•XV•

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"Il male mette radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore di un altro."
(Joseph Brodsky)

Feci un bel respiro e mi obbligai a forzare un sorriso, che sembrasse il più naturale possibile. -Piacere, Luce.- La sua bocca sottile accennò ad una smorfia di gentilezza nel sentirmi parlare, ma parve più che altro irritata dalla nostra presenza. I suoi occhi guizzarono verso quelli del principe. -Francesco, che outfit fuori dai tuoi canoni, good job. - Marcò il suo accento inglese, emettendo un gridolino. Io strofinai le mani sudate lungo la canotta e scrutai con attenzione Lorenzo. Il suo sguardo era fisso sul principe, aveva le narici dilatate e la mascella serrata. Pensai subito a quello che era accaduto poco prima e ci riflettei su, mordicchiandomi le pellicine delle labbra. -Cara Luce, sei così fortunata ad aver pescato questo bel pesciolino. Il Re non sarà molto happy, ma, d'altronde, chi lo sarebbe nel sapere che il figlio si è invaghito di una popolana?- Sghignazzò, alzando lo sguardo su Lorenzo, sperando, forse, di vedere dell'ilarità nella sua espressione. Ma l'unica a ridere a quella infelice battuta fu lei. Eloise tossicchiò per il leggero imbarazzo, anche se, in realtà, non sembrò essersi proprio pentita di quella uscita.
-Vi trovate bene all'ambasciata?- Domandai, togliendo tutti dalla vergogna momentanea.
-Wonderfully! Mio padre adora che ci sia una piccola serra nel cortile interno! A Londra coltivava ogni tipo di pianta. Adesso è occupato con gli affari, sai...cose di corte.- Strizzò gli occhi, definendo i suoi alti zigomi. Mi ha appena guardato dal basso verso l'alto? <Oh well, anyway...cosa ti ha portato da queste parti? Come hai fatto a conoscere il principe?> Calcò la parole "principe" in maniera fastidiosa. Fui sul punto di rispondere, ma Lorenzo intervenne al mio posto, lasciandomi a bocca aperta. -I suoi genitori sono imprenditori di diamanti, la sua famiglia lo è da generazioni. Infatti vanta un bel patrimonio.- Eloise mostrò curiosità e per la prima volta non mi guardò con superiorità. -Interessante.- Si limitò a dire. Le sue pupille scure, poi, si voltarono verso il mio arci nemico. La vidi cambiare espressione, era estasiata nel guardarlo. Come darle torto? Era bello davvero. Però io non dovevo pensarci, dovevo ricordarmi di quanto fosse stato meschino e subdolo con me. Rimembri il bacio e la successiva negazione? Ecco, quello è lui! Scossi la testa per cacciare via quel ricordo e Francesco si avvicinò a me, toccandomi la schiena con la mano aperta. Forse non si era nemmeno accorto di aver fatto quel gesto. Io sorrisi al suo tocco, arrossendo leggermente. -Partecipate ai giochi dopo?- Chiese il principe, aprendo la bocca in un bel sorriso ampio. Io mi accigliai, non avevo idea di quali giochi parlasse. Lorenzo mi scoccò una fugace occhiata, facendomi capire che anche lui non ne sapeva niente. -Sure! E chi se li perde!>
-Ma quali giochi, scusate?- Parlò il ragazzo dai capelli corvini, strofinandosi il petto. -Una sorta di caccia al tesoro. La organizzano sempre a queste feste. Sono stra divertenti!- Disse Eloise.
Alzai le spalle, stringendomi in esse. Francesco piegò la testa su di me e mi lasciò un bacio sulla guancia. Immediatamente il mio sguardo volò sulla faccia di Lorenzo. Sembrò indifferente. Cosa mi aspettavo? -Se non ci muoviamo, perdiamo l'inizio.- Eloise prese Lorenzo per mano, conducendolo verso il centro della sala. Il principe fece uguale, ma non prima di lasciarmi un altro bacio. Questa volta sulla bocca. Ormai ero diventata un pomodoro maturo.

Matteo, il padrone di casa, ci spiegò come funzionava quella caccia al tesoro. Ci avrebbero diviso in coppie, casuali, e ogni coppia avrebbe avuto il compito di trovare una lista di oggetti, uguale per tutti. Alla fine vinceva chi riusciva a trovare più cimeli, perché di cimeli di famiglia stavamo parlando. Alzai lo sguardo davanti a me e vidi Alice saltellare dalla curiosità. Le feci segno di stare in coppia con me, ma lei scosse la testa, indicando una ragazza accanto a lei, strizzandomi, poi, l'occhio. Roteai gli occhi al cielo. Matteo scrisse, poi, i nomi dei partecipanti su alcuni post-it e li gettò all'interno di un enorme recipiente in vetro. Mescolò i bigliettini e cominciò a gridare i nomi delle coppie. -Eloise e...- Mi pizzicarono le mani per l'impazienza. Dentro di me speravo solo una cosa, ma, realizzare ciò che stavo pensando, mi fece paura. -Lorenzo.-
Sospirai. -Luce e Francesco.- Il principe sorrise, andando verso Matteo per prendere la lunga lista di oggetti. Me la fece leggere e capii che quei cimeli erano veramente particolari. Cosa gli era passato per la mente, mentre aveva deciso che degli sconosciuti toccassero quelle cose? Con il pensiero poi che qualcuno se le intascasse pure. -Allo scadere del tempo suonerà una campana in ogni stanza e voi dovrete correre qui. Chi avrà raccolto più oggetti, beh, avrà un piccolo premio.- Mosse in aria un fazzoletto in seta bianca e tutti iniziarono a correre. Vidi in lontananza Eloise trascinarsi dietro Lorenzo, il quale parve essere non molto d'accordo con quel gioco. Francesco mi prese la mano e mi fece correre verso le scale dell'ingresso. -Andiamo nelle camere da letto, lì sicuramente ci sarà qualcosa. Tipo questo pettine del diciannovesimo secolo.- Indicò uno dei nomi scritti sulla lista. Io annuii, seguendolo. Avrei voluto soltanto vedere cosa facevano Eloise e Lorenzo. E se si fossero nascosti da qualche parte a limonare? -Ecco, entriamo qui.- Aprimmo la porta e la prima cosa che ci colpì fu il buio. Le tende erano tirate e, quindi, nemmeno la fievole luce della luna poté aiutarci in quell'impresa. -Stringimi la mano. Da qualche parte ci sarà un interruttore.- Io restai in silenzio, proseguendo a stento. Non si vedeva veramente niente. Temetti persino di poter rompere qualcosa di prezioso. -Bingo!- Francesco accese una lampada molto elegante, ornata con lunghe frange. -Adesso cerchiamo qualsiasi cosa ci rimandi a questi oggetti.-
-Ma come facciamo a sapere se sono proprio quelli?-
Lui fece spallucce. -Si andrà alla sorte.- Si mise a rovistare tra i bauli della stanza, mentre io mi chinai per guardare sotto il letto. -Una parrucca bianca c'è tra gli oggetti da cercare?- Mormorai, inginocchiata per terra.
-Dipende. È settecentesca?- Urlò per farsi sentire dall'altra parte dell'enorme camera da letto. Io sbuffai. -Come faccio a saperlo? Per me è molto simile a quelle che si vede nei film.- La strinsi tra le dita e un terribile tanfo mi fece storcere il naso. -Probabilmente non è stata mai lavata dal settecento.- Mi tappai il naso con due dita. Francesco scoppiò a ridere. Poi aprì la sacca, che si era messo poco prima sulla schiena, e ci gettò dentro quella parrucca ormai putrefatta. -Possiamo andare, non c'è altro qui dentro.-
Ci recammo nel corridoio ed incontrammo le altre coppie, ma di Eloise e Lorenzo non c'era traccia. Cominciai ad insospettirmi, ma Francesco non mi diede il tempo di pensarci, perché mi trascinò dentro un'altra stanza. Mi ero già stancata di quel gioco, correre non era nelle mie corde. -Secondo me qui ci troviamo parecchia roba.- Esclamò, proprio mentre ci immergemmo in una profonda oscurità. Tolsi la mia mano dalla sua per sistemarmi i capelli. Allungai nuovamente le dita, ma caddero su una maniglia. Imprecai per aver battuto proprio un'unghia, poi piegai la maniglia e aprii quella che sembrava una seconda porta. -Francesco? Dove sei? Non vedo niente.- Sussurrai, camminando a spalle basse. Non ci fu nessuna risposta. Perché mi perdo ogni volta? Non sono per niente affidabile. E poi con questo buio mi sembra di vagare a vuoto, pensai, procedendo a passi stretti e svelti. Camminai ancora, per poi finire contro quello che sembrava un mobile oppure un comò, non seppi identificarlo. Cercai sopra di esso l'ombra di una lampada, ma toccai soltanto statuette di vetro e quelle che pensavo fossero cornici. Indietreggiai per tornare indietro e mi scontrai contro qualcosa, che sembrava più vivo che morto. Trattenni un urlo di spavento e sussultai. -Ahia.- Disse la persona a cui avevo appena pestato i piedi. Mi portai le mani alla bocca, imbarazzata. Per fortuna in quell'oscurità la persona non potette vedere quanto rosse fossero diventate le mie guance. -O scusami tanto. Non sapevo ci fosse qualcun altro qui dentro. Non riesco a vederci niente e stavo cercando una fonte luminosa.-
-Luce.-
-Eh sì, proprio la luce.- Poi sgranai gli occhi, i capelli mi si drizzarono sulla nuca non appena riconobbi l'intonazione della voce. Deglutii a fatica e feci qualche passo indietro, picchiando contro il mobile di prima. -Lo...Lorenzo.- Balbettai, cercando un appiglio dietro di me per farmi forza. L'unica cosa che volevo evitare era restare da sola con lui e invece ci ero finita lo stesso. Percepii il suo alito caldo farsi sempre più vicino, i suoi passi risuonarono nella stanza vuota. Stava camminando verso di me, lentamente. La saliva si azzerò dentro la mia bocca e non riuscii a dire niente. Volevo mandarlo via, fuggire da quella stanza, ma l'unica cosa che fui in grado di fare fu aspettare. Aspettare non sappi cosa, ma aspettai. Sentii il suo busto vicino al mio. Ancora non mi toccava, ma percepivo l'energia del suo corpo scontrarsi con la mia. Alzò una mano e la portò, dolcemente, proprio sul mio collo, avvolgendolo con le sue lunghe dita. Avvertii il freddo dei suoi anelli. Non mi ero mai accorta li portasse. Deglutii a forza. -Che...che stai facendo?- Dissi a mala pena. Non ricevetti risposta. Quella mano poi si spostò sulla mia faccia, carezzando la guancia calda per l'emozione. Distinsi abbastanza bene il rumore del suo piercing sulla lingua roteare dentro la sua bocca. Ansimai, respirando pesantemente. Mi sentivo come assorbita da un vortice di sensazioni mai provate prima. Provavo attesa, dolore, piacere, voglia. Tutti sentimenti in contrasto tra di loro e perfettamente descrittivi della mia situazione. -Lorenzo, ti prego.- Aggiunsi più tono questa volta. Non capivo quale gioco volesse fare con me. Mi stava stuzzicando, ma poi sapevo come sarebbe andata a finire. Mi avrebbe illusa soltanto per prendermi in giro e ridere di me. Lo spinsi via debolmente. -Togliti.- Gracchiai con la voce roca.
-Luce...- Parlò.
-Levati, voglio andarmene di qui.- Dissi con tanta forza d'animo. Mi ero già fatta prendere in giro una volta con quel bacio nel bosco, non ci sarei cascata ancora. Non era nella mia persona umiliarmi. -Perché?- Bisbigliò lui, fermandomi per il braccio. La sua stretta mi iniettò una fugace stilettata di piacere, che ignorai bellamente.
-Perché non sono un giocattolino, Lorenzo. Vai a divertirti con Eloise, apprezzerà sicuramente le tue attenzioni. Ah già, ci sei già fidanzato.-
Sentii in lui montare la rabbia. Sbuffò. -Sai bene che non l'ho scelto io.-
Risi in maniera sarcastica. -Nemmeno io.- Controbattei. -Non sono il tuo passatempo.-
-Invece Francesco è diverso, vero? Anche lui non ti potrà mai chiedere di fidanzarvi.-
Chiusi e aprii i pugni lungo i fianchi, cercando di placare quell'improvvisa furia che mi aveva raggiunto il cervello. -Lui è completamente diverso da te.-
Rise. -Non ci vuole tanto a essere migliore di me.- Quelle parole mi colpirono, sembrò sincero nel pronunciarle. Fu un'affermazione abbastanza triste. Per un attimo volli provare compassione per lui, ma poi ritornai in me. -Già. Quindi di cosa ti stupisci?- Procedetti verso la maniglia, nella speranza di beccarla alla prima prova, ma improvvisamente si accese la luce. Mi girai e vidi Lorenzo con l'interruttore di una lampada in mano. Piegai la maniglia e uscii fuori, trovai l'altra porta e feci uguale, per poi appoggiarmi al muro del corridoio e prendere un gran respiro. Aveva avuto l'occasione di accendere la luce per tutto il tempo, perché non lo aveva fatto?
-Non ti trovavo più!- Il principe si avvicinò a me, aggrottando la fronte nel guardarmi meglio. -Hai una brutta cera. Ti senti bene?-
Io scossi la testa, cercando di annuire. -Ho solo avuto un po' di paura da sola...al buio.- Francesco mi prese per mano. -Ti accompagno io a casa stasera. Tanto avremmo perso a questo stupido gioco. Ci pensi che mi hanno rubato da sotto il naso uno specchietto decorato in oro? Assurdo.- Io feci di sì con la testa, ma non lo stavo veramente ascoltando. I miei pensieri erano rimasti a quelle sensazioni che avevo provato, mentre la mano di Lorenzo mi aveva toccata e sfiorata. Sentii la porta alle nostre spalle aprirsi, vi gettai un'occhiata e vidi Eloise abbracciata a Lorenzo. Lo stava baciando in ogni dove. Distolsi lo sguardo per la rabbia. Quella visione aveva confermato ciò che pensavo, lui voleva soltanto giocare con me. Forse lo divertiva l'idea di far credere a una semplice ragazza, senza titoli nobiliari, di poter stare con chi era di alto rango come lui.

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora