•XXIX•

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"Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta."
(Khalil Gibran)

-Eloise?-
Lei fece spallucce. -Posso o no?- Mi misi da parte, lasciandola passare. Il mio cervello ancora non stava collegando la sua presenza in casa mia, tra l'altro la casa che usavo nei miei momenti "normalità". Come faceva a sapere dove abitavo, quando non ero in villa?
-Tu?- Keita alzò un sopracciglio, mutando la sua espressione in pura rabbia. Alice si sedette sullo sgabello della piccola isola della cucina e scosse la testa. -Non è un buon segno.-
Eloise si piantò in mezzo alla stanza, incrociando le braccia sul petto. La felpa si raggrinzì sotto la sua stretta nervosa. -Voglio aiutarvi, io...io so che è morto per colpa del vecchio Re. Io so che è stato tutto un complotto.- Poi portò le mani tra i capelli. Solo in quel momento mi accorsi delle enormi occhiaie che aveva sotto agli occhi, violacee da far paura, peggio di me. -Lui mi ripeteva da giorni che stava andando incontro alla morte. Lo diceva spesso, ma io credevo scherzasse. Lui già lo sapeva cosa gli sarebbe successo.- Tirò su con il naso, mentre una lacrima rigava la sua guancia. Mi avvicinai incerta a lei, toccandole una spalla. Lei si voltò. -So che c'era qualcosa tra di voi. Non sono scema, so riconoscere qualcosa quando lo vedo.- Arrossii violentemente e mi si formò un nodo alla gola, che non mi permise di respirare per qualche secondo. Trattenni le lacrime a stento. -Io gli volevo bene. Volevo davvero sposarlo, non mi importava se ricambiava. Solo adesso mi rendo conto che lo stavo condannando ad una vita infelice. Io...credo di averlo amato.- Strabuzzai gli occhi e Alice tossicchiò dall'imbarazzo. Keita si mise davanti a noi. -Bene. Allora ci aiuterai sul serio. Siamo invitate alla festa della Regina domani, ma non abbiamo una macchina ufficiale che ci porti. I genitori di Luce sono off limits per adesso.-
Eloise annuì. Il nostro piano sarebbe stato andare dalla Regina e fare cosa? Dentro di me sentivo che non era una buona idea mettere ancora più carne al fuoco. A breve avrei avuto il processo e sarei stata condannata all'esilio, da fuori al Reame non avrei più avuto possibilità di mettere in luce la verità di quella notte. I reali si erano persino comprati tutti i giornali di gossip per evitare che si diffondesse la notizia della morte di Lorenzo  troppo in fretta e che si creassero voci strane. Non avremmo avuto scampo contro chi era più forte di noi.
-Vi concedo la mia auto privata. I miei genitori non controllano i suoi tragitti. Ma a patto che venga anche io.- Mi guardò con gli occhi di chi era sia disperato che determinato. Scambiai una lunga occhiata con le mie amiche ed entrambe, infine, annuirono. -Va bene. Ma niente giochetti.-
Sorrise. -Conosco bene la Regina. Odia talmente tanto suo marito che farebbe di tutto per gettarlo in un sacco della spazzatura e dimenticarlo. Probabilmente ha sentito voci di corridoio riguardo a Lorenzo e vuole proprio farla pagare a chi l'ha relegata al di fuori della corte.- Spalancai la bocca, scioccata. -Non è stata lei a decidere di vivere lontana dal castello?- Eloise rise, sbuffando. -Certo che no. È stata palesemente costretta dal Re. Ho sentito parlare di questa faccenda dai miei genitori per anni. Lo sanno tutti.-
Mi morsi le labbra, pensierosa. -Tutti tranne Francesco. Lui mi ha sempre detto il contrario.-
La ragazza scosse la testa, portandosi i capelli su una spalla. -Che doveva dire? È cresciuto con il padre.-
Annuii, grattandomi la nuca. Mi buttai sul divano e sospirai. -Se mi esilieranno, come farò? Nessuno crederà alla mia storia. Soltanto il fatto che sia uscita viva dal bosco Nero suona come assurdo.- Le immagini di quella notte riaffiorarono come radici di un albero. Il rumore dei lupi in lontananza, la preoccupazione di Lorenzo per me. Non potevo credere ancora che le sue labbra non avrebbero più sfiorato le mie, che la sua maledetta indecisione non mi avrebbe mai più mandata in confusione. Non avevamo un vero rapporto, ma qualcosa ci teneva legati, ci faceva tornare sempre l'uno dall'altro. -Ma ti hanno rapita! Alla fine ti sei ritrovata nelle prigioni del castello, mica sotto ad un cespuglio nel bosco.- Controbatté Alice, battendo la mano sul bancone. -Dobbiamo darci una svegliata. È morto un innocente per una stronzata. Non devono passarla liscia quei parassiti della società. Senza di noi non ci sarebbero Re, conti e contesse, marchesi, niente di niente. - Alzò la voce. Keita sorrise, osservandola con gli occhi completamente a cuoricino. Mi addolcì quella visione, almeno loro c'erano ancora l'una per l'altra.
-Allora domani mando qui l'auto e io sarò dentro ad aspettarvi.- Disse Eloise, avviandosi verso la porta. Mi alzai e le andai dietro, ma lei si voltò improvvisamente. -Ah e preparatevi alla serata con la Regina. Lei ama le cose un po'...particolari.- E ci strizzò l'occhio, per poi andare verso la maniglia e uscire.
-In che senso?-
-Lo scopriremo.-

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora