Ettore che, poi, mi guardò. -Voglio che tu stia al sicuro più di ogni altra cosa.- Disse, per poi carezzarmi una guancia. Avvampai, sorridendo. Era sempre così disponibile e dolce con me, si vedeva che ci teneva a farmi restare in vita. Sollevai, poi, lo sguardo e incontrai quello infuriato di Lorenzo. Mi accigliai e lui scosse la testa. Lo vidi guardare Ettore con disprezzo e si impettì. -Ah sì? E poi la vuoi lasciare qui da sola.-
-Non la lascio qui da sola. Dico soltanto che è meglio per lei.-
-Che ne sai cos'è meglio per lei?- Lorenzo si era avvicinato minacciosamente al suo amico. Ettore non indietreggiò, anzi.
-Perché tu?-
Lorenzo aprì le narici, segno che era nervoso ed arrabbiato. Vidi le vene del suo collo gonfiarsi e così anche le vene del collo di Ettore. Deglutii a fatica, percependo la tensione intorno a noi.
-Io la conosco.-
Ettore scoppiò a ridere. -Ma se l'hai allontanata un sacco di volte e nel frattempo sei andato a letto con mezza corte e mezzo esercito.-
La mia testa scattò velocemente verso Lorenzo, che non mi stava assolutamente guardando. Aggrottai la fronte. -Che storia è questa?-
-Non c'è tempo ora.- Rispose bruscamente il ragazzo, dandomi subito le spalle. -Faremo come vuoi tu, caro "amico".- Disse l'ultima parole mimando le virgolette. Lo vidi allontanarsi con aria furiosa. Mi lanciai su Ettore, che era rimasto dritto in piedi con il mento in alto.
-Ettore, a cosa ti riferivi?- Lui mi guardò, per poi addolcire l'espressione.
-Niente, piccolina. Soltanto stai attenta a lui. È una persona bravissima, ti sa dare il mondo. Ma ha sofferto e soffre tanto ancora e porta gli altri a soffrire per sentirsi al loro pari.- Guardò nella direzione dell'amico. -Non ho mai parlato male di lui, perché lo rispetto. Ma mi sento molto legato a te e ti voglio...bene.- Si morse il labbro inferiore. -Ti dico soltanto: stai attenta.-
Io annuii, in preda al panico. Mi stava mettendo in guardia sul ragazzo che mi piaceva, nel bel mezzo di un bosco e nel cuore di una missione che avrebbe decretato la mia vita. Perfetto, di bene in meglio. Forse il restare nascosta dietro ai cespugli era davvero la scelta migliore da fare per non finire in altre situazioni simili.
-So cavarmela da sola. Non ho bisogno di qualcuno che mi metta in guardia sui ragazzi che frequento.- Dissi, stizzita. -Comunque apprezzo il fatto che tu ti preoccupi per me.- Allungai il braccio e carezzai leggermente la sua spalla. Lui mi sorrise, annuendo lentamente. -Bene, allora resta qui e per favore non farti ammazzare.-
Scoppiai a ridere. -Non è certo il mio obiettivo.- Rivolsi lo sguardo alla mia sinistra e notai Lorenzo, assorto nei suoi pensieri mentre leggeva la cartina della roccaforte con i suoi compagni. Mi rattristì vederlo in quel modo. Io non volevo credere a quello che avevo sentito da Ettore, volevo che fosse Lorenzo a dirmi cosa avesse fatto. Ero sicura non mi avesse tradita, o almeno ci speravo. Mi tornavano sempre alla mente le parole della soldatessa Carlotta, di come aveva descritto Lorenzo e di come Ettore le aveva detto di starmi alla larga. Sospirai e mi accorsi che i ragazzi si stavano preparando per partire. Io mi sedetti sull'erba, prendendo dalla tasca la pistola e poggiandola davanti a me. I ragazzi e le ragazze cominciarono a camminare e si avviarono giù per il boschetto, tentando di fare il meno casino possibile. Avevano tutti la schiena piegata in avanti e gli sguardi seri. Misi la testa tra le mani e sbuffai. Sarei rimasta lì da sola per ore, prima che qualcuno fosse venuto a recuperarmi. Dovevo abituarmi all'idea della noia. Tanto valeva restare al castello, sarei stata più utile. Vidi un'ombra davanti a me e alzai la testa. -Se ti trovi in pericolo, corri verso la roccaforte e inizia a urlare.- Lorenzo aveva le mani occupate dalla cartina e da un fucile grigio e nero. Non portava il caschetto come i suoi colleghi e i riccioli neri erano tutti scompigliati sulla sua testa.
-Se mi trovo in pericolo, mi fanno fuori prima che riesca ad alzarmi.- Sentenziai.
Lui si accigliò. -So che non sei stupida.-
-Non è questione di stupidità.- Presi un bel respiro. -Ma del fatto che non sono minimamente preparata.-
Lui fece un passo in avanti, per poi accucciarsi. I suoi occhi furono al pari dei miei. -Sei voluta venire te.-
Alzai lo sguardo al cielo. -Sì, lo so.-
-Urla. Se sei in pericolo, urla.- Mi guardò con una strana espressione. Lo scrutai attentamente giusto il tempo di vederlo sollevarsi e andarsene. Non mi aveva lasciato un bacio, una carezza o un abbraccio. Meglio così, significava che quello non era un addio. Di solito, nei film, baciarsi prima di un'impresa difficile prediceva la morte di uno dei due.
Chissà quante ore erano passate, il sole era persino calato e quello che riuscivo a sentire dalla mia posizione erano spari, urla, grida e rumori di cose che esplodevano o cadevano. Ogni volta speravo che quel casino non fosse dovuto a Lorenzo o a Ettore. Avevo così tanta ansia che l'erba intorno a me si era completamente svuotata, avevo strappato tutti i fili d'erba. Mi ero poi pentita di quello, ma ormai il mio cervello era fuso. Mi distesi con i gomiti che reggevano il mio peso e guardai in alto. Il cielo era ancora chiaro, ma qualche nuvola passeggera lo rendeva più grigio e cupo. Osservai come le punte degli alberi solleticassero lo spazio sopra di loro e come gli uccellini facessero il nido tra i rami. Qualcosa si spezzò dietro di me.
Mi alzai in piedi in tutta fretta e afferrai la pistola con la mano tremante. La puntai davanti a me, girando su me stessa. Forse era stato un animale o semplicemente il vento. Deglutii a fatica e indietreggiai fino al cespuglio di arbusti più vicino. Mi ripetevo nella mente di non essere in pericolo. Mi dicevo che me lo stavo soltanto immaginando. Alla fine tutti erano occupati dentro alla roccaforte, a combattere tra di loro e a stanare i "cattivi". Il mio cuore saliva sempre di più in gola, quasi soffocandomi. Sentivo il sangue pulsare nelle mie orecchie e il respiro farsi affannoso. La tensione era alle stelle e la mano, che teneva la pistola, tremava così tanto che non sarei riuscita a sparare nemmeno sotto tortura.
Percepii altri rumori. Sembravano proprio i suoni di qualcuno che stava cercando di non farsi sentire. Proprio qualcuno che voleva farmi del male, altrimenti non si spiegava. Allora mi guardai indietro e presi un bel respiro. Non ci pensai su molto e cominciai a correre. Spinsi le gambe con tutta la forza che avevo e poi aprii i polmoni, iniziando a gridare a squarciagola. Tentai di non guardare dietro di me, ma la voglia fu troppo forte e lo feci. Tre uomini di corporatura robusta mi stavano inseguendo. Erano ancora lontani da me. Il panico si fece strada lungo le mie vene e gridai ancora aiuto, i muscoli non mi facevano male, ma sentivo di non essere in grado di correre abbastanza veloce per loro. Dovevo sperare che qualcuno sentisse le mie grida disperate.
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Eppure fuggo •A royal love story•
Romance{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
