•XI•

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"Qualcuno che ho amato, una volta mi diede una scatola piena di tenebre. Mi ci sono voluti anni per capire che anche questo è stato un dono."
(Mary Oliver)

Tornai nel cuore della festa, accompagnata da quel ragazzo di poco prima. Non aveva proferito parola, anzi sembrava seccato di dovermi accompagnare. -Da qui so la strada, grazie.- Mi staccai da lui per raggiungere le mie amiche. Camminai con passo pesante e un'espressione infuriata stampata sulla faccia. Avevo il fumo che usciva dalle orecchie. Alice scoccò un'occhiata a Keita, spaventata, e poi mi osservò, con fare da vittima.
-Cosa vi passava per la mente, mentre avete detto a Lorenzo che lo stavamo seguendo?- Keita si stava mordicchiando le unghie delle dita, non sapeva cosa rispondere. L'altra mia amica mi prese per un braccio e mi spostò di fronte a lei. -Avevamo paura che venissi sbranata da qualche animale! Ci è venuto di istinto di dirgli tutto. Allora ti ha trovata lui?-
Io annuii, stizzita. Incrociai le braccia sul petto e soffiai via i capelli dalla fronte. -E perché sei arrivata con quel ragazzo?- Alzò il mento verso il mio temporaneo accompagnatore molto poco simpatico. Mi voltai, senza pensarci, e i miei occhi ricaddero su Lorenzo. Aveva le mani in tasca ed era poggiato con la schiena ad un albero. Aveva anche lo sguardo perso nel vuoto e non faceva che giocare con il suo piercing sulla lingua, mordicchiandolo e facendolo ruotare. Sbuffai e mi girai verso le mie amiche. -Se ve lo raccontassi, vi mettereste a ridere.-
Keita si accese come una lampadina. -Ora voglio sapere tutto.-
Scossi la testa, in segno di diniego e mi spostai indietro. -No, non ne voglio parlare.- Alice capì cosa intendessi e mi prese per una spalla, abbracciandomi. La mia mente vagò a quei pochi attimi prima, al suo ansimare e al suo caldo fiato sul mio collo. Mi vennero i brividi. -A proposito...- Scattai indietro, distanziando Alice con un braccio. Ridussi gli occhi a due fessure e storsi la bocca. -Lorenzo mi ha detto che lo hai riconosciuto e qualcosa del tipo che sai cos'ha fatto...ma di che parlava?-
La mia amica sgranò gli occhi e cominciò a tossicchiare. Fu strana come reazione, ma ci passai sopra. -È probabilmente ubriaco.-
-No, era lucido. Credimi.-
Lei fece un mezzo sorriso, a metà tra il divertito e l'impaurito. Inclinai la testa di lato e cominciai a fissarla con espressione curiosa e confusa. -Alice? Non è che mi stai tenendo nascosto qualcosa?-
-No! Ma ti pare! Lui ha soltanto voluto fare il misterioso per abbindolarti. E tu ci sei cascata.- Il suo sguardo sfuggì impercettibilmente verso qualcuno dietro di me, poi ritornò sul mio viso. Mi voltai e Lorenzo ci stava guardando. Aveva le narici dilatate, sembrava arrabbiato sul serio. Deglutii a fatica e riportai la testa dritta. Era arrabbiato con me? Sarebbe dovuto essere il contrario. Alice, poi, posò la sua mano sulla mia spalla e rise. -Ti ha baciata, eh?-
Arrossii in un colpo e portai le mani sul viso per coprire quelle gote così rosse. -Smettila.-
-Ma dai! Lo vogliamo sapere.- Incalzò Keita. Io alzai gli occhi al cielo e brontolai sotto voce. -Me ne voglio andare da questa festa.-
L'espressione di Keita si tramutò in vera e propria delusione. -Ma è appena iniziata! Non me ne voglio andare.-
Guardai Alice e notai che spesso i suoi occhi ricadevano su qualcuno dietro di me, che presumevo fosse proprio Lorenzo. Quella situazione non mi quadrò molto, avevo la profonda sensazione che qualcuno mi stesse nascondendo qualcosa e che qualcun altro stesse mentendo. Dovevo andare fino in fondo a quella storia. Presi Alice per una mano e lei sobbalzò dalla paura. -Dove andiamo?-
-Tu vieni con me.- La trascinai letteralmente fino alla parte opposta del bosco, rispetto a dove ci trovavamo. Superammo l'enorme falò e scansammo qualche persona eccessivamente brilla per l'ora che era. Puntai dritta verso Lorenzo. Lui aveva la testa impegnata altrove, stava chiaccherando con il suo bodyguard  in maniera molto animata. Anzi, sembrava proprio stessero litigando. Deglutii forzatamente. Alice cominciò ad implorarmi di non portarla da Lorenzo, puntando i piedi per terra, facendo un notevole attrito. Imprecai guardandola. Raggiungemmo la meta a fatica. Lorenzo smise di parlare e puntò i suoi occhi azzurri su di me. Aggrottò le sopracciglia e fece segno al suo amico di mettersi da parte. -Cosa vuoi ancora?- Disse con evidente disprezzo. Mi si chiuse lo stomaco per l'ansia e la gola si seccò completamente. Alice tentò di svignarsela, ma la ripresi in tempo. -Ancora? Sei tu che mi sei venuto a cercare.-
Sbuffò. -Mi piace fare beneficenza.- Alzò le spalle.
-Ma piantala, mi sei letteralmente saltato addosso.- Esordii, puntando le mani sui fianchi. Lorenzo scoppiò a ridere, sembrava veramente divertito dalle mie parole. Mi accigliai.
-Ti piacerebbe. Sogni ad occhi aperti, in effetti con uno come me non si può fare altro che sognarci sopra.- Il suo amichetto sghignazzò. Lo fulminai con lo sguardo.
-Perché fai sempre così? Un attimo prima sei una persona normale, l'attimo dopo il diavolo in persona.- Risucchiò i lati delle guance e fece schioccare le labbra.
-Non mi conosci, quindi non provare a psicanalizzarmi.- Si avvicinò a me con aria intimidatoria. Non mi mossi di un millimetro. -Ma chi te la dà tutta questa sicurezza?-
-Tutti quelli che mi vengono dietro, tipo te.-
Sbuffai e sorrisi con ironia. -Adesso sei tu quello che sogna.-
-Cosa vuoi? Perché sei venuta da me?- Cambiò discorso. Alice bisbigliò qualche parolaccia, guardandosi palesemente intorno per cercare una via di fuga. Io presi per mano la mia amica e la condussi accanto a me. -Dì a lei quello che hai detto a me.- Lorenzo la guardò, indifferente.
-Non ho detto niente.-
-Lorenzo! Dillo! Hai detto che lei ti ha riconosciuta e che sa quello che hai fatto.- Ansimai, nervosa. -Voglio sapere cosa sapete.-
Percepii Alice essere in tensione, mi fece pena vederla così spaventata. Forse avrei dovuto lasciar stare.
-Cazzo, Luce! Stavo scherzando, ma come fai a non capire che era un cazzo di gioco per portarti a concederti a me. Ti facevo più furba.- Le sue parole caddero sulla mia testa come macigni. Improvvisamente mi vergognai di essere lì davanti a lui. -Ti devi mettere in testa che uno come me non vorrà mai una come te.-
Spalancai la bocca. -Una come me?-
-Sì, una persona del popolo. Pensi davvero che non abbia abbastanza ragazze pronte a succhiarmelo tutte le sere? Saresti soltanto una in più.- Aveva la faccia a meno di due centimetri dalla mia. Quelle parole mi diedero un incredibile senso di schifo, che quasi ebbi l'istinto di vomitare. -Fai schifo! Sei il solito maschilista di merda come tutti gli altri a corte!- Gridai, spingendolo. Lui perse per un attimo l'equilibrio e vidi i suoi occhi brillare in maniera particolare. Ma poi si lisciò il cappotto, riprendendo l'equilibrio e mostrò un sorrisetto schernitorio fastidioso. -Meglio che di uno zerbino senza titoli, che ha solo voglia di entrare nel mio letto.- Mimò il gesto di una fellatio con la mano e le lacrime si fermarono proprio sul limite, poco prima che potessero sgorgare a fiumi. Stava offendendo non soltanto la mia famiglia, ma soprattutto la mia persona. Come donna mi sentivo umiliata e non avrei accettato ancora parole del genere. -Devi solo vergognarti per quello che dici. Sarò pure una del popolo, ma i tuoi cambiamenti di umore dovrebbero essere presi in carico da un buono psichiatra. Sei malato, non ci sono altre spiegazioni.-
Sorrise, leccandosi le labbra. -Mi hai solo rotto il cazzo.-
Io annuii, gli diedi le spalle e trascinai via Alice di lì. La mia amica era rimasta in silenzio per tutta la discussione. A metà del tragitto mi voltai ancora e gli feci il dito medio.

-Tesoro, hai due occhiaie da far paura. Non è che sei anemica un'altra volta?- Mia madre si era seduta sul mio letto matrimoniale. Aveva i capelli avvolti in decine di bigodini, se non avessi saputo che era mia madre, avrei urlato aiuto per dire che un alieno si era appena intrufolato in camera mia. Sbadigliai, con ancora gli occhi assonnati. -Ho soltanto dormito poco.-
Mia madre fece un'espressione che capii subito. Guardai l'orologio ed era mezzogiorno. Scattai in avanti. -Cazzo!-
-Luce!-
-Scusa, mamma. Perché non mi avete svegliata prima?-
Lei sospirò. Distolse lo sguardo. Io mi incupii. -Ho passato tutta la mattina a parlare con Giacomo...-
-Mamma!- Mi buttai di nuovo giù. Lei alzò una mano, chiedendomi di fare silenzio.
-Lui ti ama molto.-
-Lo sai anche te che non è così.- Sentenziai, posando un fresco cuscino sulla faccia. Lei tossicchiò. -Sì, forse è un po' finto, ma ci tiene a te.- Si lisciò il vestito. -È un bravo ragazzo, perché non ti metti l'anima in pace e lo sposi?-
Mugolai attraverso il cuscino, esasperata. -Mamma, sono giovane!-
-Alla tua età...- Cominciò. -Sì! Sì! Lo so bene, alla mia età eri già incinta di mia sorella.-
Si zittì qualche secondo. -Ti renderebbe felice. Hai visto anche tu alla festa del Re che non c'è speranza di trovare qualcuno migliore.-
Sbuffai. -Non sono carne da macello. Posso trovarmelo ovunque e posso anche stare sola a vita.- La mia ultima affermazione le fece sobbalzare il cuore. Il solo pensare che sua figlia potesse restare zitella a vita, la faceva sudare talmente tanto da doversi cambiare vestito. -Luce, non scherzare. Stasera, al Gala del principe, magari ti renderai conto che non c'è di meglio in giro.-
Roteai gli occhi. Mi si formò un peso sullo stomaco e iniziai a sentire la nausea. -Posso non venire?-
-Ti ha invitata il principe in persona, tesoro.- Alzò le spalle, per farmi intendere che no, non potevo mancare per niente al mondo. Gridai contro il cuscino. Quella sera ci sarebbe stato sicuramente quello stronzo di Lorenzo. Non avevo voglia di vedere quella faccia orrenda. La mia mente mi riportò alla sua mano intorno al mio collo e mi si alzarono i peli sulla pelle. Scossi la testa per allontanare quei pensieri. Mia madre si alzò e schioccò le dita. Una lunga catena, formata da membri della nostra servitù, si allungò davanti a me. Avevano in mano lunghi vestiti ricamati e estremamente preziosi. -Perché li hai scomodati? Avranno già da fare molto, perché devi aggiungere loro altri compiti?- Mia madre spazzò via le mie parole con un fugace gesto di mano. -Te li ha mandati tutti il principe.-
Mi alzai di scatto. -Il principe?-
Mia madre era più emozionata di me. -Sì! Sono bellissimi e costano tutti un occhio della testa!-
Battè le mani velocemente, incoraggiandomi a cominciare a provarli. Una delle donne della servitù si fece avanti. Mi porse un biglietto e disse che si trovava tra le scatole dei vestiti. Presi il biglietto e lo aprii in fretta.

"Spero che questi vestiti incontrino il tuo gusto, li ho scelti di persona, pensando ad ogni tua sfumatura. Ti prego, indossane uno per stasera ed io ti dirò a cosa ho pensato quando l'ho scelto per te.
Con grande voglia di vederti,
Francesco."

Sorrisi senza rendermene conto. Alzai lo sguardo e notai che, effettivamente, ogni vestito era diverso da quello accanto. Colori diversi, decorazioni diverse, persino i bottoni cambiavano da un tessuto all'altro. Li toccai, li annusai e li osservai con scrupolo. Soltanto uno catturò la mia attenzione in modo particolare. Aveva un corsetto lilla, finemente ricamato con fiorellini e perline luminose. La gonna era ampia, ma cadeva in maniera perfetta sul corpo. Era una sorta di tulle, anch'esso lilla, dove ogni tanto vi era cucita una perlina. Lo amavo. Scelsi quel vestito senza pensarci. Mia madre tentò di convincermi di indossare quello più grande e pesante, così da rendermi ancora più appariscente. Ma io non volevo essere notata da nessuno se non dal principe e soprattutto volevo evitare le scortesi attenzioni di un certo tipo. La donna, che mi aveva dato il biglietto, si chinò e prese da sotto la gonna un paio di sandali con il tacco e una borsetta molto piccola. Entrambi gli accessori riprendevano i colori e le fantasie del vestito. Un uomo della servitù si avvicinò a me e aprì sotto ai miei occhi una confezione in velluto blu. I miei occhi brillarono tanto quanto quel collier di perle. Rimasi senza parole, ciò che avrei voluto dire mi morì in bocca. Mia madre rimase stupita tanto quanto me, si avvicinò e sfiorò la collana. -Devi aver fatto colpo sul principe.- Esclamò, felice. Poi percepii il suo umore cambiare. -Peccato che non possa corteggiarti per una cosa seria.- Sospirò. Io decisi di non pensare alla legge del Re, che proibiva a due persone di ranghi diversi di fidanzarsi. Volevo soltanto godermi quelle attenzioni così belle e così inaspettate.

Eppure fuggo                       •A royal love story•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora