"La bellezza è un bene fragile."
(Publio Ovidio Nasone)
La sera del ballo arrivò in fretta, per tutta la settimana avevo evitato le chiamate e i messaggi di mia madre, che voleva portarmi, in tutti modi, a scegliere il vestito per il grande gala: alla fine lo aveva scelto lei per me. Inoltre non avevo dormito per notti intere tanto che Alice spesso mi chiedeva il perché di quelle occhiaie così profonde e rosse. Ogni volta rispondevo che facevo tardi al cellulare e così dormivo poco, ma sapevo che la mia amica non ci credeva fino in fondo. Mi rotolavo da una parte all'altra del letto, lasciando che le lenzuola si aggrovigliassero intorno alle gambe, fino a costringermi a togliere quelle coperte e ad alzarmi in piedi. Avevo paura...dovevo ammetterlo. Quel ballo sarebbe stato il mio debutto a corte, sebbene fossi già troppo grande per fare un debutto. Sarei stata la nuova preda per qualche vecchio marpione, anche se, per fortuna, le regole del Re erano chiare: nessun nobile, di nessun rango, poteva sposare o persino fidanzarsi con qualcuno del popolo. Il Re era un personaggio ambiguo, molto lunatico. Un giorno emanava una legge a favore dei piccoli imprenditori delle città, il giorno dopo finanziava le multinazionali, che avrebbero spazzato via proprio quelle piccole imprese. Inoltre era noto per avere atteggiamenti poco nobili nei confronti delle giovani donzelle che gli venivano presentate al cospetto. Era solito usarle, divertircisi e poi cacciarle via come mosche sul pane. Mia madre e mia nonna spesso si chiedevano perché io odiassi l'aristocrazia. Era semplice! Perché era un mondo sessista, maschilista, viscido, ricco di bugie e inganni, pronto a mentire per prenderti qualcosa, solo per il piacere di fregarti.
Raggiunsi il castello del Re. La strada per arrivarci era lunga, il pezzo finale era costeggiato da alti cipressi, decorati con deliziose lucine dorate. Ai lati della strada, invece, vi erano grosse lanterne, che indicavano proprio il percorso da seguire. Mia madre e mia nonna, sedute di fronte a me nella limousine, erano più eccitate del giorno del loro matrimonio. L'auto si fermò proprio dietro ad una macchina d'epoca, nera e lucida. Dopo che da questa scesero un uomo in giacca e cravatta e una donna con un lungo vestito sgargiante e un coprispalla di finta pelliccia, fu il nostro turno. Ci accostammo all'entrata, costituita da un'enorme arcata in pietra, addobbata con lampadine dall'aria costosa e fili di perle e diamanti preziosi. Il tutto cadeva a cascata ed era meraviglioso. Ci aprì la portiera un uomo anziano, sulla settantina, il quale, con un grande e profondo inchino, ci chiese gli inviti. Mia madre glieli diede, sorridendo, mentre quattro fotografi erano intenti nell'immortalare la nostra discesa dall'auto. La seconda a raggiungere il tappeto rosso sotto l'arcata fu mia nonna, con il suo vestito da sera, confezionato nella migliore sartoria della città. I fotografi si avventarono anche su di lei e mia nonna fu estasiata da tutta quell'attenzione. Non sapevo se loro due avessero mai partecipato ad un evento così importante, ma, a guardarle bene, sembrava proprio la prima volta. Fu il mio turno e misi fuori il mio piede, delicatamente avvolto da un sandalo col tacco, i cui lacci, tempestati di diamanti, salivano fin sopra il polpaccio, creando la silhouette di un serpente, il cui occhio era un vero e proprio rubino. Adoravo quelle scarpe, me le aveva regalate mio padre qualche mese prima di partire per l'Africa, ma non avevo mai avuto il tempo di sfoggiarle. L'uomo mi aiutò a scendere dall'auto, visto che dovevo pensare a tenere su il vestito, così che non si incastrasse tra il tappeto e la portiera. Finalmente misi i piedi sul pavimento e i fotografi iniziarono ad accecarmi con i loro flash. Indossavo un vestito molto elegante, lungo e aderente, anche se non troppo, con la schiena semi nuda. Aveva una generosa scollatura sul mio piccolo décolleté, impreziosito da una collana di diamanti bianchi e splendenti, terminante in un lungo cordoncino sottile, che pendeva sulla schiena scoperta. L'aria fredda di quella sera mi fece venire la pelle d'oca e mi strinsi in quello scialle lussuoso che mia madre aveva preso, la sera prima, dalla sua sarta di fiducia. Chiusi tra le dita la borsetta e mi stampai in faccia un falso sorriso, percorrendo il tappeto rosso, con mia madre e mia nonna rigorosamente dietro di me. L'etichetta voleva che la giovane dovesse camminare avanti, perché era colei che doveva essere presentata al Re. Raggiungemmo l'entrata, costituita da un enorme portone a due ante, alte almeno sei metri, il quale si aprì, dopo che qualcuno al suo interno ebbe annunciato il nostro nome. Le ante si spalancarono e subito un dolce profumo di vaniglia inebriò i miei sensi, seguito da uno sfavillante luccichio dell'enorme sala. In alto pendeva un lampadario a goccia, su cui erano state montate a mano candele lunghe e sottili, che di certo non avrebbero illuminato quel luogo così ampio. Infatti dovetti notare che tutto era in penombra, l'illuminazione era dovuta soltanto dal luccichio dei vasi di argento e dalle cascate di perle e diamanti che provenivano dal soffitto, i quali riflettevano quella poca luce data dalle candele e da alcune lampade poste qua e in là. Rimasi estasiata e positivamente sorpresa da come era stato organizzato il tutto e me ne convinsi quando mia nonna esclamò "magari fossi stata io così brava".
Iniziai a guardarmi intorno, ma di Lorenzo non vi era traccia. Mia madre mi aveva vietato di utilizzare il cellulare, quindi non avevo modo di contattare il ragazzo. Volevo togliermi di torno la mamma e la nonna il prima possibile.
-Luce...- Mi irrigidii. Mia madre cambiò repentinamente espressione, diciamo che si trasformò in puro fastidio, mentre mia nonna si fece avanti, allungando la mano avvolta da un elegante guanto bianco perla. -O Rodolfo, che piacere vederla.-
L'uomo fece un lungo inchino e poi rivolse lo sguardo a me. -Siete la più bella della serata. E di donne ne ho viste stasera.- Lasciò un bacio sul dorso della mia mano e mi sorrise. Cercai di ricambiare, ma mi si era formato un nodo proprio alla gola. Avevo una brutta sensazione, sentivo che non ero al sicuro, che la mia libertà, anche se poca, era in pericolo. -Volete danzare con me?-
-Le ricordo che non può stabilire relazioni con chi non è nobile.- Intervenne mia madre. Io mi voltai, furiosa. Mi trattenni dal risponderle male, perché eravamo in pubblico, ma invece di dire che io non ero un oggetto in vendita, aveva soltanto sottolineato che ero inferiore a lui e quindi non una sua possibile preda.
-È solo un ballo.- Sorrise ancora, cercando di ammaliare la donna dal cuore di ghiaccio. Mia madre annuì, stizzita. A mia nonna si accesero gli occhi dall'emozione. L'uomo mi prese per un braccio e mi accompagnò al centro della pista. Sentivo gli occhi di tutti addosso, nessuno mi conosceva e vedermi a fianco di un aristocratico di alto rango come Rodolfo sicuramente destava qualche curiosità e domanda. Speravo soltanto di non passare per la sua concubina, visto le voci che giravano proprio su tutta la sua famiglia, compreso Lorenzo. Unii la mia mano alla sua, percepii l'altra sua mano posarsi sulla mia schiena semi nuda e stringermi a sè. Sempre quella solita sensazione di paura e terrore. Avevo paura di piacere a qualcuno e di essere scelta come probabile e papabile futuro. Non tutti i presenti erano nobili, l'esempio eravamo io e la mia famiglia. -Davvero siete splendida. Vi guardano tutti, la più bella in assoluto.- Spostai verso il basso lo sguardo e arrossii. Non ero abituata a tutti quei complimenti espliciti, anche se sapevo che avevano il preciso scopo di portarmi tra le sue lenzuola. -La ringrazio, non mi sono mai vestita in questo modo. Ho sempre usato vestiti più classici.-
Potetti giurare di averlo visto sbavare. -Come avete fatto ad indossare qualcosa di rosso sotto a questo vestito quasi trasparente.-
Mi indignai per quell'osservazione, ma decisi di fare finta di nulla. Tanto la musica stava per terminare e sarei potuta fuggire da quel viscido uomo. -Le svelo un segreto...- Gli sussurrai all'orecchio. Si fece più vicino. -Non indosso niente sotto.- Detto questo mi staccai da lui, la musica era finita. Naturalmente avevo mentito, ma ho adorato vedere la sua faccia rossa e piena di eccitazione, nonché la sua espressione esterrefatta. Risi fino a che non raggiunsi il tavolo delle bibite. Cercai dello champagne, ma non ve n'era traccia. Sbuffai e decisi di optare per un bel bicchiere di acqua frizzante. Ogni volta che mi spostavo, dovevo sollevare il lungo vestito per evitare di inciamparci. Espediente elaborato dalla nostra sarta...espediente che faceva in modo di far vedere sia il sandalo che indossavo sia un pezzo di gamba.
-Anch'io preferisco l'alcool a feste del genere.- Una voce sconosciuta catturò la mia attenzione. Mi voltai e riconobbi subito la fonte di quelle parole. Feci un lungo inchino a capo basso, indietreggiando leggermente. -Non dovete per forza inchinarvi, odio questo rituale.-
Non ditelo a me! -Io sono Francesco, piacere di conoscervi.-
-O so bene chi siete, mio principe.- Tenevo ancora gli occhi rivolti al pavimento, come l'etichetta insegnava. Il giovane uomo mi fece cenno di guardarlo. -Grazie per concedermi questa grazia.-
Sorrise. -Se per lei la grazia è guardarmi negli occhi, sono davvero fortunato.- Quell'affermazione così ingenua e dolce mi fece sorridere veramente. Aveva i capelli biondi pettinati all'indietro e indossava la tipica divisa da generale dell'esercito, cosa che gli donava particolarmente. Gli altri generali che avevo conosciuto erano uomini sulla sessantina con scarsa autoironia e poca voglia di conversare.
-Siete troppo gentile. Cosa l'ha portata verso il tavolo del non alcool?.- Ironizzai, spostando nervosamente la treccia, che la parrucchiera mi aveva acconciato proprio per l'occasione. Il principe seguì il mio movimento della mano e ne rimase affascinato.
-Fuggo da mio padre.- Risi, ma poi mi scusai per quell'impertinenza. Francesco scosse la testa, ridendo a sua volta. -Cosa la diverte?- Mi chiese.
-Ero divertita dal fatto che anch'io sto sfuggendo da qualcuno. Da mia madre e mia nonna. Mi stanno cercando un buon pretendente da sposare, che non sia aristocratico visto le mie umili origini.- Il principe sospirò, annuendo.
-Conosco bene la tua sensazione. Mi è stato vietato di sposare la baby sitter dei miei cuginetti, soltanto perché mio padre ha deciso, da un momento all'altro, che matrimoni tra aristocratici e cittadini non potessero avvenire.-
Mi morsi il labbro inferiore, seriamente dispiaciuta per il principe. In effetti eravamo in tanti a trovarci sulla stessa barca. Genitori despoti, ignari dei sentimenti dei loro figli.
-E la ragazza?-
-No, ormai è finita. Ho poi scoperto che mio padre non voleva farmi sposare con lei, perché lei era stata sua concubina.- Cercai di mascherare lo shock di quella notizia, ma i miei occhi sgranati e la mia bocca spalancata non poterono che esprimere tutto il mio stupore.
-E la Regina?-
Lui rise. -Mia madre vive una vita separata da quella di mio padre. Mio padre è troppo lunatico e tiranno per essere sopportato a lungo.-
Ad un certo punto mi chiesi come mai il principe stesse rivelando a una perfetta sconosciuta tutte quelle notizie e soprattutto quello scandalo. Non aveva paura che vendessi le sue parole a qualche giornale di gossip?
-Ho visto che avete ballato con Rodolfo. Lo trovate simpatico?-
Tossicchiai, nervosa. -Beh, non userei proprio il termine "simpatico" per descriverlo.- Dopo qualche attimo di silenzio, ne seguì una fragorosa risata da parte di entrambi. Trovai il principe diverso da come me lo aspettavo, era così intelligente e modesto che non credevo nessuno del suo rango potesse esserlo. Si allontanò da me per andare a danzare con le fanciulle che gli erano state imposte dal padre, pregandomi di concedergli un ballo a fine serata. Lo lasciai andare con una risposta affermativa.
-Punti in alto eh.- La fastidiosa voce di Lorenzo trapanò i miei orecchi, che fino a quel momento avevano sentito soltanto soavi discorsi.
-Stai zitto.-
-Ti diverti senza di me. Non credevo potesse interessarti qualcuno così impomatato.- Stava sgranocchiando qualche pistacchio e ciò mi stava facendo innervosire molto di più della sua presenza.
-Sono arrivata mezz'ora fa. Non c'eri e quindi ho usato il mio tempo per qualcos'altro. Ho conosciuto una persona splendida e tu mi stai rovinando l'umore.- Lorenzo ridacchiò. Posò i suoi pistacchi sul tavolo e si fece più vicino.
-Ti sei accorta che ti stanno guardando tutti?- Potevo sentire il suo fiato sul collo, un caldo e soffice tepore scivolava sulla mia pelle nuda. Io deglutii a fatica. Sentivo una morsa allo stomaco, il cuore aveva cominciato a battere in maniera spaventosa. L'ansia era entrata in circolo ancora. Lorenzo, nel frattempo, non si era spostato di un millimetro e ogni singolo pelo del mio corpo era in allerta per lui. Sentivo caldo e freddo contemporaneamente. Poi il principe mi guardò, in quell'esatto istante sentii Lorenzo fare marcia indietro.
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Eppure fuggo •A royal love story•
عاطفية{COMPLETATA} {Scene esplicite} Il mondo non è come lo immaginate. Così simile al nostro, eppure così principesco, che farci un salto dentro sarebbe un sogno. Ma siete sicuri di voler incontrare anche il lato oscuro di questa realtà? Luce è una stude...
