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"Prenditi il diritto di sorprenderti."
(Milan Kundera)

-Dove stiamo scappando?- Cercai di urlare, nel vano tentativo di superare il rumore del vento che avevamo contro. Lui non rispose ed io mi aggrappai più forte ancora alla sua giacca. Poggiai la guancia sulla pelle nera del chiodo e sospirai, stringendo gli occhi più forte che potevo. Non sapevo a che velocità stavamo andando, ma sicuramente superava i cento kilometri orari di gran lunga. Non riuscivo nemmeno più a sentire le labbra dal freddo. Era successo qualcosa di così bello e puro poco prima, lui aveva finalmente detto che mi amava. Tutto rovinato da una situazione assurda, che non faceva altro che peggiorare giorno dopo giorno. Eppure ero aggrappata al Re del reame in cui vivevo e se non fosse stato per una Confraternita del cavolo che ci stava dando la caccia, avrei pensato "che figo!".

-Sicuro non vi abbiano seguiti?- Domandò la nonna, risoluta. Si era cambiata, indossava un'insolita tuta verde militare e un paio di scarponi dalla suola stile carro armato. Su un fianco pendeva un piccolo binocolo e al collo portava un cellulare satellitare. Mi spaventò vedere quanto fosse attrezzata e pronta per ogni evenienza, non me lo sarei mai aspettato dalla più grande organizzatrice di balli da tè. La mamma, d'altro canto, aveva la faccia completamente impallidita, persa nel vuoto. Non sapeva cosa fare, come agire e probabilmente persino cosa pensare. Mi avvicinai a lei, mentre Lorenzo, la nonna e Ettore continuavano a parlare di strade, scorciatoie e piani diabolici. -Mamma, tutto bene?-
-Ti pare una domanda da fare? Certo che non sto bene! Perché tu stai bene? Tutta questa situazione...- Alzò le braccia in aria, per poi farle ricadere lungo i fianchi con espressione furiosa. -È un disastro! E io che mi fidavo di Marcus e guarda dove siamo! Tuo padre è letteralmente scomparso, non risponde a nessuna maledetta chiamata e probabilmente anche lui fa parte di questa fantomatica Confraternita, che ci sta dando la caccia.- Prese un breve respiro. -Manco fossimo topi!- Concluse, buttando fuori tutta l'aria, sgonfiando le gote rosse come brillanti rubini.
Io la guardai con aria assorta per tutto il tempo del suo sfogo e capii benissimo le sue ansie e le sue paure, perché anche io provavo la stessa identica cosa. Non comprendevo i meccanismi al di sotto della Confraternita, non sapevo cosa volevano da noi, non capivo perché ci dessero la caccia così strenuamente. La mamma mi guardò con cipiglio. -Tu ti sei andata a impelagare con questo Lorenzo, eh?- Incrociò le braccia sul petto, stizzita. Il suo sguardo truce mi fece rabbrividire e, al tempo stesso, mi imbarazzò sentirle pronunciare il nome di Lorenzo. Sembrava quasi sapesse tutte le zozzerie che io e lui avevamo fatto, soprattutto pochi minuti prima. -Io e Lorenzo? Pfff...- Distolsi lo sguardo, mentre la sua testa cominciò a dondolare da una parte all'altra, in chiaro disaccordo. -Io lo sapevo che questa storia sarebbe andata avanti! Si vede lontano un miglio che ti piaceva, quasi sbavavi.- Fece una smorfia di disgusto. Ridussi gli occhi a due fessure. -Mamma! Piantala! Io non sbavo proprio dietro a nessuno.-
-Sì, certo. Non capirò niente di sette strane, ma di amore ci capisco eccome e soprattutto capisco una fregatura. Lui ti usa per soddisfare i propri bisogni. Appena avrà trovato la sua principessa ti dirà bye bye bella!-
Roteai gli occhi verso il cielo e decisi di ignorarla. Talvolta era l'arma migliore contro la guastafeste di mia madre. Era incredibile, riusciva a passare da "sono sconvolta ommioddio" a "Luce, pensa a chi ti porti a letto" in un batter d'occhio.
-Ragazze, cioè signora e Luce...- Lorenzo ci venne incontro con lunghe falcate. La mamma lo squadrò da capo a piedi, scuotendo la testa. Le diedi un pizzicotto sotto al braccio e lei scattò indietro. -L'esercito, o meglio la piccola parte di esercito ancora a me fedele, è quasi arrivato. Ci è stato confermato via satellite che Marcus ha radunato un suo di esercito e che sta preparando un attacco diretto al castello, per poi impossessarsene. Naturalmente ci verrà a cercare. Vuole la mia testa e, soprattutto, la mia corona.- Sospirò, ma in maniera quasi stufata. -Ha dichiarato in diretta nazionale che il mio culo sul trono è illecito e che io non dovrei stare dove sono. Ha dichiarato guerra a me e a chiunque si opporrà contro di lui per stare dalla mia parte.-
-Quel pezzo di merda.- Commentò, incredibilmente, mia madre. -Ma lui lo sa che dalla tua parte c'è la sua figlia biologica?-
Lorenzo annuì, socchiudendo gli occhi. -C'è un messaggio proprio per lei.- Puntò il suo sguardo su di me. -Se entro mezzanotte ti fai trovare al castello, che sarà sicuramente occupato dai suoi uomini, lui ti garantirà protezione e sicurezza, altrimenti ti tratterà come uno dei suoi tanti nemici.-
Trasalii nel sentire quelle parole. Quanto poteva essere fredda e spietata una persona? Sentii il cuore aumentare i suoi battiti, ma non era l'ora di impanicarsi. -Ma come ha fatto a prendere piede così in fretta?- Domandai, affranta. La nonna apparì dietro Lorenzo, con le mani chiuse in grembo. -Facile. Ha aspettato che fosse il momento giusto. Un trono vacillante a causa delle morti sospette, una corsa alla corona poco chiara e il fare leva sulla parte del popolo che campava grazie agli uomini che il vecchio Re sfruttava e sottopagava, permettendo una produzione elevata a costi irrisori.- Sorrise, amaramente. -Quando avviene un cambiamento così radicale, il passaggio dal vecchio Re a Lorenzo per esempio, molti non vogliono abituarsi alle nuove regole, soprattutto se sulle vecchie riuscivano a portare il pane a casa.-
Lorenzo annuì. -Ma lo facevano sulle spalle di uomini e donne frustati dalla mattina alla sera e con la minaccia di morte sulla testa. Non potevo far continuare questo tipo di sfruttamento, era antietico e contro ogni diritto fondamentale.-
La nonna alzò le spalle. -C'è a chi piace e a chi non piace la rivoluzione.-
Sbattei più volte le palpebre, abbastanza scioccata su quanto poco conoscessi il reame in cui vivevo. Non sapevo di cosa succedesse nei campi, di come funzionasse la vita fuori da corte e fuori dall'università, mi sentivo così fuori luogo e in imbarazzo. Mi veniva da piangere e il disagio crebbe in me, non appena Ettore si presentò davanti a noi con la faccia bianca come uno straccio. Le mie gambe tremavano al solo pensiero di dover affrontare altri ostacoli, come se quelli che avevo appena superato fossero stati facili. -Hanno preso il castello e una parte dell'esercito è diretta qui. Sanno dove siamo.-
Per poco non mi cedettero le gambe. Lorenzo si affiancò a me, probabilmente resosi conto di quanto stessi male. Poggiò la sua mano sulla mia schiena e avvicinò la testa all'orecchio. -Vuoi distenderti?-
Scossi la testa, con la bocca asciutta.
-Il nostro fra quanto arriverà?- Chiese, poi, Lorenzo. Ettore alzò le spalle. -Almeno un paio di ore.-
-Dannazione! E Marcus fra quanto sarà qui?-
La nonna rivolse lo sguardo verso Ettore, speranzosa che le desse almeno una buona notizia, ma gli occhi stanchi e preoccupati di Ettore non preannunciarono buone notizie. -Fra meno di un'ora.-
La mamma scoppiò a piangere tutto di un colpo. Provai ad andarle incontro, ma la nonna sollevò la mano verso di me e mi chiese di restare indietro. Le vidi allontanarsi insieme, in completo silenzio, interrotto da qualche singhiozzo della mamma. Mi faceva male vederla in quel modo, era sempre stata la più forte tra le due, la più cazzuta e coraggiosa, ma è nei momenti difficili che si mostra la fragilità di ognuno di noi. Lorenzo si era assentato un attimo per parlare di alcuni dettagli del piano, che non avrebbe sicuramente funzionato, ed io mi chinai sulle ginocchia per evitare di svenire. Mi tappai le orecchie con le mani, lo facevo sempre da piccola. In realtà lo facevo quando ero sotto la doccia e l'acqua calda scivolava sulla mia testa, così io mi premevo le mani contro le orecchie e sentivo soltanto lo scrosciare dell'acqua su di me. Mi concentravo sul rumore tutto uguale e sui brividi sulla pelle, così magari pensavo meno ai problemi. Quel tentativo nel bosco fu fallimentare. Il rumore dei miei pensieri era troppo martellante per essere coperto da due mani tremolanti. Mi sentii toccare le spalle e sussultai. -Sono io.- Lorenzo si era accucciato come me, con la sola differenza che io sembravo sempre molto più piccola di lui. Mi diede un buffetto sul naso e sghignazzò. -Come fai a essere così tranquillo? Io sto morendo d'ansia.- Dissi, mordendomi le labbra. Lui fece spallucce, mentre un ricciolo ricadde sulla sua fronte. Lo ricacciò indietro. -Perché tu ti proietti in un futuro che non conosci. Io resto ancorato al presente. Non voglio aver paura di quello che accadrà, se ancora non è accaduto.-
Restai a bocca aperta. Sembrava di sentire il mio professore di filosofia oppure la mia insegnante di psicopatologia. "L'ansia scaturisce dal non sapere cosa accadrà in futuro". Ed era vero, avevo paura e ansia di cosa sarebbe potuto succedere ad ognuno di noi. E c'erano troppe persone in quel momento a cui tenevo, il mio cuore non avrebbe retto nessuna perdita e nessuna ferita. Lorenzo, senza dire nulla, si allungò accanto a me e mi abbracciò. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi piccoli piccoli di mia madre, non sembrava arrabbiata. Lui strinse la presa su di me e poggiò la testa sulla mia spalla. Per poco non persi l'equilibrio. -Qualunque cosa succeda, ti proteggerò io.-
-Pensa a te stesso.-
-Sono o no il miglior guerriero del reame? Potrò difendere la mia donna?- Il mio cuoricino fece un balzo e si tuffò nel mare di farfalle che avevo nello stomaco. In tutto quel dolore lui riuscì a farmi sentire bene. Ma ritornai con i piedi per terra.
-Se succede qualcosa, salva la mamma e la nonna per prime. Ti prego.- Lui si accigliò.
-Non credo loro siano d'accordo con te e nemmeno io sinceramente.- Sbuffò, quasi offeso dalla mia richiesta. -Loro vanno protette.- Mugolai, guardandole da lontano. Si stavano facendo forza l'un l'altra, senza nemmeno parlarsi. Erano un duo micidiale. -E tu? Tu non devi essere protetta?-
-Io me la cavo.-
Lorenzo scoppiò a ridere in maniera anche abbastanza rumorosa. -Ma se non sai nemmeno assestare uno schiaffo come si deve.-
Guardai verso il cielo. -Io so come difendermi.-
Lui scosse la testa. -Che testarda!-
-Sono un ariete.-
-Anche io.- Controbatté lui, con un sorriso degno del "e adesso zitta". Io gli feci la linguaccia.
-Cosa ti farei fare con quella lingua...-Disse, passandosi la mano sopra le labbra. Il tatuaggio sul suo avambraccio si tese. Io arrossii dall'imbarazzo e rivolsi gli occhi all'erba sottostante, diventata improvvisamente molto interessante. Lui mi diede una spintarella, sogghignando. -Scherzo, Luce...per adesso scherzo.- E mi strizzò l'occhio. Arrossii ancora di più e avrei voluto sotterrarmi, perché sapevo di avere gli occhi di mia madre puntati su di me. Improvvisamente sentimmo scalpitare dietro di noi, ci girammo all'unisono e apparve una ragazza che somigliava incredibilmente ad Alice, che aveva per la mano una che sembrava proprio Keita. Entrambe avevano il fiatone e tutta la matita nera colata sotto agli occhi. Mi alzai di scatto e corsi verso di loro, a metà tra lo sbigottito e il confuso. -Che ci fate voi qui?-
Ad Alice si illuminarono letteralmente gli occhi. -Allora sei viva!- Cinguettò, lanciandosi contro di me. Trattenni il respiro, mentre le sue braccia mi stritolarono bene bene. Keita si unì all'abbraccio, sussurrando sotto voce quella che sembrava una preghiera. I nostri capelli si arruffarono insieme e le lacrime scesero come se non avessero avuto limiti. Lorenzo ci raggiunse ben presto. -Come avete fatto a trovarci?-
Keita si staccò dall'abbraccio, asciugandosi le guance bagnate. Tirò su con il naso e si rivolse verso il ragazzo. -Alla tv hanno detto che è in atto una guerra civile e che nel bosco Nero, Grigio e Grande ci saranno combattimenti fino all'ultimo sangue. Poi...poi hanno annunciato la morte di Luce, dicendo che il corpo era stato trovato proprio da queste parti.-
-Ma io sono viva e vegeta!-
Lorenzo sbuffò, per poi imprecare. -È una cazzo di trappola. Così ha attirato più gente nei boschi e la guerra diventa davvero civile. Chiedere al popolo con chi schierarsi significa confermare che c'è una guerra in atto.- Calciò un sasso per terra, infilandosi le mani nei capelli. Dopodiché camminò verso i generali del suo piccolo esercito, che ci avevano raggiunto poco prima, e iniziò a parlare in maniera molto animata. Io mi concentrai su Alice e Keita, erano tornate entrambe più abbronzate, anche se su Alice si poteva notare ancora di più. Sembravano più innamorate di prima. Mi si strinse il cuore a vederle così. -Dovevate restare al sicuro a casa.- Sentenziai. Alice scoppiò a ridere. -E lasciarti qui? Mai e poi mai. Hai già passato le pene dell'inferno per questa cavolo di corona inutile, il minimo è essere aiutata dalle tue amiche.-
Mi sarei voluta mettere a piangere, ma mi trattenni e buttai giù il nodo che avevo in gola. Mi bruciava tutto, ma in fin dei conti ero anche felice che due delle persone più importanti della mia vita fossero al mio fianco. -Cosa dicono giù in città?-
Keita sospirò. -Non ti credere. Marcus, che da quello che ho capito è a capo di questa nuova milizia rivoluzionaria, non ha molti consensi. Forse dalla parte di chi ha terreni agricoli e mulini, ma in città è disprezzato.- Mi si illuminarono gli occhi. -Davvero? Forse allora possiamo fare leva su di loro.-
Alice annuì. -Loro hanno già pronti fucili, pistole, forconi, spranghe e balestre. Basta dare il via che contro attaccano l'esercito di Marcus.-
Lorenzo dovette averci sentite e fece un passo verso di noi, chinando la schiena per raggiungere la nostra altezza. -Sì, questa cosa mi è stata confermata. Sfrutteremo anche loro a nostro vantaggio, forse riusciranno a fermare l'avanzata dell'esercito fino a qui o magari a ritardarla. Noi ci dobbiamo spostare verso la roccaforte più a est che pare essere libera.-
Strabuzzai gli occhi. -Ma quanto è lontana?-
-È più vicina di quello che pensi.-
Tutto d'un tratto sentii una voce dal tono acuto e familiare dietro alle nostre spalle. Mi voltai di scatto e i miei occhi non credettero a ciò che videro. La mia mascella toccò quasi terra. -Eloise?!- Sbraitò Keita, stupita tanto quanto me. La ragazza, che aveva due occhiaie tremendamente profonde, venne verso di noi. Aveva il passo stanco. -La mia famiglia è dalla vostra parte.-
A Lorenzo scappò una risata sprezzante. -Ma se è sempre stata dalla parte della Confraternita.-
Lei scosse la testa, per poi buttare giù la saliva con fatica. -Marcus non ha rispettato la mia famiglia, l'ha disonorata e ha contravvenuto alle regole della Confraternita stessa. I...i miei genitori vogliono che tu sappia che hai il loro appoggio.-
Il ragazzo non sembrò fidarsi molto e fece qualche passo indietro. Chiuse la bocca in una sottile linea, riflettendo. Rimanemmo tutti con il fiato sospeso. In effetti era strano, molto strano. Un volta bandiera così palese e così particolare faceva sorgere non pochi dubbi. -Voglio che me lo dimostrino.-
Eloise annuì con fervore. -Voglio che si assicurino che la roccaforte a est sia libera. Loro hanno i propri elicotteri e possono farlo. I nostri sono in mano a Marcus.- Prese un bel respiro. -Voglio le foto.-
La ragazza scattò come una cavalletta e si mise subito a comporre qualche numero di telefono. Io, Alice e Keita ci scambiammo occhiate stranite tra di noi, ma restammo in silenzio. L'unica speranza era che quell'edificio fosse libero e che potessimo schierare la nostra difesa proprio lì.

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Salve! Sono tornata! Adesso non vi lascerò più hahahhaa, scherzo. Mi dispiace essere stata lontana così a lungo, ma ben presto potrò terminare questa storia e dire davvero addio a Luce e Lorenzo. Un po' mi dispiace😢.

Spero continuiate a leggere le mie storie e ad appassionarvi ad esse, tengo molto a voi!❤️
Grazie a tutt*!!!!

Un bacio,
Eleonora❤️

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora